PORTA GALERA. Urge lavoro di squadra sul quartiere Roma
Abbiamo l’urgenza di ridare al Quartiere Roma l’attenzione e il supporto che merita. Girando per le vie, la prima cosa di cui ho avuto ennesima conferma è la straordinaria bellezza e tipicità dei luoghi, l’attaccamento di chi li abita, il potenziale ancora inespresso. Per questo sono ottimista sul futuro prossimo.
Però non possiamo far finta che tutto sia normale. Non mi preoccupano i capannelli di persone sedute per strada, con quattro sedie e una radio. È vero che al posto del dialetto delle nonne, che combattevano la calura e si facevano compagnia nella stessa identica maniera non molti anni or sono, vibravano nell’aria le uvulari e le aspirate di una fonetica ostica quanto affascinante come quella araba. Ma così va il mondo.
No, a preoccuparmi – a tarda ora – è il via vai di borse piene di alcolici da certi negozi. Mi danno ansia i cocci rotti davanti alla scuola; le persone sdraiate sui marciapiedi con le bottiglie di birra in mano, o quell’ubriaco che non trova di meglio che urinare in mezzo alla strada. Se pezzi di automobili stanno abbandonati davanti ai portoni, cataste di rifiuti in certi angoli e il colpo d’occhio ti convince che non metteresti piede in quel tal locale nemmeno sotto tortura per questioni d’igiene – questa sconosciuta! – beh, allora, qualcosa non va. Dai su, diciamolo, alla faccia della diplomazia: in certi punti è degrado vero.
Non ovunque, non dappertutto. La “movida” davanti al pub di Via Alberoni, per esempio, i tavoli di fronte, in quello spicchio di Giardino Merluzzo restituito all’onor del mondo, allargano il cuore. Lo stesso cuore che si stringe invece qualche traversa più in la.
Che fare allora? Prima di tutto smetterla di pensare, come fa qualcuno, che altrove situazioni come questa sarebbero un punto di arrivo, che in fondo ci si lamenta a gamba sana: qui siamo a Piacenza e dobbiamo salvaguardare i nostri standard. Poi, distinguere: non in base al colore della pelle o all’origine, ma a seconda della voglia di praticare cittadinanza, di rispettare le regole e di essere parte di un tutto.
Infine, dare dei segnali chiari. Non scopriamo niente di nuovo e in buona parte si sta già operando nella giusta direzione: presidio della zona per il rispetto delle norme sanitarie, tanto in ambito commerciale che residenziale; controllo della regolarità delle locazioni, dell’abusivismo, dei subaffitti; contrasto alla vendita di alcolici fuori orario, lotta all’evasione, ecc…
Spesso le briglie della burocrazia non ci aiutano, ma non può essere una scusa per mortificare lo spirito civico che ci muove. Va però detto – e qui sta il punto – che queste azioni non possono essere estemporanee e si fanno solo unendo le forze. Presi singolarmente, Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale lamentano (a ragione) carenze di organico che sono superabili se si concerta una collaborazione operativa periodica.
Le “sentinelle” sul territorio non mancano, venerdì abbiamo avuto un’altra conferma.
Le istituzioni devono far sentire la loro presenza, discreta ma costante. Al Comune, e il percorso “Porta Galera 3.0” punta a questo, il compito di ridare fiducia, di creare le condizioni e monitorare i progressi.
Per il resto, non dubito, il Quartiere troverà al suo interno le energie per esaltarsi, in barba alle criticità che sembrano volerlo soffocare.
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