società, welfare e sanità
Orgoglio volontario

Esempio volontario

"La politica è la forma più alta di carità - sosteneva Papa Paolo VI. Il volontariato è la più alta forma di politica - aggiungo io.”

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Anni di Servizio Sanitario Nazionale

| GAPS Piacenza

Il progetto nasce nel 2007 in risposta al bisogno di ascolto e di informazione delle persone in attesa, sia parenti che pazienti, in Pronto Soccorso. L’obiettivo è stato quello di formare “facilitatori” che fungessero da tramite tra i pazienti, i loro famigliari e il personale sanitario.

Per Papa Paolo VIla politica è la più alta forma di carità“.

Poggiandomi, senza merito alcuno, su un concetto tanto semplice quanto potente, mi permetto di completarla dicendo che “il volontariato è la più alta forma di politica“.

Oggi si sono celebrati nello splendido contesto dei Teatini i 40 anni di Servizio Sanitario Nazionale e, nell’occasione mi è stato chiesto di tradurre in parole alcune sensazioni del mio primo amore, il volontariato appunto.

Come deve (o dovrebbe) fare la politica, come certamente fa quella virtuosa,

il volontariato legge un bisogno, pensa alle risposte, individua le risorse, organizza le forze, agisce in concreto.

Il tutto condito dal tratto unico e caratterizzante della gratuità.

Mettersi a disposizione senz’altra ragione che sentirsi utile forma le persone, le migliora, migliorando al contempo la società in cui viviamo.

Dedicarsi al prossimo nel contesto sanitario, in cui necessariamente ti trovi più vicino alla sofferenza, all’ansia, agli attimi in cui un essere umano si sente più indifeso del solito, è un grandissimo banco di prova.

L’Emilia Romagna è terreno fertile di capitale sociale, patria di migliaia di volontari di ogni genere e tipo, pronti a rispondere “presente” al bisogno.

Il volontariato però, come tutto nella vita, difficilmente dispiega le proprie potenzialità se non inserito in un contesto, in una rete, nello sviluppo di sinergie diffuse.

Così è stato anche per Gaps, a partire da quel 2007, dal bisogno condiviso con Ausl di star vicino a chi arriva in Pronto Soccorso col suo carico di disagio e cerca informazioni, ascolto, una presenza discreta che faccia percepire come meno ostile un ambiente in cui non si sceglie di andare se non costretti.

La sanità piacentina ha creduto in questo progetto come e quanto i cittadini/volontari, supportandolo dalle fasi iniziali, nei rimandi, nello sviluppo.

Dal direttore generale Andrea Bianchi, ai primari, prima Maurizio Arvedi e oggi Andrea Magnacavallo, alle caposala, Carla Zucconi e ora Paola Nassani, fino agli infermieri: una platea di persone, un “sistema”, pronto ad accogliere ciò che all’inizio era a tutti gli effetti un elemento estraneo, un possibile fattore di disturbo e di rallentamento dei lavori.

Ci sono volute pazienza, impegno e discrezione. E tanto tanto confronto, in cui l’autoreferenzialità è stata accantonata per un obiettivo comune.

Per me è stato un momento di passaggio tanto educativo che mi ha spinto a un impegno ancora maggiore, in un contesto ancora più ampio.

Oggi guardo da fuori la crescita del Gaps, dato che mi sono ritirato una volta eletto in Consiglio comunale, e vedo con piacere che se un’idea è buona e corre sulle gambe di persone appassionate, all’interno di un sistema che ne riconosce l’utilità, i singoli sono utili ma non indispensabili e la cultura del “noi” diventa la vera e unica stella polare di una sfida vinta insieme.

