altri tempi, open consiglio, partecipazione
Metro leggera? No, bicipolitana!

Commissione ambiente

"A parole son tutti ecologisti. Noi proponiamo una commissione speciale sull'ambiente e la mobilità sostenibile. Gratis e aperta al pubblico. Con qualche obiettivo concreto. Vediamo chi ci sta.”

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sforamenti dei valori di ozono e polveri sottili nel 2017 a Piacenza

| Stato confusionale

"La nave è ormai in mano al cuoco di bordo. E ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani" [Soren Kierkegaard]

Parco mezzi a basso impatto ambientale, trasporto pubblico gratuito, ZTL più larga, isola pedonale in centro, bicipolitana.

Questa è la nostra contro-proposta alla boutade della metropolitana leggera, ultima, in ordine di tempo, per sviare l’attenzione da una navigazione a vista che per ora non solo non ha fatto uscire la nave dal porto, ma si ostina a cambiare rotta a ogni soffio di vento.

Il Sindaco l’ha buttata lì nell’ultimo consiglio, per uscire da uno dei tanti angoli in cui ogni volta si trova “incantonata”, tralasciando di dire – se è vero ciò che mi ha sussurato un esperto – che opere di questo genere costano circa 20 milioni di € a km!

Tanto è campata in aria la cosa che non val la pena commentare oltre, per ora: i pregressi della “giunta del faremo” consigliano di non impegnarsi in un dibattito senza capo né coda fin dal principio.

Resta però di importanza capitale il dibattito su dove vogliamo andare e quale futuro, in termini di qualità della vita, intendiamo lasciare ai posteri.

Ho già detto che è ora di fare uno sforzo e uscire dai confini degli interessi di parte, per accettare il fallimento di una visione non più attuale e dire basta a cemento e inquinamento. Rripianificare, mettendo ambiente e salute al centro, senza compromessi, é un obbligo morale, ancor prima che politico.

Per essere ancora più netto,

la svolta ecologista di qualsiasi politica agita da chi tiene davvero al futuro del proprio territorio é imperativa, irrimandabile, radicale.

Progetti come quello della bicipolitana di Pesaro sono esempi virtuosi da seguire, strade da imboccare con convinzione.

Per dare un contributo costruttivo a quanto l’amministrazione intende fare in termini di mobilità sostenibile, per dimostrare che alle parole seguono azioni concrete, abbiamo depositato giusto ieri una proposta di delibera su cui stavamo ragionando da qualche mese, per l’istituzione di una commissione specialeAmbiente Piacenza 2020 – (gratuita e aperta a tutti) che lavori con l’obiettivo di pianificare un pezzo della rivoluzione di cui sopra, attraverso:

  • la tracciatura di una mappa dei punti più adatti per i parcheggi scambiatori intorno alla città, con capienza, distanza dal centro, possibilità di collegamento, costi e tempi indicativi di realizzazione;
  • la quotazione delle risorse necessarie per rendere gratuito o simbolico il costo per il cittadino del trasporto pubblico locale;
  • la quotazione dei costi (e la stima dei tempi) per rinnovare il parco mezzi pubblici verso l’utilizzo di autobus e minibus elettrici, o comunque a minimo impatto inquinante;
  • la stesura di una prima ipotesi di allargamento della ZTL e di progressiva pedonalizzazione del centro storico, da sottoporre poi a pubblico confronto;
  • lo studio di fattibilità su una più rigida regolamentazione degli accessi al centro storico dei corrieri e dei mezzi deputati al rifornimento di negozi e attività in genere.

Il timore che la proposta, fra mille scuse, faccia la stessa fine del nostro ordine del giorno sul Parco alla Pertite è fondato, ma non per questo abbiamo intenzione di desistere.

Speriamo solo che, al solito, non scatti la tiritera bulla e arrogante del “hai perso le elezioni, dunque taci“, che sta purtroppo diventando la triste abitudine di chi si crede forte senza accorgersi che così dimostra solo grande debolezza e puntuale assenza di argomenti.

clicca qui sotto per leggere la PROPOSTA DI DELIBERA

open consiglio, partecipazione
La ruota del pavone

Un piano di recupero per i Giardini Margherita sarà presentato a stretto giro dal Comune di Piacenza. Nuovo annuncio dell’assessore alla sicurezza Luca Zandonella. Molto bene. Tutto l’impegno che si può mettere sul quartiere Roma per me è gradito.

Mi piacerebbe però che la bulimia da azzeramento di tutto ciò che è stato fatto da chi c’era prima non prevedesse di radere al suolo, cospargendo poi tutto di sale, il percorso di Porta Galera 3.0. Lo dico per i cittadini e per le tante persone che ci hanno investito in termini di tempo e passione.

