Parlare di provocazione dopo le affermazioni su chi ospita migranti, che nemmeno un probabile colpo di calore possono giustificare, è una toppa peggiore del buco.
Io penso che il Partito Democratico, specie ora che vive una fase di crisi che solo il tempo dirà se irreversibile, abbia l’obbligo morale di prendere distanze non solo formali da stupidaggini come questa, su un tema che per ampiezza, gravità e complessità non va certo sottostimato ma nemmeno affrontato con vocabolari che non ci appartengono.
La responsabilità con cui si interpretano i valori che fondano una comunità di persone deve tornare a essere qualcosa che distingue chi in quella comunità ha senso che esprima il suo impegno politico e chi invece é buona cosa che ne stia alla larga.
Il modo in cui si affronta la questione non è banale. I cittadini sono allo stremo della sopportazione non tanto per i numeri, quanto per il fatto che si sentono scalzati da altri nella concessione di privilegi e nel riconoscimento dei diritti.
Quando ero assessore ho sempre detto che il grande errore della politica del governo è di non fare niente per tenere agganciati due concetti base come quelli di solidarietà umana ed equità sociale. Ho preso posizioni scomode e che dalla mia parte non tutti hanno gradito o compreso.
Un conto è il sacrosanto dovere di alzare i toni con il proprio partito e il governo, è proprio questo che deve fare un Sindaco. Altra cosa è proporre soluzioni (ammesso che siano perseguibili) che colpiscono direttamente i cittadini e le loro scelte di solidarietà. La battaglia perché non ci sia accoglienza indiscriminata, sparametarata nei numeri o non si riconoscano diritti e privilegi ai richiedenti asilo sottraendoli ai cittadini va fatta in altro modo e con altri interlocutori.
Chi si è candidato e ha l’onore di fare il Sindaco o comunque l’amministratore, ha una quota di responsabilità in più. Se ha scelto di rappresentare certi principi e si è iscritta a un partito, le questioni deve affrontarle con prese di posizioni coerenti.
Troppo facile rincorrere le paure. Vuol farlo? Liberissima, ma esistono altre forze politiche che meglio si addicono a quel modo di porsi.
Voglio un partito dall’identità chiara, in cui capire al volo se posso riconoscermi o se devo cercare altrove chi mi rappresenta. Il Sindaco di Codigoro non lo fa: o io o lei nel PD stiamo sbagliando casa.
Il primo che mi parla ancora di percezione, giuro che lo strangolo!
L’ho sentito in un incontro pochi giorni fa, pronunciato da una signora minuta e composta, che mai avrei pensato capace di tanto impeto. Capelli candidi come la neve e occhi chiarissimi, sgranati ad ammonire il mondo, con la mascella tremante più per l’agitazione improvvisa che per la dentiera calibrata male. Sarà stato il contrasto tra l’esile figura e il piglio battagliero che ha amplificato la scena, ma i secondi di silenzio che ne sono seguiti sembravano non voler finire mai.
Non che avessi molto da riflettere, ma è stato un attimo darle ragione. A nessuno di noi piace non essere preso sul serio, figuriamoci se si parla del fatto di sentirci sicuri in casa nostra, per strada, nelle nostre città.
Le dissertazioni sull’idea di sicurezza possono – e devono – portarci lontano, ma è un dato che nascondersi dietro il dito della percezione è la peggiore delle scuse per non affrontare con coscienza il tema, ai limiti dell’offesa per chi sente di dover parlare dell’argomento, se toccato in prima persona o nei suoi affetti più cari.
Liquidare la questione suggerendo ai cittadini di mettere le sbarre alle finestre o di comprarsi un antifurto di ultima generazione sarebbe ridicolo, non fosse provocatorio. Eppure, i più ricorderanno, è successo anche questo. Come un disco rotto ripeto da anni che per me la sicurezza poggia su alcuni presupposti che oggi sembrano utopia ma che, altrettanto, nessuna ronda o militarizzazione spinta dei quartieri potranno mai sostituire in efficacia e persistenza. Mi riferisco a parole démodé quali relazioni, rispetto, conoscenza, fiducia, giustizia. Valori che hanno declinato generazioni precedenti la nostra e per i quali non esiste motivo al mondo a impedirne il rilancio.
L’idea di una comunità che “si cura” per essere “sicura” sta su due gambe che devono entrambe avere solide fondamenta: da un lato persone che si parlano, si conoscono, imparano a fidarsi e a portare rispetto – a se stessi, al prossimo, ai luoghi in cui vivono e che frequentano, che si fanno parte attiva dei bisogni del loro condominio, della via, del rione. Dall’altra, un sistema di sorveglianza, prevenzione e repressione delle forze dell’ordine ben rodato, che dia sufficienti garanzie a chi delinque, o se ne frega delle regole, di non farla franca e la tranquillità ai giusti di non passare per stupidi.