Il Gruppo Accoglienza Pronto Soccorso è solo un esempio tra tutte le realtà che fanno rete con la sanità piacentina, dimostrando ogni giorno, sul campo, l’autentico significato di integrazione tra servizi a beneficio di un’utenza per sua natura fragile e bisognosa del giusto mix di professionalità nelle cure e umanità nella presa in carico.

casta e dintorni, open consiglio, politica, welfare e sanità
Sono solo scatolette

Spocchia e furbizia

"Insultare i propri dipendenti e assegnarsi premi di risultato fissando obiettivi più bassi degli anni precedenti non è il miglior biglietto da visita per chi dovrebbe rappresentare l'aria nuova”

| Altro pasticcio verdenero

Pare proprio che la (dis)giunta non riesca a metter testa su qualcosa senza combinare danno. Sono gli altri a montar polemiche o Barbieri & Co. a non farne una giusta dal principio alla fine?

Se i cittadini riuscissero, per voglia e tempo a disposizione, a mettere insieme con logica e senza pregiudizio i puntini dell’azione amministrativa, alla fine avrebbero un quadro chiaro di quelli a cui hanno dato il voto. Come il gioco della Settimana Enigmistica, dove alla fine, punto dopo punto, vien fuori la figura.

Per fortuna di certa politica, al cittadino, di solito, manca tutto per tirare le righe: tempo, voglia, competenze. Su questo fanno conto in tanti, a cui basta qualche slogan per raccattare voti e consenso e poter poi far danni grazie a un mix ben dosato di arroganza e scarsa competenza.

Capita così, che pure a fronte di anni di sacrosanto mazzo fatto sui banchi dell’università per diventare seri professionisti, tocchi in sorte sentirsi dare del “venditore di scatolette” da un amministratore delegato neo-eletto, deciso a  mettere da subito in chiaro il rispetto per i propri dipendenti.

E dire che, di motivi per essere più cauti, i nuovi capi di Farmacie Comunali Piacenza ne avrebbero, dal momento che non è ancora chiaro se siano compatibili o meno per l’incarico ricevuto.

In attesa che altri rispondano al quesito, dato che a precisa richiesta, il Dott. Gallini ha preferito delegare la risposta all’assessore Passoni, infischiandosene del fatto che lo stesso non fosse presente (alla faccia della trasparenza e della buona fede!), non si è perso tempo a studiare lauti premi di risultato, stando ben attenti, fosse mai che poi servisse troppo sforzo, a fissare obiettivi meno performanti – cioè più bassi – degli anni precedenti!

Come quella pubblicità, con la canzonetta TA-TADA-TADA-TA-DA e il claim “Ti piace vincere facile“!

Peccato che il catalogo degli svarioni, come prima uscita pubblica, non finisca qui.

Dimostrando che dell’importante funzione di presidio sociale che può avere una farmacia in zone particolari della città, come le frazioni, abitate specialmente da persone anziane, i nuovi vertici se ne infischiano, eccoli ammettere candidamente che stanno pensando di chiudere la farmacia a Roncaglia.

D’altronde, se si tratta solo di scatolette, che problema c’è a fare un po’ più di strada per andarle a prendere?

Qui però hanno sbagliato i conti. Perché sarà battaglia. Promesso.

nota: le immagini degli articoli sono tratte da Libertà – quotidiano di Piacenza

Aggiornamento 14/10

Scusa per privatizzare?

A pensar male si fa peccato, diceva il tale. Ma spesso ci si piglia. Ecco, a me questa tiriteraè colpa tua, è colpa mia” sta facendo frullare in testa il dubbio che la giunta liberal-destrorsa possa sfruttare l’occasione per far quello che più piace da quelle parti: cedere i gioielli di famiglia.

Temo facciano bene i farmacisti (purtroppo) a preoccuparsi. Dico subito che sono CONTRARIO senza se e senza ma all’eventuale dismissione della parte pubblica.

Vedremo…

open consiglio, welfare e sanità
West Nile

West nile a Piacenza

"Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell'azione civile in un mondo con poca memoria”

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% POPOLAZIONE OVER 65 A PIACENZA

| No panico ma guardia alta

Il Sindaco è il primo responsabile della salute dei cittadini, argomento che va oltre le diverse appartenenze politiche. Piacenza ha più di 25.000 anziani, cui aggiungere gli immunodepressi. Urge vigilanza attenta.

Interrogazione presentata e risposta in attesa. Sapere quanto il tuo comune sta facendo per proteggere la tua salute è importante in termini di fiducia collettiva.