Chi ambisce a diventare un buon amministratore non può temere di riconoscere se chi lo ha preceduto ha lasciato materiale su cui costruire. Si risparmia tempo e si guadagna in esperienza. Soprattutto se dimostri, dalle prime parole, di non avere le idee ancora troppo chiare quando si tratta di andare oltre il titolo.

Le modalità sono ancora da definire, ma già da metà della prossima settimana una pattuglia fissa della Polizia municipale sarà presente all’interno e all’esterno dell’area verde” ha dichiarato il giovane assessore.

Curiosa dichiarazione: se fosse vero la presenza di una pattuglia fissa nei giardini Margherita, si tratterebbe di un arretramento rispetto al nucleo dedicato all’intero quartiere, già in servizio dagli ultimi mesi del 2016.

Il Quartiere non è all’anno zero, pensateci bene.

partecipazione, welfare e sanità
I nervi del Direttore

Sotto attacco perché tutelo i soldi pubblici e la qualità dei progetti in carcere. Ebbene si, facendo il proprio lavoro senza guardare in faccia nessuno capita che il “sistema” reagisca.

L’impegno porta al cambiamento e ciò che cambia in qualche modo destabilizza e risulta indigesto a chi vive di status quo.

Nel caso della Dott.ssa Zurlo, questo fastidio ha raggiunto picchi così alti che nel 2016 mi ha segnalato alla Regione Emilia Romagna per “gravi violazioni delle norme” e “illiceità di determinazioni operate in violazione di protocolli e leggi regionali”A tanto è arrivata la Direttrice del carcere di Piacenza, nei miei confronti.

Tutto, dall’inizio ha una sua coerenza. I fatti sono noti agli addetti ai lavori e anche ai piacentini che hanno avuto la pazienza di seguire la cronaca dalla stampa.

La sintesi è presto fatta: essendo il Comune responsabile dell’uso dei fondi pubblici, in questo caso come in tutte le altre iniziative del c.d.”piano di zona“, non accetta approssimazioni, usi poco critici di risorse e risposte non convincenti.

Per rispetto dei cittadini contribuenti e della stessa popolazione reclusa, in questi anni si è chiesta e mai ottenuta, una verifica puntuale delle azioni messe in campo e delle decisioni unilaterali prese su iniziative svolte all’interno della Casa Circondariale.

Le motivazioni che mi hanno portato nel 2016 a decidere per lo spostamento della progettualità principalmente verso le attività di esecuzione penale esterna derivano da numerosi e lunghi colloqui con una controparte che non ha inteso cogliere il senso delle mie parole o forse non ha creduto che a queste sarebbero seguiti i fatti.

Per questo motivo ho detto che le decisioni prese – non unilateralmente ma di concerto con il Comitato – rimarranno tali fintanto che non cambieranno le relazioni istituzionali fra Casa circondariale e Comune di Piacenza, nel senso della più ampia trasparenza e nel vero rispetto dei ruoli.

A proposito della denuncia di un anno fa. Io stesso ho chiesto alla Regione una formale valutazione del caso, con relativa risposta. Le carte parlano da sé e rimettono in asse la realtà, confermando la piena conformità del mio comportamento, che ricordo è agito in nome, per conto e nell’interesse dell’intera comunità.

A questo punto mi sarei aspettato scuse istituzionali da chi ha lanciato accuse così pesanti. Invece è arrivato un nuovo attacco mezzo stampa, con una ricostruzione fantasiosa del contesto, che ha fatto sorridere chi ne conosce le dinamiche.

Nonostante tutto, continuo a pensare che il tempo sia galantuomo e l’importante per me è aver fatto capire che esistono amministratori pubblici che sull’utilizzo dei soldi di tutti sono molto, ma molto, ma molto vigili, con buona pace di quelli che se la prendono per lesa maestà.

Se non tutelo e non interpreto la voce dei cittadini, che ci sto a fare?

nuovi cittadini, partecipazione, società
La vera sicurezza è libera dai pregiudizi.

Il primo che mi parla ancora di percezione, giuro che lo strangolo!

L’ho sentito in un incontro pochi giorni fa, pronunciato da una signora minuta e composta, che mai avrei pensato capace di tanto impeto. Capelli candidi come la neve e occhi chiarissimi, sgranati ad ammonire il mondo, con la mascella tremante più per l’agitazione improvvisa che per la dentiera calibrata male. Sarà stato il contrasto tra l’esile figura e il piglio battagliero che ha amplificato la scena, ma i secondi di silenzio che ne sono seguiti sembravano non voler finire mai.

