Parlare di provocazione dopo le affermazioni su chi ospita migranti, che nemmeno un probabile colpo di calore possono giustificare, è una toppa peggiore del buco.
Io penso che il Partito Democratico, specie ora che vive una fase di crisi che solo il tempo dirà se irreversibile, abbia l’obbligo morale di prendere distanze non solo formali da stupidaggini come questa, su un tema che per ampiezza, gravità e complessità non va certo sottostimato ma nemmeno affrontato con vocabolari che non ci appartengono.
La responsabilità con cui si interpretano i valori che fondano una comunità di persone deve tornare a essere qualcosa che distingue chi in quella comunità ha senso che esprima il suo impegno politico e chi invece é buona cosa che ne stia alla larga.
Il modo in cui si affronta la questione non è banale. I cittadini sono allo stremo della sopportazione non tanto per i numeri, quanto per il fatto che si sentono scalzati da altri nella concessione di privilegi e nel riconoscimento dei diritti.
Quando ero assessore ho sempre detto che il grande errore della politica del governo è di non fare niente per tenere agganciati due concetti base come quelli di solidarietà umana ed equità sociale. Ho preso posizioni scomode e che dalla mia parte non tutti hanno gradito o compreso.
Un conto è il sacrosanto dovere di alzare i toni con il proprio partito e il governo, è proprio questo che deve fare un Sindaco. Altra cosa è proporre soluzioni (ammesso che siano perseguibili) che colpiscono direttamente i cittadini e le loro scelte di solidarietà. La battaglia perché non ci sia accoglienza indiscriminata, sparametarata nei numeri o non si riconoscano diritti e privilegi ai richiedenti asilo sottraendoli ai cittadini va fatta in altro modo e con altri interlocutori.
Chi si è candidato e ha l’onore di fare il Sindaco o comunque l’amministratore, ha una quota di responsabilità in più. Se ha scelto di rappresentare certi principi e si è iscritta a un partito, le questioni deve affrontarle con prese di posizioni coerenti.
Troppo facile rincorrere le paure. Vuol farlo? Liberissima, ma esistono altre forze politiche che meglio si addicono a quel modo di porsi.
Voglio un partito dall’identità chiara, in cui capire al volo se posso riconoscermi o se devo cercare altrove chi mi rappresenta. Il Sindaco di Codigoro non lo fa: o io o lei nel PD stiamo sbagliando casa.
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini
Come per i minori stranieri albanesi, anche per i profughi adulti non smetterò di denunciare una situazione grave, che incide sulla mancanza di un sistema d’accoglienza di qualità.
Per i piacentini noi dobbiamo continuare a battagliare, mettendoci tutto il senso di responsabilità necessario, anche supplendo a quello che a volte sembra mancare ad altri, specie a chi dovrebbe garantirci sonni tranquilli.
Siamo al paradosso. Che la Prefettura disponga l’esclusione dall’accoglienza di un profugo in dimissione dall’ospedale in seguito a una crisi psicotica è intollerabile.
Già è grave che il Comune non sia stato avvisato tempestivamente del caso, figuriamoci poi la scelta di buttare in mezzo a una strada una persona affetta da una patologia, a lungo ricoverata e compensata con farmaci specifici, un soggetto potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri, confezionando un limbo che lo trasforma da accolto a fantasma, appunto.
È inaudito che gli uffici territoriali del governo, cui spetta la supervisione dell’ordine e della sicurezza, responsabili dell’immigrazione, pensino di risolvere in questi termini una questione così delicata, scaricando costi, impegno e rischi sull’ente locale.
Chi crea problemi va tenuto d’occhio, non disperso tra la folla. Se si decide di allontanarlo dal progetto di accoglienza, si prendono accordi con Bologna o Roma per ricollocarlo, magari in un CIE (centri di identificazione ed espulsione).
Finiamola di dare addosso ai Comuni, diffondendo rischi, sfiducia, disordine e preoccupazione. Un allontanamento una tantum poteva servire da monito. Ora è una procedura di cui si sta abusando, un escamotage per liberare posti per altre accoglienze.
