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La Sindaca dovrebbe dimettersi?

Lunedì 27 aprile 2020 si è celebrato a Piacenza il primo Consiglio comunale dell’era Covid-19. Niente aula, solo schermi di computer, tablet, cellulari. Ognuno a casa sua, con le sue frustrazioni e capacità di tenuta dei nervi.

Mi sono sentito – una volta ancora – di lanciare l’appello alla politica affinché la smetta di avvelenare i pozzi, accompagnando in questa fase il lavoro di chi deve farci uscire dall’incubo, senza creare ulteriori tensioni e distrazioni.

Non ho chiesto tanto: basterebbe accettare l’idea che ci si può pure prendere una pausa, evitando di dire o scrivere banalità a ogni costo. Il mondo sopravvive anche senza le nostre opinioni, specie se frutto della poca o nessuna competenza/esperienza, tipica dei tuttologi improvvisati.

E invece la rete brulica di politici che usano i social come una mitraglia, sparando oggi sul Governo, domani sulla Regione, dopodomani sul Direttore dell’Ausl, che a detta di qualche amministratore (comodo comodo dal divano di casa sua), dovrebbe dimettersi. O essere rimosso.

Anche questo è un segno dell’uscita dalla fase 1. Passato il primo grande spavento, dove molti degli inquisitori di oggi non si sono risparmiati telefonate all’italiana per scavalcare qualche fila per accertamenti vari (perché poi, qualcuno, te lo confida pure…) eccoli ora in cerca del capro-espiatorio.

Beninteso, a favore di telecamera (o webcam), tutti chierichetti pronti a invocare senso di responsabilità e comunione di intenti, salvo poi, appena scivola sotto le dita una tastiera e si spalanca davanti la prateria del web, trasformarsi in Torquemada, lesti a mandare al rogo la loro personale platea di peccatori incompetenti.

Solo il Sindaco di Piacenza si salva, in un curioso processo di assoluzione/beatificazione che una certa politica piacentina sta portando avanti, senza che se ne capisca la coerenza.

Lo dico dal punto di vista di questi campioni di sicumera: se davvero Piacenza è nel più profondo girone dell’Inferno e, secondo il principio che “se la squadra non gira, si cambia l’allenatore“, beh, si sappia che il soggetto in questione è proprio il primo cittadino.

Essendo il Sindaco la più alta carica in campo sanitario, pure il Direttore dell’Ausl, in un certo senso, ne è subalterno. Dal che deriva, a rigor di logica, che…

se dopo due mesi ci troviamo a questo punto, la prima figura a doversi far da parte dovrebbe essere proprio l’unica che qualcuno si ostina a preservare: Patrizia Barbieri.

La favoletta delle “mani legate” in attesa di disposizioni dall’alto regge solo per chi non ha mai amministrato. La politica è fatta di scelte. Per esempio fu una scelta, all’inizio (a posteriori, sciagurata), quella di ridurre gli orari degli esercizi pubblici (invece di chiuderli tout court), “per garantire un minimo di socialità“.

Le scelte, col senno di poi, possono rivelarsi giuste o sbagliate, ma questo è il compito di chi governa.

Bene. Se oggi ci fosse da votare la sfiducia a Patrizia Barbieri, non avrei dubbi a votare contrario.

Per alcuni semplici motivi:


rispetto umano per quello che sta vivendo e per le pressioni a cui ogni giorno è sottoposta, in seguito a una situazione imprevista e mai affrontata prima;
riconoscimento per l’impegno incondizionato, al netto dei risultati e delle valutazioni soggettive sui risultati;
consapevolezza che è al vertice della piramide informativa, motivo per cui ha decisamente più elementi lei per prendere decisioni di qualcun altro.
convinzione che oggi la priorità sia quella di uscire da questa tempesta (e per farlo occorre tutta la concentrazione possibile di chi ha ruoli di responsabilità) e non quella di cercare colpevoli.

Vale per il Sindaco, vale per il Direttore dell’Ausl, vale per il Presidente della Regione (o vogliamo per caso parlare del duo Fontana/Gallera?). Vale pure per il Governo. Non esiste un livello, oggi, che non sia indissolubilmente interconnesso agli altri: nel bene e nel male.

Ecco perché provo profondo disagio a leggere colleghi tanto impegnati, nonostante i ripetuti inviti ad abbozzare, a diffondere le tossine della sfiducia e dell’allarmismo. Lo trovo un comportamento incompatibile con il ruolo che ricopriamo, oltreché davvero intempestivo.

Ergersi capi branco di un’opinione pubblica disorientata è facile

ma un po’ di decenza, santo cielo!

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Restate a casa. Ma uscite.

Come detto con una nota stampa, anche noi consiglieri apprendiamo dal giornale che da oggi presso le 30 farmacie di Piacenza saranno distribuite gratuitamente le mascherine monouso inviate dalla Regione Emilia Romagna, con precedenza ai piacentini di oltre 65 anni (una ciascuno), a fronte della presentazione di un documento di identità.

Questa modalità scelta dal Comune di Piacenza ci preoccupa molto.

Che dalle istituzioni arrivi di fatto l’invito a uscire quando contemporaneamente si chiede di stare a casa è un paradosso a cui ormai, mettendo per un secondo da parte il bon ton istituzionale dettato dal momento, siamo abituati. Così diamo a molti l’alibi che cercavano per due passi all’aria aperta.

Purtroppo infatti siamo una città simbolo della forza di contagio del virus.

