"Siamo di fronte a una proposta retriva, patriarcale e svilente per il ruolo della parte debole nelle separazioni, oltreché penalizzante per i figli, intesi come pacchi postali al centro della scena. L'unica casacca che conta, in certe cause, è quella della piazza. Serve mobilitarsi.”
| Il turbo conservatore
La mente del Family Day, già a Piacenza per il convegno "Cannabis, erba della morte", uno rispetto al quale Savonarola sembra un fricchettone stile Woodstock, propone di rivedere le norme sulle separazioni da par suo.
Simone Pillon, senatore, quello che «esiste una lobby gay che punta al reclutamento omosessuale» e «impediremo alle donne di abortire». Proprio lui.
Ecco, il decreto Pillon, nonostante le premesse di cui sopra che farebbero pensare a una personcina a modo e ponderata, é una pessima proposta, oscurantista, costosa e aberrante nei confronti della famiglia che vorrebbe invece tutelare.
Si tratta di un disincentivo al divorzio basato però sul rendere lo stesso diseconomico e tremendamente penalizzante per la parte debole.
I costi legali e di mediazione (che diventa obbligatoria, pure in presenza di separazione consensuale e accordo sulla gestione dei figli) esploderanno e, aspetto terribile, i figli diventeranno al tempo stesso oggetti di una trattativa imposta dall’alto e vittime di un sistema che non si preoccupa più di garantire loro la tutela di una stabilità di base in termini di condizioni di vita, rete di relazioni, affettività ma che fa anzi leva sul creare il genitore di serie A e quello di serie B.
Occorre mobilitarsi, perché qui non c’entrano le frizioni tra i partiti, ma la difesa di un impianto legislativo che si può e si deve migliorare ma sarebbe un delitto smontare.
"La giunta Barbieri, eterodiretta dalla "Piacenza che conta", perde i pezzi. Ungaretti direbbe: si sta come d'autunno, sugli alberi le foglie”
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giorni per "far fuori" tre assessori
| Situazione tragica ma non seria
Una farsa che non ci fa onore. Quando mai un Sindaco chiama a fare l’assessore consiglieri eletti per poi farli dimettere? è una vergogna!
[Tommaso Foti - Fratelli d'Italia - 2014]
Tanto tuonò che piovve. Patatrac ampiamente annunciato, per quanto tacciato come “chiacchiera da comari” fino a poche ore prima. La giunta Barbieri perde i pezzi e, per dirla alla Ungaretti:
“si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie“
Dato il goffo tentativo di far passare la cosa come l’illuminata decisione di una persona di polso, per chi avesse memoria corta, ecco alcune dichiarazioni del 2014, allorquando fu Paolo Dosi a cambiare gli assetti della squadra:
Una farsa che non ci fa onore. Quando mai un Sindaco chiama a fare l’assessore consiglieri eletti per poi farli dimettere? è una vergogna!
[Tommaso Foti]
Questa totale mancanza di responsabilità nei confronti della città mi urta come cittadino
[Paolo Garetti]
Se non sono in grado di governare, vadano a casa, almeno per dignità politica. Quella che stiamo vivendo è una delle pagine più buie della storia politica recente
[Conferenza stampa congiunta della minoranza]
E fu così che 3 tra i consiglieri più votati dalla gente, passati in giunta meno di un anno e mezzo fa, furono bellamente segati!
Da capogruppo , condivido con i miei la bocciatura senza appello di questi primi 16 mesi di governo del Sindaco: 465 giorni (1/4 di mandato) al passo del gambero, per essere generosi.
Questi signori han vinto predicando netta discontinuità dall’amministrazione Dosi. Peccato che, da subito scostanti e a ranghi sparsi, non si siano contate le volte in cui, messi all’angolo su qualche pratica o sbugiardati sulle tante incoerenze, abbiano provato a bofonchiare, spesso a sproposito, che anche chi c’era prima faceva così.
Il loro lavoro principale fin qui è stato quello di puntellare un’impalcatura che ha nel potere il collante di forze in cui prevalgono distanze politiche e incompatibilità personali, sottolineate in Consiglio da prove muscolari, come quelle che si vedono nei documentari, tra i leoni che rivendicano il territorio.
