RASSEGNA STAMPA AGGIORNATA
In principio, 3 amici
All’inizio è stata la consapevolezza di non poter lasciare altri anni Piacenza in mano alla destra, sotto cui è arretrata da ogni punto di vista: è una città più sporca, con più degrado, tra le più
inquinate d’Europa, meno sicura e attrattiva, meno attenta ai soggetti fragili, disinteressata al
tema dei diritti, con focolai sociali sempre più esplosivi, priva di sensibilità ambientale.


L’appello per unire tutte le forze che si riconoscevano alternative è arrivato dopo quasi tre anni di esperimenti in consiglio comunale, prove di dialogo tra me (PD), Sergio Dagnino (M5S) e Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune/Rifondazione).
Prima avversari, poi colleghi, infine amici, mossi dalla convinzione che non cercavamo l’ennesimo cartello elettorale di chi sta insieme per vincere e spartirsi il potere, ma ambivamo a qualcosa di nuovo e più alto, con la vittoria come solo mezzo per poter governare bene insieme.
Sono stati mesi difficili e appassionati, in cui sempre più persone si sono avvicinate al gruppo iniziale che ogni mercoledì si trovava su Zoom, causa l’impossibilità di vedersi in presenza per colpa del maledetto Covid.
Nonostante le immancabili fibrillazioni interne, anche il PD è stato nel percorso, pur mal digerendo in parecchi suoi esponenti, fin dal principio, la prima regola d’ingaggio: CI SI SIEDE INTORNO AL TAVOLO TUTTI CON PARI DIGNITÀ, senza egemonie o atteggiamenti da bullo del partito più grosso.
I gruppi di lavoro hanno cominciato a trovarsi e dare i frutti di quella che sarebbe stata poi la base del (dei) programma (i) elettorale (i).
Lo spartiacque
Dicembre 2021 è lo spartiacque:

Dopo l’indicazione del tavolo di coordinamento sul mio nome e quello di Stefania Calza, nella successiva direzione, il Partito Democratico cala il jolly delle primarie, fino a quel momento dipinte dal segretario provinciale Bisotti come un rischio da evitare. Io comincio a essere indicato come un candidato “troppo” di sinistra e l’Assemblea di ApP, fin dal principio elemento centrale, come una sparuta presenza non rappresentativa per poter prendere decisioni …
Prendere o lasciare
La contrarietà di molti rappresentanti della coalizione alle primarie, calate dall’alto come un fulmine a ciel sereno, porta all’arrocco del Partito Democratico. Prendere o lasciare. Sempre dalla voce del segretario esce per la prima volta la parola ROTTURA, subito in coda al tranchant “ne prendo atto” rivolto alle osservazioni dei presenti.
Senza soddisfare le condizioni del Partito Democratico il percorso di Alternativa per Piacenza è destinato “non più a essere sovrapposto ma parallelo”.
Per favorire il dialogo, decido di farmi da parte, essendo ormai diventato il convitato di pietra di ogni riunione. Ciò non di meno, il giochino del “Cugini SI, Cugini NO” non cessa di occupare gli spazi di dibattito.


Colpo di scena

A gennaio nuovo colpo di scena: spunta la candidatura di Massimo Castelli, Sindaco di Cerignale, sostenuta da oltre 200 firme, in calce a una lettera inviata ai giornali e spammata sui whatsapp di mezza Piacenza in cui, legittimamente, se ne sottolineano qualità caratteristiche tali da renderlo vincente.
Immancabili le interviste a personalità di spicco del PD, che si affrettano a dichiarare il sostegno del partito alla new entry, senza porsi il problema di aver calato dall’alto un amministratore che con il lungo percorso di ApP non aveva nulla a che fare, in contrasto con le poche regole base con cui si era cominciato a lavorare.


Nonostante ciò, per non arrivare alla rottura, apriamo alle primarie, purché sostenute da regole che consentano a tutti di potersi giocare la partita. Con mio grande orgoglio e senso di gratitudine, in 48 ore vengono raccolte 309 firme a sostegno della mia partecipazione.

