Propaganda Rosa
La provocazione del titolo è evidente.
Tanto quanto è triste che la presidente di Telefono rosa non perda occasione, pubblica e privata, per disconoscere tutto l’aiuto ricevuto dal Comune di Piacenza.
Ragioni di antipatia e sentimenti di lesa maestà la portano anzi a parlare apertamente di rischio di chiusura e mettere in dubbio la stessa volontà politica di un sostegno che non solo non è mai mancato, ma si è addirittura più che decuplicato negli ultimi due/tre anni.
Ora ci fanno morire.
A fronte di simili distorsioni della realtà, consegnate alla stampa, come si fa a non tornare con la memoria al più famoso precetto del potente manovratore della propaganda nazista:
ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.
Per quanto mi riguarda, ho già rispedito le critiche al mittente mesi fa, dimostrando coi numeri quanto fossero infondate, oltreché ingenerose.
Anzi, se in provincia i servizi di contrasto alla violenza di genere sono stati potenziati, è proprio grazie alla ferma volontà politica del Comune di Piacenza e del sottoscritto, quando da assessore mi sono occupato di welfare. Fatti, non opinioni.
Bene ha fatto Patrizia Calza a mettere qualche “puntino sulle i”, peccando tra l’altro di signorilità nel tacere che “l’ulteriore sforzo dei Comuni, nelle more dei ritardi dei finanziamenti nazionali” è stato in realtà uno sforzo individuale proprio di Piacenza, nelle more dei finanziamenti nazionali e dei contributi previsti dai Comuni degli altri distretti.
A furia di ripetere una bugia, poi giovani consiglieri della Lega come Davide Garilli, più propensi a parlare che a studiare le carte, finiscono per dire castronerie.
Difficile definire diversamente il suo intervento di lunedì scorso, in cui ha blaterato che l’amministrazione Dosi avrebbe tagliato fondi a Telefono rosa per sostenere Pulcheria.
Ribadisco il concetto: noi i fondi a Telefono rosa li abbiamo più che decuplicati. Auguro all’attuale giunta di poter fare altrettanto.
L’aiuto alle fasce più fragili non è esclusiva di associazioni, che invece di continuare a rinfocolare polemiche inutili potrebbero concentrarsi su temi come la contendibilità delle cariche interne e il ricambio generazionale del gruppo dirigente.
Il sostegno al disagio più profondo deve necessariamente essere un lavoro di rete, umile e senza sosta, libero da protagonismi di maniera che sono tanto stucchevoli quanto dannosi.
Perché, se Goebbels aveva il suo aforisma, non da meno è stato Bertold Brecht, al quale mi lega certamente maggiore affinità intellettuale:
Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.