curiosità, diritti, partecipazione, welfare e sanità
Portatori sani di barriere
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini

Provare l’esperienza diretta di essere cieco, anche se assistito, cambia la tua percezione del mondo.

Teoria e pratica sono due cose diverse, che devono coesistere il più possibile. Per natura cerco l’approccio scientifico, sul campo, convinto come sono che si possono capire le cose se te le spiegano e stai attento, ma si capiscono ancora meglio se le provi in prima persona.

Così ho fatto ieri, lasciandomi guidare per le vie di Piacenza da chi cieco lo è davvero. Ho ascoltato, esterrefatto di accorgermi come è vero che il cervello cambia in fretta il suo modo di approcciare il mondo quando non dispone della vista. Bastano poche decine di minuti e gli altri sensi aumentano di intensità: provare per credere. Tutto ha una tecnica, ogni cosa va imparata, dal corretto utilizzo del bastone, al marciapiede come unico approdo (teoricamente) sicuro, al muro come punto di riferimento.

Così cominci a realizzare la presenza di spazi pieni, intervallata dai portoni aperti o dalle vie che incroci – e all’inizio non distingui; il diverso rumore degli ostacoli che incontri, il rimbombo o l’aria che gira in modo particolare quando attraversi spazi vuoti, le voci delle persone, che si amplificano, i loro corpi che ti urtano distratti, con la faccia incollata allo smartphone. Ti scopri a sentire cose che da “normale” nemmeno ti immaginavi, come quei ragazzetti che “vorrebbero tanto farti lo sgambetto“.

Mi ha colpito – non guardandola ma vedendola forse davvero per la prima volta – la nostra inciviltà. Tutto ciò che facciamo per comodo, perché “è soltanto un attimo“, perché “a chi vuoi che dia fastidio“, concorre a formare un percorso a ostacoli pieno di pericoli per chi è portatore di disabilità.

A prescindere dalle montagne di soldi che servirebbero (e serviranno) oggi per una città finalmente libera da ogni genere di barriere architettoniche, siamo tremendamente e vergognosamente indietro sul piano culturale: produciamo barriere di ogni genere e tipo solo grazie allo scarso senso civico, alla maleducazione, al menefreghismo, al benaltrismo con cui ci giustifichiamo la coscienza, sempre pronti a vedere problemi o una colpe più grandi di quelle che stiamo impacchettando noi per il prossimo.

Oggi, se avessi il genio della lampada disposto a esaudire uno tra questi due desideri, ovvero abbattere immediatamente tutte le barriere architettoniche della città o infondere educazione civica nei piacentini, non avrei dubbi e sceglierei il secondo.

Perché finché non saremo persone migliori, cittadini migliori (non solo a Natale), finché pretenderemo sempre un vigile o una telecamera dietro ogni angolo per sanzionare il cattivo – che non sono mai io, perché se capita a me una giustificazione al mio comportamento la trovo sempre – fino a quando non impareremo a non girarci dall’altra parte se qualcuno non rispetta le regole, dalla sigaretta gettata a terra, al passaggio in bicicletta dove è proibito, alla sosta sugli spazi per i disabili, …, fino a quel momento sarà una battaglia persa.

bruciato-defibrillatore

Fino a quando ci sarà qualche cretino che per gioco ruba e brucia un DEFIBRILLATORE, ogni euro investito in attività virtuose a favore del prossimo sarà potenzialmente buttato via.

Da dove cominciamo questa rivoluzione?

risultati, welfare e sanità
CASE POPOLARI: decadenze e mitigazioni
Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.- Dante Alighieri, Inferno, canto III

acer sedeChe in tema di edilizia residenziale pubblica si stia facendo una lotta ai furbetti senza quartiere e precedenti credo sia ormai evidente.

Le case popolari devono essere nella disponibilità temporanea di chi ha più bisogno. Non sono un bene ereditario: è dura da far capire ma è un messaggio giusto e un cambio culturale doveroso.

Proprio perché ritengo importante raggiungere l’equità sociale sistemando le cose che non vanno, prima di qualsiasi altra novità, mi sono battuto in Regione per non introdurre da gennaio gli aumenti dei canoni che erano già stati previsti. A Bologna hanno capito, condiviso e premiato la convinzione con cui abbiamo portato avanti la nostra idea.

Con il nuovo regolamento, l’accesso e la permanenza in ERP sono impostati sul valore ISEE e sulla consistenza del patrimonio immobiliare.

Stiamo incrociando i dati e verificando quante situazioni “strane” saltano fuori. Alcune giustificazioni sono tanto fantasiose da rimanere a bocca aperta di fronte a chi prova a rendersi convincente!

Conformemente a quanto previsto dall’art. 15 c. 1 lett. 3 della Legge e alla Delibera si stabilisce che, per l’accesso e la permanenza, i nuclei debbano possedere i seguenti requisiti:

ACCESSO PERMANENZA
LIMITI VALORE ISEE € 17.154,00 € 24.016,00
LIMITI VALORE PATRIMONIO MOBILIARE € 35.000,00 € 49.000,00

Il superamento di uno solo dei due limiti è sufficiente per precludere l’assegnazione dell’alloggio ERP e/o per determinare la decadenza dall’assegnazione ERP per perdita del requisito del reddito.