465 giorni di bulimia di dichiarazioni, quasi sempre smentite dai fatti.
Col sorriso compiaciuto di bambini col giocattolo nuovo, hanno iniziato spargendo sale sui simboli (o presunti tali) di chi c’era prima, per lasciarsi poi il piccolissimo cabotaggio sulla quotidianità e tanta, tantissima confusione sulle questioni strategiche, che ha svelato un mortifero mix tra reale mancanza di visioni e capacità di impantanarsi litigando.
Tirata la riga, oggi troviamo cittadini disorientati, uffici comunali allo sbando, amministratori in perenne conflitto, consiglieri di maggioranza sempre più a disagio.
La situazione è tragica ma non seria.
Quando da questi banchi abbiamo cominciato a parlare di DIS-GIUNTA da DOPO LAVORO, mesi or sono, ricevendo in cambio permalosa irritazione, non era per le nostre doti divinatorie. Siamo solo osservatori attenti.
Un RIMPASTO, per quanto legittima prerogativa, è l’ammissione del fallimento del Sindaco, prima ancora che l’atto con cui si sancisce l’inadeguatezza di uno o più assessori.
Non confondiamo le responsabilità, basta con la favoletta di un primo cittadino in odor di santità, circondato da inaffidabili passacarte.
Se un Sindaco sceglie una squadra e sbaglia componenti, il responsabile è lui e solo lui. Se un Sindaco si fa scegliere in testa la squadra dai partiti o dal suggeritore nella buca, il responsabile resta lui e solo lui.
Principio generale a cui Patrizia Barbieri non può sfuggire.
Il grande bluff dell’indipendenza dai partiti è svelato una volta per tutte.
L’idea che oggi trasuda, proprio dal “palazzo”, ormai incapace di tener riservati spifferi di malcontento che sono diventati folate è di un’amministrazione sempre più spostata a destra, sotto tutela politica, cui non sempre spetta l’ultima parola sulle scelte.
Nominare Massimo Polledri, figura assai nota, per natura abituato ad alternare persona e personaggio, per condividere il governo della città e poi silurarlo stupiti del suo eccessivo personalismo è come voler far sedere l’incredibile Hulk su uno sgabello da campeggio e poi lamentarsi perché lo ha sfondato.
La scusa del personalismo non serve, se non a dimostrare che il nome era stato imposto nei giochi di bilancino iniziali.
All’estremo opposto Paolo Garetti, certo non un personaggio, né un picconatore malato di protagonismo. Le malelingue dicono che sia finito nella buca e abbia pestato un callo di troppo al suggeritore.
Sono tali e tante le voci uscite dalla galleria del vento della sfilacciata maggioranza in questi mesi che, a domanda di un amico
Perché Garetti?
i suoi dicono che il Sindaco non lo vuole più da mesi e ha fatto continue pressioni su Patrizia Barbieri perché lo silurasse
ho risposto allargando le braccia:
E pensare che la battuta nasce in seno alla stessa maggioranza, prima sussurrata a fil di voce e via via detta con sempre meno pudore.
Per finire con la farsa delle dimissioni finte di Filiberto Putzu, che prima si impunta tanto da far uscire la velina di presunti “dossier”, che posta persino su Facebook col titolo “colori”, salvo poi, fulminato sulla via di Damasco, fare il suo bel passo indietro.
Prendiamo atto che i signori governanti non sentono nemmeno più il bisogno di salvaguardare il comportamento di maniera dell’aver respinto una mozione di sfiducia poche settimane fa solo per non dover ammettere che avevamo ragione noi.
Far fuori un assessore su cui hai appena respinto una mozione di sfiducia è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e un inno all’incoerenza.
Piacenza ha bisogno di amministratori che invece di impegni part-time a indennità piena, si dedichino giorno e notte alla città, condividendo una linea comune.
Con queste premesse tremiamo al pensiero che il Sindaco sarà presto anche Presidente della Provincia.