Per questo motivo, ho chiesto.

bullshit, open consiglio, società, welfare e sanità
Fantasia al potere

Fantasia al potere

"Quando insisto sul "filo rosso" della fiducia tra cittadini e amministratori, parlo di una fiducia da guadagnarsi sul campo. Quella che fa pensare che chi ti guida cerca soluzioni per migliorare la tua vita, non per rovinarti l'esistenza. Quella che, "finché non lo sento dire dal mio Sindaco, tutto il resto sono chiacchiere". Ecco perché, quando la politica finirà di parlare solo alla pancia della gente sarà sempre troppo tardi!”

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INVESTIMENTO PREVISTO SUL NUOVO OSPEDALE

| Le bacchettate della maestra

Al momento la propaganda regge, con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

La destra sa parlare bene. E tanto. Meno attenersi ai dati di realtà, come dimostra la replica del Sindaco a Giangiacomo Schiavi, con la solita irritazione che fa capolino in assenza di lodi e osanna.

Devo dire che mi ritrovo su una cosa: la confusione, favorita da ricostruzioni dei fatti degne di Dumas.

Posto che non giova all’immagine della politica laboriosa chi, a due mesi dalla campagna elettorale, avrebbe congelato i lavori della Conferenza socio sanitaria per evitare un parere non gradito, ricordo che la maggioranza qualificata scaturì con i voti coraggiosi – stante il clima creato ad hoc – e liberi di amministratori di centrodestra, come rievocato dal Sindaco di Fiorenzuola.

A Villanova la soluzione del Centro Paralimpico era sul tavolo dal principio, con tanti tra noi intenti a convincere coloro, tra cui molti oggi si rallegrano beneficiando dell’altrui perseveranza, che prospettavano un futuro da cattedrale nel deserto.

Sull’ospedale di Piacenza invece si rasenta il grottesco: come si fa a ricostruire i fatti in tal maniera, avendo perso un anno, per sfiducia e rancore politico, per poi arrivare alle stesse conclusioni che già avevamo consegnato all’atto del cambio di amministrazione?

Che la sanità piacentina chiedesse un nuovo ospedale era assodato, che riqualificare l’attuale non sia plausibile, pure; idem per le garanzie di finanziamento e d’investimenti in personale, dispositivi e tecnologie fino al momento dell’inaugurazione.

Riorganizzazione ospedaliera e modello sanitario sono figli di un percorso pluriennale, anche se i loro principi base sfuggono ancora a molta politica, poco incline a studiare le carte.

Salvo che il Sindaco non si accontenti del ventaglio d’ipotesi preliminari suggerito dall’Ausl, la sorte dell’attuale sede è tutt’altro che tracciata, così come sono tutt’altro che nuove conquiste i punti da lei indicati, in realtà solo un diverso cappello messo su presupposti già acquisiti.

Vera è invece la scelta di escludere le aree pubbliche, con un ambientalismo di comodo, smentito dall’immediata bocciatura di un nostro ordine del giorno teso a dimostrare la reale volontà di fare della Pertite un parco.

Si è pure sorvolato sulle tonnellate di cemento che, invece di riqualificare ex siti militari in parte già edificati, asfissieranno altri spazi oggi verdi, verosimilmente privati, per la felicità dei proprietari.

Qualche colpo si è battuto, ma con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

Al momento la propaganda regge. Il Partito Democratico è a disposizione per centrare l’obiettivo del nuovo ospedale, che sarebbe delittuoso fallire, verso cui la Regione ha tolto ogni alibi.

Ringrazio Giangiacomo Schiavi per il prezioso stimolo.

dispacci resistenti, società, welfare e sanità
Propaganda Rosa

La provocazione del titolo è evidente.

Tanto quanto è triste che la presidente di Telefono rosa non perda occasione, pubblica e privata, per disconoscere tutto l’aiuto ricevuto dal Comune di Piacenza.