Il provvedimento di decadenza implica:

  • l’automatica risoluzione del contratto di locazione;
  • il rilascio dell’alloggio con decorrenza dal 356esimo giorno successivo alla data di dichiarazione di decadenza (e comunque non oltre la data di scadenza del contratto);
  • l’applicazione del canone concordato (ex L 431/1998);

I requisiti per l’accesso e la permanenza devono essere posseduti al momento della presentazione della domanda, permanere al momento dell’assegnazione e successivamente nel corso della locazione,

A tal fine, la situazione reddituale e la permanenza dei requisiti di assegnazione sono accertate con cadenza annuale, come previsto dall’art. 33 comma 1 della Legge.

A norma dell’art. 30 comma 4bis della Legge, il provvedimento di decadenza ha natura definitiva, indica il termine di rilascio dell’alloggio, costituisce titolo esecutivo nei confronti dell’assegnatario e di chiunque occupi l’alloggio e non è soggetto a proroghe.

MITIGAZIONI

Tutto ciò premesso, rigoroso ma equo, resta un dato di fatto: noi non abbandoniamo chi ha bisogno!

Valuteremo i singoli casi, affiancheremo e sosterremo i nuclei che, pur destinatari di pronuncia di decadenza si trovino in condizioni di particolare fragilità e vulnerabilità o presentino un superamento contenuto del valore ISEE o di patrimonio mobiliare, abbiamo previsto la possibilità di sospendere l’emissione del provvedimento di decadenza:

  • solo in via di prima applicazione,
  • per un periodo massimo di due anni, non rinnovabile.

Terminato il periodo di sospensione, il Comune, persistendo la condizione di superamento di uno dei due valori, dichiarerà la decadenza dall’assegnazione oppure, in caso contrario, l’archiviazione del procedimento.

La sospensione può essere concessa esclusivamente nei seguenti casi:

  1. superamento del valore ISEE o di patrimonio mobiliare fino a un massimo del 10%:
ACCESSO SUPERAMENTO DEL 10 %
LIMITI VALORE ISEE € 17.154,00 € 26.417,00
LIMITI VALORE PATRIMONIO MOBLILIARE € 49.000,00 € 53.900,00
  1. superamento del valore ISEE o di patrimonio mobiliare fino a un massimo del 20% ma in presenza delle condizioni di particolare vulnerabilità e fragilità del nucleo:
    1. nucleo composto esclusivamente da persone con invalidità certificata come risultante da DSU e con almeno un membro del nucleo con invalidità certificata di livello grave o non autosufficienza, così come da definizione di cui all’Allegato 3 al DPCM 159/2013;
    2. nucleo composto esclusivamente da persone anziane ultra settantenni e con almeno un membro del nucleo con invalidità certificata risultante da DSU;
    3. nucleo in cui sia presente almeno un minore destinatario di provvedimento di tutela da parte del Tribunale, o un minore con certificazione di disabilità grave o non autosufficienza così come da definizione di cui all’Allegato 3 del DPCM 159/2013.
ACCESSO SUPERAMENTO DEL 20%
LIMITI VALORE ISEE € 17.154,00 € 28.819,20
LIMITI VALORE PATRIMONIO MOBILIARE € 49.000,00 € 58.800,00
  • Il superamento della % di maggiorazione dei valori di oltre 20 punti costituisce condizione di decadenza del nucleo che esclude ogni possibilità di sospensione.

C’è tanto di quel lavoro dietro a queste scelte…

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nuovi cittadini, risultati, welfare e sanità
MINORI: ecco la breccia nel consolato albanese!
Non é tempo per gli infallibili e per quelli che “la colpa é sempre di qualcun altro”. I miei supereroi sono gli onesti operai con le borse sotto agli occhi per la fatica quotidiana e il sorriso pronto di chi ha sogni da inseguire e condividere.- Stefano Cugini

woman albaniaTra brutte figure sulle TV nazionali e diffide legali patetiche, spunta dal Consolato d’Albania qualche atto concreto. E che atto!

Ho letto tutto d’un fiato: abbiamo davvero segnato il primo punto.

Davide ha tirato uno sganascione a Golia e stavolta pare non avergli fatto solo solletico.

Dopo la nota degli avvocati che di fatto chiede a Prefetti e Questori di Milano e Piacenza di tenermi lontano dagli uffici diplomatici di via Pirelli (ai quali darò presto adeguata risposta), ecco finalmente un’altro scritto dai toni molto più concilianti, che indica nell’oggetto nientepopodimeno che:

  • RIMPATRIO ASSISTITO RELATIVO AI MINORI

nota-albania-rimpatrio_2Piacenza ha creato quel precedente per il quale mi batto da agosto. Basta infinita burocrazia tra i servizi sociali e le commissioni ministeriali a Roma, per supplicare indagini nei paesi di provenienza. Basta stare mesi con le dita incrociate perché qualcuno ci scriva che forse ci sono le condizioni per chiedere ai ragazzi se ci danno il permesso per essere rispediti a casa (hai capito bene, di questo si tratta quando parliamo di “rimpatrio VOLONTARIO assistito“)

Ci siamo rivolti direttamente all’Albania, chiedendo:

“di contattare tempestivamente la famiglia del minore affinché si attivi per riprenderlo in consegna o, in alternativa, indichi se sul territorio nazionale siano presenti parenti che possano prenderlo in affidamento e assumerne la tutela”

Abbiamo fatto presente che (ed è questo che è stato indicato in diffida come nostra “velata minaccia”):

in caso di mancato riscontro, il Comune di Piacenza si riserva di consegnare entro 15 giorni il minore alle autorità consolari che rappresentano a tutti gli effetti lo stato albanese in territorio italiano

La risposta ci rende merito, chiedendoci di comunicare:

la data, l’ora e il punto di frontiera dal quale si effettuerà il rimpatrio assistito dei minori di cui sopra.