Va bene voler saltare sul carro del buon lavoro di Francesco Rolleri, ma l’impegno di tempo e risorse mentali di un doppio incarico di questa portata richiederebbe un presupposto totalmente assente, cioè un governo del Comune capoluogo in grado di procedere con una sorta di “pilota automatico”, grazie a una squadra ormai coesa e rodata, non in piena fibrillazione.
La sterile invettiva al nemico politico per sviare l’attenzione è un’equazione che non torna più: da mercoledì, tra decisioni prese, interviste rilasciate, comunicati emessi, anche i sassi hanno capito che in questi 465 giorni il nemico dell’amministrazione in carica è l’amministrazione stessa: giunta e consiglieri.
Si tirassero ora su le maniche e togliessero dalla paralisi la vita della collettività che hanno l’onore di amministrare per interesse diffuso e non particolare.
"Insultare i propri dipendenti e assegnarsi premi di risultato fissando obiettivi più bassi degli anni precedenti non è il miglior biglietto da visita per chi dovrebbe rappresentare l'aria nuova”
| Altro pasticcio verdenero
Pare proprio che la (dis)giunta non riesca a metter testa su qualcosa senza combinare danno. Sono gli altri a montar polemiche o Barbieri & Co. a non farne una giusta dal principio alla fine?
Se i cittadini riuscissero, per voglia e tempo a disposizione, a mettere insieme con logica e senza pregiudizio i puntini dell’azione amministrativa, alla fine avrebbero un quadro chiaro di quelli a cui hanno dato il voto. Come il gioco della Settimana Enigmistica, dove alla fine, punto dopo punto, vien fuori la figura.
Per fortuna di certa politica, al cittadino, di solito, manca tutto per tirare le righe: tempo, voglia, competenze. Su questo fanno conto in tanti, a cui basta qualche slogan per raccattare voti e consenso e poter poi far danni grazie a un mix ben dosato di arroganza e scarsa competenza.
Capita così, che pure a fronte di anni di sacrosanto mazzo fatto sui banchi dell’università per diventare seri professionisti, tocchi in sorte sentirsi dare del “venditore di scatolette” da un amministratore delegato neo-eletto, deciso a mettere da subito in chiaro il rispetto per i propri dipendenti.
E dire che, di motivi per essere più cauti, i nuovi capi di Farmacie Comunali Piacenza ne avrebbero, dal momento che non è ancora chiaro se siano compatibili o meno per l’incarico ricevuto.
In attesa che altri rispondano al quesito, dato che a precisa richiesta, il Dott. Gallini ha preferito delegare la risposta all’assessore Passoni, infischiandosene del fatto che lo stesso non fosse presente (alla faccia della trasparenza e della buona fede!), non si è perso tempo a studiare lauti premi di risultato, stando ben attenti, fosse mai che poi servisse troppo sforzo, a fissare obiettivi meno performanti – cioè più bassi – degli anni precedenti!
Come quella pubblicità, con la canzonetta TA-TADA-TADA-TA-DA e il claim “Ti piace vincere facile“!
Peccato che il catalogo degli svarioni, come prima uscita pubblica, non finisca qui.
Dimostrando che dell’importante funzione di presidio sociale che può avere una farmacia in zone particolari della città, come le frazioni, abitate specialmente da persone anziane, i nuovi vertici se ne infischiano, eccoli ammettere candidamente che stanno pensando di chiudere la farmacia a Roncaglia.
D’altronde, se si tratta solo di scatolette, che problema c’è a fare un po’ più di strada per andarle a prendere?
Qui però hanno sbagliato i conti. Perché sarà battaglia. Promesso.
nota: le immagini degli articoli sono tratte da Libertà – quotidiano di Piacenza
Aggiornamento 14/10
Scusa per privatizzare?
A pensar male si fa peccato, diceva il tale. Ma spesso ci si piglia. Ecco, a me questa tiritera “è colpa tua, è colpa mia” sta facendo frullare in testa il dubbio che la giunta liberal-destrorsa possa sfruttare l’occasione per far quello che più piace da quelle parti: cedere i gioielli di famiglia.