Ragioni di antipatia e sentimenti di lesa maestà la portano anzi a parlare apertamente di rischio di chiusura e mettere in dubbio la stessa volontà politica di un sostegno che non solo non è mai mancato, ma si è addirittura più che decuplicato negli ultimi due/tre anni.

Ora ci fanno morire.

A fronte di simili distorsioni della realtà, consegnate alla stampa, come si fa a non tornare con la memoria al più famoso precetto del potente manovratore della propaganda nazista:

ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

Per quanto mi riguarda, ho già rispedito le critiche al mittente mesi fa, dimostrando coi numeri quanto fossero infondate, oltreché ingenerose.

Anzi, se in provincia i servizi di contrasto alla violenza di genere sono stati potenziati, è proprio grazie alla ferma volontà politica del Comune di Piacenza e del sottoscritto, quando da assessore mi sono occupato di welfare. Fatti, non opinioni.

Bene ha fatto Patrizia Calza a mettere qualche “puntino sulle i”, peccando tra l’altro di signorilità nel tacere che “l’ulteriore sforzo dei Comuni, nelle more dei ritardi dei finanziamenti nazionali” è stato in realtà uno sforzo individuale proprio di Piacenza, nelle more dei finanziamenti nazionali e dei contributi previsti dai Comuni degli altri distretti.

A furia di ripetere una bugia, poi giovani consiglieri della Lega come Davide Garilli, più propensi a parlare che a studiare le carte, finiscono per dire castronerie.

Difficile definire diversamente il suo intervento di lunedì scorso, in cui ha blaterato che l’amministrazione Dosi avrebbe tagliato fondi a Telefono rosa per sostenere Pulcheria.

Ribadisco il concetto: noi i fondi a Telefono rosa li abbiamo più che decuplicati. Auguro all’attuale giunta di poter fare altrettanto.

L’aiuto alle fasce più fragili non è esclusiva di associazioni, che invece di continuare a rinfocolare polemiche inutili potrebbero concentrarsi su temi come la contendibilità delle cariche interne e il ricambio generazionale del gruppo dirigente.

Il sostegno al disagio più profondo deve necessariamente essere un lavoro di rete, umile e senza sosta, libero da protagonismi di maniera che sono tanto stucchevoli quanto dannosi.

Perché, se Goebbels aveva il suo aforisma, non da meno è stato Bertold Brecht, al quale mi lega certamente maggiore affinità intellettuale:

Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.

 

welfare e sanità
Reagire allo shock

Ore 15:01 di giovedì 25 maggio. Il whatsapp del mio dirigente aveva un tono grave come poche altre volte, ma mai mi sarei immaginato una disgrazia simile.

Chiamami appena puoi. Ho una notizia molto seria da darti.

Anche Piacenza, crocevia tra due delle regioni più avanzate d’Europa, città dei bambini, sede di servizi all’avanguardia riconosciuti e replicati a ogni livello, ha trovato i suoi mostri. Non in un asilo qualsiasi, ma in un c.d. “top di gamma”, con liste d’attesa tra le più lunghe e questionari di gradimento a prova di bomba. Eppure è successo, tra lo sgomento di tutti: cittadini, gestori, Comune.

Sono sotto choc. Mi sento vicino alle famiglie, ai bambini…li abbraccio tutti simbolicamente promettendo loro tutto il sostegno necessario.

Continuo a metterci la faccia, come ho sempre fatto, senza però abbandonare la convinzione che il welfare mix tra pubblico e privato sociale sia la strada maestra.

Genitori e bimbi a parte, che sono un capitolo speciale a cui dovremo dedicare tutti noi stessi, considero le due cooperative sociali coinvolte parti lese al pari del Comune e, nella gravità del momento, chiedo ai piacentini di continuare a credere nel sistema, che farà di tutto perché emergano le responsabilità individuali e – se confermate – paghino con rigore le conseguenze di azioni ignobili.

Dire che “il Comune é parte lesa” ha proprio il significato di intendersi al fianco delle vittime. Tutto il contrario dello “scaricabarile” che hanno denunciato un paio di candidati sciacalli, amanti dei comunicati ma poi sempre nelle retrovie, spesso assenti, che anche stavolta non hanno perso occasione per dimostrare politicamente l’encefalogramma piatto e umanamente una discutibile concezione di sensibilità, stile e tempismo.