Il ruolo di ognuno di noi in questo è capitale. Non voltarsi dall’altra parte, non pensare che tocchi sempre a qualcun altro, cercare nel vicino un alleato in questa gara di civiltà anziché isolarsi, segnalare senza sosta malcostumi e trasgressioni, non sentirsi esenti dal rigore che ogni volta pretendiamo dagli altri, sono i tanti tasselli di una comunità nuova.
I bambini delle scuole, i piccoli grandi cittadini del consiglio comunale dei ragazzi, sono tutti d’accordo nel voler giocare sicuri nei giardini ma altrettanto non ce n’è uno che vorrebbe telecamere ovunque e pattuglie dell’esercito a ogni angolo. Idem per molti adulti, quasi di ogni età.
Cos’è la destra? Cos’è la sinistra? Qui la questione è più complessa, anche se alla fine, sbagliando, si va a parare sempre lì. Se è vero che solo il “volemose bene” è da buonisti e soltanto “il manganello” da fascisti, il buon senso invece non è di parte, né è troppo affezionato alle ideologie (o a quel che ne resta).
In medio stat virtus, dicevano quei tali, e a noi che siam molto più terra-terra non resta che fidarci. La vera sicurezza è libera dai pregiudizi. I cretini si distribuiscono con generosità e uniformità. Non c’è razza, credo politico, fede religiosa che tenga. Contano solo l’educazione e il rispetto, che di partenza possono muovere da provenienze culturali diverse, ma il cui punto di sintesi dipende solo dalla buona volontà di chi desidera, per sé, la sua famiglia, i suoi bimbi, una vita serena e tranquilla. Siamo esseri sociali, istintivamente portati a cercare gli altri.
Manca giusto un pizzico di memoria su questa condizione naturale e, dove serve, azioni ben assestate per rimettere in carreggiata chi ha la tendenza a farla un po’ troppo fuori dal vaso. E voilà, il gioco è fatto! Sembrerebbe fin facile…
Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.- Henry David Thoreau
Blitz dei Carabinieri all’ex mercato ortofrutticolo: 16 pattuglie e un bel ripulisti da occupanti abusivi e disgraziati vari.
Dalla Prefettura, con piglio autoritario, la disposizione al Comune affinché
“intervenga con urgenza per bonificare i siti, attraverso una radicale pulizia e con le chiusure degli accessi, ove necessario, per evitare occupazioni abusive”. “Vengano effettuati con immediatezza gli interventi di pulizia degli immobili dove la sporcizia e il degrado sono intollerabili”.
Siamo al collasso della coerenza. Ormai è tale e tanta la facilità con cui, non solo gli oppositori politici in fibrillazione da campagna elettorale, ma pure gli interlocutori istituzionali si accaniscono contro il quotidiano impegno di chi amministra, che sorprendersi diventa perfino inutile.
Facile parlare quando non si deve rendere conto direttamente ai cittadini.
Ma come, quando siamo noi a chiedere controlli e rigore sui soggetti gestori dell’accoglienza profughi, quando supplichiamo interventi per ripristinare la decenza dopo che i sopralluoghi dell’AUSL svelano condizioni da far accapponare la pelle, quando lamentiamo le falle di un meccanismo che permette alle prefetture di espellere soggetti dai percorsi e trasformarli in fantasmi che vagano in città senza più possibilità di controllo (e vanno a rifugiarsi all’ex mercato ortofrutticolo!), nessuno ci ascolta.
Anzi, proprio dalla Prefettura sale alta l’irritazione per l’assessore che non smette di creare problemi e il Comune che non sta al suo posto. I verbali diventano inaccessibili, gli esposti alla Procura scompaiono nei cassetti, la collaborazione e lo scambio di informazioni si interrompono e, soprattutto, chi è stato colto sul fatto a tenere persone tra sporcizia e blatte, ne esce candido come un bimbo appena nato.
Quando invece si scopre un lenzuolo fuori posto in Asp ecco scattare una relazione veloce come il fulmine o la visita – nientepopodimeno – delle Nazioni Unite. Quando si trovano abusivi in locali comunali di cui sono stati forzati gli accessi, ecco senza indugio la forte presa di posizione pubblica.
E’ necessario il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza cittadina, attraverso telecamere dotate del sistema di lettura delle targhe degli autoveicoli che, laddove realizzato, sta sortendo ottimi risultati”. “La Polizia municipale, oltre a offrire la dovuta collaborazione deve mettere a disposizione almeno nei fine settimana pattuglie notturne per la rilevazione degli incidenti stradali”
Ma si! Avanti con la fiera delle ovvietà. Chissenefrega se tutti questi bei consigli pesano sulle tasche dei piacentini! Tanto, mica è un problema della Prefettura il bilancio del Comune.