 

È un passaggio spartiacque, ed è solo l’inizio. Guai a fermarsi, questa conquista deve essere lo stimolo per recuperare altro entusiasmo, coinvolgere altri amministratori, far sentire ancora di più la nostra voce.


Se ancora non lo hai fatto, FIRMA la petizione su Avaaz.org: “Presidente della Repubblica d’Albania, fermi il flusso di minori albanesi, in Italia a sfruttare i servizi sociali.


Siamo nel giusto e adesso lo riconosce anche l’Albania.

Alla luce di questa svolta, rivendico l’efficacia del mio comportamento fuori dalle righe, almeno per l’ortodossia di una certa politica, molto brava a parlare e poco abituata ai fatti. Vorrei chiedere cosa hanno da dire adesso quelli che, comodamente seduti davanti alla tastiera di un computer, mi hanno accusato di campagna elettorale o piagnistei e propaganda.

A parlare sono buoni più o meno tutti. A urlare anche l’ultimo dei peones non fa fatica. Alla gente però serve chi lavora: ancora una volta sono indispensabili dei sani operai della politica che ci credono e buttano il cuore oltre l’ostacolo.

Per i cittadini, per i piacentini che pagano le tasse, è stata più concreta un’amministrazione pronta a rompere gli schemi e far saltare il banco o quelle opposizioni politiche che invece di unirsi in una causa sacrosanta e dare forza alla nostra azione, si sono limitate al tiro al bersaglio polemico e improduttivo?

Vale per questa partita, come – purtroppo – per tantissime altre, più o meno note all’opinione pubblica.

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Oggi un amministratore deve muoversi con i valori che lo guidano, facendo quello che crede sia l’interesse di tutti, a prescindere dalle appartenenze politiche. Deve farlo mettendosi in gioco, dimostrandosi disposto a rischiare in prima persona per un bene superiore, perché non si muove per se stesso, ma rappresenta una comunità intera.

Faccio mio il messaggio di Papa Francesco in un suo discorso al Consiglio d’Europa, in cui ha richiamato:

“un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

Memoria, coraggio, sana e umana utopia

 

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welfare e sanità
SANITÀ: c’è chi fa politica sulla salute delle persone.
Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.- Stefano Cugini

sanità lemonNon approvare il bilancio preventivo dell’Ausl non si può giustificare come “un modo per farsi sentire“.

Siamo all‘irresponsabilità istituzionale, al voler giocare una partita politica sulla pelle dei cittadini, decidendo di mischiarla con pratiche amministrative importantissime.

Questi signori della destra, in trance da campagna elettorale, mentre provano a farsi passare come i tutori dei diritti del cittadino comune, stanno invece mettendo a rischio servizi, stanziamenti, programmazione.
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Film già visto, che punta dritto a impantanare i lavori della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, con una dose grande come una casa di cinismo politico, infischiandosene di gettare alle ortiche due anni di incontri e percorso partecipato.

Obiettivo: screditare, allarmare, vincere le prossime elezioni a Piacenza – come è stato per Fiorenzuola – puntando sulla presunta inadeguatezza di altri a gestire la sanità del territorio.

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E pensare che non più tardi di qualche settimana fa si era votata in modo unanime la fiducia nell’operato del Direttore Generale dell’Ausl. E pensare che nelle tante riunioni dell’Ufficio di Presidenza della CTSS, nessuno aveva mai avanzato dubbi o sottolineato rischi su un passaggio dato come formalità.

D’altronde, con un bilancio che non prevede tagli, un percorso come “Futuro in Salute” davvero condiviso e ancora da concludersi, l’empasse durata mesi per l’elezione del nuovo presidente della Conferenza, tra veti, scaramucce ed equilibri partitici da trovare col bilancino (di nuovo il pessimo spettacolo di una politica litigiosa che mette in secondo piano il bene pubblico), era difficile aspettarsi questo colpo basso.

E invece… e invece qualcuno nei corridoi, pochi minuti prima si è lasciato scappare di “aspettarsi un po’ di cinema“, mentre qualcun altro, forse a disagio dal dover condividere una sceneggiata del genere, si è presentato solo in chiusura dei lavori.

Grande rammarico e nuovi ritardi nel piano dei lavori che, come al solito, pagheranno i piacentini. Mentre chi fa cinema continuerà a spacciarsi per paladino del popolo…

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risultati, welfare e sanità
CASE POPOLARI: 3 nuovi alloggi per l’emergenza abitativa.
Amministro come so fare il volontario. Non prometto agli altri meraviglie ma lavoro con gli altri per un mondo migliore. Tutti i giorni. Con l’ottimismo ignorante di chi lo crede possibile se fatto insieme. Avete mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica.- Stefano Cugini

abitazioni erp gialloEmergenza abitativa. Non dobbiamo lasciare niente al caso, anche i piccoli passi sono importanti.

Ecco che per il 2017 abbiamo integrato la dotazione di alloggi destinati all’emergenza abitativa con ulteriori 3 locali, di cui due grandi (circa 80 mq), attrezzati e destinati a nuclei con persone disabili.

Si tratta di appartamenti di proprietà del Comune, che vanno ad aggiungersi alla dotazione ERP e che, da Regolamento comunale per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (art. 14, comma 1), sono espressamente finalizzati ad affrontare la precarietà e l’emergenza, con concessioni provvisorie annuali, prorogabili per un massimo di due anni ma non convertibili in assegnazioni definitive.

emergenza_abitativaSono alloggi d’emergenza: se da un lato ci servono a dare sollievo a famiglie in difficoltà, dall’altro dobbiamo essere fermi, malgrado le immancabili contestazioni, nel far rispettare il regolamento d’uso di questi alloggi, che sono temporanei e si basano sulla rotazione.