Soprattutto adesso e proprio perché penso prima di tutto alle famiglie e ai bambini, chiedo aiuto perché non vinca la macchina del fango e non si ceda alle letture facili, alle generalizzazioni e alla disinformazione.

Piacenza é un modello per il sistema di controllo qualità e formazione congiunta. Non si lascia nulla al caso e il Comune tiene da sempre in modo fermo le redini della committente. La stretta collaborazione tra servizio pubblico e privato non solo serve a far crescere entrambi e a dare servizi migliori e più flessibili, ma permette anche di adattare l’offerta educativa, in termini di posti, alla domanda delle famiglie. Piaccia o non piaccia nessun Comune oggi sarebbe in grado di gestire con solo personale e strutture propri tutte le richieste. Senza la collaborazione del privato sociale molti bambini non troverebbero posto ai nidi.

Come sempre ci vuole misura e senso di responsabilità istituzionale, per muoversi in dinamiche molto complesse. É frustrante leggere come a volte tutta questa complessità sia spazzata via da commenti lapidari. Adesso dobbiamo ricostruire, non distruggere.

Con la forza della disperazione ribadisco che Piacenza non é questa. Quello che é successo é una distorsione aberrante, da indagare in ogni minimo dettaglio e punire con la massima severità, ma non é il sistema Piacenza, fatto di persone per bene, professionisti seri, imprese preparate e di qualità.

Un augurio sincero e sentito di buon lavoro. Io e le mie colleghe – tutte – siamo vicine a Lei, all’Amministrazione e alle famiglie coinvolte

Questa è la conclusione di una mail che mi é arrivata da un’educatrice, con allegato il certificato dell’ASL che attesta “grande competenza professionale e coinvolgimento personale”.

Chiedo uno sforzo per capire il mio sentimento nel riceverla.

Me la tengo stretta, insieme al «massima fiducia. Grande dolore ma massima fiducia» che alcuni genitori mi hanno detto ieri al nido Farnesiana, stringendomi la mano e guardandomi dritto negli occhi.  

Per adesso chiedo scusa alle mamme e ai papà piacentini e mi assumo verso la mia città la responsabilità che la delega comporta.

In un mondo dove si é più abituati a vedere il politico che svicola, io resto in prima linea fino in fondo perché non si ripetano obrobri simili.

Di più, per ora, non posso fare.

In politica vanno di moda quelli che sono “fedelissimi” di qualcun altro (che poi il “qualcun altro” cambi nel tempo è discorso a parte); io invece sono fedele ai valori che mi ha trasmesso la mia famiglia e alle idee che mi sono formato crescendo. E sono leale con chi è coerente nell’interpretare queste idee e questi valori.- Stefano Cugini
welfare e sanità
Core ‘ngrato

A destra si muovono a tentoni, non riuscendo a elaborare uno straccio di proposta che non si appoggi su attacchi indotti a chi governa. E allora, pur di ascoltare gli improvvidi gobbi, la candidata seguita a sparar panzane.

Su Acer è curioso che chi le scrive i testi, pur facendone parte ed essendone responsabile in prima persona (parlo del vice presidente Patrizio Losi), trascuri il fatto che il consiglio di amministrazione, fino a un anno fa e per i 3 precedenti, ha avuto la maggioranza in capo proprio al centro destra. Poche storie dunque, se sei in maggioranza, sei in maggioranza. Se questa parte politica non fosse stata d’accordo con la linea dell’ente, avrebbe dovuto solamente alzare la mano e mandare sotto nelle votazioni il presidente. Ma così non è stato. Peccato. Se non riesci a far valere la tua posizione di forza, fatti delle domande su quanto sai amministrare.

Altra gaffe. L’elenco di quello che abbiamo fatto in tema di abitazioni è lungo, ma non è il caso di tornarci su adesso.