Ci ricordi piuttosto con quale efficacia ha trasferito al Ministero la nostra richiesta di poter disporre dei militari per le pattuglie miste su strada. Se non mi tradisce la memoria, l’illustre Sig. Prefetto nell’occasione ha preferito raccomandare ai cittadini di farsi la porta blindata e mettere le inferriate alle finestre.
Che dire delle pattuglie notturne di Polizia Municipale? E chi le paga? La Prefettura forse? Certo che no, sempre i piacentini. Vorrà dire che sospenderemo qualche assegno di cura ai disabili o l’integrazione rette per le case di riposo per gli anziani per far saltare fuori i soldi che ci chiede il Prefetto.
Poi magari, arriverà pure il momento in cui il legislatore si deciderà una volta per tutte a dirimere la questione, perché gli agenti di Polizia Municipale non possono essere trattati da poliziotti o impiegati in divisa a seconda delle occorrenze. Se si equiparano alla Polizia, devono averne tutte le tutele e le prerogative. Altrimenti si lasci alle amministrazioni la reale possibilità di impiegarli nei compiti strettamente attinenti alle loro mansioni. In questo, piena solidarietà ai sindacati.
Come si può facilmente leggere sul sito, a livello provinciale la figura del Prefetto è caratterizzata da un duplice ruolo: egli, infatti, è preposto all’attuazione delle direttive ministeriali e al coordinamento delle forze di polizia, ed è anche responsabile provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Ancora una volta la denuncia di una situazione di scaricabarile intollerabile spetta a questo rompiscatole di un assessore. Quanto mi piacerebbe la solidarietà di tutte quelle forze politiche sempre pronte a sbraitare nei comunicati ma così deferenti quando ci sarebbe invece da prendereposizione concreta e solidale a difesa del territorio, come abbiamo fatto noi.
Ma questa è utopia. In generale. Figuriamoci sotto elezioni.
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini
Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell’azione civile in un mondo con poca memoria, che prova ostinato a ripetere errori passati. ”Mai piú” o si costruisce giorno per giorno, o resta uno slogan che sa di muffa e ipocrisia.- Stefano Cugini
Mi ripeto, con la preoccupazione di chi, nel nome della sacrosanta alternanza democratica, corre il rischio di essere amministrato da questi produttori seriali di banalità.
Chi guida una città deve agire conoscendo le leggi, i “si può” e i “non si può”. Ci vuole concretezza e onestà, perché col “piove governo ladro” non risolvi i problemi dei tuoi cittadini.
A fare gli gnorri per entrare in empatia con l’opinione pubblica son buoni tutti. Ma va bene se fai opposizione. Amministrare comporta invece la disponibilità a far scelte impopolari e non immediatamente comprensibili se non spiegate.
Gli scienziatoni si sprecano ma poi la badila in mano per spalare la sanno tenere in pochi, quando arrivi al dunque. Il bene pubblico comporta responsabilità.
La sicurezza non la ottieni solo strillando. Non è questione di finti 💪💪 da mostrare, ma di da avere. O le hai, o non te le puoi far prestare.
La Lega Nord dice che quando governerà la città metterà subito fine alla convenzione Asp-Prefettura per l’accoglienza profughi, cioè sceglie di fare un favore ai gestori privati interessati solo ai soldi e non al rispetto delle regole, eliminando il più grande presidio di integrazione ben fatta, dove il riconoscimento della dignità umana è la premessa per l’insegnamento dei doveri. Se persone in queste condizioni non sono messe all’interno di un contesto educativo, è chiaro ed evidente che finiscano per delinquere.
Ne deduco che, tutti presi dagli slogan, non pensino di domandarsi di chi sia il merito se a Piacenza non avvengono fatti criminosi come altrove. Inutile lamentarsi di Mafia Capitale e poi voler togliere uno strumento che contrasta situazioni come quelle.
Siamo di fronte all’autodenuncia di incapacità amministrativa, dato che non capire che una gestione ben fatta significa sicurezza per la comunità è la strada migliore per rendere la città più a rischio.
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini
L’Afghanistan é un Paese in guerra. Se quattro persone, tra cui due minori, scappano a piedi dalle loro case e si fanno mezzo mondo per finire nel cassone di un Tir all’Ikea di Piacenza, la mia coscienza mi dice di preoccuparmi del loro stato di salute.
Credo nel principio di “restare umani”, come premessa. Prima di consegnarli ai servizi sociali, di espellerli o di classificarli clandestini, potenziali terroristi e inneggiare alle dissennate politiche migratorie di Trump.
Da piacentino ringrazio i Carabinieri, uomini veri, dentro una divisa da onorare. Ciò detto, subito dopo penso ai cittadini esasperati, che hanno ragioni da vendere, lasciati soli dalla politichetta dell’eterna polemica tra populismo e buonismo.