Al termine della concessione, il nucleo deve cioè obbligatoriamente riconsegnare l’alloggio libero da persone e cose e senza pendenze economiche. Nel caso in cui ciò avvenga nei termini previsti, lo stesso potrà presentare domanda di assegnazione di alloggio ERP.

In caso di inosservanza, saremo costretti a procedere con l’esecuzione forzata, con la famiglia chiamata a farsi carico delle spese e automaticamente esclusa dalla procedura di assegnazione ERP per 10 anni!

Negli ultimi 4 anni, questa nostra scelta di destinare una quota degli alloggi ERP per affrontare temporanee situazioni di emergenza abitativa ci ha consentito di rispondere ai bisogni di 48 famiglie in situazione di grave difficoltà socio/economica. 

Mi sembra un risultato molto significativo.

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risultati, welfare e sanità
CASE POPOLARI: al via le decadenze
È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.- Italo Calvino

Si, é lotta quotidiana, incessante ricerca di giustizia ed equità sociale in un mondo refrattario ai cambiamenti e a mettersi in discussione, più incline a guardare la pagliuzza negli occhi degli altri che la trave nei propri.

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Perché se con l’ISEE presentato nel 2014, prima del nuovo calcolo, avevi un indicatore di più o meno 14.000€ e grazie al lavoro di incrocio dei dati nel 2015, nuova versione, la tua posizione diventa di quasi 50.000€, con una giacenza media di 60.000€ sul conto corrente e quasi 300.000€ di patrimonio mobiliare, capisci anche tu che io ti metto fuori. Devo farlo.

Saranno pure i risparmi di una vita, ma ciò non toglie che ti puoi permettere un affitto privato. Eh già, devi proprio liberarmi l’alloggio, nei tempi giusti, ma senza ripensamenti.

Si. Me lo liberi anche se mi strilli incavolato nero che lo facciamo per dare le case agli stranieri e “minacci” di rivolgerti alla stampa, al Gabibbo, a Barbara d’Urso…

Pensi che mi diverta? Sbagli. So solo che è giusto così.

Ordine di scuderia: avanti tutta con le decadenze!

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partecipazione, welfare e sanità
COMMISSIONE WELFARE: tempo, gettoni e nulla di fatto!
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini

welfare man blueConsiglio comunale dedicato al sociale. Finalmente il resoconto della comissione Welfare, nata per spiegare ai servizi sociali come e dove tagliare gli sprechi e terminata con il copia-incolla della documentazione che gli uffici hanno distribuito nei vari incontri.

C’è chi si chiede cosa ne faremo del documento prodotto dalla commissione. Facile: è un documento già vivo, già applicato per la gran parte. Di più, è proprio la fotografia della nostra linea, almeno per il 95%.

Fa piacere, sia chiaro: è un’inequivocabile conferma di scelte politiche indirizzate nella giusta direzione e della loro corretta applicazione.

A Piacenza ci sono servizi sociali che combattono l’assistenzialismo e si impegnano per tenere insieme solidarietà umana ed equità sociale. Non siamo perfetti, ma bravi si.

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diritti, nuovi cittadini, welfare e sanità
ASP VITTORIO EMANUELE: chissà perché da destra sempre e solo attacchi.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società- Art. 4 Costituzione

polledri_girometta_aspGiornata di interrogazioni. Due, entrambe del centro-destra, tutte sull’accoglienza profughi gestite dalla nostra ASP: una della Lega, presentata col solito piglio da Massimo Polledri, l’altra di Forza Italia, affidata a un’imbarazzata Maria Lucia Girometta.

Ma andiamo con ordine:

polledriMassimo Polledri, riferendosi al protocollo firmato tra ASP, Comune, Questura e Prefettura per “un’accoglienza emancipante, in un percorso di integrazione e autonomia“, obietta di atti vandalici nel parcheggio – ovviamente riferendoli ai migranti accolti – lascia intendere modalità di presa in carico poco efficaci – “al di là del girare in bicicletta, fumare sigarette e oziare durante il giorno” e cerca il colpo gobbo, l’ammissione dell’utilizzo di personale che invece di assistere anziani e disabili, sarebbe destinato ai profughi.

giromettaMaria Lucia Girometta si spinge oltre, con un book fotografico che a suo dire dimostrerebbe un “parcheggio invaso dai rifiuti“, “panni e coperte stese“, “problemi di igiene, decoro, sicurezza“, stranieri che “non rispettano le regole di civile convivenza“. Il Vittorio Emanuele trasformato nei bassifondi di Calcutta, insomma.

Il mondo al contrario. Nelle ultime settimane noi denunciamo con forza la situazione di alcune strutture in cui c’è sovraffollamento, sporcizia, persone in canottiera, calzoncini e infradito in pieno inverno che rincorrono e mangiano nutrie per la fame e niente, da Lega e Forza Italia nessuno leva un dito.

Libertà pubblica il reportage di due visite a sorpresa, una dove si trova degrado e disprezzo per l’umana condizione, l’altra che svela “attenzione e cuore“, “familiarità e cura” e loro che fanno? Scattanti come centometristi olimpici preparano interrogazioni/denuncia su Asp, quella dove “la dignità non é morta” e ci sono “giornate piene“, “educatori che accompagnano“, “un progetto sociale“.