Non che avessi molto da riflettere, ma è stato un attimo darle ragione. A nessuno di noi piace non essere preso sul serio, figuriamoci se si parla del fatto di sentirci sicuri in casa nostra, per strada, nelle nostre città.

Le dissertazioni sull’idea di sicurezza possono – e devono – portarci lontano, ma è un dato che nascondersi dietro il dito della percezione è la peggiore delle scuse per non affrontare con coscienza il tema, ai limiti dell’offesa per chi sente di dover parlare dell’argomento, se toccato in prima persona o nei suoi affetti più cari.

Liquidare la questione suggerendo ai cittadini di mettere le sbarre alle finestre o di comprarsi un antifurto di ultima generazione sarebbe ridicolo, non fosse provocatorio. Eppure, i più ricorderanno, è successo anche questo. Come un disco rotto ripeto da anni che per me la sicurezza poggia su alcuni presupposti che oggi sembrano utopia ma che, altrettanto, nessuna ronda o militarizzazione spinta dei quartieri potranno mai sostituire in efficacia e persistenza. Mi riferisco a parole démodé quali relazioni, rispetto, conoscenza, fiducia, giustizia. Valori che hanno declinato generazioni precedenti la nostra e per i quali non esiste motivo al mondo a impedirne il rilancio.

L’idea di una comunità che “si cura” per essere “sicura” sta su due gambe che devono entrambe avere solide fondamenta: da un lato persone che si parlano, si conoscono, imparano a fidarsi e a portare rispetto – a se stessi, al prossimo, ai luoghi in cui vivono e che frequentano, che si fanno parte attiva dei bisogni del loro condominio, della via, del rione. Dall’altra, un sistema di sorveglianza, prevenzione e repressione delle forze dell’ordine ben rodato, che dia sufficienti garanzie a chi delinque, o se ne frega delle regole, di non farla franca e la tranquillità ai giusti di non passare per stupidi.

Il ruolo di ognuno di noi in questo è capitale. Non voltarsi dall’altra parte, non pensare che tocchi sempre a qualcun altro, cercare nel vicino un alleato in questa gara di civiltà anziché isolarsi, segnalare senza sosta malcostumi e trasgressioni, non sentirsi esenti dal rigore che ogni volta pretendiamo dagli altri, sono i tanti tasselli di una comunità nuova.

I bambini delle scuole, i piccoli grandi cittadini del consiglio comunale dei ragazzi, sono tutti d’accordo nel voler giocare sicuri nei giardini ma altrettanto non ce n’è uno che vorrebbe telecamere ovunque e pattuglie dell’esercito a ogni angolo. Idem per molti adulti, quasi di ogni età.

Cos’è la destra? Cos’è la sinistra? Qui la questione è più complessa, anche se alla fine, sbagliando, si va a parare sempre lì. Se è vero che solo il “volemose bene” è da buonisti e soltanto “il manganello” da fascisti, il buon senso invece non è di parte, né è troppo affezionato alle ideologie (o a quel che ne resta).

In medio stat virtus, dicevano quei tali, e a noi che siam molto più terra-terra non resta che fidarci. La vera sicurezza è libera dai pregiudizi. I cretini si distribuiscono con generosità e uniformità. Non c’è razza, credo politico, fede religiosa che tenga. Contano solo l’educazione e il rispetto, che di partenza possono muovere da provenienze culturali diverse, ma il cui punto di sintesi dipende solo dalla buona volontà di chi desidera, per sé, la sua famiglia, i suoi bimbi, una vita serena e tranquilla. Siamo esseri sociali, istintivamente portati a cercare gli altri.

Manca giusto un pizzico di memoria su questa condizione naturale e, dove serve, azioni ben assestate per rimettere in carreggiata chi ha la tendenza a farla un po’ troppo fuori dal vaso. E voilà, il gioco è fatto! Sembrerebbe fin facile…

Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.- Dante Alighieri, Inferno, canto III
in evidenza, partecipazione, risultati, società, welfare e sanità
Ok al piano di riordino sanitario

L’ho detto in premessa di intervento: “mi impegnerò per essere impopolare e credo di riuscirci dalle prime parole. Sono un convinto sostenitore della democrazia rappresentativa e del ruolo che noi amministratori eletti abbiamo nei confronti dei cittadini. Con buona pace dei tanti tifosi della democrazia diretta o plebiscitaria!