Oggi la gente é vittima di un sistema senza credibilità, litigioso e diseducativo. Che da destra non sembri vero passare all’incasso su un simile argomento è nell’ordine delle cose. Mi chiedo invece quando a sinistra, dove ci si è battuti per la libertà, la lotta alle disuguaglianze, la solidarietà tra popoli, ci si darà una sveglia.
Che un sindacalista mi confessi, mesto, come ormai anche tra gli iscritti dire dei profughi sia tabù (“abbiamo imparato a non andare sull’argomento”), è un grave segno dei tempi. La colpa è di chi parla di “percezione” come se si trattasse di un’allucinazione collettiva, di chi non si espone, perché oggi si perde consenso a girare il dito in questa piaga, di chi si ostina a proporre un “vogliamoci bene” fatto solo di diritti e mai di doveri.
Il diffuso malcontento è figlio di un’accoglienza fatta di approssimazione, scaricabarile e presunti privilegi, che contrasta con il sentimento comune del cittadino italiano, schiacciato da fisco, burocrazia e inefficienze, in una realtà dove il merito si vede col binocolo e la giustizia va al rallentatore. Si aggiungano crisi e conflitti su scala planetaria, si mescoli il tutto e come si fa poi a non capire chi cerca nell’altro un nemico su cui scaricare colpe e frustrazioni.
È giusto? No! Sono razzisti gli italiani? Macché! L’accoglienza è un valore universale, laico, imprescindibile. Finché esistono spazi, risorse e possibilità di farla in modo dignitoso e armonico con la tenuta sociale di un territorio. Però é altrettanto un valore il diritto al buon vivere dei cittadini ospitanti, che non devono essere messi nelle condizioni di pensare che altri stiano ricevendo aiuto a loro discapito (cosa peraltro non vera).
Altro che “cambiare argomento”! Qui bisogna tornare a dialogare, dare risposte e soluzioni, per disinnescare la radicalizzazione ideologica, con le sue spinte xenofobe e nazionaliste. O la semplice, ma non meno preoccupante, incazzatura del pensionato che ne ha le scatole piene.
La sicurezza si ottiene in primis con regole chiare, il rigore di farle rispettare, sanzioni certe. Cose che un Comune non può fare da solo. A Piacenza, dall’inizio del fenomeno, abbiamo tenuto in equilibrio solidarietà umana ed equità sociale. Sulle battaglie che servivano, servono e serviranno l’amministrazione c’è da prima, con più forza e più efficacia di chiunque altro: parlano i fatti, sfido chi se la sente a confutarli nel merito. Ma c’é ancora tanto da fare.
Dopo la fiacca gestione Alfano, il nuovo inquilino del Viminale, Marco Minniti, pare aver intrapreso la strada nel senso e col piglio giusti. A livello locale finché potremo, continueremo a proporre una politica dalla schiena dritta, che ritiene inconcepibile desistere di fronte ai tanti muri di gomma. Perché poi, al netto del risultato finale, é il modo in cui si gioca la partita che qualifica gli interpreti.
Essere onesto può non farti avere tanti amici, ma ti farà avere quelli giusti.- John Lennon
Chi conosce le “10 P“? Pensa prima, parla poi, perché parole poco pensate portano pena.
Regola aurea, specie per chi si dice pronto a governare la città. Amministrare la propria gente é un onore tanto grande quanto difficile da sostenere e ci sono alcune cose da capire al volo.
1) Le scelte si fanno per il bene comune e qualcuno si scontenta sempre,
2) Non si può non scegliere, pena lo stallo (che non é bene comune),
3) Per ogni scelta bisogna conoscere a fondo contesti e conseguenze.
Da queste premesse deriva che raramente le soluzioni proposte a colpi di slogan sono praticabili in concreto e tout cour. Giurisprudenza e vincoli di bilancio di solito impongono il “piano B“, ancora prima di discutere il portato ideologico di un’iniziativa.
Poi, per carità, si può sempre buttarla sul “piove, governo ladro“, ma questo non elimina il punto 2, né ferma corte dei conti, ricorsi, sospensive, sanzioni e chi più ne ha, più ne metta. Quando imbocchi nel verso sbagliato la tua scelta, non paga Pantalone, ma tutti i cittadini.
Non posso aspettarmi che ammettano la realtà e cioè che invece stiamo tutelando proprio i piacentini. Stare alla larga dalle soluzioni che dicono di voler adottare una volta al potere, significa risparmiare alla collettività i costi della loro dabbenaggine.
Non sarebbe male se queste future guide apprendessero che le categorie di cittadini che possono accedere a certi tipi di sostegno pubblico sono regolate da disposizioni europee e nazionali, cui il Comune di Piacenza si adegua per evitare contenziosi e sentenze.