Che dire, l’ennesima dimostrazione di enorme fastidio verso questo Vittorio Emanuele che funziona, risana i conti, aumenta i servizi, inaugura locali e appartamenti, assume personale, si coccola i suoi ospiti anziani e disabili e cerca pure di metterci quella professionalità nella presa in carico di esseri umani deportati – perchè oggi di questo si tratta – che ad altri manca.

Misteri della vecchia politica. Peccato che anche stavolta i detrattori hanno sbagliato bersaglio.

lega-nordObiezione vosto Onore! L’accusa cerca di influenzare la giuria!” Quando mi ricapita di esclamare in aula una battuta da film americano così!

Mi ha dato lo spunto proprio Polledri, in deficit di onestà intellettuale, pronto a rifilare la colpa di qualsiasi evento a “quegli” ospiti, incurante (o forse contento) di creare allarmismo sociale e discriminazione.

Piccoli episodi di vandalismo e furtarelli nel parcheggio del Vittorio Emanuele non sono mai mancati, ma come non era giusto prima – senza prove – puntare il dito contro il SERT giusto dall’altra parte della strada, è sconsiderato accusare per partito preso i profughi adesso.

Tanto quanto insistere sul fatto che passino le giornate nell’ozio, con le mani in mano, anche dopo avergli dimostrato in quante e quali cose siano quotidianamente impegnati con ASP.

Nel solo mese di ottobre abbiamo coinvolto 43 persone nei corsi di italiano organizzati dal CPIA e impegnato tutte le restanti in corsi interni con 4 insegnanti volontari. Per quanto riguarda le attività di volontariato, abbiamo una squadra ASP di 11 persone per la cura del verde e la piccola manutenzione (tinteggiatura, montaggio e smontaggio mobili ecc…), oltre a un gruppo di donne che gestisce lai distribuzione dei capi di vestiario per tutti i cittadini stranieri accolti e altre 21 persone inserite nel patto con il Comune di Piacenza per opere di diserbo manuale delle vie del centro e dei parchi giochi, secondo la mappa fornita dagli uffici comunali – settore ambiente.

Per intenderci:

  • Lunedì 3 ottobre diserbo nei pressi della Scuola Giordani e in Stradone Farnese;
  • Martedì 4 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino e Parcheggio Cavallerizza.
  • Mercoledì 5 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino , in Vicolo Chiostri e Via San Vincenzo.
  • Giovedì 6 ottobre diserbo in Via San Giovanni, Via delle Asse; in Via Molineria San Giovanni, Via Campagna, Via San Sepolcro.
  • Venerdì 7 ottobre diserbo in Via Taverna, Viale Malta; in Via Castello, Via Maddalena.
  • Lunedì 10 ottobre diserbo in Via Gazzola, Via Santa Margherita, Via San Marco; Via Mazzini.
  • Martedì11 ottobre diserbo in Via Cittadella, Via Bertè; Via Baciocchi, P.zza Cittadella.
  • Lunedì 17 ottobre diserbo in via Pozzo, via Torricella, via Tibini; via Madoli, via Sansone, via Alberoni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
  • Martedì 18 ottobre diserbo in Via Benedettine, via Giordano Bruno; via della Ferma, via Montagnola; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
  • Mercoledì 19 ottobre diserbo in Via Leonardo da Vinci, Via Passerini; giardino/parco di Via Santa Franca.
  • Giovedì 20 ottobre diserbo in Via XXIV Maggio, giardino/parco di Via Santa Franca.
  • Venerdì 21 ottobre diserbo in Via Boselli, giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
  • Lunedì 24 ottobre giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
  • Martedì 25 ottobre diserbo in Via Sanzio, Via Lanza Via Grandi, Via Rogerio; giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
  • Mercoledì 26 ottobre diserbo in Via Montebello Via Pavia, Via Serravalle Libarna, Via Pizzi; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
  • Giovedì 27 ottobre diserbo in Via Asti, Via Casteggio, giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
  • Venerdì 28 ottobre diserbo in Via Stradella, Via Broni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
  • Sabato 29 ottobre un gruppo di ragazzi ospitati presso la struttura di via Scalabrini al piano terra accompagnati dagli educatori ha partecipato insieme ai volontari del gruppo piacentino di Legambiente alla pulizia, raccolta differenziata e pulizia del parco di via Molinari e del piazzale antistante al campo sportivo della società sportiva Libertas Piacenza.

Nonostante tutto, imperterrito, ha provato a far passare – un’altra volta ancora – l’altra leggenda metropolitana per cui in ASP toglieremmo personale dalle cure ad anziani e disabili per dedicarlo ai profughi.

Il Comune di Piacenza NON utilizza, per la gestione dei richiedenti asilo, personale dedicato ad anziani e disabili. La prima volta che mi è stata fatta questa domanda ho accettato di buon grado che fosse “legittimo immaginare” questa situazione. Dalla seconda volta in avanti è solo bieca strumentalizzazione, una balla colossale a cui spero di essermi opposto per l’ultima volta.

Maria Lucia Girometta mi ha dato l’idea di rappresentare idee di altri. Troppo lontana questa interrogazione dalla sensibilità personale della consigliera, dalla quale mi dividono molte posizioni ideologiche, ma che stimo come brava persona, educata e di cuore.

Mi ha stupito sentirla presentare un documento triste, esempio dello scadimento del confronto politico che sembra non avere limite, tutto incentrato sulle presunte condizioni di degrado del cortile interno al Vittorio Emanuele, dove ci sono le strutture che ospitano i richiedenti asilo.

