PROFUGHI. La qualità nell’accoglienza è “il” tema.
Qualità nell’accoglienza non significa, come qualche scienziato mi ha fatto notare, wi-fi gratis, TV satellitare e albergo a quattro stelle.
Vuol dire riconoscere in queste persone esseri umani, ognuno con una storia; vuol dire ridare dignità, mettere le basi per una minima comprensione della lingua, spiegare loro dove sono, come si vive qui, quali sono i doveri e quali diritti ne derivano.
Implica far capire quei comportamenti che per convenzione sociale qui sono ritenuti opportuni e quali invece disdicevoli.
Qualità nell’accoglienza è responsabilizzare rendendo chiari da subito i contorni del progetto nel quale questa gente è accolta: un percorso che ha un inizio, uno sviluppo, una fine.
Dal primo giorno si prepara l’uscita futura, aiutando l’acquisizione di strumenti per proseguire poi da soli. Qualità è l’evidenza che o impari un lavoro e te lo cerchi o ti troverai col sedere per terra nel giro di qualche mese.
Niente di più, niente di meno di quello che facciamo tutti i giorni con la stragrande maggioranza degli utenti dei servizi sociali. Finché tutto sarà troppo sbilanciato sulla sola sistemazione “logistica”, le cose andranno sempre peggio.
Alcuni gestori questo principio lo conoscono bene, altri pare lo ignorino. Urge rimediare.
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