società, welfare e sanità
Orgoglio volontario

Esempio volontario

"La politica è la forma più alta di carità - sosteneva Papa Paolo VI. Il volontariato è la più alta forma di politica - aggiungo io.”

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Anni di Servizio Sanitario Nazionale

| GAPS Piacenza

Il progetto nasce nel 2007 in risposta al bisogno di ascolto e di informazione delle persone in attesa, sia parenti che pazienti, in Pronto Soccorso. L’obiettivo è stato quello di formare “facilitatori” che fungessero da tramite tra i pazienti, i loro famigliari e il personale sanitario.

Per Papa Paolo VIla politica è la più alta forma di carità“.

Poggiandomi, senza merito alcuno, su un concetto tanto semplice quanto potente, mi permetto di completarla dicendo che “il volontariato è la più alta forma di politica“.

Oggi si sono celebrati nello splendido contesto dei Teatini i 40 anni di Servizio Sanitario Nazionale e, nell’occasione mi è stato chiesto di tradurre in parole alcune sensazioni del mio primo amore, il volontariato appunto.

Come deve (o dovrebbe) fare la politica, come certamente fa quella virtuosa,

il volontariato legge un bisogno, pensa alle risposte, individua le risorse, organizza le forze, agisce in concreto.

Il tutto condito dal tratto unico e caratterizzante della gratuità.

Mettersi a disposizione senz’altra ragione che sentirsi utile forma le persone, le migliora, migliorando al contempo la società in cui viviamo.

Dedicarsi al prossimo nel contesto sanitario, in cui necessariamente ti trovi più vicino alla sofferenza, all’ansia, agli attimi in cui un essere umano si sente più indifeso del solito, è un grandissimo banco di prova.

L’Emilia Romagna è terreno fertile di capitale sociale, patria di migliaia di volontari di ogni genere e tipo, pronti a rispondere “presente” al bisogno.

Il volontariato però, come tutto nella vita, difficilmente dispiega le proprie potenzialità se non inserito in un contesto, in una rete, nello sviluppo di sinergie diffuse.

Così è stato anche per Gaps, a partire da quel 2007, dal bisogno condiviso con Ausl di star vicino a chi arriva in Pronto Soccorso col suo carico di disagio e cerca informazioni, ascolto, una presenza discreta che faccia percepire come meno ostile un ambiente in cui non si sceglie di andare se non costretti.

La sanità piacentina ha creduto in questo progetto come e quanto i cittadini/volontari, supportandolo dalle fasi iniziali, nei rimandi, nello sviluppo.

Dal direttore generale Andrea Bianchi, ai primari, prima Maurizio Arvedi e oggi Andrea Magnacavallo, alle caposala, Carla Zucconi e ora Paola Nassani, fino agli infermieri: una platea di persone, un “sistema”, pronto ad accogliere ciò che all’inizio era a tutti gli effetti un elemento estraneo, un possibile fattore di disturbo e di rallentamento dei lavori.

Ci sono volute pazienza, impegno e discrezione. E tanto tanto confronto, in cui l’autoreferenzialità è stata accantonata per un obiettivo comune.

Per me è stato un momento di passaggio tanto educativo che mi ha spinto a un impegno ancora maggiore, in un contesto ancora più ampio.

Oggi guardo da fuori la crescita del Gaps, dato che mi sono ritirato una volta eletto in Consiglio comunale, e vedo con piacere che se un’idea è buona e corre sulle gambe di persone appassionate, all’interno di un sistema che ne riconosce l’utilità, i singoli sono utili ma non indispensabili e la cultura del “noi” diventa la vera e unica stella polare di una sfida vinta insieme.

Il Gruppo Accoglienza Pronto Soccorso è solo un esempio tra tutte le realtà che fanno rete con la sanità piacentina, dimostrando ogni giorno, sul campo, l’autentico significato di integrazione tra servizi a beneficio di un’utenza per sua natura fragile e bisognosa del giusto mix di professionalità nelle cure e umanità nella presa in carico.

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T’amo, pio smog!

Ma quale ambiente!

"É il momento di avere il coraggio amministrativo per scelte radicali in tema di salute. Urge un cambio di rotta netto e discontinuo, che rimedi a tutti gli anni persi finora”

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Orario di apertura anticipata della ZTL

| Contromano sulla salute

Manca coraggio nelle scelte, si sta sul piccolo cabotaggio che scontenta un po' tutti ma non troppo da strappare la corda. E a rimetterci sono i nostri polmoni.