  • Per colpa dei profughi il parcheggio è invaso dai rifiuti

RISPOSTA: in Asp ci sono 200 ospiti incontinenti. 3 ausili + 1 traversa monouso al giorno fanno circa 800 pannoloni usati, a cui aggiugere gli scarti di 500 pasti, i mobili da eliminare, le attrezzature sanitarie dismesse, i girelli e le carrozzine da buttare. Se si fotografa lo stato del cortile, area smaltimento rifiuti, prima del passaggio di IREN, il quadro è questo. Si può immaginare il contributo dei profughi quanto può incidere su questa mole di sporcizia!

  • Con i profughi ci sono panni e coperte stesi sulle recinzioni, e quindi degrado e problemi di igiene

RISPOSTA: Vero. In realtà ora non più, li abbiamo dotati di stendi biancheria. Si tratta comunque di panni puliti! Santo cielo, ma nessuno di voi è cresciuto nelle case popolari quando da bambini ci divertivamo a correre tra le lenzuola stese sui fili tirati tra un palazzo e quello vicino, sostenuti dai pali di legno? Avrei voluto vedere le massaie che ci rincorrevano urlanti per evitare che sporcassimo panni puliti giocandoci in mezzo, cosa avrebbero fatto allo sventurato che si fosse permesso di parlare di degrado, decoro, igiene pubblica! Ah, altri tempi…

Dico, ma è mai possibile arrivare a questo livello di intolleranza? Può esserci vera convinzione in questi attacchi privi di senno, o sarà solo voglia di allarmare il prossimo per alimentare quella tensione tanto utile quanto più ci si avvicina alle elezioni?

Continuate così. Al senso di responsabilità ci pensiamo noi.

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diritti, in evidenza, nuovi cittadini, welfare e sanità
Io e la faccia che ci metto
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini

Mi piace questa intervista alla testata online Odysseo di Andria.

Mi ci ritrovo in pieno. Ho potuto dire tutto senza limiti di tempo e spazio. Non ci sono cose nuove, anzi rileggendo vedo tante ripetizioni (vorrà dire che sono coerente). Ma c’è il mio modo di pensare la politica, il ruolo, la causa dei minori.

Ci sono io, insomma. Se qualcuno avesse ancora dubbi sul come e il perché di questa presa di posizione, dei modi in cui la sto conducendo, del perché non posso fermarmi, ecco, credo che leggendo le risposte alle domande che mi sono state fatte, tutto sarà finalmente chiaro.

Si tratta di un modo d’essere, di uno specchio nel quale riconoscersi ogni mattina. Ora in ballo ci sono i minori, altre volte i profughi, gli anziani, i disabili, un favore a un amico o la parola da mantenere con uno sconosciuto.

Valori. Alla fine sono i valori che contano.

 

Dott. Cugini, lo scorso 29 Agosto, e poi ancora il 10 settembre, ha posto in essere dei gesti simbolici, in antitesi ad un sistema di accoglienza troppo spesso confusionario. Le andrebbe di raccontarceli? Come è finita la storia di Ciko?

Premessa: io non lascio dei minorenni in mezzo a una strada, nemmeno quando nei corridoi qualcuno me lo fa intravedere come soluzione. Non lo faccio per etica personale, per dignità istituzionale e perché è un vile atto di scarico di responsabilità su qualche altro territorio. Mille volte vergogna alla politica egoista che nasconde la polvere sotto il tappeto. I miei gesti del 29 agosto e del 10 settembre rappresentano prima di tutto la denuncia del fallimento di un sistema, che costringe un proprio esponente a un gesto eclatante pur di farsi ascoltare. Ho urlato alla luna per più di due anni l’ormai insostenibile pressione sugli enti locali rispetto all’arrivo continuo di minori stranieri non accompagnati, in particolare albanesi, e all’obbligo in capo ai Comuni della presa in carico senza limite, a prescindere dalle risorse disponibili. Mi sono rivolto a tutti i livelli, accusando il pericoloso scaricabarile che pesa sui bilanci, con capitoli di spesa non preventivabili, crea incertezza e tensioni, satura le comunità di accoglienza trasformandole in polveriere più simili a ghetti che a strutture socio-educative. Nello sconforto crescente ho preso atto della distanza tra chi oggi continua con la tattica, proponendo l’ennesimo tavolo di confronto, e gli ultimi, quelli con poche, se non nessuna, possibilità di far sentire la propria voce. Ho pensato ai ragazzi abbandonati, prima dai loro genitori e poi dal loro Stato, sicuro del fatto che non sarei stato io il terzo soggetto a lasciarli su una strada. Mi sono fatto solidale con gli operatori dei servizi sociali, carichi di competenza e volontà da far impallidire la gran parte dei politici, cui devono invece dire “obbedisco”. Li ho accompagnati in piena notte a ritirare giovani quasi adulti lasciati come pacchi agli oggetti smarriti, potendo valutare l’abisso che c’è tra questa trincea, fatta d’immediatezza e urgenza, e le sedi patinate, comode e scarsamente efficaci in cui ci ritroviamo a “cercare soluzioni”, dandoci tutto il tempo e la calma che ai tecnici sul campo non è concessa. Da queste premesse è nata la convinzione che, arrivati al punto di saturazione, come “ruota degli esposti” per questi ragazzi che da altre parti d’Italia respingono in spregio a leggi molto chiare, l’ambasciata o il consolato del Paese d’origine fossero meglio della sede dei servizi sociali. Ho così deciso di accompagnare a Milano l’ultimo arrivato, per far capire alle autorità diplomatiche albanesi la portata di questo fenomeno. Sono stato accolto e ascoltato dalla Console, che mi ha chiesto dieci giorni per un riscontro dal suo ministero e per attivare le pratiche di rimpatrio. Trascorso invano questo periodo e preso quindi atto di parole spese a vuoto, ho ripetuto il gesto, portando con me, insieme al primo ragazzo, i cinque che nel frattempo erano arrivati a Piacenza con le stesse sperimentate modalità. Sono state sette ore grottesche e surreali, in cui la Console generale, diretta superiore di chi mi aveva ricevuto il 29 agosto, ha continuato a professarsi incompetente per la soluzione del caso e a cercare di restituirmi i passaporti da me consegnati, fino alla decisione finale di chiamare Polizia e Digos, dando a loro i documenti e lasciandoli nell’evidente imbarazzo di dirimere la questione con il sottoscritto. In quanto a Ciko, protagonista, suo malgrado, di questa mia interpretazione sui generis del confronto tra istituzioni, siamo riusciti a rintracciare il parente che lo monitorava a distanza e che, ironia della sorte, si trovava proprio a Piacenza. Quando si dice essere presi in giro fino alla fine! Ovviamente lo abbiamo convinto ad assumersi le proprie responsabilità parentali e a prendersi cura del ragazzo.