Ai piacentini non interessa avere chi elimina dalla contabilità i soggetti problematici per poter dire altri “si” quando il ministero chiama per le consegne.
Da amministratore non voglio fantasmi per le strade della mia città: senza controllo, senza regole, senza documenti. O aspettiamo che succeda qualcosa d’irreparabile per affrontare il problema con la giusta responsabilità e le dovute competenze?
«Il fatto spiegato da Cugini é stato ieri NEGATO dalla Prefettura».
Si può essere in disaccordo su molte cose, pure su tutto, ma quando una persona é seria e commenta dei fatti, é oggettiva. Siccome sono una persona seria, CONFERMO la ricostruzione della vicenda parola per parola.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società- Art. 4 Costituzione
Giornata di interrogazioni. Due, entrambe del centro-destra, tutte sull’accoglienza profughi gestite dalla nostra ASP: una della Lega, presentata col solito piglio da Massimo Polledri, l’altra di Forza Italia, affidata a un’imbarazzata Maria Lucia Girometta.
Ma andiamo con ordine:
Massimo Polledri, riferendosi al protocollo firmato tra ASP, Comune, Questura e Prefettura per “un’accoglienza emancipante, in un percorso di integrazione e autonomia“, obietta di atti vandalici nel parcheggio – ovviamente riferendoli ai migranti accolti – lascia intendere modalità di presa in carico poco efficaci – “al di là del girare in bicicletta, fumare sigarette e oziare durante il giorno” e cerca il colpo gobbo, l’ammissione dell’utilizzo di personale che invece di assistere anziani e disabili, sarebbe destinato ai profughi.
Maria Lucia Girometta si spinge oltre, con un book fotografico che a suo dire dimostrerebbe un “parcheggio invaso dai rifiuti“, “panni e coperte stese“, “problemi di igiene, decoro, sicurezza“, stranieri che “non rispettano le regole di civile convivenza“. Il Vittorio Emanuele trasformato nei bassifondi di Calcutta, insomma.
Il mondo al contrario. Nelle ultime settimane noi denunciamo con forza la situazione di alcune strutture in cui c’è sovraffollamento, sporcizia, persone in canottiera, calzoncini e infradito in pieno inverno che rincorrono e mangiano nutrie per la fame e niente, da Lega e Forza Italia nessuno leva un dito.
Libertà pubblica il reportage di due visite a sorpresa, una dove si trova degrado e disprezzo per l’umana condizione, l’altra che svela “attenzione e cuore“, “familiarità e cura” e loro che fanno? Scattanti come centometristi olimpici preparano interrogazioni/denuncia su Asp, quella dove “la dignità non é morta” e ci sono “giornate piene“, “educatori che accompagnano“, “un progetto sociale“.
Che dire, l’ennesima dimostrazione di enorme fastidio verso questo Vittorio Emanuele che funziona, risana i conti, aumenta i servizi, inaugura locali e appartamenti, assume personale, si coccola i suoi ospiti anziani e disabili e cerca pure di metterci quella professionalità nella presa in carico di esseri umani deportati – perchè oggi di questo si tratta – che ad altri manca.
Misteri della vecchia politica. Peccato che anche stavolta i detrattori hanno sbagliato bersaglio.
“Obiezione vosto Onore! L’accusa cerca di influenzare la giuria!” Quando mi ricapita di esclamare in aula una battuta da film americano così!
Mi ha dato lo spunto proprio Polledri, in deficit di onestà intellettuale, pronto a rifilare la colpa di qualsiasi evento a “quegli” ospiti, incurante (o forse contento) di creare allarmismo sociale e discriminazione.
Piccoli episodi di vandalismo e furtarelli nel parcheggio del Vittorio Emanuele non sono mai mancati, ma come non era giusto prima – senza prove – puntare il dito contro il SERT giusto dall’altra parte della strada, è sconsiderato accusare per partito preso i profughi adesso.