Sono diverse le ordinanze di tribunali (Tribunale Brescia ordinanza del 5.10.2015, Tribunale di Tivoli ordinanza 15.11.2011 Tribunale di Milano ordinanza 6.11.2015, Tribunale di Firenze 8.01.2015) e della Corte Costituzionale (tre sentenze e una ordinanza sent 187/2010, sent. 306/08, sent. 11/09, ordinanza 285/09) che hanno dichiarato incostituzionali le norme che prevedono il requisito della sola carta di soggiorno per l’accesso a prestazioni assistenziali. Con due sentenza gemelle emesse il 20 aprile 2016 la Corte d’Appello di Brescia ha confermato la decisione del tribunale di Brescia che dichiarava discriminatorio il comportamento dell’INPS in materia di assegno al nucleo familiare.
Nel caso specifico dell’assegno di maternità (art. 74 D.lgs 151/2001), i requisiti previsti da INPS violano il divieto di discriminazione per nazionalità sancito dall’art. 14 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo e dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali.
Riguardo le case popolari, si vadano a leggere la sentenza che condanna il Comune di Milano per l’attribuzione di punteggi aggiuntivi agli italiani nell’assegnazione di alloggi. Poi ne riparliamo.
Presto o tardi arriva per tutti il momento di scegliere: un conto è sparare a zero sugli avversari politici, un altro è avere la responsabilità di guidare una città di centomila persone.
Si cresce e si matura. Di solito funziona così, ma bisogna metterci impegno e smetterla con le chiacchiere.
Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.- Stefano Cugini
Luçiano, Elvis, Qani, Ernest, Albulen, Franc: così si chiamano i primi 6 ragazzi imbarcati all’Aeroporto internazionale di Bergamo, direzione Tirana. Nuovo anno in famiglia. Addio Piacenza.
Ho parlato di persona a questi giovani, e lo farò con tutti quelli che seguiranno. Li ho guardati negli occhi e garantisco che, a prescindere da tutto e nella convinzione di essere nel giusto, l’impatto emotivo di dire a dei minorenni che il loro progetto di vita (migliore) finisce lì e che un aereo li sta aspettando per far rientro a casa, non è cosa da poco.
Le reazioni sono diverse, a seconda della consapevolezza, della sensibilità, dell condizione personale di ognuno. Sicuro che non mi hanno ringraziato.
Sono soddisfatto? Certo, a patto che questo sia solo l’inizio, che si mettano insieme le piccole e grandi conquiste di questa azione caparbia e si portino a sistema, codificandole in nuove fonti normative che aiutino tutti.
Sono felice? No, per tante ragioni. Perché allontanare è peggio che accogliere; perché finora questa partita la stiamo giocando più o meno da soli; perché abbiamo ottenuto più noi con la perseveranza di chi ha una missione da compiere che tanti altri, con i loro contatti e le loro risorse, che in teoria i problemi agli enti locali dovrebbero risolverli, non farseli risolvere.
Pazienza. Credo che quello che stiamo ottenendo possa diventare un grande insegnamento per tutti e una bella iniezione di fiducia nei cittadini, che hanno potuto constatare che non è vero che la politica se ne frega sempre e comunque di loro.
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini
Come per i minori stranieri albanesi, anche per i profughi adulti non smetterò di denunciare una situazione grave, che incide sulla mancanza di un sistema d’accoglienza di qualità.
Per i piacentini noi dobbiamo continuare a battagliare, mettendoci tutto il senso di responsabilità necessario, anche supplendo a quello che a volte sembra mancare ad altri, specie a chi dovrebbe garantirci sonni tranquilli.
Siamo al paradosso. Che la Prefettura disponga l’esclusione dall’accoglienza di un profugo in dimissione dall’ospedale in seguito a una crisi psicotica è intollerabile.
Già è grave che il Comune non sia stato avvisato tempestivamente del caso, figuriamoci poi la scelta di buttare in mezzo a una strada una persona affetta da una patologia, a lungo ricoverata e compensata con farmaci specifici, un soggetto potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri, confezionando un limbo che lo trasforma da accolto a fantasma, appunto.
È inaudito che gli uffici territoriali del governo, cui spetta la supervisione dell’ordine e della sicurezza, responsabili dell’immigrazione, pensino di risolvere in questi termini una questione così delicata, scaricando costi, impegno e rischi sull’ente locale.
Chi crea problemi va tenuto d’occhio, non disperso tra la folla. Se si decide di allontanarlo dal progetto di accoglienza, si prendono accordi con Bologna o Roma per ricollocarlo, magari in un CIE (centri di identificazione ed espulsione).