Temo facciano bene i farmacisti (purtroppo) a preoccuparsi. Dico subito che sono CONTRARIO senza se e senza ma all’eventuale dismissione della parte pubblica.
"La maggioranza in commissione sullla Ricci Oddi sfiducia il Sindaco che aveva rinnovato la fiducia al Presidente. Poi il Sindaco sfiducia la sua maggioranza non sfiduciando il Presidente seduta stante nemmeno dopo le frasi al fulmicotone della Lega”
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I componenti del CDA della Ricci Oddi nominati dal Sindaco
| Senza mezzi termini
C'è andato giù pesante Stefano Cavalli, che parlando a nome della Lega, ha chiesto al Presidente della Ricci Oddi di dimettersi. Ci avrà pensato che così è andato contro la fiducia che il Sindaco ha accordato a Massimo Ferrari?
Parlare di rilancio é inutile, senza chiarezza di fondo.
Ieri sera in commissione cultura é andata in scena una poco elegante sfiduciade facto del Presidente della Galleria Ricci Oddi, che, oltre al ruvido confronto con gli assessori competenti, che ci sta, si é visto apostrofare da chi doveva per ruolo mantenere una posizione terza e ha dovuto rispondere a insinuazioni talmente banali da non poter nascondere altri fini.
La Lega Nord, per bocca del capogruppo Stefano Cavalli, alla fine ne ha chiesto apertamente la testa.
Ora, se dopo aver votato contro il loro governo sul bando periferie, decidono pure di votare contro il proprio Sindaco, colei che ha dato fiducia al Presidente e all’altro membro del CDA indicato dal Comune, si accomodino.
Qualche spiegazione sarebbe però gradita perché altrimenti si rischia lo stallo amministrativo, che di solito costa ai cittadini.
"Quando la parola d'ordine è banalizzare, quando si cerca l'attacco, il sensazionalismo, quando tutto diventa slogan per intercettare gli istinti, i limiti si spostano verso il basso e ogni lingua si sente in diritto di fingersi collegata al cervello”
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€ tolti a Piacenza per la decisione del governo sui bandi periferie
| Tanto per dire
C'è chi evidentemente si pasce nel dimostrarsi gaffeur con pochi pari. Pur di attacare l'avversario, va contro i suoi stessi compagni di partito. Sembra un po' quella storia di Lorena Bobbit...
< Il post è un chiaro segnale di sindrome di perdita del buon gusto >
Geniale. Attacca noi poveri consiglieri comunali di minoranza perché facciamo notare che il governo ha sfilato dalle tasche del Comune di Piacenza 11 milioni di euro, proprio nel giorno in cui, in Consiglio comunale, il gruppo della Lega Nord vota la risoluzione in cui si tira la giacca proprio al governo, proprio per provare a farsi restituire il maltolto.
Sulle ali dell’entusiasmo di chi, oggi come oggi, potrebbe dire che nevica rosso con buona probabilità di essere creduto, si lancia in una dichiarazione a parole che i suoi stessi compagni di partitorigettano nei fatti.
Chapeau On. Pisani!
Nel mentre, salta il bando periferie, pare saltare Terrepadane e sembrerebbe che i milioncini andati in fumo dei contributi privati li trovi il Comune.
Mah, un giorno non ci sono le lacrime per piangere, quello dopo ecco l’America. Si metteranno d’accordo con loro stessi prima o poi.
"La coerenza è virtù importante, che alla lunga paga. Soprattutto, chi ti segue la percepisce. Inutile ostentare certezze che le tue parole smentiscono puntualmente. L'unico a cascarci, forse, sei tu.”
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Le preferenze di Gianluca Bariola alle elezioni amministrative 2017
| Giovani vecchi
Coerenza vuole che a una tessera di partito meditata e presa dopo una campagna elettorale, corrisponda la disponibilità a entrare in Consiglio comunale nel gruppo di quel partito. Specie se il momento è di crisi.
Coerenza. É il filo rosso che vorrei si cogliesse in modo netto.