Dal punto di vista giuridico e sociologico il sistema dell’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia meriterebbe indubbiamente una rivisitazione. Quali le criticità insite nel sistema attualmente vigente? Quali le modifiche che, in virtù della sua esperienza istituzionale, apporterebbe al sistema attuale?

Qui si tratta di difendere con le unghie e con i denti il diritto ad accogliere con dignità, efficacia ed efficienza chi ha davvero bisogno. In gioco c’è l’utilizzo corretto di risorse pubbliche, soldi da impegnare al meglio. È una battaglia etica, perché chi china la testa di fronte a cose ingiuste o che mostrano punti deboli da sanare – in questo caso una legge – si rende colpevole. Le relazioni tra Stati dovrebbero essere virtuose, così da non sacrificare la scomodità di temi come questo ai vari accordi economici ed equilibri diplomatici, che, per quanto importanti, andrebbero instaurati sulla preventiva verifica di alcuni indicatori base circa la credibilità e l’affidabilità morale di una nazione. Per quanto riguarda la revisione della legge, in primo luogo, un Comune che dimostra di non avere più strutture cui appoggiarsi per un’accoglienza rispettosa degli standard normativi e della dignità umana, dovrebbe poter contare sulla collaborazione delle sedi diplomatiche dei paesi d’origine. Servirebbero concordati internazionali affinché uno Stato sovrano si accolli l’obbligo di svolgere indagini rapide e puntuali su un minore, suo connazionale, e predisporre il rimpatrio, nel preminente interesse del minore stesso. In attesa del rientro assistito nel Paese d’origine, l’ente locale con la momentanea tutela dovrebbe essere sostenuto economicamente proprio da questo Stato, per il temporaneo mantenimento dei servizi e delle strutture di accoglienza. I superiori livelli di governo dovrebbero altresì garantire per via normativa l’obbligo di rintracciabilità dei genitori e la loro imputabilità per abbandono dei figli. Anche il tema della distribuzione territoriale, che non può limitarsi ai Comuni capoluogo sedi di Questure o snodi ferroviari, dovrebbe essere adeguatamente normato. Oggi temo si sia ancora molto lontani da tutto questo. Ci vuole la voglia di conoscere a fondo il problema, grande volontà di risolverlo, buona dose di coraggio. Detto tra noi, al momento non metterei la mano sul fuoco sulla presenza di tutte queste pre-condizioni. Di certo serve una politica dalla schiena dritta, che ritiene inconcepibile desistere di fronte all’attualità che assomiglia a tratti a un muro di gomma. Perché poi si può vincere o perdere, ma il modo in cui si gioca la partita non è affatto banale.

Il servizio trasmesso dalla trasmissione televisiva “Le Iene” racconta un vero e proprio sistema escogitato per accelerare le procedure per il rilascio, da parte delle competenti autorità, del permesso di soggiorno. Raggiri similari potrebbero accentuare quell’avversione che, da qualche tempo, alberga in una parte della Popolazione Italiana ed è fomentata dal costante incremento della presenza di stranieri nelle proprie città e quartieri?

Certamente sì, perché questi raggiri danno l’idea di un impianto normativo fragile e di un lassismo istituzionale nei confronti di chi se ne vuole approfittare, che contrasta con il sentimento comune del cittadino italiano, mediamente convinto, oggi, di essere stritolato da pressione fiscale, burocrazia e inefficienze varie. Il fatto che su questi sentimenti alcune forze politiche giochino la loro irresponsabile partita di consenso personale, non fa altro che acuire fenomeni di radicalizzazione ideologica, nazionalismo e xenofobia. Va però anche detto che, in questo momento, l’esasperazione della gente è pure figlia di un’accoglienza in cui la logica emergenziale continua a prevalere su quella strutturale, in un misto di pressapochismo e scaricabarile a ogni livello. Un Comune non può subire gli arrivi senza tutele superiori, perché questo mina alla base la tenuta sociale e fa esplodere l’idea di trattamenti privilegiati. Bisogna avere il coraggio di puntare il dito contro un impianto che oggi privilegia i furbi. Procure, tribunali, Questure, non possono limitarsi al “compitino”, a fare i passacarte preoccupandosi di consegnare nel più breve tempo possibile ai Comuni i minori in arrivo e considerando poi terminato il loro compito. Finché non si arriverà a codificare sul serio le diverse responsabilità e a promuovere una reale collaborazione, sia tra Stati sovrani, che nei rapporti istituzionali tra il livello centrale e quelli periferici locali, ci sarà sempre l’ultimo anello della catena a restare con il “cerino in mano”, con pochissimi argomenti per convincere i propri cittadini di non essere vittime di discriminazione al contrario.