Finiamola di dare addosso ai Comuni, diffondendo rischi, sfiducia, disordine e preoccupazione. Un allontanamento una tantum poteva servire da monito. Ora è una procedura di cui si sta abusando, un escamotage per liberare posti per altre accoglienze.
Ai piacentini non interessa avere chi elimina dalla contabilità i soggetti problematici per poter dire altri “si” quando il ministero chiama per le consegne.
Da amministratore non voglio fantasmi per le strade della mia città: senza controllo, senza regole, senza documenti. O aspettiamo che succeda qualcosa d’irreparabile per affrontare il problema con la giusta responsabilità e le dovute competenze?
«Il fatto spiegato da Cugini é stato ieri NEGATO dalla Prefettura».
Si può essere in disaccordo su molte cose, pure su tutto, ma quando una persona é seria e commenta dei fatti, é oggettiva. Siccome sono una persona seria, CONFERMO la ricostruzione della vicenda parola per parola.
Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell’azione civile in un mondo con poca memoria, che prova ostinato a ripetere errori passati. ”Mai piú” o si costruisce giorno per giorno, o resta uno slogan che sa di muffa e ipocrisia.- Stefano Cugini
Tra brutte figure sulle TV nazionali e diffide legali patetiche, spunta dal Consolato d’Albania qualche atto concreto. E che atto!
Ho letto tutto d’un fiato: abbiamo davvero segnato il primo punto.
Davide ha tirato uno sganascione a Golia e stavolta pare non avergli fatto solo solletico.
Dopo la nota degli avvocati che di fatto chiede a Prefetti e Questori di Milano e Piacenza di tenermi lontano dagli uffici diplomatici di via Pirelli (ai quali darò presto adeguata risposta), ecco finalmente un’altro scritto dai toni molto più concilianti, che indica nell’oggetto nientepopodimeno che:
RIMPATRIO ASSISTITO RELATIVO AI MINORI…
Piacenza ha creato quel precedente per il quale mi batto da agosto. Basta infinita burocrazia tra i servizi sociali e le commissioni ministeriali a Roma, per supplicare indagini nei paesi di provenienza. Basta stare mesi con le dita incrociate perché qualcuno ci scriva che forse ci sono le condizioni per chiedere ai ragazzi se ci danno il permesso per essere rispediti a casa (hai capito bene, di questo si tratta quando parliamo di “rimpatrio VOLONTARIO assistito“)
Ci siamo rivolti direttamente all’Albania, chiedendo:
“di contattare tempestivamente la famiglia del minore affinché si attivi per riprenderlo in consegna o, in alternativa, indichi se sul territorio nazionale siano presenti parenti che possano prenderlo in affidamento e assumerne la tutela”
Abbiamo fatto presente che (ed è questo che è stato indicato in diffida come nostra “velata minaccia”):
in caso di mancato riscontro, il Comune di Piacenza si riserva di consegnare entro 15 giorni il minore alle autorità consolari che rappresentano a tutti gli effetti lo stato albanese in territorio italiano
La risposta ci rende merito, chiedendoci di comunicare:
la data, l’ora e il punto di frontiera dal quale si effettuerà il rimpatrio assistito dei minori di cui sopra.
È un passaggio spartiacque, ed è solo l’inizio. Guai a fermarsi, questa conquista deve essere lo stimolo per recuperare altro entusiasmo, coinvolgere altri amministratori, far sentire ancora di più la nostra voce.
Siamo nel giusto e adesso lo riconosce anche l’Albania.
Alla luce di questa svolta, rivendico l’efficacia del mio comportamento fuori dalle righe, almeno per l’ortodossia di una certa politica, molto brava a parlare e poco abituata ai fatti. Vorrei chiederecosa hanno da dire adesso quelli che, comodamente seduti davanti alla tastiera di un computer, mi hanno accusato di campagna elettorale o piagnistei e propaganda.
A parlare sono buoni più o meno tutti. A urlare anche l’ultimo dei peones non fa fatica. Alla gente però serve chi lavora: ancora una volta sono indispensabili dei sani operai della politica che ci credono e buttano il cuore oltre l’ostacolo.
Per i cittadini, per i piacentini che pagano le tasse, è stata più concreta un’amministrazione pronta a rompere gli schemi e far saltare il banco o quelle opposizioni politiche che invece di unirsi in una causa sacrosanta e dare forza alla nostra azione, si sono limitate al tiro al bersaglio polemico e improduttivo?
Vale per questa partita, come – purtroppo – per tantissime altre, più o meno note all’opinione pubblica.
Oggi un amministratore deve muoversi con i valori che lo guidano, facendo quello che crede sia l’interesse di tutti, a prescindere dalle appartenenze politiche. Deve farlo mettendosi in gioco, dimostrandosi disposto a rischiare in prima persona per un bene superiore, perché non si muove per se stesso, ma rappresenta una comunità intera.