Rispetto a questa prima fornitura di 46.000 mascherine avremmo preferito una forma di distribuzione capillare, per consentire a ognuno di rispettare la priorità più importante e cioè “restare a casa”, soprattutto per le fasce di età più a rischio.

La giusta prudenza avrebbe consigliato altre modalità, come la consegna a domicilio insieme ai farmaci o anche con la spesa, certo più complessa (per quanto il nostro territorio possa contare su una straordinaria rete di volontariato organizzato), ma decisamente più sicura.

Non ci resta che fare un forte appello ai nostri concittadini nell’età interessata.

Evitate assembramenti e code davanti alle farmacie!

Per una mascherina chirurgica monouso non vale la pena di mettere a rischio la salute e di compromettere i grandi sforzi di tutela messi in atto in queste settimane.

Non si aggiungano davvero nuovi rischi per una comunità già così drammaticamente provata. Prevalga in tutti il buon senso e la cautela, in primis da parte di chi ha la responsabilità di decidere.

Intanto, code già segnalate e whatsapp audio di farmacisti che parlano di delirio…

COME VOLEVASI DIMOSTRARE.

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Spioni tecnologici

Senso civico in cattività: il Comune di Piacenza ha pubblicizzato una nuova app dedicata alle segnalazioni Covid-19.

In poche parole…

tu sgarri, io clicco.

D’impulso, può anche venire spontaneo pensare “era ora!”. Eppure a me ‘sta roba della delazione tecnologica istituzionalizzata non convince proprio.

Sarà perché è triste pensarci bestie così incapaci di seguire regole utili a salvaguardare le nostre vite senza un grande fratello che ci spia; sarà perché con tutti i fuori di testa in cattività e con un livello di frustrazione tanto alto, è un attimo che la cosa degeneri in episodi poco edificanti.

Sarà, infine, perché non vorrei ci abituassimo, in prospettiva di un ritorno alla normalità, all’idea che a controllarci, oltre alle forze dell’ordine, ci può essere anche il nostro vicino, il dirimpettaio, quello a cui magari stiamo poco simpatici.

Ci son già troppi giudici e inquisitori senza titolo in giro: ci manca solo farli ulteriormente sentire fenomeni con un’app.

Il senso civico va costruito con fatica e costanza. Non accantonato all’insegna del “tutti contro tutti“.

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Disabili al verde (video)

Tu che leggi, prova a chiederti come ti sentiresti, da persona appartenente alle categorie protette, una volta rinunciato al reddito di cittadinanza perché vuoi lavorare, se scoprissi che ti hanno assunto solo perché gli servivi come numero per partecipare a un appalto e poi ti impiegano (e pagano) col contagocce.

Questo pare sia quel che succede con i disabili assunti da chi ha vinto il bando del Comune di Piacenza per la gestione del verde pubblico.


Prenditi qualche minuto per entrare in Consiglio e sentire con le tue orecchie: guarda il video.

Consiglio Comunale 10/2/2020 – interrogazione, risposta, replica

Una corsa contro il tempo per recuperare persone, pressando – stando ai “si dice” – i servizi sociali pur di avere nomi da inserire nel famoso 30% utile per presentarsi al bando. Esseri umani, le cui condizioni successive di lavoro, da tutti i punti di vista, sarebbero state talmente degradanti da spingere alla denuncia pubblica, con un esposto all’Ispettorato del lavoro.

Su Libertà del 29 ottobre 2019, tre dipendenti assunti – in quota categoria protetta – dalla società Suardi srl, appartenente all’associazione temporanea di impresa appaltatrice della manutenzione del verde pubblico nella parte est di Piacenza, lamentano il mancato impiego periodico, nonostante un contratto a tempo determinato, rinnovato in data 30 settembre u.s.

Ci attiviamo in Consiglio comunale, presentando un’interrogazione urgente, basata su quattro considerazioni:

  1. che la retribuzione per questo tipo di contratti è legata all’effettiva prestazione svolta, motivo per cui a zero ore di impiego corrispondono zero euro in busta paga;
  2. che occorre fugare il dubbio di un mantenimento in pianta organica allo scopo esclusivo di non scendere sotto la quota di lavoratori appartenenti alle categorie protette prevista dall’appalto;
  3. che, se il punto 2 fosse invece confermato, si tratterebbe di un modo spregiudicato di aggirare le disposizioni, con l’aggravante dell’accanimento su soggetti in condizioni di fragilità, che vedrebbero lesa la propria dignità personale, oltre che il diritto all’inserimento lavorativo vero;
  4. che, sempre se il punto 2 trovasse conferma, si evidenzierebbe il disinteresse per il significato autentico del ricorso a queste categorie di lavoratori, il cui impatto sociale in termini di inserimento lavorativo ed economico, compresi i minori costi di accesso degli stessi ai servizi sociali è dimostrato da ormai consolidata letteratura;

Le domande successive, conseguenti a queste premesse, erano tutte volte a capire se – da un punto di vista numerico e qualitativo – il vincitore della gara stava rispettando i suoi lavoratori e se (e quanto) il Comune stava vigilando.

Come sia possibile “dribblare” domande così ovvie con una scusa tanto banale è difficile da capire e da spiegare.