Tanto quanto insistere sul fatto che passino le giornate nell’ozio, con le mani in mano, anche dopo avergli dimostrato in quante e quali cose siano quotidianamente impegnati con ASP.
Nel solo mese di ottobre abbiamo coinvolto 43 persone nei corsi di italiano organizzati dal CPIA e impegnato tutte le restanti in corsi interni con 4 insegnanti volontari. Per quanto riguarda le attività di volontariato, abbiamo una squadra ASP di 11 persone per la cura del verde e la piccola manutenzione (tinteggiatura, montaggio e smontaggio mobili ecc…), oltre a un gruppo di donne che gestisce lai distribuzione dei capi di vestiario per tutti i cittadini stranieri accolti e altre 21 persone inserite nel patto con il Comune di Piacenza per opere di diserbo manuale delle vie del centro e dei parchi giochi, secondo la mappa fornita dagli uffici comunali – settore ambiente.
Per intenderci:
Lunedì 3 ottobre diserbo nei pressi della Scuola Giordani e in Stradone Farnese;
Martedì 4 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino e Parcheggio Cavallerizza.
Mercoledì 5 ottobre diserbo in Piazza S. Antonino , in Vicolo Chiostri e Via San Vincenzo.
Giovedì 6 ottobre diserbo in Via San Giovanni, Via delle Asse; in Via Molineria San Giovanni, Via Campagna, Via San Sepolcro.
Venerdì 7 ottobre diserbo in Via Taverna, Viale Malta; in Via Castello, Via Maddalena.
Lunedì 10 ottobre diserbo in Via Gazzola, Via Santa Margherita, Via San Marco; Via Mazzini.
Martedì11 ottobre diserbo in Via Cittadella, Via Bertè; Via Baciocchi, P.zza Cittadella.
Lunedì 17 ottobre diserbo in via Pozzo, via Torricella, via Tibini; via Madoli, via Sansone, via Alberoni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
Martedì 18 ottobre diserbo in Via Benedettine, via Giordano Bruno; via della Ferma, via Montagnola; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio.
Mercoledì 19 ottobre diserbo in Via Leonardo da Vinci, Via Passerini; giardino/parco di Via Santa Franca.
Giovedì 20 ottobre diserbo in Via XXIV Maggio, giardino/parco di Via Santa Franca.
Venerdì 21 ottobre diserbo in Via Boselli, giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Lunedì 24 ottobre giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Martedì 25 ottobre diserbo in Via Sanzio, Via Lanza Via Grandi, Via Rogerio; giardino/parco di Via Caduti sul Lavoro.
Mercoledì 26 ottobre diserbo in Via Montebello Via Pavia, Via Serravalle Libarna, Via Pizzi; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Giovedì 27 ottobre diserbo in Via Asti, Via Casteggio, giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Venerdì 28 ottobre diserbo in Via Stradella, Via Broni; giardino/parco di Viale Pubblico Passeggio angolo Via Santa Franca.
Sabato 29 ottobre un gruppo di ragazzi ospitati presso la struttura di via Scalabrini al piano terra accompagnati dagli educatori ha partecipato insieme ai volontari del gruppo piacentino di Legambiente alla pulizia, raccolta differenziata e pulizia del parco di via Molinari e del piazzale antistante al campo sportivo della società sportiva Libertas Piacenza.
Nonostante tutto, imperterrito, ha provato a far passare – un’altra volta ancora – l’altra leggenda metropolitana per cui in ASP toglieremmo personale dalle cure ad anziani e disabili per dedicarlo ai profughi.
Il Comune di Piacenza NON utilizza, per la gestione dei richiedenti asilo, personale dedicato ad anziani e disabili. La prima volta che mi è stata fatta questa domanda ho accettato di buon grado che fosse “legittimo immaginare” questa situazione. Dalla seconda volta in avanti è solo bieca strumentalizzazione, una balla colossale a cui spero di essermi opposto per l’ultima volta.
Maria Lucia Girometta mi ha dato l’idea di rappresentare idee di altri. Troppo lontana questa interrogazione dalla sensibilitàpersonale della consigliera, dalla quale mi dividono molte posizioni ideologiche, ma che stimo come brava persona, educata e di cuore.