Faccio mio il messaggio di Papa Francesco in un suo discorso al Consiglio d’Europa, in cui ha richiamato:
“un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.
Non é tempo per gli infallibili e per quelli che “la colpa é sempre di qualcun altro”. I miei supereroi sono gli onesti operai con le borse sotto agli occhi per la fatica quotidiana e il sorriso pronto di chi ha sogni da inseguire e condividere.- Stefano Cugini
Giornata di interrogazioni. Due, entrambe del centro-destra, tutte sull’accoglienza profughi gestite dalla nostra ASP: una della Lega, presentata col solito piglio da Massimo Polledri, l’altra di Forza Italia, affidata a un’imbarazzata Maria Lucia Girometta.
Ma andiamo con ordine:
Massimo Polledri, riferendosi al protocollo firmato tra ASP, Comune, Questura e Prefettura per “un’accoglienza emancipante, in un percorso di integrazione e autonomia“, obietta di atti vandalici nel parcheggio – ovviamente riferendoli ai migranti accolti – lascia intendere modalità di presa in carico poco efficaci – “al di là del girare in bicicletta, fumare sigarette e oziare durante il giorno” e cerca il colpo gobbo, l’ammissione dell’utilizzo di personale che invece di assistere anziani e disabili, sarebbe destinato ai profughi.
Maria Lucia Girometta si spinge oltre, con un book fotografico che a suo dire dimostrerebbe un “parcheggio invaso dai rifiuti“, “panni e coperte stese“, “problemi di igiene, decoro, sicurezza“, stranieri che “non rispettano le regole di civile convivenza“. Il Vittorio Emanuele trasformato nei bassifondi di Calcutta, insomma.
Il mondo al contrario. Nelle ultime settimane noi denunciamo con forza la situazione di alcune strutture in cui c’è sovraffollamento, sporcizia, persone in canottiera, calzoncini e infradito in pieno inverno che rincorrono e mangiano nutrie per la fame e niente, da Lega e Forza Italia nessuno leva un dito.
Libertà pubblica il reportage di due visite a sorpresa, una dove si trova degrado e disprezzo per l’umana condizione, l’altra che svela “attenzione e cuore“, “familiarità e cura” e loro che fanno? Scattanti come centometristi olimpici preparano interrogazioni/denuncia su Asp, quella dove “la dignità non é morta” e ci sono “giornate piene“, “educatori che accompagnano“, “un progetto sociale“.
Che dire, l’ennesima dimostrazione di enorme fastidio verso questo Vittorio Emanuele che funziona, risana i conti, aumenta i servizi, inaugura locali e appartamenti, assume personale, si coccola i suoi ospiti anziani e disabili e cerca pure di metterci quella professionalità nella presa in carico di esseri umani deportati – perchè oggi di questo si tratta – che ad altri manca.
Misteri della vecchia politica. Peccato che anche stavolta i detrattori hanno sbagliato bersaglio.
“Obiezione vosto Onore! L’accusa cerca di influenzare la giuria!” Quando mi ricapita di esclamare in aula una battuta da film americano così!
Mi ha dato lo spunto proprio Polledri, in deficit di onestà intellettuale, pronto a rifilare la colpa di qualsiasi evento a “quegli” ospiti, incurante (o forse contento) di creare allarmismo sociale e discriminazione.
Piccoli episodi di vandalismo e furtarelli nel parcheggio del Vittorio Emanuele non sono mai mancati, ma come non era giusto prima – senza prove – puntare il dito contro il SERT giusto dall’altra parte della strada, è sconsiderato accusare per partito preso i profughi adesso.
Tanto quanto insistere sul fatto che passino le giornate nell’ozio, con le mani in mano, anche dopo avergli dimostrato in quante e quali cose siano quotidianamente impegnati con ASP.
Nel solo mese di ottobre abbiamo coinvolto 43 persone nei corsi di italiano organizzati dal CPIA e impegnato tutte le restanti in corsi interni con 4 insegnanti volontari. Per quanto riguarda le attività di volontariato, abbiamo una squadra ASP di 11 persone per la cura del verde e la piccola manutenzione (tinteggiatura, montaggio e smontaggio mobili ecc…), oltre a un gruppo di donne che gestisce lai distribuzione dei capi di vestiario per tutti i cittadini stranieri accolti e altre 21 persone inserite nel patto con il Comune di Piacenza per opere di diserbo manuale delle vie del centro e dei parchi giochi, secondo la mappa fornita dagli uffici comunali – settore ambiente.
Per intenderci:
Lunedì 3 ottobre diserbo nei pressi della Scuola Giordani e in Stradone Farnese;
Martedì 4 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino e Parcheggio Cavallerizza.
Mercoledì 5 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino , in Vicolo Chiostri e Via San Vincenzo.