Nemmeno a farlo apposta, il giorno dopo, la cronaca cittadina sveglia i piacentini con la decisione del TAR, quella “magistratura amministrativa” di cui parlavano l’assessore e l’avvocatura per giustificare la mancata risposta:

“Appalto del verde: assegnazione illegittima” (link)

E, guarda un po’, uno dei punti contestati nella sentenza è proprio:

la presenza di lavoratori svantaggiati in una quota inferiore al 30%…

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La grande fuga sul verde

Pensano a Cugini invece che al TAR

Da IlPiacenza del 12/2/20

«Nel sottolineare che la sentenza del Tar non rileva illegittimità tali da annullare il contratto già stipulato con il raggruppamento temporaneo di imprese – garantendo la prosecuzione del servizio senza interruzioni né disagi per l’utenza – l’Amministrazione respinge, ora e per il futuro, ogni strumentale accusa volta a screditare la Giunta e a ledere la reputazione degli uffici competenti, sul cui operato non vi è stata né può esservi alcuna ingerenza politica. Qualsiasi interferenza da parte del sindaco e degli assessori, sul lavoro dei dipendenti comunali, sarebbe infatti da considerarsi illecita e di gravità tale da configurarsi come reato penale».

«L’Amministrazione ritiene quindi inaccettabili pretestuosi attacchi – si riferisce a quello del Partito Democratico, rappresentato dal capogruppo Stefano Cugini, ndr – a maggior ragione se provengono da chi ha rivestito in passato la carica di assessore, fingendo di scordarsi delle inadempienze delle precedenti Giunte di centro-sinistra che sono costate, ai contribuenti piacentini, oltre 4 milioni di euro a seguito del contenzioso legale per la riqualificazione dell’ex Macello. Ribadendo il rispetto per la professionalità del personale, cui competono interamente le procedure concorsuali e di gara dalla stesura dei bandi all’affidamento degli appalti, l’Amministrazione comunale intende tutelare tale professionalità sino a quando non si dimostri che vi sono stati comportamenti e atti in malafede, a scapito del bene pubblico e dell’efficienza del Comune; in tal caso, chi ne fosse responsabile dovrà risponderne nelle sedi opportune».


stato confusionale

  • quando parlano al passato sono le “inadempienze delle precedenti giunte di centrosinistra”
  • se in ballo ci sono loro, invece, qualsiasi interferenza da parte del sindaco e degli assessori, sul lavoro dei dipendenti comunali, sarebbe infatti da considerarsi illecita e di gravità tale da configurarsi come reato penale e, ancora, è al personale che competono interamente le procedure concorsuali e di gara dalla stesura dei bandi all’affidamento degli appalti.

Il Pd non cerca gogne: stiamo solo chiedendo chiarezza. Dovrebbe pretenderla anche il Sindaco.

Non è stata l’opposizione a parlare di illecito da imputare alla responsabilità del Comune di Piacenza, bensì il TAR. Non è stata la minoranza a mettere nero su bianco che “L’amministrazione ha consentito volontariamente o comunque colposamente, tramite una modifica illegittima del bando di gara, che il raggruppamento controinteressato conseguisse un appalto per cui non possedeva un requisito essenziale di partecipazione”, bensì il TAR.

Banale, persino scontata la replica dell’amministrazione, che – al solito – si premura di mostrare i muscoli accusando di strumentalizzazione chiunque osi muovere una critica.

Per inciso, il PD non cerca gogne per nessuno: stiamo solo chiedendo chiarezza e questo dovrebbe trovare comunione d’intenti trasversale.

Intanto, si eviti di mistificare la realtà sottolineando che la sentenza non rileva illegittimità tali da annullare il contratto: il motivo è altro e ben dettagliato:


il contratto è inoltre in stato di esecuzione avanzato e il vizio ravvisato dal Collegio comporterebbe comunque, per la stazione appaltante, l’obbligo di rinnovare l’intera gara”.


Pure ribadire che non deve esserci ingerenza politica nell’operato degli uffici, precisazione che sa tanto di excusatio non petita, può servire forse ad auto convincersi delle buone prassi da rispettare, non certo a impartire lezioni.

Invece di perdere tempo a redarguire con la penna blu i consiglieri che svolgono il loro ruolo su mandato dei cittadini, sarebbe più opportuno cominciare a dare spiegazioni pubbliche su cosa – per quanto intender possano i nostri amministratori – sancisce il TAR con quei due avverbi, “volontariamente” o “colposamente”, che pesano come macigni.

Illegittimità significa mancata tutela del pubblico interesse. Il Sindaco, per prima, dovrebbe farsi garante della volontà della gente di capire. Ribadiamo pertanto la necessità di creare un’occasione utile per porre tutte le domande del caso ai vari soggetti coinvolti.

Sarà un caso, ma giusto ieri é arrivato ai capigruppo un laconico whatsapp, privo di spiegazioni, per comunicare che lunedì prossimo non ci sarà Consiglio comunale. Ma guarda un po’…

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Volontariamente o colposamente

Dì, Giusèp, et sintì che regò ca l’e dre vegn fòra in sal verd? Ma cusa ien dre fè, insuma?

Ma tès, la, Mario. As capisa po’ gninta!

Più o meno, domani, al bar sentiremo conversazioni di questo tipo.

Perché adesso è il TAR a dire che qualcosa di bello grande non va nell’appalto per la gestione del verde, quello che tanto sta facendo parlare i piacentini da mesi.

Sotto il profilo della responsabilità della stazione appaltante (il Comune di Piacenza), sussistono sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo dell’ILLECITO extracontrattuale, costituito dall’aver illegittimamente precluso alla ricorrente principale l’aggiudicazione della gara.

L’amministrazione ha consentito VOLONTARIAMENTE o comunque COLPOSAMENTE, tramite una modifica illegittima del bando di gara, che il raggruppamento controinteressato conseguisse un appalto per cui non possedeva, nella sua composizione definitiva, un requisito essenziale di partecipazione.