Mi ha stupito sentirla presentare un documento triste, esempio dello scadimento del confronto politico che sembra non avere limite, tutto incentrato sulle presunte condizioni di degrado del cortile interno al Vittorio Emanuele, dove ci sono le strutture che ospitano i richiedenti asilo.
“Per colpa dei profughi il parcheggio è invaso dai rifiuti“
RISPOSTA: in Asp ci sono 200 ospiti incontinenti. 3 ausili + 1 traversa monouso al giorno fanno circa 800 pannoloni usati, a cui aggiugere gli scarti di 500 pasti, i mobili da eliminare, le attrezzature sanitarie dismesse, i girelli e le carrozzine da buttare. Se si fotografa lo stato del cortile, area smaltimento rifiuti, prima del passaggio di IREN, il quadro è questo. Si può immaginare il contributo dei profughi quanto può incidere su questa mole di sporcizia!
“Con i profughi ci sono panni e coperte stesi sulle recinzioni, e quindi degrado e problemi di igiene“
RISPOSTA: Vero. In realtà ora non più, li abbiamo dotati di stendi biancheria. Si tratta comunque di panni puliti! Santo cielo, ma nessuno di voi è cresciuto nelle case popolari quando da bambini ci divertivamo a correre tra le lenzuola stese sui fili tirati tra un palazzo e quello vicino, sostenuti dai pali di legno? Avrei voluto vedere le massaie che ci rincorrevano urlanti per evitare che sporcassimo panni puliti giocandoci in mezzo, cosa avrebbero fatto allo sventurato che si fosse permesso di parlare di degrado, decoro, igiene pubblica! Ah, altri tempi…
Dico, ma è mai possibile arrivare a questo livello di intolleranza? Può esserci vera convinzione in questi attacchi privi di senno, o sarà solo voglia di allarmare il prossimo per alimentare quella tensione tanto utile quanto più ci si avvicina alle elezioni?
Continuate così. Al senso di responsabilità ci pensiamo noi.
Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.- Dante Alighieri, Inferno, canto III
A Massimo Polledri piace liquidare questioni serie con espressioni al vetriolo e prese in giro, offrendo spesso contorni caricaturali dell’avversario di turno.
Così se io seguo una sua “ronda” al Quartiere Roma sono “Gatto Silvestro” e quando sollevo il problema dei minori non accompagnati, son “pane e volpe“.
Se ci mettiamo di punta contro una gestione incoerente dell’accoglienza dei profughi sul territorio, il nostro è il “ruggito del coniglio“.
Furbo lui, scemi tutti gli altri.
D’altro canto, acqua di rose per uno che il segno del suo passaggio romano lo ha lasciato soprattutto per aver dato prova di discriminazione (agli annali le offese a una deputata in sedia a rotelle e l’ammiccamento macho/sessista a un’altra collega – «se ci caliamo le braghe noi, può esserci una bella sorpresa per te»),omofobia e razzismo («L’omosessualità è una condizione di infelicità che può essere reversibile», «Se i miei figli fossero gay non sarei contento, sarebbe come se mia figlia mi dicesse mi faccio suora o mi sposo con un marocchino. Anzi, questo sarebbe uno dei peggiori casi che possano capitare») Wikipedia per credere.
La fa semplice, lui, al riparo dei suoi tre mandati parlamentari, due da deputato e uno da senatore, con vitalizio e privilegi vari in saccoccia. Belli gli slogan, vero Massimo?
Per curiosità, dov’eri quando il tuo governo ha prodotto la Bossi-Fini, in materia di immigrazione? Perché l’hai votata, ti ricordi?
Dagli scranni del Parlamento, lato maggioranza, cosa hai fatto allora per “mandare tutti a casa” e assicurarti che questo vostro illuminato programma politico fosse concreto e non piuttosto aria fritta da imbonitori di piazza?
Cosa hai detto al tuo ministro e collega di partitoMaroni quando sosteneva pari pari il concetto della ripartizione tra territori, al grido di «tutti devono accogliere profughi e clandestini»?