Parcheggi scambiatori, trasporto pubblico gratuito, incentivo all’uso delle due ruote, centro a traffico limitato e pedonalizzazione diffusa.

Piano per una rete di parcheggi scambiatori nella prima cintura della città, obiettivo trasporto pubblico gratuito, mezzi elettrici e a metano, incentivo spinto all’uso delle due ruote, centro interamente a traffico limitato e pedonalizzazione diffusa.

Altro che apertura anticipata della ZTL.

Io la penso in modo diametralmente opposto all’amministrazione e a Lega e Forza Italia, che si compiacciono della novità, mi sento di opporre un fermo biasimo politico per una scelta contraria alla salute dei piacentini.

Chiederò a questo punto di convocare un’apposita commissione (magari speciale, senza gettone di presenza) per valutare la fattibilità della mia proposta.

Cominciamo a parlarne e facciamo che ne parli la città.

casta e dintorni, curiosità, open consiglio, politica, società
Galleria di nervi tesi

Tutti contro tutti

"La maggioranza in commissione sullla Ricci Oddi sfiducia il Sindaco che aveva rinnovato la fiducia al Presidente. Poi il Sindaco sfiducia la sua maggioranza non sfiduciando il Presidente seduta stante nemmeno dopo le frasi al fulmicotone della Lega”

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I componenti del CDA della Ricci Oddi nominati dal Sindaco

| Senza mezzi termini

C'è andato giù pesante Stefano Cavalli, che parlando a nome della Lega, ha chiesto al Presidente della Ricci Oddi di dimettersi. Ci avrà pensato che così è andato contro la fiducia che il Sindaco ha accordato a Massimo Ferrari?

Parlare di rilancio é inutile, senza chiarezza di fondo.

Ieri sera in commissione cultura é andata in scena una poco elegante sfiducia de facto del Presidente della Galleria Ricci Oddi, che, oltre al ruvido confronto con gli assessori competenti, che ci sta, si é visto apostrofare da chi doveva per ruolo mantenere una posizione terza e ha dovuto rispondere a insinuazioni talmente banali da non poter nascondere altri fini.

La Lega Nord, per bocca del capogruppo Stefano Cavalli, alla fine ne ha chiesto apertamente la testa.

Ora, se dopo aver votato contro il loro governo sul bando periferie, decidono pure di votare contro il proprio Sindaco, colei che ha dato fiducia al Presidente e all’altro membro del CDA indicato dal Comune, si accomodino.

Qualche spiegazione sarebbe però gradita perché altrimenti si rischia lo stallo amministrativo, che di solito costa ai cittadini.

aggiornamento 30 settembre

Una fiducia che si fa sfiducia ma tornerà fiducia e una sfiducia che era fiducia, é ancora fiducia ma diventerà sfiducia 😱

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T’amo, pio hater

T'insulto, quindi sono.

"A furia di sdoganare volgarità, insulti, accuse, frasi choc, finendo per farle entrare tra gli usi e costumi, ci troveremo inevitabilmente a chiederci come siamo arrivati a tutto questo, domanda che di solito si fa quando è troppo tardi.”

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"Mi piace" al post che mi diffama

| Leoni da tastiera

Dal vivo spesso ti trovi di fronte persone miti e un po' impacciate, che faticano a incrociare il tuo sguardo mentre domandi il più banale dei perché. Davanti a un video, escono di cotenna e non ce n'è più per nessuno.

Non si risponde all’odio con l’odio. Esistono altri modi per replicare agli haters sui social, quelli che ti insultano come non esistesse un domani, permettendosi di dirti cose o accusarti di azioni che, prese in minime dosi, fossero vere, basterebbero a rovinare l’esistenza di una persona.

Prima regola, per quanto mi riguarda, non scendere allo stesso livello e tenere a freno i polpastrelli sulla tastiera.

L’odio cresce come la panna montata e si alimenta da sé. Evitare di rendersi complice dell’escalation del cattivo gusto è fondamentale.

Rispettata la prima regola, come in tutte le cose, chi guarda la vita con un certo ottimismo di solito cerca di ricavare il positivo anche dalle situazioni peggiori, fedele al principio che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior“.

Un buon metodo, che suggerisco, è quello di coinvolgere chi ti calunnia in azioni di beneficienza utili alla collettività, facendogli provare la bellezza di donare al prossimo: come? Semplice.