La Conferenza Territoriale Socio Sanitaria di ieri è stata molto pesante: da un punto di vista politico ed emotivo le tensioni erano tante, come è normale che sia quando la posta in gioco è così alta.

In ballo c’era l’approvazione del riordino della rete ospedaliera, ovvero il futuro della sanità provinciale, dei presidi ospedalieri, delle case della salute, dell’Unità spinale di Villanova.

Molti politici contrari al piano hanno messo le mani avanti, dicendo di non sentirsi per questo “cattivi” o “responsabili”. Excusatio non petitaaccusatio manifesta, dicevano i latini. “Chi si scusa si accusa”, diciamo noi del popolo. Ma come: voti “NO” sostenendo che non è colpa tua ma dei cittadini che in quanto sindaco sei tenuto ad ascoltare?

Mannaggia, questa povera gente! Sempre tirata in ballo. Prima per attaccare i sostenitori del riordino, che sarebbero una “casta” sorda alla voce dei cittadini, poi come scudo per giustificare una linea che, pur rispettabile, fa acqua da molte parti. Facciamocene una ragione.

Eccola la mia posizione impopolare: il primo dovere di chi amministra per me non è (solo) quello di ascoltare la voce dei cittadini, ma di fare i loro interessi. Per quanto difficile da spiegare, non sempre le due cose coincidono. Per questo chi amministra deve avere il coraggio delle scelte difficili, che non portano consenso.

Ma quale “piano calato dall’alto”, macché “mancato ascolto”. In Italia se non si creano costantemente fazioni contrapposte, proprio non riusciamo a impostare la dialettica.

Che brutto usare l’opinione pubblica come alibi. Quanto svilisce il nostro ruolo di amministratori. Fino a prova contraria, i cittadini ci eleggono non per farsi tirare la giacca da una politica che antepone lo scontro all’assunzione di responsabilità, non per sentirsi chiedere che direzione prendere, ma per avere risposte e soluzioni ai problemi complessi e ai temi fondamentali di pubblico interesse. Altrimenti che ci stiamo a fare?

La sanità è cruciale e complessa per eccellenza. Nascondere l’incapacità di decidere dietro all’impegno a farsi portavoce della gente per me è tradire il mandato e ferire la democrazia. Chiediamo fiducia in campagna elettorale e assumiamo incarichi per avere il tempo e gli strumenti per acquisire le competenze che pochissimi normali cittadini possono avere. Questo è il senso della rappresentanza: mettere a frutto i privilegi che il ruolo ci assegna per studiare, approfondire, verificare e trasferire responsabilmente alla gente il grado di conoscenza sufficiente per farsi un’opinione non ingenua, non di pancia.

Ho il massimo rispetto per l’opinione pubblica, sia individuale che di gruppo. É uno stimolo a non distrarsi, a stare sul pezzo. É un termometro dell’importanza di una questione. La scelta finale però tocca alla politica democraticamente eletta. Il tempo e il voto della gente ci diranno se abbiamo fatto bene il nistro lavoro.

Il percorso di creazione e affinamento del piano di riordino è durato due anni ed è stato dibattuto in un’infinità di uffici di presidenza, conferenze, consigli comunali. Abbiamo incontrato i primari. La politica, stretta tra comitati e scontri tra partiti, ha chiesto l’opinione degli esperti a più riprese.

Quando finalmente questi esperti ci hanno messo la faccia, quando il “s’ha da fareper la salute dei piacentini lo hanno detto medici, operatori, infermieri, tecnici, uomini e donne di trincea, che la sanità la fanno per lavoro e missione tutti i giorni, sono stati accusati di farsi strumentalizzare come neanche nella Turchia di Erdogan! C’è chi ha detto loro, citando Pirandello, di usare molte maschere e poche facce. Dai, un po’ di serietà!

Avrei voluto vedere cosa avrebbe detto la gente se la politica avesse deciso di fregarsene delle opinioni di questi esperti, ignorando il loro parere e la loro competenza. Se gli esperti avessero detto in coro NO al piano e i politici lo avessero votato?

Invece il mondo della sanità a stragrande maggioranza ha detto SI e siccome per una parte politica questa presa di posizione non va nella direzione voluta, meglio allora tentare la delegittimazione e lisciare il pelo all’opinione pubblica contraria, alle paure, alle posizioni ingenue, al campanilismo.

E si che di errori passati ne sono già stati fatti tanti e le occasioni perse a favore di altri territori confinanti non stanno sulle dita delle mani. Eppure sembra che non si riesca a far tesoro delle esperienze.