Mi spiace molto l’eco che le ormai numerose sparate lascia negli uffici, comunali e di Acer stessa, dove professionisti seri che si applicano nel loro lavoro e a cui negli ultimi tre anni ho chiesto i salti mortali, sono affranti dall’essere dipinti, dal loro referente politico, arch. Losi, a seconda dei casi come incapaci, casta, aridi burocrati, appiattiti al servizio di un’amministrazione di inetti.

Le persone (perché questo sono, prima di tutto) che lavorano a contatto con il pubblico sono sempre più di frequente vittime di attacchi verbali, ingiurie, offese (quando qualcuno non prova a passare alle vie di fatto), da parte di cittadini frustrati dalla situazione generale, molti dei quali – fragili e con limitati mezzi culturali a disposizione – si sentono legittimati a questi comportamenti anche dal modo in cui tutto il settore pubblico è ormai presentato. L’ultima cosa di cui sentono il bisogno è che la politica presa dalla frenesia della campagna elettorale calchi la mano, generalizzando e contribuendo a rendere irriconoscibile la differenza tra gli scansafatiche e chi invece fa con serietà il proprio lavoro.

Soprattutto per questo rispondo in modo netto e ruvido: è mio compito tutelare il lavoro e il buon nome di chi fa pubblico servizio. Se non lo facessi, dimostrerei quel disinteresse e quella pavidità che ha allontanato così tanto i cittadini dalla politica. Ho provato a impegnarmi in prima persona proprio per battere strade diverse e non cambierò traiettoria, a costo di sembrare impopolare.

Mi limito a considerare il fatto che chi strumentalizza a ogni occasione, pur dovendo per ruolo conoscere perfettamente i singoli casi – pena ammissione di ignoranza amministrativa imbarazzante – dà il quadro di una pochezza desolante.

Ma tant’è. Avanti a testa alta.

partecipazione, welfare e sanità
I nervi del Direttore

Sotto attacco perché tutelo i soldi pubblici e la qualità dei progetti in carcere. Ebbene si, facendo il proprio lavoro senza guardare in faccia nessuno capita che il “sistema” reagisca.

L’impegno porta al cambiamento e ciò che cambia in qualche modo destabilizza e risulta indigesto a chi vive di status quo.

Nel caso della Dott.ssa Zurlo, questo fastidio ha raggiunto picchi così alti che nel 2016 mi ha segnalato alla Regione Emilia Romagna per “gravi violazioni delle norme” e “illiceità di determinazioni operate in violazione di protocolli e leggi regionali”A tanto è arrivata la Direttrice del carcere di Piacenza, nei miei confronti.

Tutto, dall’inizio ha una sua coerenza. I fatti sono noti agli addetti ai lavori e anche ai piacentini che hanno avuto la pazienza di seguire la cronaca dalla stampa.

La sintesi è presto fatta: essendo il Comune responsabile dell’uso dei fondi pubblici, in questo caso come in tutte le altre iniziative del c.d.”piano di zona“, non accetta approssimazioni, usi poco critici di risorse e risposte non convincenti.

Per rispetto dei cittadini contribuenti e della stessa popolazione reclusa, in questi anni si è chiesta e mai ottenuta, una verifica puntuale delle azioni messe in campo e delle decisioni unilaterali prese su iniziative svolte all’interno della Casa Circondariale.

Le motivazioni che mi hanno portato nel 2016 a decidere per lo spostamento della progettualità principalmente verso le attività di esecuzione penale esterna derivano da numerosi e lunghi colloqui con una controparte che non ha inteso cogliere il senso delle mie parole o forse non ha creduto che a queste sarebbero seguiti i fatti.

Per questo motivo ho detto che le decisioni prese – non unilateralmente ma di concerto con il Comitato – rimarranno tali fintanto che non cambieranno le relazioni istituzionali fra Casa circondariale e Comune di Piacenza, nel senso della più ampia trasparenza e nel vero rispetto dei ruoli.

A proposito della denuncia di un anno fa. Io stesso ho chiesto alla Regione una formale valutazione del caso, con relativa risposta. Le carte parlano da sé e rimettono in asse la realtà, confermando la piena conformità del mio comportamento, che ricordo è agito in nome, per conto e nell’interesse dell’intera comunità.