  1. scegli una buona causa che secondo te merita il tuo sostegno (dipende di solito dai campi di interesse o dalle esperienze di vita private) e individua l’associazione che meglio la interpreta;
  2. fai uno screenshot degli insulti, di tutti quelli che mettono i “mi piace”, stampalo e vai al Comando di Polizia Municipale della tua città a sporgere denuncia/querela;
  3. rileggi il verbale, firmalo, fatti rilasciare la tua copia e ringrazia il/la querelato/a per la sua buona azione, dandogli/le la notizia del bel gesto con un pacato commento di risposta al post in cui ti infama.

Il riscontro è importante, perché più il metodo è conosciuto e si diffonde, più denaro è raccolto per beneficienza.  Pare anche che, toccati nel portafoglio, si attivino neuroni in sinapsi nuove e inaspettate.

Di solito funziona.

società
Son mica tutti don Gallo

son mica tutti don Gallo

"Se vuoi piacere a tutti, non hai capito il punto. O non ci credi abbastanza.”

| I predicatori di Forza Nuova

Mi lascia basito il pulpito concesso ai fascisti di Forza Nuova perché potessero farsi pubblicità blaterando i loro soliti insulsi slogan.

Non è nuovo Don Sbuttoni, parroco di Le Mose, a lanciare il suo grido d’aiuto per il fastidio arrecato all’uscio della sua parrocchia dalle tante bocca di rosa nostrane.

Non dubito che lui, negli anni, abbia fatto di tutto per estendere il suo ministero anche a queste ragazze di strada, rapportandosi direttamente con loro.

Ciò che mi lascia basito è il pulpito della casa del Signore concesso ai fascisti di Forza Nuova perché potessero farsi pubblicità blaterando i loro soliti insulsi slogan.

Avrei preferito altre azioni, magari che proprio l’altare fosse offerto agli ultimi, in questo caso alle giovani, per spiegare le loro storie ai fedeli e, magari, chiedere aiuto per far fronte comune nei casi di sfruttamento.

Io – laico – un prete me lo immagino “al fianco”. Non “contro”. Ma chi sono io per giudicare…

Purtroppo mica tutti possono essere don Gallo.

altri tempi, open consiglio, società
Presenti e combattivi

presenti e combattivi

"La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.”

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% PRESENZE IN CONSIGLIO

| Rispetto per gli elettori

Poi sarebbe pure interessante far vedere quanti interventi ha fatto ogni singolo consigliere, perché tra lo star seduti in silenzio e portare avanti le proprie istanze, una certa qual differenza passa.

I numeri van sempre letti e presi con cautela.

Questi dicono che i 4 consiglieri del gruppo PD di Piacenza hanno il 94% di presenza media in aula, con 114 atti presentati su 365 totali (31%).

Vuol dire che 1 atto su 3 che arriva in Consiglio é nostro, segno di grande dedizione e rispetto alla delega di rappresentanza che ci hanno concesso i cittadini.

Questa, nel suo piccolo, é #buonapolitica: pure al tempo di #piacenzaverdenera.


P.S. Il dato delle commissioni a fianco di ogni Consigliere invece é assolutamente inutile, se non si indica a quali lo stesso é assegnato e quante volte sono state convocate dai rispettivi presidenti quelle a cui ognuno ha il dovere di partecipare.

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Memoria corta

il Sindaco nell'angolo

"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”

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Le idee dei cittadini raccolte per riqualificare del quartiere

| Patrizia Barbieri sotto stress

Un conto, per un primo cittadino davvero "di tutti" é denunciare la scarsa efficacia - se tale la si ritiene - di quanto fatto da altri; ben diverso é lanciare infondate accuse.

Duole constatare che il Sindaco di Piacenza non perde il vizio. Appena in difficoltà (più o meno sempre ultimamente, dato che sta tradendo parecchie promesse ai suoi elettori, barcamenandosi tra il nulla di fatto e l’opposto del suo programma), attacca chi c’era prima.

Dire che il quartiere Roma é una zona abbandonata da anni é una balla che dimostra inconsistenza politica e amministrativa. Non solo: é un’offesa alle tante realtà che da tempo stanno profondendo un impegno senza pari per togliere alla zona l’etichetta che altri, con molta superficialità, le appiccicano addosso.