Se davvero il nostro è il ruggito del coniglio, perché tu non la smetti di fare il leone da tastiera e vieni con me?
Portami al Consolato albanese, vieni con me in Questura la notte a dire NO come consiglia il tuo segretario federale Matteo Salvini. Dimostra che quello che dici non sono cazzate sparate al vento ma conquiste possibili. Accompagnami in giro e rischia con me denunce varie. Tu magari nemmeno quelle, con lo status perenne di ex parlamentare, vero?
Fino ad allora, continua pure a divertirti sull’altrui lavoro e sulla fatica di chi non può nemmeno contare su un centesimo della tua esperienza. Magari però ripassa con il tuo amico Bitonci, lo sceriffo ex Sindaco di Padova, appena silurato dai suoi. Vatti a rivedere quanto è stata efficace, al netto dei proclami celoduristi, la sua azione autoritaria, tutta volta alla tensione sociale, alla divisione, all’esclusione, in disprezzo cioè della complessità delle relazioni umane.
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini
Bene ha fatto il Presidente della Provincia, Francesco Rolleri, a convocare un’incontro tra Prefettura e Sindaci, per provare a riallacciare rapporti e collaborazione, ridotti ormai ai minimi termini.
Tentar non nuoce e la buona volontà va sempre apprezzata: ciò nonostante, i cocci rotti prima di essere rimessi in sesto – posto che sia possibile – hanno bisogno di tanta cura.
L’andamento dell’assemblea era ampiamente prevedibile. Questo è il motivo che ci ha convinto, come Comune capoluogo, in qualità di esempio virtuoso di accoglienza e responsabilità, a non partecipare.
Se davvero è stata addotta la scusa di impegni del Sindaco, se davvero l’ha tirata in ballo il Signor Prefetto, siamo ancora più lontani di quanto pensassi dalla ripresa di corretti rapporti istituzionali.
La nostra assenza è squisitamente politica, densa di significato e mirata a mandare un messaggio chiaro alla Prefettura e al resto del territorio.
Accogliere secondo le linee che invochiamo da tempo, in termini di quantità e di qualità, non è buonismo: al contrario è un’azione di tutela forte per i propri cittadini. Così un’amministrazione presidia il territorio e quello che succede, riconoscendo diritti e pretendendo doveri. Da tutti, persone accolte e soggetti gestori di questa sgangherata accoglienza.
Visto che – volenti o nolenti – gli arrivi saranno collocati, fino a prova contraria, vorrei sapere dai cittadini se preferiscono un Sindaco che continua a dire “NO” e a disinteressarsi di quello che comunque viene organizzato da altri in casa sua o un primo cittadino che supervisiona e coordina con rigore la presa in carico e la serietà di chi la gestisce. Per me non c’è dubbio su quale sia la strada da preferire: basta solo riflettere con la propria testa senza lasciarsi trasportare da semplificazioni inutili e dannose.
Non è più tempo per le parole. La nota riportata nell’articolo qui sopra dice in modo molto chiaro cosa ci aspettiamo in segno di serietà e buona volontà. E anticipa come e quanto la disponibilità a mettersi in ascolto in mezzo a sordi sia ormai al lumicino.
Un politico può promettere. Un amministratore deve dimostrare.- Stefano Cugini
Qualità non è privilegio, non è dare a qualcuno e togliere ad altri. Qualità é un modo di intendere, una filosofia che si traduce in azione. Ci può essere qualità e dignità anche in un’accoglienza o in una sistemazione modesta ed essenziale: ce lo hanno insegnato i nostri nonni in tempo di guerra e carestia.
Oggi, anno del Signore 2016, con soldi pubblici in gioco, in un contesto avanzato come quello emiliano romagnolo, la qualità é una scelta, l’intervallo di confidenza tra il margine di profitto che un imprenditore cerca e che lo rende diverso da chi si concentra invece sull’aiuto umanitario e la tenuta sociale collettiva.
