Core ‘ngrato

A destra si muovono a tentoni, non riuscendo a elaborare uno straccio di proposta che non si appoggi su attacchi indotti a chi governa. E allora, pur di ascoltare gli improvvidi gobbi, la candidata seguita a sparar panzane.

Su Acer è curioso che chi le scrive i testi, pur facendone parte ed essendone responsabile in prima persona (parlo del vice presidente Patrizio Losi), trascuri il fatto che il consiglio di amministrazione, fino a un anno fa e per i 3 precedenti, ha avuto la maggioranza in capo proprio al centro destra. Poche storie dunque, se sei in maggioranza, sei in maggioranza. Se questa parte politica non fosse stata d’accordo con la linea dell’ente, avrebbe dovuto solamente alzare la mano e mandare sotto nelle votazioni il presidente. Ma così non è stato. Peccato. Se non riesci a far valere la tua posizione di forza, fatti delle domande su quanto sai amministrare.

Altra gaffe. L’elenco di quello che abbiamo fatto in tema di abitazioni è lungo, ma non è il caso di tornarci su adesso.

Mi spiace molto l’eco che le ormai numerose sparate lascia negli uffici, comunali e di Acer stessa, dove professionisti seri che si applicano nel loro lavoro e a cui negli ultimi tre anni ho chiesto i salti mortali, sono affranti dall’essere dipinti, dal loro referente politico, arch. Losi, a seconda dei casi come incapaci, casta, aridi burocrati, appiattiti al servizio di un’amministrazione di inetti.

Le persone (perché questo sono, prima di tutto) che lavorano a contatto con il pubblico sono sempre più di frequente vittime di attacchi verbali, ingiurie, offese (quando qualcuno non prova a passare alle vie di fatto), da parte di cittadini frustrati dalla situazione generale, molti dei quali – fragili e con limitati mezzi culturali a disposizione – si sentono legittimati a questi comportamenti anche dal modo in cui tutto il settore pubblico è ormai presentato. L’ultima cosa di cui sentono il bisogno è che la politica presa dalla frenesia della campagna elettorale calchi la mano, generalizzando e contribuendo a rendere irriconoscibile la differenza tra gli scansafatiche e chi invece fa con serietà il proprio lavoro.

Soprattutto per questo rispondo in modo netto e ruvido: è mio compito tutelare il lavoro e il buon nome di chi fa pubblico servizio. Se non lo facessi, dimostrerei quel disinteresse e quella pavidità che ha allontanato così tanto i cittadini dalla politica. Ho provato a impegnarmi in prima persona proprio per battere strade diverse e non cambierò traiettoria, a costo di sembrare impopolare.

Mi limito a considerare il fatto che chi strumentalizza a ogni occasione, pur dovendo per ruolo conoscere perfettamente i singoli casi – pena ammissione di ignoranza amministrativa imbarazzante – dà il quadro di una pochezza desolante.

Ma tant’è. Avanti a testa alta.