Piaccia o non piaccia, si torna sempre al fatto che non è la quantità di persone che si oppone o è a favore di qualcosa che garantisce conoscenze approfondite e competenze reali. Piaccia o no, quando parliamo del futuro della salute di una comunità intera, per me è più giusto ascoltare pareri consapevoli e competenti. Ecco il motivo per cui ho chiesto ai presenti, in quanti di loro salirebbero su un aereo dove il pilota, prima del decollo, volesse sapere dai passeggeri che rotta tenere e a che altezza volare.

In rappresentanza del Comune di Piacenza ho votato SI al piano e l’ho detto guardando simbolicamente negli occhi non solo i 100.000 piacentini ma tutti i 280.000 abitanti della provincia. Ho studiato due anni, chiesto, approfondito. Mi sono convinto. E se ancora avessi avuto qualche perplessità, mi hanno confortato i consigli di persone che della nostra salute hanno fatto una ragione di vita  e che hanno tutta la mia fiducia di cittadino e paziente.

Per fare buona politica non c’è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie, la buona fede, la serietà e l’impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l’essere un buon affare.- Piero Calamandrei
partecipazione, politica
ELEZIONI: trasporto gratis e Polizia ovunque: che programma!
È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.- Italo Calvino

Riprendo pari pari la premessa di un mio precedente post per un altro consiglio non richiesto (ma dato di cuore) a te, che a giugno voterai per il nuovo Sindaco di Piacenza: occhio ai programmi farlocchi!

Amministrare una città, provincia, regione o stato che sia, é un onore. Meritarsi questo onore richiede alcuni presupposti, tra cui esprimere in modo netto una linea, specie su questioni nodali per la tenuta morale, economica, sociale di una comunità. La sintesi, purché al rialzo, é una dote, ma “botte piena e moglie ubriacaé un’equazione impossibile. Chi prova a dimostrare il contrario, é ipocrita.

Diffida dei programmi che da ogni parte ti saranno sottoposti, non soffermarti tanto sulle proposte e non accontentarti di chi ti dice che sono fattibili.

Chiedi per ogni voce COME si intende realizzarla e DOVE si pensa di reperire le risorse.

Non berti la solfa del taglio degli sprechi, che a Piacenza non funziona. Gli spazi da questo punto di vista sono ridotti al lumicino.

Chi promette Polizia Municipale ovunque, trasporti gratis, telecamere in ogni angolo di città, strade perfette, giardini curati, sanità puntuale, … non fargli nemmeno finire i suoi proclami senza che ti abbia detto quali servizi intende tagliare.

O non ha idea di cosa parla, o ti sta prendendo in giro. In entrambi i casi non merita la tua fiducia.

Una città non si guida con le buone intenzioni, ma bilanciando visioni e possibilità. Lo dico sulla scorta dell’esperienza della commissione welfare presieduta da Massimo Polledri, nata per tagliare i servizi sociali che l’amministrazione buonista dispenserebbe senza responsabilità e finita con un documento che ricalca pari pari le azioni che stiamo già facendo, certificandone la bontà.

Scegliere il Sindaco è una cosa seria: metti in crisi tutta la politica, di ogni colore, soprattutto quella che ti sta più simpatica. Chiedi risposte precise su quale strada ognuno pensa di intraprendere e guarda bene negli occhi il tuo interlocutore (se riesce a risponderti).

Ricorda: i vecchi direbbero che i can con la lùganga ia liga ‘tuoi. Se alla fine qualcuno ti avrà convinto, sceglilo senza riserve!

Votare consapevolmente è il primo passo per costruire classi politiche migliori, comunità più mature e città più belle e solidali.

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in evidenza, partecipazione, politica, società, welfare e sanità
CITTADINANZA: chiedere fiducia è legittimo
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini

«Da assessore chiedere fiducia nelle istituzioni è alquanto pretenzioso, visto come vanno le cose nel nostro Paese».

Così mi ha apostrofato una cittadina l’altro giorno, sorpresa dal mio invito, mentre le spiegavo l’ennesima bufala su presunti lavori in corso per ospitare profughi (stavolta dalle parti di via Corneliana). A farle da contraltare, il Sig. Demetrio, mi ha invece chiamato per senso civico, segnalandomi una situazione su cui siamo riusciti a intervenire proprio grazie a lui. Ho risposto alla signora ed è stato bello capirci, superando (almeno un po’) la crosta di diffidenza, così come ho ringraziato il cittadino di buona volontà. Entrambi mi sono però serviti da spunto per un ragionamento più ampio riguardo la cittadinanza.

