ESPERIMENTO SOCIAL: meglio la forma o la sostanza?
Se si legge un bisogno, la soluzione va cercata in una logica di rete e, possibilmente, deve servire a promuovere relazioni e senso di comunità.
Il volontariato mi ha fatto imparare che ci si muove così e io fatico, anche da amministratore, a rispettare liturgie diverse da questa impostazione immediata e genuina.
Capita così che servono un po’ di soldi per comprare i libri di testo a due minori appartenenti a una famiglia in condizioni di fragilità assoluta e che, d’istinto, mi venga l’idea di fare l’appello su Facebook.
Quel che è seguito nel gruppo, dà il conto di quanto ogni testa sia capace di farsi un film tutto suo, anche di fronte a una richiesta semplice semplice: mi dai un euro? Soprattutto fa capire come la partecipazione e l’idea stessa di mettersi in gioco e in discussione, per qualcuno, siano concetti vaghi, molto più facili da enunciare che da agire.
Ecco il testo dell’intervista di Thomas Trenchi, pubblicata su sportelloquotidiano.com:
Con quel messaggio, non ha temuto di trasmettere un senso di impotenza dell’amministrazione?
«No, forse con un po’ di incoscienza. Vengo dal mondo del volontariato, ho questo limite: se intravedo un bisogno, mi attivo per risolverlo. Sono orgoglioso del lavoro dei servizi sociali locali, in questo caso non si trattava di sopravvivenza ma di diritto allo studio. È stata una bella occasione, mi sono buttato nel canale dei social e ho proposto qualcosa di positivo, alla faccia delle tante bestialità divulgate ogni giorno. Non capisco di cosa dovrei vergognarmi».
Sul sito del Comune di Piacenza, è disponibile il bando per richiedere la fornitura gratuita dei libri scolastici. Lei invece si è affidato a Facebook, piuttosto che utilizzare uno strumento pubblico. Ha perso fiducia nelle istituzioni?
«Stiamo parlando di bandi che prevedono dei rimborsi. Per rimborsare qualcosa, occorre avere i soldi per procedere all’acquisto. Questa famiglia non ha denaro da anticipare, perciò mi è sembrato molto più semplice trovare un modo per comprarli».
Durante il suo operato, ha già intrapreso iniziative di questo tipo?
«Una sola volta. Avevo bisogno dell’arredamento per una camera da letto per una famiglia bisognosa. Ho pensato di chiedere aiuto su un gruppo Facebook con molti iscritti. Dopo ventiquattro ore, avevo raccolto il necessario».
Qual è il livello di povertà a Piacenza?
«La capacità di copertura del welfare in città è circa del 25% rispetto al bisogno, un dato in linea con quelli nazionali. Riusciamo a intercettare le nuove povertà. Al contrario, le numerose condizioni di marginalità sono difficilmente mappabili, anche a causa della titubanza ad esporsi».
Diversi piacentini hanno disapprovato l’azione di Cugini, poiché non avrebbe adottato un piano programmatico capace di far fronte all’emergenza a trecentosessanta gradi, andando in soccorso solamente ad una delle tante famiglie che attraversano momenti non facili. L’assessore, tuttavia, ringrazia chi si è gia recato alla libreria Romagnosi per donare: «Sono stati presi due piccioni con una fava: si è creato un senso di comunità e si sta risolvendo un problema senza utilizzare soldi pubblici». Con ostinazione, annuncia: «Quando avrò a disposizione tutti i libri, posterò una foto sul gruppo».
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