Giovedì 6 ottobre diserbo in Via San Giovanni, Via delle Asse; in Via Molineria San Giovanni, Via Campagna, Via San Sepolcro.
Venerdì 7 ottobre diserbo in Via Taverna, Viale Malta; in Via Castello, Via Maddalena.
Lunedì 10 ottobre diserbo in Via Gazzola, Via Santa Margherita, Via San Marco; Via Mazzini.
Martedì11 ottobre diserbo in Via Cittadella, Via Bertè; Via Baciocchi, P.zza Cittadella.
Lunedì 17 ottobre diserbo in via Pozzo, via Torricella, via Tibini; via Madoli, via Sansone, via Alberoni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
Martedì 18 ottobre diserbo in Via Benedettine, via Giordano Bruno; via della Ferma, via Montagnola; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
Mercoledì 19 ottobre diserbo in Via Leonardo da Vinci, Via Passerini; giardino/parco di Via Santa Franca.
Giovedì 20 ottobre diserbo in Via XXIV Maggio, giardino/parco di Via Santa Franca.
Venerdì 21 ottobre diserbo in Via Boselli, giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Lunedì 24 ottobre giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Martedì 25 ottobre diserbo in Via Sanzio, Via Lanza Via Grandi, Via Rogerio; giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Mercoledì 26 ottobre diserbo in Via Montebello Via Pavia, Via Serravalle Libarna, Via Pizzi; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Giovedì 27 ottobre diserbo in Via Asti, Via Casteggio, giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Venerdì 28 ottobre diserbo in Via Stradella, Via Broni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Sabato 29 ottobre un gruppo di ragazzi ospitati presso la struttura di via Scalabrini al piano terra accompagnati dagli educatori ha partecipato insieme ai volontari del gruppo piacentino di Legambiente alla pulizia, raccolta differenziata e pulizia del parco di via Molinari e del piazzale antistante al campo sportivo della società sportiva Libertas Piacenza.
Nonostante tutto, imperterrito, ha provato a far passare – un’altra volta ancora – l’altra leggenda metropolitana per cui in ASP toglieremmo personale dalle cure ad anziani e disabili per dedicarlo ai profughi.
Il Comune di Piacenza NON utilizza, per la gestione dei richiedenti asilo, personale dedicato ad anziani e disabili. La prima volta che mi è stata fatta questa domanda ho accettato di buon grado che fosse “legittimo immaginare” questa situazione. Dalla seconda volta in avanti è solo bieca strumentalizzazione, una balla colossale a cui spero di essermi opposto per l’ultima volta.
Maria Lucia Girometta mi ha dato l’idea di rappresentare idee di altri. Troppo lontana questa interrogazione dalla sensibilitàpersonale della consigliera, dalla quale mi dividono molte posizioni ideologiche, ma che stimo come brava persona, educata e di cuore.
Mi ha stupito sentirla presentare un documento triste, esempio dello scadimento del confronto politico che sembra non avere limite, tutto incentrato sulle presunte condizioni di degrado del cortile interno al Vittorio Emanuele, dove ci sono le strutture che ospitano i richiedenti asilo.
“Per colpa dei profughi il parcheggio è invaso dai rifiuti“
RISPOSTA: in Asp ci sono 200 ospiti incontinenti. 3 ausili + 1 traversa monouso al giorno fanno circa 800 pannoloni usati, a cui aggiugere gli scarti di 500 pasti, i mobili da eliminare, le attrezzature sanitarie dismesse, i girelli e le carrozzine da buttare. Se si fotografa lo stato del cortile, area smaltimento rifiuti, prima del passaggio di IREN, il quadro è questo. Si può immaginare il contributo dei profughi quanto può incidere su questa mole di sporcizia!
“Con i profughi ci sono panni e coperte stesi sulle recinzioni, e quindi degrado e problemi di igiene“
RISPOSTA: Vero. In realtà ora non più, li abbiamo dotati di stendi biancheria. Si tratta comunque di panni puliti! Santo cielo, ma nessuno di voi è cresciuto nelle case popolari quando da bambini ci divertivamo a correre tra le lenzuola stese sui fili tirati tra un palazzo e quello vicino, sostenuti dai pali di legno? Avrei voluto vedere le massaie che ci rincorrevano urlanti per evitare che sporcassimo panni puliti giocandoci in mezzo, cosa avrebbero fatto allo sventurato che si fosse permesso di parlare di degrado, decoro, igiene pubblica! Ah, altri tempi…
Dico, ma è mai possibile arrivare a questo livello di intolleranza? Può esserci vera convinzione in questi attacchi privi di senno, o sarà solo voglia di allarmare il prossimo per alimentare quella tensione tanto utile quanto più ci si avvicina alle elezioni?
Continuate così. Al senso di responsabilità ci pensiamo noi.