Il rapporto tra cittadini e istituzioni, in un quadro generale (sociale, economico, politico), è profondamente mutato rispetto a pochi decenni fa. Determinazione, mancanza di risorse, richiesta di aiuto.

Oggi più che mai chi amministra deve parlare senza filtri alla sua gente, perché è ora di ridefinire per davvero la natura della linea rossa che lega gli attori di una comunità.

Sono alla prima esperienza in Consiglio comunale, che da quasi cinque anni mi offre un osservatorio privilegiato per dire che se non riusciremo a rinsaldare un vero patto sociale, ci sarà poco da stare allegri.

Oggi non basta più a chi governa dimostrarsi un esempio di rettitudine, gestire in modo trasparente e moralmente irreprensibile la res publica, perché tale e tanto è il grado di sfiducia dei cittadini che il retro-pensiero pare inestirpabile.

Sia chiaro, questo disamore non è piovuto dal cielo. Il fascino del potere e la spasmodica ricerca del consenso immediato hanno creato cinismo e incapacità di programmare a lungo termine, di offrire una visione di futuro.

Tutto questo ha portato al rigetto generalizzato di questi tempi. Ciò detto, fare di tutta l’erba un fascio non aiuta nessuno. Oggi i Comuni sono soffocati da vincoli e trasferimenti sempre più scarsi.

Semplicemente, non possono più soddisfare tutte le richieste. Non è bello da dire, ma bisogna prima di tutto badare al sodo, alle necessità basilari, quelle che è compito di una politica accorta individuare.

Volenti o nolenti, ne deriva come la dose di responsabilità indispensabile per tirar fuori la testa da questa crisi, non solo economica, sia enorme e soprattutto in capo a ciascuno di noi.

Ai politici, che invece di vedere nel cittadino la semplice espressione di un voto, dovrebbero lavorare per il superamento di strategie e tattiche che inchiodano la crescita e la coesione e che nulla c’entrano con la ricerca del benessere collettivo.

Agli amministratori, che proprio dal momento di profonda difficoltà devono trovare le forze per azioni coraggiose, per leggere la realtà con occhi nuovi, scegliendo di non star fermi, in attesa che passi la buriana. La necessità di fare efficienza, non tagli, e di ragionare fuori dagli schemi per inventarsi soluzioni nuove serve a sopravvivere, non a essere più fighi.

A noi cittadini, perché partecipare non è solo farsi occhio del Grande Fratello, ma anche e soprattutto coinvolgimento e spirito di iniziativa. Chiediamo rigore ma siamo sempre pronti a trovare una scorciatoia, non chiediamo lo scontrino ma pretendiamo servizi al top, esigiamo strade perfette, parchi giochi esemplari, centri sportivi all’avanguardia, eventi di grido, chilometri di piste ciclabili e verde curato ma poi parcheggiamo sui marciapiedi e sulle aree per disabili, ignoriamo i limiti di velocità, gettiamo a terra ogni cosa che ci passa per le mani, diamo per scontato che qualcun altro toglierà dalla strada i nostri mozziconi, le cartacce o quel che lasciano i nostri fidati amici a quattro zampe.

Ricevo telefonate per chiedere “al Comune” di togliere “i ciuffi d’erba che sbucano dal marciapiede davanti casa” o sms che mi fanno notare come “le tal panchine abbiano bisogno di una riverniciata”.

Il mondo dorato degli spot Mulino Bianco è molto bello, un po’ inquietante forse. Comunque sia, è fiction. Se non capiamo la realtà, saremo condannati a una rincorsa che non porterà mai al traguardo. Ogni intervento di manutenzione, ripristino, sostituzione, se va bene è nell’ordine di qualche migliaio di euro, che quasi sempre mancano! Se si recuperano per aggiustare una scala mobile o un’altalena distrutta da vandali in cerca di emozioni, saranno inevitabilmente tolti a qualche altra opera, a qualche altro servizio.

Bisogna avere il coraggio di riformulare il messaggio: quando parliamo di cittadinanza attiva non stiamo proponendo (solo) un simpatico passatempo a chi si gode la pensione: serve aiuto. Non è una vergogna ammetterlo.

Un grande contributo può arrivare dal recupero di una buona dose di educazione civica: è gratis, bastano impegno e volontà. Non è più tempo di dire “non tocca a me”.

Il pre-requisito della partecipazione è il rispetto del bene comune, la sensibilità verso cose e persone, da praticare e trasmettere ai propri figli. Poi vuol anche dire darsi da fare e agire quello spirito di gratuità che ti fa sentire l’orgoglio di migliorare l’ambiente in cui vivi.