Parole pesantissime, che lasciano pochi dubbi sul pasticcio che si è venuto a creare nella disgraziata gestione di un appalto pieno di ombre fin dal principio.

Basta recuperare la cronaca degli ultimi mesi o, ancora meglio, guardarsi in giro, per capire che i conti non tornano.

Giusto ieri ho chiesto conto, con un’interrogazione in Consiglio, del mancato impiego di tre persone appartenenti a categorie protette da parte di chi ha vinto il bando. Mi è stato risposto che non si poteva rispondermi perché c’era in ballo un ricorso e si aspettava la pronuncia della magistratura. Ecco. Ora è arrivata.

VOLONTARIAMENTE o COLPOSAMENTE“.

Roba da andarci coi piedi di piombo…

In poche parole, i cittadini di Piacenza dovranno pagare i danni a qualcuno perché il Comune ha modificato illegittimamente – in corso d’opera – un bando, permettendo a chi non avrebbe potuto nemmeno partecipare, addirittura di vincere.

Io personalmente voglio sentire quanto prima il Dirigente che ha preso la sciagurata decisione, chiedergli cosa lo ha spinto a farlo (perché cambiare un bando in corsa non è una cosa che si vede tutti i giorni) e come ha fatto a non valutare la mancanza di requisiti di chi ha poi vinto.

Posto questo primo passo verso la tutela del pubblico interesse e della trasparenza nei confronti dei cittadini, non guasterebbe se nel mentre il Sindaco – che già sull’argomento verde pubblico era stata costretta a scusarsi con la città, ci dicesse cosa ha intenzione di fare per rimediare a questa ennesima figuraccia.

Ci spieghi anche, l’assessore (in)competente in materia, su quali basi durante questi mesi ha lasciato intendere ai cittadini che era tutto sotto controllo, prima della doccia gelata.

E intanto che siamo in ballo, ci dica infine il capogruppo della Lega se in futuro si sperticherà ancora di lodi e ringraziamenti verso il suo collega di partito, titolare politico di questo clamoroso patatrac, imperterrito a perseverare nonostante lo avessimo più volte avvisato.

“VOLONTARIAMENTE o COLPOSAMENTE”.

E meno male che in Giunta sono quasi tutti avvocati

leggi la sentenza del TAR
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Ripar(t)iamo

Riparare e ripartire

"Non esiste alternativa che riempire di contenuti la politica cittadina. La giustizia farà il suo corso. Chi amministra ha il dovere di prendere atto di cosa non ha funzionato. Un centro destra finora inqualificabile e inadeguato, dimostra adesso di non saper neppure scegliere le persone. Il fallimento assume proporzioni gigantesche e a pagarne il fio è la nostra cara città.”

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i giorni da Presidente del Consiglio di un arrestato per Mafia, detenuto in regime di carcere duro

| L'eredita del centro-destra

"Un Presidente del Consiglio comunale al 41 bis per affiliazione alla 'Ndrangheta, rende impossibile sostenere che la Mafia in Comune non ha messo piede: a prescindere dal fatto che nessuno dei suoi loschi traffici, pare, avesse ancora intaccato le istituzioni.”

Saranno state le cinque, cinque e mezza di mattina, quando martedì 25 giugno il cellulare ha comunicato a squillare. La notizia è di quelle che non puoi aspettarti, e che non vorresti mai sentire. Lo dico subito, a scanso di equivoci: sto mettendo tutto me stesso per “mandare a casa” un’amministrazione che ritengo improduttiva e a tratti persino dannosa per la città che amo. Ma vorrei continuare a farlo sui contenuti della politica, non grazie alla mannaia della magistratura.

Scoprire che un mafioso (se i fatti saranno provati) è stato per due anni il tuo Presidente del Consiglio è un colpo al cuore, un trauma per chiunque abbia un briciolo di passione per l’impegno civile.

«Stamattina la città si è svegliata con la terribile notizia, data da giornali e telegiornali, dell’arresto del presidente del Consiglio comunale. Un ruolo così importante, tirato in ballo in un’inchiesta sulla ndrangheta, con capi d’accusa di tale gravità, è un danno all’immagine di Piacenza che, a memoria, non ha precedenti. Il gruppo consiliare del Partito Democratico, insieme a Piacenza in Comune, fedele alla linea garantista in cui fermamente crede, esprime seria preoccupazione e si augura che al più presto la vicenda sia chiarita». Sul piano politico, ci limitiamo a sperare in un immediato passo indietro di Giuseppe Caruso dalle sue cariche di presidente e consigliere, a tutela sua e dell’istituzione che fino a ieri sera ha rappresentato, su cui al momento incombono nubi e interrogativi che sconquassano la quotidiana amministrazione della cosa pubblica piacentina. A tal proposito, ci pare opportuna l’immediata convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio, per un confronto collegiale sui prossimi passi concreti e per avere le dovute garanzie che nessuna azione dell’ente sia mai stata a rischio di condizionamento per le vicende oggetto di indagine»

Questo è il comunicato che abbiamo emesso al volo. Per mandare un messaggio chiaro, una mano tesa per assumerci insieme la responsabilità istituzionale di gestire uno dei momenti più neri della storia recente della città.