Venderla diversamente, aggrappandosi all’idea di emergenza, é una scusa misera.
Dalla Prefettura il fastidio per le mie parole. Non mi sono mai sottratto alle domande dei cronisti, su nessun argomento, per rispetto del lavoro altrui e perché io non ho niente da nascondere o di cui vergognarmi.
Finché godrò della fiducia del Sindaco, svolgerò il mio ruolo a testa alta, facendo scelte indipendentemente dalla loro popolarità, assumendomi responsabilità e accettandone le conseguenze. Quando dico qualcosa, si basa su presupposti di verità dimostrabili.
Sua Eccellenza il Prefetto deve rispondere ad Angelino Alfano. Io invece alla mia coscienza e a ogni singolo cittadino di Piacenza, la mia città.
Perciò si, parlo alla mia gente anche attraverso la stampa, in omaggio a quella trasparenza, a quell’idea di amministrazione come “casa di vetro” che o si pratica, o son solo parole al vento.
Se qualcuno non condivide questa abitudine, ne spieghi i motivi alla comunità.
Il bello di tutta questa vicenda è che pure il gestore ha trovato il coraggio di parlare, dimostrandosi poco coordinato, sul piano della comunicazione, con chi dovrebbe coordinarlo. Ho letto attentamente le sue dichiarazioni, ricavandone tre semplici domande:
lunedì 14/11 ho risposto a un’interrogazione del consigliere Putzu e, a precisa richiesta, leggendo una nota della Prefettura, ho escluso arrivi diretti dagli sbarchi. Come mai il Sig. Loranzi dichiara che «i profughi di Lampedusa arrivano direttamente alla Bossina senza altri filtri»?
Se, come dichiarato dal Sig. Loranzi, «la Bossina é una struttura che offre da lavorare a 10 persone», dove si trovavano e quale supervisione esercitavano questi dipendenti nel mentre in cui gli ospiti si divertivano a dare la caccia, scuoiare e cucinare una nutria nel cortile?
A fronte di «fatture su fatture, che attestano spese per migliaia di euro, inerenti cibo, farmaci, indumenti» come giustifica il Sig. Loranzi il verbale di Ausl, laddove cita «condizioni igieniche della struttura in generale, e in particolare di stanze e servizi igienici, fortemente carenti in conseguenza della mancanza di una regolare pulizia, dell’assenza di personale dedicato e della sostanziale assenza nella struttura di materiali e prodotti utili allo scopo»? O dove constata «condizioni personali degli ospiti molto carenti, abbigliamento indossato inadeguato alla stagione, o comunque evidentemente di recupero», con gli stessi ospiti a lamentare «la mancata fornitura di indumenti e scarpe adeguati, di coperte e di prodotti per l’igiene personale (sapone, shampoo)? O – ancora – un locale cucina con «attrezzature obsolete, supporti di sostegno invasi da ruggine, frigorifero e congelatore non adeguati, condizioni di pulizia scarse per arredi, attrezzature, utensili, boiler con portata d’acqua insufficiente», ecc ecc ecc?
Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell’azione civile in un mondo con poca memoria, che prova ostinato a ripetere errori passati. ”Mai piú” o si costruisce giorno per giorno, o resta uno slogan che sa di muffa e ipocrisia.- Stefano Cugini
Il mondo alla rovescia!
Ieri le Nazioni Unite – UNHCR sono state a Piacenza per un sopralluogo a strutture deputate all’accoglienza profughi. Chi indovina il soggetto scelto per essere visitato e valutato? Ve lo dico io: Asp, sempre Asp, solo Asp.
Il Prefetto lamenta scarso personale per andare a Corte Bossina, ma per un giretto in Asp, soli o in compagnia di altri controllori, qualcuno si trova sempre.
Ebbene si, in città si è alzato un polverone su Cascina Bossina, con più di 70 ospiti, a fronte di 25 posti di disponibililtà dichiarati, con tanto di verbale AUSL mandato in Procura della Repubblica (“un colpo basso“, é scappato a qualcuno a cui proprio non era il caso scappasse), e gli ispettori delle Nazioni Unite vengono accompagnati a casa nostra.
