La banda dell’ortica mese 6
Il secondo semestre del 2017 è stato per il Partito Democratico di Piacenza il periodo in cui imparare e abituarsi a essere minoranza.
Siamo soddisfatti del primo bilancio: abbiamo dimostrato di essere un gruppo coeso e motivato, che non sta in consiglio col broncio a leccarsi le ferite della sconfitta elettorale o a scaldare la poltrona.
Ci siamo dati l’ordine di scuderia di fare in modo che tutti e quattro si possa prendere la parola, argomentare i temi che meglio si conoscono e studiare quelli nuovi. Mai ci siamo mossi in modo individuale o legati a logiche di appartenenza di corrente su scala nazionale, men che meno ci sono stati scatti in avanti o prese di distanza dalla linea comune. Il dibattito al nostro interno è sempre stato franco e senza filtri, a volte pure ruvido, ma siamo sempre usciti con una sintesi accettata e sostenuta da tutti.
Mica era scontato (specie in un momento di difficoltà del partito come quello presente) e per questo penso che possiamo rappresentare un messaggio positivo a ben altri livelli di gestione del potere e un indicatore importante da consegnare ai cittadini in cerca di nuova credibilità della politica.
Stiamo impostando un percorso sui contenuti, supportati dalla segreteria cittadina e provinciale, oltreché dai componenti dell’ex giunta, che con autentico spirito di servizio si sono da subito messi a nostra disposizione.
In Consiglio abbiamo quasi sempre cercato di condividere col resto delle minoranze gli atti che intendevamo sottoporre e, nei confronti degli amministratori al governo, abbiamo mantenuto la promessa fatta alla prima seduta di un’opposizione senza sconti ma senza bastoni tra le ruote.
Data la presenza di molti amministratori alla prima apparizione in Consiglio, abbiamo assistito a tali e tanti “svarioni”, tecnici e comunicativi, che se non ci fossimo imposti di far prevalere la responsabilità sul gossip e la caciara, avremmo riempito pagine di giornale e scatenato polemiche a non finire.
Vogliamo costruire nel tempo un’alternativa seria e credibile, insieme a quanti decideranno di seguirci e darci fiducia. Vogliamo andare in controtendenza e privilegiare la costruzione di un percorso alla ricerca di consenso immediata, evitando di reagire in modo scomposto a offese e macchine del fango.
A dimostrazione dei nostri intenti propositivi e di contenuto, gli atti ispettivi presentati sono numerosi, parecchi dei quali non ancora calendarizzati nonostante siano abbondantemente scaduti tutti i termi temporali possibili e immaginabili.
Purtroppo, eccezion fatta per la mozione sugli orari Acer, nessuno è stato approvato dalla maggioranza, che ha pensato bene – in spregio alle dichiarazioni di collaborazione del neo Sindaco – di rispedire al mittente persino gli emendamenti alle linee di mandato, tra cui quello sulla mappatura delle barriere architettoniche per una città più a misura di disabile e quella sul protocollo per la legalità al polo logistico.
Sappiamo per esperienza quanto sia complicato governare nelle condizioni date oggigiorno. Ciò non di meno, l’augurio per il 2018 è che chi attualmente guida la città la smetta con i piagnistei e col dare colpe all’eredità ricevuta, per cominciare a far intravedere la sua linea senza dipendere dal passato. Le premesse uscite dalla presentazione delle linee di mandato non ci confortano, ma noi siamo positivi per natura.
Per ora le uniche tracce di cambiamento sono preoccupanti ma quasi simboliche: dalle iniziative che segnano un arretramento sul tema dei diritti (uscita rete Ready), alle risoluzioni contro la legge Fiano o lo Ius Soli, allo spazio di parola dato ad attivisti xenofobi.
In concreto, spiccano la chiusura del “pollaio” di Spazio 4 e quella già lasciata intendere di Spazio Belleville, oltre all’annullamento dell’ordinanza che favoriva il traffico su due ruote e al ripristino del doppio senso di marcia sul primo tratto del Corso.
Non pervenute iniziative a contrasto del degrado e a favore di una presunta sicurezza, fiore all’occhiello delle promesse elettorali: basta fare un giro nelle tradizionali zone che da sempre destano più preoccupazione per accorgersi che nulla è cambiato. Basta andare nei giardini pubblici per capire che il senso civico dei piacentini non dipende dal colore politico di chi governa. Basta usufruire dei parcheggi, girare nelle vie del centro o sui mercati per vedere che i problemi agitati come clave prima delle elezioni e sempre indicati come di immediata soluzione non hanno cambiato di una virgola le loro proporzioni. In compenso, è scappato il comandante della Polizia municipale.
Per il resto, clamorosa continuità, mascherata dietro all’impossibilità concreta di apportare significativi cambiamenti, come se i vari temi nevralgici non fossero già stati perfettamente noti, nei particolari, ai vari esponenti di Lega e Forza Italia già presenti nello scorso mandato.
Tutti i provvedimenti della giunta Dosi usati come simbolo di inefficienza e scelte sbagliate durante le elezioni e bollati con la promessa di essere eliminati sono stati invece mantenuti: dalle aliquote irpef, alla tassa di soggiorno, alla gestione dei profughi in capo ad Asp, alle aree demaniali, per arrivare a Borgo Faxhall e al comparto di Terrepadane.
Persino i famigerati “biscotti“ sullo stradone Farnese, invece di essere rimossi come più volte detto, sono stati abbassati con costi non indifferenti.
“Far quadrare ciò che non sarebbe quadrato, a proposito di bilancio”
non è nulla di eccezionale ma solo il compito principale di qualunque amministrazione, in ogni anno di mandato. Come si fanno quadrare i conti dipende dalle scelte politiche di cui è giusto assumersi le responsabilità, senza demandare alla scarsità di risorse la risposta a ogni obiezioni di fronte a iniziative impopolari. C’è chi investe sull’educazione e la formazione dei giovani, chi sulle unità cinofile per la Polizia municipale.
“Qui nessuno è un fenomeno”
ha detto oggi il Sindaco Barbieri. Molto bene. Con questa affermazione, che condividiamo in pieno, speriamo si possa davvero aprire la stagione di governo e chiudere, cosa non chiara a molti consiglieri di maggioranza, la campagna elettorale basata sul principio che – come da verbale delle dichiarazioni di qualcuno:
“si sa, in quel periodo si può dire un po’ di tutto”.
6 mesi di governo di una DIS-GIUNTA, una squadra dissociata tra le promesse e i (pochi) fatti concreti.
Per ora resta la sensazione, plasticamente rappresentata nella conferenza stampa di stamattina, di un Sindaco molto impegnato a ostentare una sicurezza di facciata, in continua tensione per far combaciare tessere di un puzzle assai complicato, laddove l’agire di gran parte dei suoi assessori, nei fatti e nelle comunicazioni pubbliche, a voler essere magnanimi può essere definito estemporaneo e contraddittorio.
Per non parlare dei consiglieri di maggioranza, che in sei mesi hanno curiosamente presentato più interrogazioni rivolte alla loro stessa giunta di quante se ne potessero supporre in cinque anni.
Sei mesi restano comunque un tempo troppo ridotto per un giudizio definitivo.
Noi staremo a vigilare e proporre. Proporre e vigilare.