Libertà.it – 26 giugno

Peccato che l’invito sia stato subito rispedito al mittente con le prime note ufficiali della maggioranza che chiariscono subito la linea dell’arroccamento, basata sostanzialmente su 3 punti:

  1. i fatti concernenti l’arresto risalgono al 2015
  2. le imputazioni riguardano il ruolo di Caruso alle Dogane e non in Comune
  3. l’amministrazione è vittima di basse speculazioni politiche.
IlPiacenza.it – 30 giugno

Da quel momento in avanti, nessuno dalle parti di Palazzo Mercanti ha più cambiato strategia. Va detto che non devono aver avuto nemmeno molto tempo per capire l’errore, presi com’erano in una serie di incontri tra partiti (Lega, Fratelli d’Italia, Liberali e Forza Italia), lesti a consultare il manuale Cencelli per riassegnare lo scranno presidenziale.

RESPONSABILITÀ POLITICHE ENORMI

Col passare dei giorni, è anzi aumentata sempre di più la bava alla bocca contro tutto e tutti, convinti forse di riuscire così, con un vittimismo fuori contesto, a normalizzare e ridimensionare responsabilità politiche enormi (chi ha messo in lista Caruso? Chi lo ha proposto e se lo è votato quale Presidente del Consiglio?) e distogliere – come fosse possibile – l’attenzione dal problema numero uno:

Libertà.it – 26 giugno

INFANTILI!

Così ha reagito Patrizia Barbieri alla nostra richiesta di cercare insieme la conferma che non ci siano stati in questi due anni tentativi di condizionamento della macchina comunale.

A nulla sono bastate le motivazioni con cui il giudice delle indagini preliminari ha giustificato l’arresto (carcere duro – 41 bis):

Libertà.it – 28 giugno

ANTIVIRUS

Ho provato, senza successo, a far capire che chiunque, scoprendo di aver connesso al proprio computer una chiavetta infetta, per prima cosa non si affretta a dire che il pc è pulito, perché l’usb è stata infettata chissà quando e chissà dove: si fa girare immediatamente l’antivirus… se davvero si tiene alla salute del computer…

“Gli inquirenti hanno escluso per ora che l’attività criminale di Caruso abbia intaccato il Comune di Piacenza. Noi vogliamo essere più realisti del re e faremo tutto quanto in nostro potere, in autonomia, per confermare questa versione, perché vogliamo dare garanzie ai nostri cittadini”

Quale grande segno di forza e di trasparenza sarebbe derivato da un comunicato del genere! Invece niente di tutto ciò: solo strilla contro le speculazioni politiche.

Pur sforzandosi, non si capisce perché, in una situazione così straordinaria, chi ha il dovere di guidare la città si ostini a fare il contrario di quel che il buon senso richiederebbe.

INADEGUATEZZA

Non mi vengono in mente altre risposte plausibili.

Caso mai ci fossero stati ancora dei dubbi, la scelta del nuovo Presidente del Consiglio, che avrebbe potuto e dovuto essere l’occasione per un dialogo tra tutte le forze presenti in aula, si è ridotta di nuovo a basse trattative di potere tutte in seno alla maggioranza, metodi stantii che nemmeno quel che é successo han saputo cambiare, da cui è uscito il nome di un 24enne leghista (Davide Garilli, a cui auguro buon lavoro), alla prima esperienza e per giunta nemmeno presente al momento dell’elezione, perché in vacanza: un altro poco invidiabile primato.

Purtroppo, sperando che su questa faccenda sia stata scritta la parola fine, duole constatare che non c’é ravvedimento. Niente autenticità nella presa di coscienza. Solo rimozione, arroccamento e contrattacco, benaltrismo a grandi dosi e minacce di ritorsioni legali che fan tanto intimidazione.

Che dire: occasione mancata. Il re é morto. Lunga vita al re.

RIPARARE E RIPARTIRE

Qui si parla di Piacenza, la nostra casa. Senza la disponibilità sincera di tutti a essere qualcosa di più e di meglio, resteremo deboli e in pericolo.

É il momento di far fronte comune, di provare la vicinanza tra le forze sane del territorio. Dobbiamo ricostruire insieme nuovi anticorpi. 

La buona politica si nutre di passione, partecipazione spontanea ma anche di consapevolezza.

Credo che una frustata come quella che é arrivata sulla schiena di ogni persona per bene della città ci imponga il dovere di tornare all’abitudine di eleggere donne e uomini che conosciamo o su cui possiamo facilmente farci un giudizio personale, diretto. A livello locale serve la politica “della porta accanto”, in cui la reputazione torni a essere un valore non negoziabille.

Per bandire gli impresentabili é ora di smetterla di demandare a scatola chiusa alle segreterie e ai capetti di turno le scelte dei candidati. Tanto poi, lo vediamo in questi giorni, quando succede il disastro, son tutti pronti al gioco delle tre scimmiette. 

1076

A oggi mancano 1076 giorni a fine mandato della destra al governo. Serve una rinascita civica per escludere che possano essere 1077.

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Lo (s)regolamento delle case popolari

Ideologia e noncuranza

"Non mi toccano le frecciatine. Tornerei in Consiglio altre 17 ore se servisse a cambiare ancora questo testo. Io sono orgoglioso del lavoro fatto e sereno per aver dato il massimo nell'interesse esclusivo dei cittadini, specie di quelli più fragili.”

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ore di dibattito in Consiglio necessarie a far passare il nuovo regolamento

| Dopo i piacentini

"Prima i piacentini e le fragilità" è la frase a effetto usata nel comunicato stampa dell'assessore. Peccato sia una fake news, un titolo messo lì per farsi dire bravi da chi di leggere e capire non ha proprio voglia.