Per amor del cielo, a noi va benissimo, nulla da nascondere. Anzi, ne faremo occasione per imparare cose nuove e migliorarci ancora. Ma un po’ singolare lo é, dai.
Siccome però sono un inguaribile ottimista, voglio pensare che a un così importante organismo internazionale si sia voluto mostrare il lato migliore della presa in carico sul territorio. A Piacenza in fondo siamo riservati, “i panni sporchi” da tradizione, li laviamo in casa e a portare questi signori da altri gestori si finisce per dover rispondere a domande imbarazzanti. Bon.
Se è così, ora aspetto con ansia di vedere la “biancheria” fresca e pulita sventolare all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti, perché a chiunque si possa dimostrare che le brutte macchie sono state levate.
L’importante però é che l’UNHCR non creda, dopo ieri, che quella che ha trovato in Asp sia ia qualità normale dell’accoglienza piacentina, perché non é così. Ieri, signori miei, avete visitato un‘eccellenza.
Se volete fare fino in fondo il vostro lavoro e chi dovrebbe segnalarvi dove guardare decide diversamente, un paio di indirizzi ve li passo volentieri io.
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini
Si può chiamare in tanti modi: cocciutaggine, ostinazione, anticonformismo. Per me é coerenza. Se continui a urlare al vento le cose ovvie che amministrando hai il dovere di garantire alla tua gente (parlo di sicurezza, dignità, rispetto delle regole) e in troppi fanno orecchie da mercante, poi finisce che ti muovi direttamente, per il bene comune.
Ho un elenco di servizi mantenuti, migliorati o aggiunti per i nostri anziani, i nostri disabili, i nostri minori e le nostre famiglie. Questa é equità sociale.
Ai nostri profughi, che sono esseri umani, che non ci siamo scelti ma dobbiamo in qualche modo gestire in mezzo a tanta dabbenaggine ed egoismo, cerchiamo di trasmettere valori e aiuto, con lo stesso impegno e rispetto che usiamo per tutti. Questa é solidarietà umana.
Ho fatto un bel casino negli ultimi giorni, presidiando la richiesta del Sindaco all’Ausl per un sopralluogo di verifica delle condizioni igienico-sanitarie a Corte Bossina, struttura in cui si accolgono (male, a mio giudizio) un gran numero di richiedenti asilo.
Questa Nazione è stata fondata da uomini di origini e nazionalità diverse, in base al principio di uguaglianza di tutti gli uomini. Ogni volta che vengono minacciati i diritti di uno di essi, anche i diritti degli altri ne risultano sminuiti. Oggi siamo impegnati in una lotta mondiale per promuovere e tutelare i diritti di tutti coloro che aspirano ad essere liberi” (…) Ciò che dobbiamo affrontare è prima di tutto un problema morale.
A partire dallo schifo che abbiamo trovato e a prescindere dalla possibilità di sistemare le cose che non vanno, penso che posti come questo debbano essere chiusi proprio perché se ne fregano dei valori di riferimento che prescindono da qualsiasi prescrizione normativa, dei protocolli, delle convenzioni o degli avvisi. Valori non derogabili per un’accoglienza seria, dignitosa ed educante, funzionale al percorso di inserimento e integrazione che coincide “con” e continua “dopo” il progetto individualizzato in struttura.
Al contrario, il mancato rispetto e la non trasmissione di questi valori, rendono ancora più precaria questa già difficilissima gestione di un fenomeno ormai strutturale, favorendo tensione sociale, incomprensione reciproca, emarginazione, mancato rispetto delle regole di civile convivenza.
Se non trasmettiamo questi valori, ci prepariamo a consegnare forze fresche alla delinquenza locale. Spetta alle istituzioni, se degne di questo nome, non solo sanzionare i gestori che pensano più all’utile d’impresa che all’aspetto umanitario, fino a escludere quelli che reiterano le inadempienze o ne commettono di particolarmente gravi, ma cacciare dal sistema chi ignora la giusta filosofia. Per autotutela e monito a tutta la rete di accoglienza.