Don Giacomo Panizza, anima di Progetto Sud, scrive:

«Questa è la bellezza di essere cittadini e cittadine, di rinnovarsi come persone che vivono a testa alta, di dare un nuovo senso e una nuova organizzazione alla vita».

Non sono stato molto diplomatico, ma sincero sì, perché spero che la prossima volta alla signora non venga in mente di darmi del “pretenzioso” solo perché chiedo fiducia nelle istituzioni.

partecipazione, risultati, welfare e sanità
FRAGILITA’: 100.000€ dal fondo anticrisi
Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.- Stefano Cugini

fatto orangeA Piacenza, da aprile 2015, abbiamo detto basta all’assistenzialismo applicato al welfare, introducendo il “Patto di Reciprocità” (PDR). Ebbene si, abbiamo giocato d’anticipo e non è la prima volta.

A distanza di un anno e mezzo arriva – su scala nazionale – il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un sussidio economico alle famiglie in condizioni disagiate, nelle quali siano presenti minorenni, figli disabili o donne in stato di gravidanza accertata.

Come per il nostro PDR, il sussidio è subordinato a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa predisposto dai servizi sociali del Comune, in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole, nonché con soggetti privati ed enti no profit.

Il progetto coinvolge tutti i componenti del nucleo familiare e prevede specifici impegni per adulti e minori, sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni. L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie a superare la condizione di povertà e riconquistare gradualmente l’autonomia.

Per accedere al beneficio il nucleo familiare deve ottenere un punteggio relativo alla valutazione multidimensionale del bisogno uguale o superiore a 45 punti. La valutazione tiene conto dei carichi familiari, nonché delle situazioni economica e lavorativa.

Il Comune di Piacenza a partire dal 2 settembre 2016 e fino al 31 ottobre 2016  ha accolto, istruito per quanto di competenza e trasmesso a INPS 170 domande di cui, a seguito dell’istruttoria di competenza di INPS, solo 34 sono state ammesse al beneficio. La parte decisamente predominante delle domande non accolte è stata esclusa per non aver raggiunto la soglia dei 45 punti. Da noi, al 31 ottobre 2016, parliamo di 98 nuclei (428 persone).

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Per aiutare queste famiglie escluse, d’accordo con le Organizzazioni Sindacali, abbiamo deciso di investire il Fondo Anticrisi 2016, a integrazione della misura nazionale del Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) di cui al Decreto Ministeriale del 26 maggio 2016.

Riteniamo questa una scelta coerente con la nostra politica,  in particolare per il fatto di assumere la logica di collegare l’erogazione del contributo alla costruzione di un piano (in collaborazione tra servizi sociali, centro per l’impiego e, se necessario, AUSL) che preveda la responsabilizzazione del nucleo beneficiario e il suo inserimento in percorsi e interventi di politica attiva del lavoro con l’obiettivo di favorire l’occupabilità.

Inoltre l’erogazione mensile del contributo consente proprio di lavorare a un progetto condiviso con l’utente e di monitorarne l’andamento, cosa che più difficilmente si riesce a fare con la modalità del bando e dell’erogazione in un’unica soluzione.

In sintesi, come funzionerà?

  1. Formeremo la graduatoria in base al punteggio ottenuto nella valutazione SIA. In caso di parità di punteggio si considererà l’ordine cronologico di presentazione della domanda.
  2. Erogheremo un contributo anche in questo caso mensile, della durata di 6 mesi che, analogamente al SIA, sarà liquidato bimestralmente.
    Sulla base dei punteggi ottenuti nella valutazione multidimensionale relativa al SIA determineremo la collocazione in tre fasce correlate a tre differenti importi del contributo mensile per ogni componente del nucleo familiare (e attribuibile fino a un massimo di 5 componenti):
    – Punteggi uguali o superiori a 40 e inferiori a 45: contributo massimo;
    – Punteggi uguali o superiori a 30 e inferiori a 40: contributo medio;
    – Punteggi inferiori a 30: contributo minimo.
  3. Manterremo l’impostazione del SIA con riferimento ai piani di attivazione. Ogni beneficiario del contributo comunale dovrà quindi sottoscrivere un piano che preveda forme di attivazione e responsabilizzazione: interventi per favorire il reinserimento lavorativo (attività responsabilizzanti, tirocini, attività di formazione professionale), assunzione di impegni di cura, prevenzione e tutela della salute, etc., comunque nella prospettiva del perseguimento di una maggiore autonomia e del superamento della condizione di povertà.
  4. Escluderemo il riconoscimento del contributo del Fondo Anticrisi per l’anno 2017 dalla cumulabilità con altri sussidi comunali nell’anno 2017.