A questo punto mi sarei aspettato scuse istituzionali da chi ha lanciato accuse così pesanti. Invece è arrivato un nuovo attacco mezzo stampa, con una ricostruzione fantasiosa del contesto, che ha fatto sorridere chi ne conosce le dinamiche.

Nonostante tutto, continuo a pensare che il tempo sia galantuomo e l’importante per me è aver fatto capire che esistono amministratori pubblici che sull’utilizzo dei soldi di tutti sono molto, ma molto, ma molto vigili, con buona pace di quelli che se la prendono per lesa maestà.

Se non tutelo e non interpreto la voce dei cittadini, che ci sto a fare?

welfare e sanità
Ombre di destra sul welfare

Periodo duro per gli aspiranti Sindaco, sballottati qua e là a incontrare persone e associazioni per promuovere la loro idea di futuro.

La candidata della destra dimostra particolare attenzione ai temi sociali (bene) e così, dopo le case popolari e la violenza sulle donne, prova a dire la sua sul welfare in generale.

Si nota, per lo meno, un sensibile cambio di toni: non più un attacco a testa bassa, solo l’immancabile frecciatina elettoral-propagandistica. Ci sta, dai.

Peccato che ancora una volta manchi il bersaglio.

“Ho intenzione di ribaltare l’ottica dei servizi sociali incatenati a sistemi assistenzialisti per entrare finalmente e concretamente nell’era della sussidiarietà“.

Che sussidiarietà e contrasto all’assistenzialismo siano due capisaldi del nuovo welfare non ci piove: lo dico da sempre.

Che invece ci sia un’ottica da ribaltare è falso, dato che a Piacenza la reciprocità l’abbiamo introdotta noi da più di due anni. E si che, di nuovo, chi la consiglia ha di certo preso parte a quell’interminabile commissione welfare che per il centro destra in Comune doveva servire a dimostrare i vizi di un sistema e si è invece risolta nella conferma forzosa della bontà del lavoro svolto.

ATTENZIONE! Bisogna però leggere tra le righe della dichiarazione per capire quale piega la nostra vuol far prendere al sociale…

Se parliamo di welfare mix, anche in questo caso abbiamo amministrato valorizzando al massimo il principio di integrazione tra pubblico e privato. Lo affermo avendo i dati dalla mia parte.

Mentre però da sempre sostengo la necessità politica di mantenere in capo all’ente pubblico una forte funzione di coordinamento del sistema, da destra la cosa è vissuta come un fastidioso prurito.

In consiglio comunale hanno spesso sostenuto il bisogno (a dir loro) di un welfare più “aziendalista”. Oggi, coerentemente con questa visione, Massimo Trespidi parla di buoni da erogare alle famiglie (e poi si arrangino loro), secondo il principio lombardo della sanità; Patrizia Barbieri, pur restando più sul vago, afferma che:

“Il Comune, nella gestione del welfare, dovrebbe sempre più delegare, sostenere e incentivare servizi e progetti del privato“ (…) In tal modo (…) potrebbe allocare meglio le proprie risorse umane ed economiche“

La direzione è diametralmente opposta al sistema emiliano romagnolo che ha reso il nostro impianto sociale e sanitario un modello a livello mondiale. La linea è quella, netta, dello smantellamento della presenza pubblica nel welfare, opzione che persino il privato sociale – quello che lavora bene e davvero conosce il senso profondo della sussidiarietà, ha sempre escluso.

D’altronde è la solita differenza tra chi “parte dalle lacrime” degli ultimi, di chi è più in difficoltà e chi invece è interessato solo a offrire servizi a quelli che se li possono permettere, perché per qualcuno…business is business!

La politica è fatta dalle persone e nessuno ha primogeniture ed esclusive. Solo insieme si cresce. Se c’è onestà intellettuale e vero amore per la causa del bene comune, le diverse appartenenze sono contenitori che indicano vie possibili, non compartimenti stagni che creano realtà parallele.- Stefano Cugini
welfare e sanità
Telefono Rosa e lese maestà

Sono strane le critiche che ci rivolge Telefono Rosa, prontamente supportato da candidati Sindaco e aspiranti consiglieri in cerca di voti. L’impegno del Comune di Piacenza è al di là di ogni ragionevole dubbio.