La dichiarata disponibilità a candidarsi di «un profilo aderente ai valori fondanti di ApP» come quello di Massimo Castelli contribuisce a far cadere le pregiudiziali sulle tanto vituperate primarie di coalizione. E costituisce dunque terreno fertile per poter ricucire l’alleanza del centrosinistra. «Da politico navigato qual è Castelli ha parlato in generale, ma non giriamoci intorno nelle ultime settimane è stato il sottoscritto l’oggetto del dibattito in tal senso. Credo sia il momento di far chiarezza. Mi fossi ritagliato il ruolo di capo popolo, la rottura sarebbe consumata già da tempo e io non sarei più il capogruppo del Partito Democratico. Non ho mai difettato nelle scelte coraggiose. Il punto è un altro: l’unico interesse di chi si è battuto con tanta decisione è quello di creare un centrosinistra credibile e riconoscibile, non la versione sbiadita degli avversari». «Il mio passo indietro di metà dicembre l’ho motivato proprio col bisogno di spostare il confronto a temi di contenuto e non di nomi. Ogni mio appello successivo ha insistito sulla mancanza di condizioni affinché le eventuali primarie potessero essere un normale percorso democratico e non una resa dei conti, a partire da candidati in carne e ossa, disposti – prima ancora di misurarsi – a offrire la loro visione di città in assemblea, per convincere chi ha donato un anno del suo tempo e impegno a un progetto tanto ambizioso»
Tutto OK? Tutto risolto? Nemmeno per sogno. Le primarie non vanno più bene e la rottura UNILATERALE del Partito Democratico e di chi sceglie di seguirlo a ruota è DEFINITIVA (nonostante una partecipata assemblea che vota A FAVORE del documento presentato per proseguire il percorso unitario).

Scelta obbligata
A me non resta che scegliere di giocarmi nel partito le carte che comunque mi sono garantite dal mio ruolo di capogruppo in Consiglio comunale e non rimangiarmi la parola con compagni di viaggio che hanno creduto in modi nuovi di affrontare la politica e sono stati estromessi perché non si sono piegati a compromessi che andavano oltre l’accettabile.

Nasce la nuova Alternativa per Piacenza: zaino in spalla, schiena dritta.

L’assemblea di Alternativa per Piacenza ieri sera mi ha scelto come candidato Sindaco della nostra città. Le 309 firme degli scorsi giorni e gli attestati di stima delle ultime ore mi hanno convinto a non deludere tanta fiducia, che sento crescere e mi onora. Avverto un enorme senso di responsabilità, che però oggi va a braccetto con l’entusiasmo e la leggerezza dell’essere parte di qualcosa di grande, corale. Soprattutto, giusto. La politica va cambiata. Un’intera classe dirigente, che da anni si ripropone sempre uguale, ha fallito. Lo dimostrano gli ultimi eventi. Mi piace definirla una candidatura resistente, che arriva nel momento più buio a livello locale. Ancora ci stavamo riprendendo dall’interruzione di un percorso unitario che credevamo scampata ed ecco lo shock di un’inchiesta giudiziaria devastante. Bene, proprio negli attimi in cui ti sfiora il pensiero che tutto è inutile, quando la via d’uscita più comoda dalla frustrazione di quel che ti accade intorno è la fuga, serviva una risposta: prendere o lasciare. Noi rilanciamo, insieme, fieri di un progetto che in tempi non sospetti denunciava l’asfissia di percorsi troppo chiusi nelle segreterie di partito e offriva la possibilità concreta di riconnettersi con i bisogni e le speranze dei cittadini. Alternativa per Piacenza non nasce per lusingare i potenti di questa o quella formazione, ma per far tornare, a chi l’ha persa, la voglia di incidere, con il voto e la partecipazione, sul futuro della propria città. Il tempo è importante: noi ci siamo, come coalizione di governo, non di testimonianza. Oggi, a chi si riconosce nel largo campo progressista ed è disorientato da fatti pesanti come macigni, noi diamo una risposta, tendiamo una mano presentando una casa comune. Coraggiosa, coerente, onesta. Nessun uomo solo al comando, niente capitani, condottieri o assi calati dall’alto. Io da ieri sera sono il rappresentante, la faccia pubblica di una squadra, che si mette a disposizione di chi ha davvero a cuore Piacenza. Il centrosinistra adesso un candidato, scelto fuori dai caminetti, ce l’ha. Ho fatto una scelta sofferta e scomoda per difendere Alternativa per Piacenza. Perché, oggi, stare con noi, significa provare a dare un senso diverso di comunità.
Ultimo tentativo
Per non volersi far mancare nulla, pure Massimo, suo malgrado, è costretto a ritirarsi dalla corsa. Avendo già presentato la mia candidatura, come ApP decidiamo di tendere una mano e riproporre il percorso unitario. Proposta IMMEDIATAMENTE rispedita al mittente.
Il resto è storia delle scelte fatte dalle segreterie di partito che, dal nostro punto di vista, hanno portato alla vittoria ma non risolto il problema più grande di una politica ormai lontana dai cittadini.
Avanti tutta, senza più guardarsi indietro.

