Che melma!
Il Re Mida, mal consigliato dal Sospetto e dall’Ignoranza, si accinge a giudicare il calunniato, trascinato per i capelli dalla Calunnia e accompagnato dalla Frode, l’Insidia e il Livore. A sinistra, la Penitenza guarda alla Verità, nuda e con lo sguardo levato al cielo.
Questo capolavoro del 1495 si può ammirare agli Uffizi di Firenze, luogo del bello, dove ricaricare le pile e togliersi un po’ delle tante scorie che la cattiveria di certa politicuccia ti lascia addosso. Un mese abbondante di volontaria astensione dai commenti su Facebook ha fatto il resto, facendomi capire quanto ci imbarbarisce star dietro allo schifo che la frustrazione altrui vomita costantemente sulla rete.
In questa categoria come non metterci il post di Tommaso Foti del 9 agosto in cui annuncia tronfio lo scoop – nientemeno – di un avviso di garanzia notificato a due ex assessori della ex giunta Dosi.
Tutti bisbigliano, nessuno lo scrive, #Foti lo dice.
Una chiosa piena di sottointesi, che dà la stura alla solita sfilza di commenti di ogni genere e tipo.
Non contento, il nostro, si stupisce pure che non siano arrivate le smentite! Cioè: uno spara la prima palla che gli passa per la testa e siccome oggi se qualcosa è su Facebook, deve per forza essere vera, tocca agli interessati smentire. Alla faccia del garantismo! Per Foti e i suoi ultras, tutti colpevoli fino a prova contraria…
Quindi se io adesso posto che un ex deputato di destra, ora consigliere comunale a Piacenza, è stato filmato a toccare le tette alla Batosa ai giardini Margherita, dobbiamo considerare vera la notizia, salvo smentite?
Dice di non cercare gogne mediatiche. Ha ragione: questa è FOGNA. Calunnia gettata ad arte e con gratuita cattiveria (cui prodest?) che qualifica solo chi agisce in questo modo.
Premesso che a chi amministra un avviso di garanzia può arrivare per mille motivi e non per questo il destinatario è un mostro, resta il fatto che oggi, nell’opinione pubblica in cerca di auto da fè quotidiane, la semplice informazione equivale alla condanna morale, a essere bollati per eterno discredito.
A questo ha mirato Tommaso Foti, a gettare fango a piene mani su un numero ristretto e ben individuabile di persone. Eviti poi di rimarcare che lui non ha fatto nomi.
Non nego che la cosa mi ha creato una certa apprensione, nonostante la coscienza più che limpida. Mi sono domandato se vale la pena impegnarsi tanto a rischio di rimetterci anche la tua credibilità personale, con quel che ne deriva pure a chi ti sta vicino.
La risposta tecnica è stata quella di rivolgermi direttamente alla Procura della Repubblica, con la conferma dell’inesistenza di procedimenti a mio carico.
La scelta umana è tutta nell’immutata voglia di portare un granello di mio contributo personale affinché questa politica becera vada in soffitta. Riuscirci o meno non dipende certo da una persona sola, ma l’esempio è importante e mollare il colpo sarebbe come dirsi sconfitti.
Nel dubbio, ho preso il treno e sono andato agli Uffizi, per ricordarmi che Botticelli è molto, ma molto, meglio di Foti.