Significa non riconoscere nemmeno il lavoro dei propri collaboratori, tra cui la stessa polizia municipale, cinicamente presi nel tritacarne del perenne scontro partitico con il presunto nemico che, anche quando tace e ti lascia fare, va tirato per la giacca per giustificare le proprie mancanze.

Ma come, anni a criticare e fare interrogazioni sul percorso partecipato di “Porta Galera 3.0” e oggi si stende un velo, come non fossero mai esistiti, sul Centro famiglie, Belleville, i mercatini, le feste, Matti da Galera, Artisti da giardino, la Fiera dell’editoria, l’ambulatorio di via Pozzo, l’Urban Hub, i progetti con la scuola, con Svep e il mondo del volontariato, i lavori di recupero della facciata dell’Alberoni, il rifacimento della sede stradale, il piano di abbattimento del traffico “parassita”?

Che dire del nucleo dedicato di polizia locale, dei locali chiusi, degli sgomberi negli appartamenti (addirittura un’intera palazzina), delle licenze sospese, dell’ironia per la mia costante presenza zaino in spalla nell’area…

Memoria corta o interessata dimenticanza?

Un conto, per un primo cittadino davvero “di tutti” é denunciare la scarsa efficacia – se tale la si ritiene – di quanto fatto da altri: mossa legittima, che di solito anticipa la volontà di un cambio di passo spedito; ben diverso é lanciare infondate accuse di disinteresse e abbandono, quando basterebbe studiare senza pregiudizi le precedenti esperienze per capire quanto materiale é già a disposizione.

Se ci fosse buona fede in simili affermazioni, mi aspetterei almeno un po’ di imbarazzo, figlio della presa di coscienza di aver detto una stupidaggine.

Per ora, nonostante leggi che danno più strumenti ai governi locali per agire e al netto di un cambio della guardia in Prefettura che per gli addetti ai lavori significa qualcosa, nell’ansia di una situazione che peggiora – incredibile a dirsi, dopo l’installazione dei divisori anti bivacco sulle panchine dei giardini Margherita (!) – il buon vecchio scaricabile é l’unica strategia concreta.

Il consiglio é sempre lo stesso: zero scuse, pancia a terra e meno slogan, che poi vi si ritorcono puntualmente contro!

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Fantasia al potere

Fantasia al potere

"Quando insisto sul "filo rosso" della fiducia tra cittadini e amministratori, parlo di una fiducia da guadagnarsi sul campo. Quella che fa pensare che chi ti guida cerca soluzioni per migliorare la tua vita, non per rovinarti l'esistenza. Quella che, "finché non lo sento dire dal mio Sindaco, tutto il resto sono chiacchiere". Ecco perché, quando la politica finirà di parlare solo alla pancia della gente sarà sempre troppo tardi!”

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INVESTIMENTO PREVISTO SUL NUOVO OSPEDALE

| Le bacchettate della maestra

Al momento la propaganda regge, con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

La destra sa parlare bene. E tanto. Meno attenersi ai dati di realtà, come dimostra la replica del Sindaco a Giangiacomo Schiavi, con la solita irritazione che fa capolino in assenza di lodi e osanna.

Devo dire che mi ritrovo su una cosa: la confusione, favorita da ricostruzioni dei fatti degne di Dumas.

Posto che non giova all’immagine della politica laboriosa chi, a due mesi dalla campagna elettorale, avrebbe congelato i lavori della Conferenza socio sanitaria per evitare un parere non gradito, ricordo che la maggioranza qualificata scaturì con i voti coraggiosi – stante il clima creato ad hoc – e liberi di amministratori di centrodestra, come rievocato dal Sindaco di Fiorenzuola.

A Villanova la soluzione del Centro Paralimpico era sul tavolo dal principio, con tanti tra noi intenti a convincere coloro, tra cui molti oggi si rallegrano beneficiando dell’altrui perseveranza, che prospettavano un futuro da cattedrale nel deserto.

Sull’ospedale di Piacenza invece si rasenta il grottesco: come si fa a ricostruire i fatti in tal maniera, avendo perso un anno, per sfiducia e rancore politico, per poi arrivare alle stesse conclusioni che già avevamo consegnato all’atto del cambio di amministrazione?

Che la sanità piacentina chiedesse un nuovo ospedale era assodato, che riqualificare l’attuale non sia plausibile, pure; idem per le garanzie di finanziamento e d’investimenti in personale, dispositivi e tecnologie fino al momento dell’inaugurazione.