Siamo partiti, con una campagna elettorale fatta di appuntamenti a tappeto in ogni angolo della città, a incontrar gente, ascoltare, promuovere, tra un misto di incredulità e rinnovato interesse, una politica fatta di persone che si sono scelte, fiere di un progetto che in tempi non sospetti denunciava l’asfissia di percorsi troppo chiusi nelle segreterie di partito e offriva la possibilità concreta di riconnettersi con i bisogni e le speranze dei cittadini.
Crediamo di essere stati credibili nel dimostrare di voler servire la comunità con metodo e pensiero diversi, a tal punto che i principali partiti non sono riusciti a reggere il percorso, scegliendo altre strade.
Abbiamo fatto della dignità, della coerenza e delle decisioni difficili e controcorrente la cifra del nostro impegno civile, per dare rappresentanza ai cittadini che si sentono presi in
giro, stanchi di subire le imposizioni dei soliti, arcinoti custodi del potere piacentino.

Grazie della responsabilità

Il 12 giugno, nonostante tutte le traversie, siamo stati scelti dal 10,7% degli elettori. 4.243 persone ci hanno detto di non mollare, ed è esattamente quello che faremo.
Il risultato, alle condizioni date, è stato ottimo. Abbiamo fatto un piccolo miracolo. Potrà sembrare strano, ma mi è piaciuto cogliere tra i nostri una certa delusione. In tanti pensavamo qualcosa di più, segno di profondo attaccamento al progetto. Non accontentarsi è un ottimo viatico per ripartire e crescere in futuro.
Coerenti al ballottaggio
“autonomi ma non equidistanti”
Non un solo voto alla destra. Alternativa per Piacenza è stata chiara fin dal principio e non si è mai spostata dalla sua traiettoria, forte di una coerenza per la quale ha messo in conto di pagare un prezzo politico non trascurabile. In questi giorni, che dal primo turno portano al ballottaggio, ci ha mosso la convinzione che, in politica, dal passato è meglio distillare le esperienze utili a maturare, piuttosto che coltivare rancori. Accettando questo, la mediazione per il bene della città è una strada naturale, a condizione però di non compromettersi in attendibilità. Così abbiamo fatto, accogliendo Katia Tarasconi in assemblea, per ribadire il carattere maturo e responsabile di chi non si sottrae al confronto nemmeno in extremis. Il Consiglio comunale sarà il luogo del voto sui punti comuni tra il nostro Libro Giallo e il programma della coalizione a sostegno di Katia. Ci è parso quindi necessario sentire la sua opinione su quanto ancora ci distanzia (Pug partecipato, espansione logistica, Terre Padane, Piazza Cittadella, teleriscaldamento, ex Pertite). Per recuperare i molti delusi serve credibilità, che ha bisogno di tanto impegno e tempi ben più lunghi di una campagna elettorale. Siamo genuini e idealisti, non adatti a fare i sudditi devoti alla figura forte sola al comando o ai ristretti circoli che calano dall’alto le decisioni. Scegliamo dunque di restare autonomi, per costruire la casa comune di una sinistra non settaria e pregiudiziale, inclusiva di ogni sensibilità, purché nel perimetro di una scelta di campo netta e senza posizioni ambigue. Coscienti della tanta strada ancora da fare con i nostri “zaini in spalla”, saremo forza di opposizione costruttiva ma puntuale e lavoreremo per diventare sempre più un riferimento per chi si riconosce nei valori del centro-sinistra ma non nelle forze che attualmente dominano la scena, che a quei valori hanno spesso voltato le spalle. Autonomi non significa però equidistanti. Con questa consapevolezza, invitando a riscoprire il diritto di voto quale grande conquista democratica, ogni cittadino deciderà il da farsi in coscienza.
Siamo genuini e idealisti, non adatti a fare i sudditi devoti alla figura forte sola al comando o ai ristretti circoli che calano dall’alto le decisioni. Scegliamo dunque di restare autonomi, per costruire la casa comune di una sinistra non settaria e pregiudiziale, inclusiva di ogni sensibilità, purché nel perimetro di una scelta di campo netta e senza posizioni ambigue.




Eravamo interessati all’apparentamento, che ci avrebbe consentito di avere due consiglieri in più in aula e rafforzare ApP.
L’ipotesi non è stata nemmeno considerata da chi ha vinto e noi, in cambio, non abbiamo cercato posti in giunta, per la dovuta libertà d’azione di cui il progetto iniziale ha bisogno per radicarsi e diventare credibile.
Una politica altra guarda al COME si vince, cosciente che farlo senza i requisiti giusti è solo un cambio della guardia al potere, per il potere.
Finché la vittoria sarà il mezzo e non il fine, noi staremo dall’altra parte a provare a cambiare coscienze politiche.
Sarà un’utopia ma è l’aria che vogliamo far respirare ad Alternativa per Piacenza.
Strada facendo
L’impegno che abbiamo cominciato a dedicare alla città, dall’aula del consiglio comunale, lo trovi su questo sito alla pagina dedicata agli atti presentati.
Ma ApP sarà, nelle intenzioni, molto di più!



