Già all’epoca della surroga del Consigliere Colosimo con Sandra Ponzini, nonostante gli strali di Tommaso Foti e Marco Tassi, il gruppo PD optò per l’astensione, dal momento che sul subentro prendeva un ricorso e che i tempi della giustizia sono diversi da quelli della politica.
Esiste un unico principio indifferibile: in un consesso di eletti devono sedere quelli che i cittadini hanno preferito, fosse pure di un voto.
Pure oggi siamo in presenza di una surroga su cui pende un ricorso e, dato che Piacenza é piccola, Tommaso Foti sa – come ama ripetere – ma non è il solo a sapere, pare oltretutto che stavolta ogni parte in causa sia ben cosciente di cosa dicono i numeri veri.
Siamo dunque in attesa, ma se così fosse, per stile chi sa di avere un voto in meno cede il passo senza bisogno di sentenze.
Ad ogni modo, alla coerenza generale, va poi aggiunta quella “particolare”, che in un momento tanto delicato e critico per il Partito Democratico, é merce rara da recuperare in fretta, per quel minimo di credibilità necessaria per provare a ripartire.
Gli amministratori locali, i militanti della base, coerenza e credibilità, l’aspettano, puntualmente frustrati, dai dirigenti nazionali, che non perdono invece occasione per dimostrarsi inadatti al loro ruolo, ancorché indisponibili a farsi da parte, tutti presi dai loro bizantinismi.
Tocca quindi alle piccole periferie tornare a convincere gli elettori di essere qualcosa di serio e non un taxi su cui si consumano ambizioni e faide di corrente, quando non personali.
Oggi il PD ha bisogno come l’aria di gente che crede ai suoi valori fondanti, che si impegna e ci mette la faccia, che non abbandona la nave perché sente l’orchestrina che suona intanto che lo scafo affonda.
Il consigliere Bariola lo abbiamo conosciuto candidato civico in una lista collegata a Paolo Rizzi, poi ne abbiamo apprezzato la scelta, successiva alla sconfitta (quindi, pensiamo, meditata) di entrare nel partito e seguito con un po’ di stupore l’immediata nomina nei quadri dirigenti.
Ora ci aspettavamo, per coerenza, una freccia in più all’arco del gruppo consigliare.
Apprendiamo invece che per lui questa non é oggi la giusta fermata del taxi e che, a precisa domanda, ha preferito rimettere distanza tra sè e i colori della tessera che ha in tasca.
Ne prendiamo atto e gli auguriamo ogni successo e soddisfazione ma, va da sé, si pone il tema di una credibilità politica, lealtà alla causa e reale desiderio di fare squadra tutti da riconquistare.
Nulla di personale e da oggi in poi nessun pregiudizio ma, se ancora non lo è, vorrei che da oggi fosse chiaro – a chi ha orecchie per intendere – che qui dentro ci sono quattro persone impegnate a rafforzare l’immagine di unPD BUONO, riconoscibile nella sua condotta, distante da logiche autoreferenziali o prudenze interessate.
Un PD, per dirla alla piacentina, magari brutto ma sincero, che si muove seguendo il metro per cui un cattivo compromesso non vale mai una giusta battaglia.
Chi ci ama, ci segua, mi vien da dire. Aggiungo il nostro apprezzamento per i segretari provinciale e cittadino, che non si sono opposti alla linea che sto tracciando.
Per questo motivo, per COERENZA e perché sia chiara una discontinuità netta con le vecchie abitudini delle decisioni prese col bilancino e i caminetti, per tener fintamente su impalcature cadenti a uso e consumo di elettori che stupidi non sono e meritano rispetto e trasparenza, l’astensione del gruppo per le ragioni tecniche indicate in premessa, diventa un voto contrario, per quelle etico-politiche delineate in seguito.
L’uomo è un essere sociale e la reputazione, ovvero la credibilità che gli viene riconosciuta nel suo gruppo di riferimento, è questione assai importante. C’è chi non se ne cura e chi invece ne fa un punto fondamentale.
Io appartengo a questa seconda schiera. Provando poi a far politica per il bene dei miei concittadini ed essendo quindi più esposto pubblicamente, i valori di cui sopra, che cerco da sempre di consolidare con impegno ed esempio, assumono pregnanza ancora maggiore.