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curiosità, diritti, partecipazione, welfare e sanità
Portatori sani di barriere
Un politico può promettere. Un amministratore deve dimostrare.- Stefano Cugini

Provare l’esperienza diretta di essere cieco, anche se assistito, cambia la tua percezione del mondo.

Teoria e pratica sono due cose diverse, che devono coesistere il più possibile. Per natura cerco l’approccio scientifico, sul campo, convinto come sono che si possono capire le cose se te le spiegano e stai attento, ma si capiscono ancora meglio se le provi in prima persona.

Così ho fatto ieri, lasciandomi guidare per le vie di Piacenza da chi cieco lo è davvero. Ho ascoltato, esterrefatto di accorgermi come è vero che il cervello cambia in fretta il suo modo di approcciare il mondo quando non dispone della vista. Bastano poche decine di minuti e gli altri sensi aumentano di intensità: provare per credere. Tutto ha una tecnica, ogni cosa va imparata, dal corretto utilizzo del bastone, al marciapiede come unico approdo (teoricamente) sicuro, al muro come punto di riferimento.

Così cominci a realizzare la presenza di spazi pieni, intervallata dai portoni aperti o dalle vie che incroci – e all’inizio non distingui; il diverso rumore degli ostacoli che incontri, il rimbombo o l’aria che gira in modo particolare quando attraversi spazi vuoti, le voci delle persone, che si amplificano, i loro corpi che ti urtano distratti, con la faccia incollata allo smartphone. Ti scopri a sentire cose che da “normale” nemmeno ti immaginavi, come quei ragazzetti che “vorrebbero tanto farti lo sgambetto“.

Mi ha colpito – non guardandola ma vedendola forse davvero per la prima volta – la nostra inciviltà. Tutto ciò che facciamo per comodo, perché “è soltanto un attimo“, perché “a chi vuoi che dia fastidio“, concorre a formare un percorso a ostacoli pieno di pericoli per chi è portatore di disabilità.

A prescindere dalle montagne di soldi che servirebbero (e serviranno) oggi per una città finalmente libera da ogni genere di barriere architettoniche, siamo tremendamente e vergognosamente indietro sul piano culturale: produciamo barriere di ogni genere e tipo solo grazie allo scarso senso civico, alla maleducazione, al menefreghismo, al benaltrismo con cui ci giustifichiamo la coscienza, sempre pronti a vedere problemi o una colpe più grandi di quelle che stiamo impacchettando noi per il prossimo.

Oggi, se avessi il genio della lampada disposto a esaudire uno tra questi due desideri, ovvero abbattere immediatamente tutte le barriere architettoniche della città o infondere educazione civica nei piacentini, non avrei dubbi e sceglierei il secondo.

Perché finché non saremo persone migliori, cittadini migliori (non solo a Natale), finché pretenderemo sempre un vigile o una telecamera dietro ogni angolo per sanzionare il cattivo – che non sono mai io, perché se capita a me una giustificazione al mio comportamento la trovo sempre – fino a quando non impareremo a non girarci dall’altra parte se qualcuno non rispetta le regole, dalla sigaretta gettata a terra, al passaggio in bicicletta dove è proibito, alla sosta sugli spazi per i disabili, …, fino a quel momento sarà una battaglia persa.

bruciato-defibrillatore

Fino a quando ci sarà qualche cretino che per gioco ruba e brucia un DEFIBRILLATORE, ogni euro investito in attività virtuose a favore del prossimo sarà potenzialmente buttato via.

Da dove cominciamo questa rivoluzione?

partecipazione, welfare e sanità
COMMISSIONE WELFARE: tempo, gettoni e nulla di fatto!
Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.- Dante Alighieri, Inferno, canto III

welfare man blueConsiglio comunale dedicato al sociale. Finalmente il resoconto della comissione Welfare, nata per spiegare ai servizi sociali come e dove tagliare gli sprechi e terminata con il copia-incolla della documentazione che gli uffici hanno distribuito nei vari incontri.

C’è chi si chiede cosa ne faremo del documento prodotto dalla commissione. Facile: è un documento già vivo, già applicato per la gran parte. Di più, è proprio la fotografia della nostra linea, almeno per il 95%.

Fa piacere, sia chiaro: è un’inequivocabile conferma di scelte politiche indirizzate nella giusta direzione e della loro corretta applicazione.

A Piacenza ci sono servizi sociali che combattono l’assistenzialismo e si impegnano per tenere insieme solidarietà umana ed equità sociale. Non siamo perfetti, ma bravi si.

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