PORTA GALERA. 150 idee per il rilancio del Quartiere Roma
I processi inclusivi non possono essere lasciati allo stato brado. Questo lo sapevamo appena abbiamo pensato al progetto di Porta Galera 3.0
Quando si vuole sollecitare la spontaneità, è necessaria una cornice ben definita. Gran parte del lavoro preparatorio, consiste nell’approntare questa cornice, cercando di prevedere tutti i problemi che possono emergere. Il primo passo è quello di stabilire le regole del gioco e di sottoporle all’accettazione dei partecipanti.
- numeri: i metodi inclusivi si basano sempre su riunioni di piccoli gruppi (dalle 5 alle 20 persone)
- fasi: i processi sono in genere strutturati in fasi, la cui successione deve essere nota fin dall’inizio;
- tempi: la durata delle varie fasi e dei singoli incontri deve essere predefinita accuratamente; non sono consigliabili riunioni che durano per ore, perdendo via via partecipanti;
- spazi: l’organizzazione degli spazi deve essere molto curata, perché l’interazione tra i partecipanti può essere favorita dalla loro disposizione.
L’ascolto doveva essere particolarmente capillare ed estesoa, bisognava comunicare in modo efficace quello che volevamo (e vogliamo ancora) fare e andare a cercare sul territorio le persone interessate e disponibili al confronto.
I cittadini che hanno desiderato prendere parte al processo sono stati invitati a frequentare le sedi di informazione, scambio, discussione, sulla base di un piano strutturato, e a concordare un punto di vista comune.
Noi ci abbiamo provato. Mica sempre è riuscito tutto, ci mancherebbe. Ma lo sforzo, incluse le imprecisioni e gli inciampi è stato apprezzato. 150 è un grande numero!
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