Non ho alcun problema a scegliere posizioni scomode e a confrontarmi con le critiche, anche feroci. Ma non posso tollerare oltre che il livore di un reduce della “prima Repubblica”, come il Sig. Ernesto Carini, debordi nella più bieca macchina del fango (non è la prima volta), con affermazioni – come quelle riportate su Libertà di sabato 31 marzo – calunniose e prive di fondamento.
Non che debba giustificarmi con tale soggetto, ma tengo a precisare che con Dosi Sindaco e Cugini assessore il Partito Democratico ha saldato la sua morosità con Acer e si è trasferito in altra sede.
Per quanto riguarda la presunta pretesa di un ufficio “tutto proprio”, nel caso si rivolgesse a me (non si capisce bene), lo consiglio a diffidare del delatore di turno e sfido chiunque ad avermi mai visto un minuto seduto a una scrivania dell’Ente di via XXIV Maggio, se non in sala riunioni o negli uffici del Direttore o del Presidente, con i suddetti presenti e precisi temi da dibattere all’ordine del giorno.
Con lo stesso Sindaco e assessore sono state attivate le varie indagini che hanno portato a individuare i “furbetti del cartellino” (che sono solo l’ultima di una serie di azioni che connotano la passata amministrazione come la più attenta della storia su questi temi). Posso dire con certezza che, con Dosi Sindaco, non ci sarebbe stata tutta questa spettacolarizzazione e il conseguente linciaggio mediatico di persone che alla fine poco o niente c’entravano, messe alla gogna insieme ai veri colpevoli.
In quanto ai “contributi essenziali” che sarebbero stati negati a Telefono Rosa, il Carini è di nuovo male imbeccato. Ho già dimostrato nei dettagli e con i numeri che chi lo sostiene mente. Io stesso ho fatto richiesta di accesso agli atti e sono in possesso di tutta la documentazione che prova quanto sostengo. A questo punto forse mi toccherà proprio chiedere la convocazione di apposita commissione consigliare.
Sul resto delle baggianate, è giusto che siano altri a puntualizzare.
In conclusione, io posso capire che non aver più arte né parte possa creare qualche scompenso all’ego evidentemente sovramisura di chi non riesce a uscire di scena con stile. Posso pure comprendere che l’abituale convivialità col Presidente di Acer in una nota trattoria cittadina abbia prodotto un cameratismo (ahimè!) solido, che impone difese a spada tratta, ancorché fuori luogo.
Ciò non di meno, avendo già troppe altre volte sorvolato su attacchi sconsiderati, non posso esimermi oggi dal rammentare anche a lui – come già fatto proprio con la presidente di Telefono Rosa, che
recare offesa all’altrui reputazione comunicando a due o più persone, a voce o per iscritto, e fuori della presenza della persona offesa, oppure diffondendo, per mezzo della stampa, notizie di fatti che possano comunque ledere o diminuire la stima morale o intellettuale o professionale che la persona gode nell’ambiente in cui vive
giuridicamente è definita DIFFAMAZIONE. A mia tutela, stavolta, ho deciso di ricorrere alle forme previste per legge in questi casi.
In Consiglio comunale, che è la sede deputata, ho affrontato l’intera questione. Invito i cittadini interessati a guardare lo streaming sul sito del Comune e a trarne un’opinione personale, non mediata da chi arrangia la realtà dei fatti a proprio uso e consumo.
Dal canto mio, massimo rispetto per l’idea che ognuno vorrà farsene.
"Mai il rumore di fondo dovrebbe svilire una parola pensata”
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I voti del consigliere Giardino alle elezioni 2017
| Falso e cortese
Vatti a fidare dell'aspetto. Cortesia affettata e maniere da Lord di Sua Maestà e poi, come il più insulso leone da tastiera, il consigliere Giardino randella come non ci fosse un domani. Senza peraltro sapere di che parla.