Lei è un assessore del Comune di Piacenza, città con circa centomila abitanti. In particolare è a capo dell’assessorato welfare e sostegno alle famiglie: un assessorato quindi costantemente a contatto con le più disparate problematiche, che affliggono le diverse fasce della popolazione. Vi è allo stato attuale, secondo Lei, una disparità, da un punto di vista assistenziale, nel trattamento tra italiani e stranieri? A quale punto è il processo di integrazione nella città di Piacenza?

I numeri del bilancio dicono di no. Piacenza è la seconda città italiana per residenti di origine straniera, ma le percentuali di risorse destinate a immigrazione e msna sono sotto al 10%. Complessivamente direi che non ci sono problemi d’integrazione: niente che ci distingua da altre città di pari dimensioni, anzi. Ciò nondimeno, è un dato di fatto che le ondate migratorie straordinarie di questa fase storica, insieme all’insicurezza mondiale data dalla crisi, dai conflitti, dal terrorismo, abbiano un peso sulla percezione della gente. Un’amministrazione seria deve tener presente tutti questi fattori, senza sottovalutarne l’effetto che si ottiene mescolandoli. Solidarietà umana ed equità sociale sono due cardini della tenuta di una comunità finché stanno in equilibrio. La presenza preponderante della prima a scapito della seconda indebolisce il senso di uguaglianza di trattamento che un’amministrazione è tenuta a riservare a tutti i suoi cittadini bisognosi. Il peggior prodromo per le c.d. “guerre tra poveri”, in cui ci si sente abbandonati da chi dovrebbe esercitare il ruolo di guida e trasmettere responsabilità e si cerca nell’altro il nemico su cui scaricare colpe e frustrazioni, identificandolo come la causa delle disgrazie personali e della sottrazione di aiuto. Bisogna tenere costantemente la barra dritta nella comunicazione con la propria comunità, perché una volta che passa (o è fatta passare, ad arte) l’idea che qualcun altro stia beneficiando di risorse che potrebbero essere destinate a te, per quanto non corrispondente a realtà, sradicarla è molto difficile.

Pragmatismo e astrattismo: luci e ombre di un buon amministratore. Quali le linee guida, o meglio le stelle polari, del suo agire amministrativo?

I cittadini sono la stella polare, il mio riferimento costante. Anche quando mi confronto in ufficio con i miei collaboratori, mi accorgo di indicare spesso la finestra per dire che “dobbiamo pensare a chi sta la fuori”. I cittadini non hanno bisogno di amministratori che ricordano in ogni momento le criticità: quelle le vedono da soli. Hanno bisogno di rappresentanti credibili, che diano una visione e propongano soluzioni, spiegando quello che fanno e facendo quello che dicono. È il volontariato ad avermi prestato alla politica. Amministro come so fare il volontario, con l’ottimismo ignorante di chi crede possibile un mondo migliore se si lavora insieme. Si è mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica; a un cattivo compromesso, il valore di una giusta battaglia. Faccia, bisogna essere disposti a metterci la faccia, a stare in mezzo alla gente: non è tempo per gli infallibili e per quelli che “la colpa è sempre di qualcun altro”. I miei supereroi sono gli onesti operai con le borse sotto gli occhi per la fatica quotidiana e il sorriso pronto di chi ha sogni da inseguire e condividere. Quando qualcuno mi chiede “come va”, ripeto a disco rotto: “chi lavora in fabbrica o in miniera fa più fatica”. È un modo per non prendersi troppo sul serio, altra cosa importante per chi ha un ruolo pubblico. Dobbiamo coltivare il senso di precarietà personale, perché è con la precarietà degli altri che abbiamo a che fare. Con un po’ di enfasi posso dire che il più bel complimento ricevuto è di chi mi ha definito “assessore operaio”. La politica, infatti, deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.

 

partecipazione, risultati, welfare e sanità
FATTO! Nuova viabilità a Porta Galera
In politica vanno di moda quelli che sono “fedelissimi” di qualcun altro (che poi il “qualcun altro” cambi nel tempo è discorso a parte); io invece sono fedele ai valori che mi ha trasmesso la mia famiglia e alle idee che mi sono formato crescendo. E sono leale con chi è coerente nell’interpretare queste idee e questi valori.- Stefano Cugini

segnali-stradaliTra le 150 proposte dei cittadini, quelle su cui stiamo costruendo tutto il percorso di Porta Galera, ne abbiamo messe insieme alcune molto precise relative alla viabilità del quartiere.

In aprile ci eravamo stupiti della grande partecipazione alla serata dedicata alla rielaborazione dei queste proposte, oltre che del generale assenso all’idea di modifica da sperimentare.

Adesso partiamo, coerenti con le promesse e fedeli al progetto condiviso. Vediamo cosa ne esce.

Comunque sia, è una cosa pensata in comunità e questo per me dà un valore enorme ai lavori che stanno per iniziare.

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