Riorganizzazione ospedaliera e modello sanitario sono figli di un percorso pluriennale, anche se i loro principi base sfuggono ancora a molta politica, poco incline a studiare le carte.

Salvo che il Sindaco non si accontenti del ventaglio d’ipotesi preliminari suggerito dall’Ausl, la sorte dell’attuale sede è tutt’altro che tracciata, così come sono tutt’altro che nuove conquiste i punti da lei indicati, in realtà solo un diverso cappello messo su presupposti già acquisiti.

Vera è invece la scelta di escludere le aree pubbliche, con un ambientalismo di comodo, smentito dall’immediata bocciatura di un nostro ordine del giorno teso a dimostrare la reale volontà di fare della Pertite un parco.

Si è pure sorvolato sulle tonnellate di cemento che, invece di riqualificare ex siti militari in parte già edificati, asfissieranno altri spazi oggi verdi, verosimilmente privati, per la felicità dei proprietari.

Qualche colpo si è battuto, ma con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

Al momento la propaganda regge. Il Partito Democratico è a disposizione per centrare l’obiettivo del nuovo ospedale, che sarebbe delittuoso fallire, verso cui la Regione ha tolto ogni alibi.

Ringrazio Giangiacomo Schiavi per il prezioso stimolo.

in evidenza, open consiglio, società
Appetiti privati

Affari in vista

"Al di là di norme, regolamenti, statuti, postille e rimandi da azzeccagarbugli, l'opportunità è un buon criterio che dovrebbe sempre accompagnare ciò che è legittimo. Se un'azione è opportuna si ammanta di quell'etica che non necessariamente appartiene a tutto ciò che qualche legislatore o consesso vario hanno stabilito come fattibile. Oggi, nelle scelte, i due principi devono procedere di pari passo. Di questo sono sempre più convinto.”

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COSTO IN € AREA OPERA PIA

| Nuovo ospedale a rischio?

La scelta di accantonare le aree pubbliche e dedicarsi a siti privati e la notorietà già in capo a un paio di soluzioni spero non siano il preludio per ricorsi e ritardi. Perdere il nuovo ospedale sarebbe imperdonabile .

Nuovo ospedale. Un anno di dibattito e alla fine le uniche due aree di di cui si sarebbe dovuto parlare sono state escluse dal tavolo.

A parti invertite avrei voluto vedere cosa avrebbero detto certa politica e certi leoncini da tastiera se un Comune a guida centro-sinistra avesse rinunciato a spazi pubblici di fatto gratis per puntare su aree private

Qui invece passa come normale che le proposte pubbliche inserite nel protocollo firmato da Comune, Ausl, Regione e Demanio siano state spazzate via e ora si pensi a come mettere soldi in tasca a qualche proprietario terriero o immobiliarista privato.

Quasi nessuno si è addirittura domandato se è normale che, in previsione di un bando pubblico (o manifestazione di interesse che sia), in cui va da sè che ogni partecipante debba partire con le stesse possibilità di essere scelto, due aree siano già state promosse

Di più: sono state addirittura valutate da un tavolo tecnico di esperti del Comune e di Ausl, su richiesta specifica del Sindaco di Piacenza.

Non paga, la proprietà dell’area della c.d. “Madonnina”, ovvero l’Opera Pia Alberoni, ha pensato bene di auto-promuoversi sul quotidiano locale, con tanto di specifiche su valori al metro quadro che renderebbero appetibile l’aggiudicazione.

A me pare quanto meno inopportuno, oltreché inusuale. Temo che la pubblicità derivata da questo scatto in avanti (del privato e del Comune), crei le condizioni per ricorsi pressoché certi, che nel caso bloccherebbero l’iter di individuazione del sito e metterebbero a rischio, forse definitivo, il finanziamento per la costruzione del nuovo ospedale.

Io però non sono un esperto e non governo la città: posso solo far notare qualche accordo stonato

Staremo a vedere…

 

dispacci resistenti, società
Lucciole per lanterne

cause ed effetti

"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”

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% CSX al 4 marzo 2018

| Sinistra disorientata

Quando avremmo dovuto, non siamo stati capaci di creare consapevolezza, di abbinare dignità, equità sociale, progetti e regole; di impedire, i proseliti agli sciacalli della paura.

Il caso Aquarius è solo l’ultimo. Per ora.