Il Consigliere che ha prodotto questa perla social mi attribuisce un’importanza che non ho e forse non merito. Duole aver assistito, in questi mesi, a una serie di strumentalizzazioni con l’unico obiettivo di colpire la mia immagine per depotenziare i miei messaggi politici sull’operato di alcuni amministratori.
Peccato per lui che questo post faccia acqua da tutte le parti, perché quando i fatti sono impossibili da contestare, non c’è proprio trippa per gatti…
Ammetto che sulle prime ho fatto fatica a tenere insieme l’essere la causa principale della sconfitta elettorale e il consigliere rieletto con più voti tra tutti e 32 i colleghi.
Per quanto riguarda i compensi ai vertici di Acer, ho già dimostrato in questa sede con i numeri la mia ragione obiettiva, con risposte degli interessati che definire arrampicate sugli specchi è fare un complimento.
Su Telefono Rosa, accesso agli atti eseguito, documentazione studiata (non che ne avessi bisogno) e conferma puntuale, al centesimo, di quanto ho sempre sostenuto. Altro nodo che possiamo far venire al pettine in ogni momento, ma non so, oltre a me, a chi possa in effetti convenire, dato che nella commissione in cui ero assente sono stato oggetto di esplicite calunnie. Forse è il caso di chiuderla qui…
"La partecipazione infornata, che non può essere la scusa di una politica pavida per abdicare dai suoi doveri, è oggi il miglior modo per diffondere consapevolezza sulle questioni più importanti, che condizioneranno la vita dei piacentini nei prossimi decenni.”
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Area dell'ex proiettificio Pertite in metri quadri
| Parola ai piacentini
Una consultazione che dia ai piacentini la possibilità di esprimersi sulla collocazione del nuovo ospedale è un gesto di grande trasparenza, con cui la politica dà la garanzia al cittadino che non c’è trucco e non c’è inganno.
Tagliamo corto: sono contrario a cementificare il Parco della Pertite, a favore del verde e dell’ambiente. Non ho posizioni di altri da difendere o interessi di parte da portare avanti. Trovo sbagliatissimo non tenere in considerazione le migliaia di persone che anni fa si sono espresse per la realizzazione del parco nell’area, verso le cui opinioni nutro il massimo rispetto. Bon.
Chiedo però altrettanto rispetto quando esprimo le mie idee, senza essere additato per quello che non sono. Se in ballo ci sono partite così importanti, le tifoserie vanno messe da parte e devono prevalere buon senso e consapevolezza. Si acquisiscono strumenti per formarsi un’opinione non ingenua e poi si decide in libertà. Così dovrebbe sempre funzionare.
Proporre un nuovo REFERENDUM per dare ai piacentini la possibilità di avere l’ultima parola su dove sarà collocato l’opera pubblica più importante per eccellenza – l’ospedale – mi sembra un gesto di grande trasparenza, con cui la politica dà la garanzia che non c’è trucco e non c’è inganno.
A nulla vale la chiusura di chi dice che “spetta ai tecnici decidere”: di Ponzio Pilato ne abbiamo fin troppi. Gli esperti devono dire se i parametri richiesti dalla sanità ci sono o no. Gli urbanisti ci informeranno sulle caratteristiche della viabilità nelle varie zone. Nient’altro. Sta al popolo scegliere, perché poi per quarant’anni usufruirà del servizio.
La politica responsabile ha il compito di facilitare questa scelta rendendo disponibili tutte le informazioni utili.
Secondo me neppure richiamare il precedente passaggio referendario sta molto in piedi. Oggetto di questo nuovo referendum non sarebbe il parco della Pertite, che tutti vogliamo, ma la scelta dell’ubicazione del nuovo ospedale tra varie opzioni possibili e già tecnicamente idonee, che è altra cosa. Se lo vorranno, gli stessi 30.000 di sette/otto anni fa potranno confermare le loro intenzioni e convincere altri a farlo.
Il percorso in atto è buono. Si è composto un primo tavolo tecnico, con tutte le rappresentanze delle forze elette in Consiglio e la direzione dell’Ausl. Poi é già previsto che il confronto si allarghi ad altri soggetti, associazioni, comitati, prima di entrare nella fase della partecipazione più diffusa e approdare infine in Consiglio comunale per la scelta ultima.