Il regolamento delle case popolari è passato dopo 17 ore e mezzo di Consiglio, in cui, dopo tira e molla che sembravano senza fine, abbiamo convinto il  Sindaco a far fare marcia indietro a Dirigente e Presidente, ammettendo al dibattito tutti e 63 gli emendamenti, di cui 37 nostri.

Roba di contenuto, tecnico e politico, di cui è stato fin da subito chiaro che la quasi totalità dei consiglieri di maggioranza nulla capisse.

Chi si chiede perché qualcuno volesse evitare il dibattito in aula è sulla strada giusta per comprendere la preoccupazione di vedere smascherate scelte ideologiche e pasticciate.

Il nostro non è stato bieco ostruzionismo, ma ferrea convinzione che il testo andasse profondamente migliorato. In parte ci siamo riusciti e questo ci rende fieri della politica che stiamo agendo.

 Leggo in una nota dell’assessore, troppo lunga e in burocratese per invogliare la lettura dei non addetti ai lavori (in cui, tra l’altro, continua a riferirsi a me, pur senza citarmi per nome), che il parto amministrativo sarebbe improntato alla difesa della piacentinità e delle fasce più deboli: niente di meglio per raccogliere qualche hip hip hurrà da ultras poco interessati al merito e al dettaglio.

Dato però che l’argomento è troppo importante, per quanto non di grido, farò presente alcune realtà di fatto, che la maggioranza ha preferito non trascrivere nella propria velina di propaganda.

Buona lettura

La fregatura del bonus genitori

Prima i piacentini” è uno slogan destinato a rimanere tale. Tutti tronfi, i nostri governanti hanno deciso di assegnare 10 punti aggiuntivi a chi ha i “vecchi” residenti in città da almeno 20 anni. Lo hanno chiamato “bonus genitori“.

A parte che non specificano quali e quanti genitori valgono (basta uno? Tutti e due di un richiedente? Tutti i genitori di entrambi i componenti del nucleo richiedente? Vai a saperlo…), basterebbe ricordare che circa 20 anni fa è stato proprio il periodo in cui molti hanno lasciato la città per la villetta fuori.  Ne deriva che oggi sarà molto più probabile che siano quelli che la Lega taccia come “stranieri” a  vantare ascendenti da 20 anni in città, a discapito dei giovani piacentini i cui genitori si sono un tempo trasferiti in campagna. Persino i Sinti di Torre della Razza avranno più possibilità di beneficiare della residenza lunga rispetto a molti presunti appartenenti a quell’arianesimo padano tanto caro dalle parti di Palazzo Mercanti.

Ci sarà da ridere a vedere gli effetti collaterali di una scelta tanto frettolosa quanto improvvida.

Non bastasse, vedremo spesso il paradosso di 5 punti assegnati a quel richiedente residente in città da 9 anni, ma con i genitori in provincia, a fronte dei 10 punti a chi è arrivato ieri ma ha mamma e papà a Piacenza da un ventennio.

…contenti loro…

Come ti dimezzo il punteggio!

Che forza questa giunta! Insiste a dire che premia la piacentinità, eppure mica ce lo siamo inventati noi di dimezzare il punteggio della fascia di anzianità di residenza da 5 a 10 anni, che dai 9 punti di prima è passato a 5 punti adesso…

Piacenza non è una città per giovani

Se sei giovane e hai la sfortuna di aver presentato una domanda a pari punti con quella di qualcuno più anziano di te, sappi che la casa andrà a quel qualcuno.

Bamboccioni!

Per questa Giunta, se sei ancora in casa con i genitori, o hai meno di 26 e sei studente, o sarà meglio che cominci a considerarti un peso a tutti gli effetti, dato che la tua presenza non sarà conteggiata nella domanda per le case popolari.

Disabili di serie A e serie B

Hai un figlio autistico? Sei ipovedente? Spiacente ma per il Comune in tema di case popolari si considerano solo gli handicap motori.

O mamma e papà, o niente!

Senza il nostro emendamento teso a far notare che la potestà genitoriale può essere esercitata non solo da mamma e papà, sarebbe stato penalizzato chi non ha la fortuna di poter contare sui genitori naturali.

E mio figlio a chi lo do?

La Giunta del cambiamento aveva trascurato la possibile esistenza e i bisogni di coloro che, pur essendo rimasti soli, hanno figli a carico. Svista da poco?

Valla a fare in un prato!

Speri di andare a vivere in una casa popolare perché dove sei ora non hai i servizi igienici? Scordatelo. La destra al governo ha eliminato i punteggi alla voce “antigenicità”.

O mangi ‘sta minestra, o salti…

Anche se nessuno di noi acquisterebbe o affitterebbe un appartamento a scatola chiusa, per questa amministrazione, se hai bisogno di una casa popolare, ti becchi quel che ti fanno vedere su planimetria. Sopralluogo dal vivo? Non se ne parla!

Potrei continuare, perché questi sono solo alcuni cenni rispetto ai tanti emendamenti presentati.

Al netto del fumo negli occhi e delle frasi fatte, spero di aver chiarito a chi non legge pregiudizialmente questa pagina che, alla fine, la c.d. piacentinitá tanto sbandierata sarà penalizzata, nella classica eterogenesi dei fini che si abbatte su chi fa prevalere l’ideologia alla competenza.

Ma, peggio ancora, alcune fasce deboli, tipo quel mondo di disabilità che sta oltre i problemi di deambulazione (es. autismo), si accorgeranno di essere lasciate indietro, al pari delle giovani generazioni.

È un brutto regolamento, con alcuni punti che si prestano a ricorsi certi, eppure ci tocca accontentarci del fatto che senza di noi sarebbe stato molto ma molto peggio.