Non ce l’ho con Matteo Salvini, da cui tutto mi separa, vedi il cinismo e la spregiudicatezza, mascherati da buonsenso e amor patrio, con cui si è preso il Paese, parlando alle pance di un elettorato orfano di valori ed esempi credibili. Fossi anzi un elettore di Matteo Salvini (ipotesi probabile quanto quella che mi sia assegnato il Nobel per la fisica) oggi sarei ampiamente soddisfatto di uno che alle promesse, sul tema di specie, sta facendo seguire i fatti. Non entro nel merito di una linea che per me è aberrante, ma non fingo di non vedere il dato di realtà.

A sinistra, imperterriti, confondiamo causa ed effetto. Questo Matteo Salvini, è il secondo: è un effetto. La causa, se parliamo di politiche migratorie, è un’Europa egoista, che scarica responsabilità sui partner più deboli o dal cuore più grande, proprio su un tema che poteva/potrebbe essere il più bel banco di prova per dimostrarsi qualcosa di più di un’accozzaglia di tecnocrati tenuti insieme dall’alta finanza.

Anni di “palla avvelenata” facendosi scudo dietro una normativa demenziale, che aggiunge alla disgrazia di esseri umani disperati la condizione di prigionieri dello Stato di primo approdo. Bruxelles, che da tempo approfitta dello spirito di solidarietà degli italiani, quasi inarrivabile, sta dando prova di una condotta senza prospettiva, forte coi deboli e debole coi forti e i prepotenti, quelli che se ne fregano, si smarcano o s’inventano regole di comodo.

Dobbiamo avere il coraggio di dirlo, a quest’Europa, da difendere con le unghie e con i denti da nazionalisti e sovranisti vari, che si sta comportando da matrigna irresponsabile.

Effetto. Salvini è un effetto, che parte da lontano, da leggi nazionali mal fatte (Bossi-FIni) ma trova forza nel “nostro” esserci limitati a raffazzonare risposte contingenti, accogliendo senza però chiedersi e pianificare il “durante” e il “dopo”, salvo poi – da brutta copia dell’originale – frenare gli ingressi, andando a trattare con bande d’oltre mare, tronfi di un risultato per cui abbiamo finto di non sapere che, purché questa gente non sbarcasse più sulle nostre coste, il saldo avrebbe previsto umanità affamata, brutalizzata, uccisa “a casa sua”, ancor prima di salirci, sulle carrette del Mediterraneo. Lamentarsi ora, o additare il popolo bue, è follia.

Quando avremmo dovuto, non siamo stati capaci di creare consapevolezza, di abbinare dignità, equità sociale, progetti e regole; di impedire, con politiche sensate, di fare proseliti agli sciacalli della paura, della guerra tra poveri.

Ci siamo bastati nella nostra idea di aver ragione. Arroganti, come la Francia, il cui coraggio di farci la morale mi ripugna. Come la signora Merkel, alla cui ammissione tardiva di averci lasciati soli, vorrei poter rispondere guardandola negli occhi. Basta con le prediche ipocrite, perché – davvero – la misura è colma.

Ogni manifestazione, qualunque simposio di persone che mira a rivendicare diritti, che guarda ai ponti e non ai muri, ha la mia solidarietà e il mio pieno appoggio. Ma stiamo attenti a che sventolare bandiere contro il Matteo Salvini di turno non finisca per essere uno dei tanti modi per lavarsi le coscienze a poco prezzo. Quando arriverà il momento di mirare in alto? Quando la protesta civile si sposterà a Strasburgo, a Bruxelles, alle Nazioni Unite?

Il pianeta è pieno di guerre, morti, fame e povertà, di trafficanti d’armi cui le industrie (pure le nostre) forniscono materie prime in abbondanza. Viviamo un mondo di disuguaglianze aberranti, di diritti violati, di egoismo diffuso.

Leviamoci le fette di salame dagli occhi. Se la smettessimo per un attimo di schiumare rabbia contro un Matteo Salvini qualsiasi, vedremmo che siamo perdenti perché ci manca una visione di società, di mondo, di umanità, una proposta strutturata e di prospettiva, che legga e risolva le cause di questi disvalori, senza accontentarsi di puntare il dito contro effetti sempre diversi eppure così uguali tra loro.

Meteore che alimentano e frustrano speranze o seminano odio per tornaconto personale, costruendo carriere politiche che durano una vita.

I motivi per ripartire sono più alti e più nobili. Ma bisogna capirlo, convincersene e aver voglia di rischiare.