Il primo risultato raggiunto é la conferma (finalmente) di quanto già detto dalla precedente amministrazione: l’ospedale nuovo serve. Lo chiedono i clinici e gli addetti ai lavori e lo hanno ribadito firmando unanimi la dettagliata documentazione del progetto che il Direttore Generale e il Direttore Sanitario ci hanno illustrato nella seduta iniziale. Fine delle speculazioni e delle dietrologie.
Il secondo elemento certo é che il recupero funzionale dell’ex Polichirurgico ha già alcune ipotesi concrete, avanzate dalla stessa Ausl.
Altro elemento oggettivo, dal punto di vista sanitario, riguardo i criteri da soddisfare per l’area che ospiterà la nuova struttura, é che tutte le proposte per ora all’attenzione (Lusignani, Partite, Opera Pia e La Verza) sono funzionali, con una preferenza per le tre aree più grandi.
Ecco, il pensiero che sta maturando nel PD è che, trasmesse queste e ogni altra informazione disponibile, tocchi ai cittadini esprimersi e ai consiglieri ratificarne la volontà.
Non mi pare un’ipotesi tanto peregrina.
clicca qui sotto per leggere la LINEE PD SUL NUOVO OSPEDALE
clicca qui sotto per leggere il testo dell'ORDINE DEL GIORNO
"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”
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NUMERO INDICATIVO DI MINORI AL CAMPO NOMADI
| Heil giofani patani!
Allucinanti affermazioni dei consiglieri Garilli e Reboli, che in tema di campo nomadi sbragano e ripescano frasi da Olocausto. Sono certo che hanno espresso male, malissimo, idee loro molto meno estreme di quel che sembra, ma resta il fatto che i due ora sono amministratori pubblici.
Eccezionale consigliere Garilli! L’impeto dell’età rende il suo leghismo primordiale e incontenibile.
L’onore del ruolo al momento non frena l’idea che per essere degno pretoriano col fazzoletto verde si debba sempre e comunque spararla grossa. Ogni volta che si prenota a parlare, si può star certi che qualche perla è pronta a stagliarsi nel cielo del dibattito politico piacentino.
Così, dopo aver definito l’antifascismo una “cagata pazzesca” e aver rassicurato un folto pubblico che lui non è razzista, figurarsi che ha pure amici argentini (cit.), eccolo ieri venirsene fuori con l’idea che per risolvere i problemi in via Roma serva una bella
bonifica di massa
Per carità, mica è solo. La sua vicina di banco Chiara Reboli, a proposito di campo nomadi, ha candidamente sostenuto che
gli allacci abusivi se vanno a fuoco delle roulotte non è di sicuro colpa del Comune; l’acqua sarà un bene vitale ma se non paghiamo le bollette a noi ce la staccano
Io mi rifiuto di credere che pensino davvero quello che il significato delle loro parole lascia intendere. Non sono mostri ma ragazzi per bene, al netto di queste panzane.
Dico solo che bisognerebbe tornare a dar peso ai termini che si usano e, nel loro caso, iniziare a capire che far parte di una maggioranza e avere l’onore di parlare dai banchi di un consiglio comunale non è la stessa cosa che poter “svaccare” in un bar, nella curva di uno stadio, o in qualche sezione di partito.
Rappresentare le istituzioni ha un peso e richiede uno spessore e un senso di responsabilità che spero per loro acquisiscano presto.
Per strada e in rete c’è pieno di balordi pronti a fraintendere, che non aspettano altro che sentirsi legittimati da qualcuno e comportarsi di conseguenza. Soffiare sul fuoco non è mai positivo.
Spiace per ora notare l’assordante silenzio di chi, per ruolo, esperienza e competenza, avrebbe l’autorità e il dovere di richiamare i giovani padani a maggior misura nelle espressioni.
I risolini divertiti a fari spenti, che al momento sostituiscono il biasimo, dimostrano la stessa poca responsabilità delle parole mal pronunciate a microfoni accesi da questi ragazzi.