Non mi sfiorano le frecciatine dell’assessore. Io sono orgoglioso del lavoro fatto e sereno per aver dato il massimo nell’interesse esclusivo dei cittadini, specie di quelli più fragili.

Oggi come oggi, in politica, non è poco e non è scontato”

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Tarzan della Giunta!

La Lega ripudia il verde

"Che la metamorfosi verso un pensiero politico sempre più NERO sia in corso è un dato di fatto ma, perbacco, arrivare a disinteressarsi del VERDE in modo così smaccato ci sembra un'esagerazione bella e buona!”

| manifesta incapacità

Non c'è niente di personale contro Paolo Mancioppi. Pensiamo solo che, a fronte di disastri di queste proporzioni, dopo mesi senza soluzione, un amministratore abbia il dovere di fare un passo indietro.

Leggo la nota di scuse del Sindaco nei confronti dei cittadini per la disastrosa gestione del verde pubblico.

Bene. Ormai era un atto dovuto, per quanto giunto dopo la tirata di giacca del gruppo di Fratelli d’Italia. D’altronde c’era da aspettarselo, stante il silenzio della Lega locale, che, dopo lo scippo del casello di Piacenza nord, dimostra ancora una volta abilità nel mettersi nei guai da sola ma non altrettanta prontezza a uscirne.

Annunciata dal primo cittadino la caccia ai responsabili, vien da chiedersi, a ruoli invertiti, quanto tempo ci avrebbero messo gli attuali governanti a scagliarsi contro la parte politica, puntando il dito su immobilismo e incompetenza. Quante ne ha sentite Paolo Dosi!

Coerentemente, diciamo al Sindaco, di non guardare troppo in là alla ricerca di colpevoli. Due nomi, presto detti:

Paolo Mancioppi e Patrizia Barbieri.

D’altronde, onori e oneri.

Questa è la giunta che si vanta di curare con sano realismo le piccole cose quotidiane, senza farsi distrarre da progetti faraonici, e invece lascia la città in balia di se stessa, con panchine che scompaiono sotto strati di erbacce e spazi pubblici più adatti ai safari che al tranquillo tempo libero di mamme, bambini e nonni.

Ironia a parte, la questione è molto seria, se si considera il rischio per la salute di persone e animali da compagnia causato da zecche, processionaria, insetti e parassiti vari che si annidano tra le sterpaglie, o il peggioramento delle condizioni per i tanti soggetti allergici.

Qualcosa si sta muovendo negli ultimi giorni, ma sbaglia chi pensa che con una passata di tosaerba sia tutto sistemato.

Considerato che uno sfalcio così ritardato produce danni alla vegetazione non più recuperabili, non sarebbe male ci spiegassero come mai sono ancora in mezzo al guado con l’appalto per la manutenzione, che tante polemiche sta suscitando.

Eppure adesso è venuta meno anche la scusa della mancanza di soldi.

Eppure, su altre questioni – come la soppressione degli spazi educativi – lor signori dimostrano insolito tempismo e convinzione.

Dice il teorema che chi non sa programmare, non sa amministrare. Che anche i più accondiscendenti prima o poi se ne convincano è solo questione di tempo.

Oggi in consiglio comunale è all’ordine del giorno il dibattito sul regolamento del verde e l’assessore si è affrettato a dire che la cosa non c’entra con l’appalto (?), lasciandoci il dubbio se sia più confuso o nervoso.

A questo punto, si dimetta. Ritroverà un po’ di serenità perduta e allo stesso tempo faciliterà il Sindaco nella ricerca di qualcuno a cui dare la responsabilità.

Niente di personale.

casta e dintorni
Da Thuram a Pillon.

Pregiudizio e pressapochismo

"Siamo una città che passa da Thuram a Pillon: è evidente che i riferimenti valoriali sono completamente diversi”

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anno di inaugurazione di Belleville

| Dice che ho fallito

L'assessore dice che "Cugini ha fallito la sfida dell'inclusione". Poche righe rancorose in risposta a una critica argomentata. Posto che per me è meglio fallire che non provare, consiglio a Federica di ripassare prima di scrivere.

Quella che segue è l’intervista rilasciata a Gustavo Roccella di Libertà, dopo l’annuncio della chiusura di quello che fu il meraviglioso progetto Belleville, sostituito da un distaccamento di Polizia municipale.

è tutto scientificamente voluto. C’è un servizio che risponde efficacemente a un problema, quello dell’inclusione di ragazzi di origine straniera in una zona complicata come Quartiere Roma, e va chiuso perché così prevedono le logiche della propaganda politica.

Se le parole d’ordine sono “prima gli italiani”, “prima i piacentini”, meglio che su temi sensibili quali l’immigrazione e le nuove cittadinanze di risposte risolutive non ne siano date, altrimenti viene meno ciò che alimenta il serbatoio del consenso elettorale.

Come ha reagito alla notizia?

Con scoramento completo, proprio frustrazione, un po’ perché ci avevo lavorato molto, ma poi perché ci rivedo la volontà di fare terra bruciata su tutto quanto c’era prima. Era prevedibile che accadesse, ma rimaneva sempre la speranza che ci si accorgesse che le cose funzionavano bene e che questo potesse far cambiare idea sul servizio. Ma così non è stato.

Che funzionassero l’hnno testimoniato tutti i 50 insegnanti dell’Anna Frank con una lettera – appello al Comune, a favore del centro giovanile.