Sia nel 2013 che nel 2014, sono stati stanziati ed erogati all’associazione 13,000€ per sostenere il funzionamento della casa di accoglienza per le donne che subiscono violenza.

Nel 2015 sono stati proposti, ideati, progettati e finanziati gli interventi di potenziamento e ampliamento dei servizi offerti, per una spesa pari a 109.164,37€, in parte concessi direttamente a Telefono Rosa e in parte affidati a Asp Città di Piacenza, braccio operativo del Comune e coordinatore provinciale del programma.

Il 4 settembre del 2015 abbiamo sottoscritto insieme ai Comuni di Castelsangiovanni e Fiorenzuola, l’Azienda Usl, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e la stessa Asp, il protocollo mirato a implementare e potenziare le attività di ascolto e accoglienza sul territorio provinciale. Ne è derivata l’assegnazione del finanziamento citato, garantito dalla Regione e dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. In questo modo le strutture cittadine già esistenti e sovvenzionate dal Comune di Piacenza sono state ampliate per rispondere alle esigenze dell’intera provincia, incrementando, fino a triplicare, i posti di accoglienza.

Alla scadenza del Protocollo, il 31 dicembre 2015, solo il Comune di Piacenza si è impegnato a proseguire con risorse proprie mettendo a disposizione altri 83.600€ erogati in quota parte a Telefono Rosa e Asp che, ripeto a scanso di equivoci, gestisce per conto e su mandato dell’Amministrazione comunale i servizi in questione.

Per quanto attiene il 2017, a fronte della regolare rendicontazione di Telefono Rosa sul primo trimestre, il Comune di Piacenza ha già versato 15.000€, che si conta di recuperare dallo stanziamento ministeriale promesso, ma non ancora arrivato. Vanno aggiunte altre risorse legate a un progetto regionale (circa 22.000€) e a un ulteriore programma della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di cui il Comune di Piacenza è stato capofila nella stesura e per il quale svolgerà un ruolo di coordinamento tecnico e rendicontazione amministrativa anch’essi piuttosto impegnativi.

Il sostegno al funzionamento della casa di accoglienza per donne vittime di violenza è garantito – come attestano le risorse collettive spese – in conformità con le indicazioni della legge regionale 2 del 2003, che inserisce tale struttura nei livelli essenziali delle prestazioni  sociali.

È evidente che il Comune di Piacenza non può finanziare da solo un centro a valenza provinciale: per questo ci si aspetta un contributo anche dai territori di Levante e Ponente. È altrettanto palese che il Comune può al massimo anticipare parte del finanziamento nazionale, ma non può integralmente liquidarlo prima che questo sia corrisposto. Abbiamo ricevuto le ultime rassicurazioni della Regione circa i 45.000€ annui di riparto dei fondi antiviolenza 2017 e 2018, che tuttavia a oggi non sono ancora stati erogati.

Colgo la curiosità del fatto che quando si parla di soldi e rendicontazione puntuali, chi è da sempre abituato a una gestione “autonoma” reagisce stizzito.

Ciò non di meno, abbiamo fatto il pieno di pazienza e ce l’abbiamo davvero messa tutta. Faccio fatica a capire, a fronte di dati oggettivi, come si possano avanzare dubbi sulla nostra volontà politica e non puntare invece il dito su chi è davvero in difetto.

Noi stiamo adempiendo il nostro dovere civico e istituzionale per il quale non sono certo richiesti ringraziamenti, ma quantomeno l’onestà intellettuale di tener conto della realtà dei fatti.

 

La volontà politica di supportare il centro antiviolenza, così come la casa rifugio per le vittime di abusi e maltrattamenti, è indiscussa e si è concretizzata, in questi anni, con l’impiego di soldi della collettività, anche supplendo a ritardi o inadempienze a livello provinciale, regionale e nazionale.