Quella lettera è emblematica. L’Anna Frank è la scuola media frequentata dai ragazzi seguiti da Belleville. E’ un servizio che vale, ci sono video e testimonianze delle cose fatte, della gente che ci lavora, della ripulitura con i ragazzi di aree urbane, dei corsi di lingue e alfabetizzazione per giovani a cui si erano iscritte anche le mamme: questi sono segnali importanti, invece si fa esattamente il contrario di quello che serve.

In via Capra, l’assessore Sgorbati, che l’ha sostituita nella delega al welfare, ha annunciato che ci andrà un distaccamento della municipale.

Qui si vede in modo plastico la differenza di visione tra chi affronta il tema sicurezza immaginando una città nuova e chi invece pensa che tutto si risolva con un presidio di polizia municipale.

Lì c’era già una sede della municipale e siamo stati noi a chiuderla, proprio per aprirci Belleville, convinti che servisse di più.

Non si pensi però che ritenessimo che fosse solo quella la risposta da dare, tant’è che contemporaneamente a Belleville avevamo istituito il nucleo di polizia municipale dedicato a Quartiere Roma, che non faceva solo una postazione di due ore alla stazione, come avviene adesso, ma girava di continuo, teneva rapporti con commercianti e residenti, controllava gli affitti: un’attività che ha portato a risultati importanti.

L’assessore Sgorbati non è stata tenera con la cooperativa l’Arco che ha gestito Belleville: ha detto di esserci passata un paio di volte e di aver visto “un po’ pochi ragazzi”, a differenza di realtà private come “il Circolino”, che pure fa doposcuola in via Capra.

Da un assessore mi aspetterei parole che uniscano, che facciano dialogare realtà diverse. E in ogni caso, per fare un’affermazione del genere, dovrebbe portare dati concreti che giustifichino un’analisi seria, non citare una sensazione del tipo “passavo di lì e ho visto gente“. Mi sembra poco degno di un rappresentante di un’amministrazione.

L’assessore ha anche spiegato che la presenza della polizia municipale è un’esigenza molto sentita dagli abitanti, soprattutto di via Capra.

Strana richiesta. Quella di Belleville era stata una scelta ponderata, la gente del posto ci diceva che la presenza dei vigili, che già lì avevano una sede, non veniva percepita. Non c’è stata una lamentela per la partenza dei vigili, né per l’arrivo di Belleville. Ora, che cambiando l’amministrazione cambino anche le opinioni sembra strano.

La realtà è che avevano deciso già all’inizio di chiudere il centro, ma hanno pensato di farlo gradualmente, prima cambiandogli nome e tagliando il contributo e adesso completando l’opera.

E’ chiaro che questa giunta a trazione leghista non può permettersi di avere centri troppo “colorati”.

Qualcuno prenderà il testimone di Belleville?

Adesso l’unico vero presidio di doposcuola volontario che in quella zona rimane è la “Fabbrica dei Grilli” di Bernardo Carli. Anche il fatto di dire che ti affiderai a realtà private significa lavarsi un po’ la coscienza. Sono molto contento delle iniziativa private, ma ritengo che la cifra di un’amministrazione sia di fare da traino ad attività che impattano sul tema della sicurezza a loro tanto caro e dell’integrazione delle future generazioni.

Ma è evidente che a questa giunta nulla interessa, è scientifica la cosa: il consenso si fonda sul fatto che ci siano dei problemi, c’è la deliberata scelta di eliminare tutti i presidi che danno risposte e soluzioni a questi problemi.

Vuol dire la logica del tanto peggio, tanto meglio?

Esattamente. E non finirò di ringraziare gli insegnanti dell’Anna Frank che non si adeguano e hanno affermato come questo servizio si integrasse alla perfezione con la scuola e con risultati di solida inclusione e risposta al disagio sociale (…). D’ora in avanti già me li spetto interventi in consiglio comunale per lamentare la presenza di giovani che ciondolano in giro per la città, dormono sulle panchine in stazione o bivaccano nei giardini. Siamo di fronte agli stessi che hanno chiuso il centro di accoglienza di via Colombo dove erano ospitati lavoratori dell’Ikea, che di punto in bianco sono finiti in mezzo alla strada; gli stessi che hanno deciso di chiudere il campo nomani e all’interrogazione del Pd su che succederà dopo hanno risposto con molta arroganza che quando sarà il momento valuteranno se e come intervenire.

Li anima la logica di guardare solo al consenso dell’oggi, rimuovendo i problemi conseguenti che la povera gente vive sulla pelle.

Siamo in una città che passa da Thuram a Pillon, è evidente che i riferimenti valoriali sono completamente diversi.

Post Scriptum

Proprio oggi leggo che l’assessore Sgorbati replica rancorosa a questa intervista, mettendola sul personale e accusandomi di aver fallito la sfida dell’inclusione.

Evidentemente il parere dei 50 insegnanti dell’Anna Frank non le fa nè caldo, nè freddo.

Comunque sia, posto che per me è meglio fallire che non provare, in questo caso consiglio a Federica di ripassare, prima di scrivere, onde evitare figuracce.

Con la “mia” gestione, attorno a Spazio Belleville gravitavano un centinaio di ragazzi e circa 20 associazioni (dati ufficiali in risposta a un’interrogazione). Cosa siano invece riuciti a far loro in due anni è tristemente sotto gli occhi di tutti.

Mi piacerebbe guardasse questo video – se non tutto, almento dal minuto 8:20.

A meno che non creda a comparse arruolate apposta, si accorgerà di aver detto una sciocchezza.