I cittadini, che subiscono disagi crescenti in proporzione allo scarso coordinamento istituzionale, hanno il diritto di sentirsi tutelati da chi li rappresenta, potendo contare sull’efficacia dei progetti, la prontezza dei controlli, la trasparenza della rendicontazione.
Non è ammissibile correre il rischio che s’ingenerino, nella percezione pubblica, zone d’ombra e timori rispetto a possibili infiltrazioni di malaffare, come già più volte è capitato altrove.
Quegli imprenditori che si fingono filantropi, a casa nostra, devono capire che il loro modo di fare impresa non va d’accordo con la filosofia di accoglienza che il Comune di Piacenza sta portando avanti, con fatica ma con altrettanta forza e coerenza, a tutela di tutti, in primis della comunità piacentina.
Al Sig. Loranzi, proprietario di cascina Corte Bossina, che mi ha definito uno “che si agita con riflessioni e dichiarazioni prive di ogni fondamento di verità, dettate da risentimenti, velleità personali e ricerca continua di visibilità sulla stampa“, rispondo che la mia velleità é far bene il mio lavoro, anche se dà fastidio a qualcuno. Per i fondamenti di verità, invece, é affare della Procura della Repubblica.
Nella nostra città, d’ora in poi chi deroga scandalosamente da questi principi, lo denunciamo. Senza se e senza ma. Perché o si traccia una strada diversa, o si é conniventi.
Per fare buona politica non c’è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie, la buona fede, la serietà e l’impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l’essere un buon affare.- Piero Calamandrei
I fatti di Gorino, con una comunità barricata nelle sue paure, rappresentano uno spartiacque impossibile da trascurare.
Il corridoio é stretto e molto facile diventa fraintendere il messaggio che emerge dall’azione quotidiana di chi amministra. Sento allora, un’altra volta, il dovere di spiegare perché certi complimenti, di chi fiero mi snocciola una sua visione di mondo che mi ripugna, sono un campanello d’allarme.
La mia battaglia sull’accoglienza di minori stranieri non accompagnati e adulti richiedenti asilo non ha niente a che fare con quelle di chi urla il suo rifiuto incattivito, condito da una informe poltiglia di nazionalismo, ignoranza reazionaria, razzismo e vera o presunta incapacità di decodificare ciò che é complesso e globale.
Sono un buonista, lo confesso. Combattente però. E ostinato. Io non vedo razze ma persone, per me gli unici confini da difendere sono quelli dell’umanità. Mi hanno insegnato che si aiuta chi ha bisogno e che aiutare vuol sempre dire rinunciare a un po’ di tuo per qualcun altro. Ho imparato che questo prescinde dalla gratitudine o da quello che ci si aspetterebbe in cambio.
La rete di una comunità solidale, per crescere e attecchire, ha bisogno di consapevolezza, intenti condivisi, fiducia reciproca ed equità sociale, con organizzazione e rispetto delle regole a fare da collante. Altrimenti scatta il senso di precarietà e diffidenza, il rancore. E tutto salta, nell’egoismo che ogni guerra tra poveri produce in quantità.
Ammassare persone senza criterio in nome dell’emergenza, accettando passivamente irresponsabilità politica diffusa, vuol dire abdicare al ruolo di guida che i cittadini si aspettano da chi li governa, a ogni livello e con qualsiasi incarico. É essere forte con i deboli e debole con i forti. Significa tollerare che la dignità e i diritti umani siano compressi e creare a monte le condizioni favorevoli per chi vuol lucrare sulla disperazione e l’incapacità.
Se una legge pretende che un Comune continui a farsi carico di minori soli, ben oltre la sue possibilità, va cambiata. Specie se questi si allontanano da strutture di altre città, province, regioni, che hanno i medesimi obblighi di tutela; tanto più se arrivano da uno Stato connivente nella volontà di sfruttare i nostri servizi sociali. Così non si aiuta il bisogno di questi ragazzi e si “spappola” la tenuta sociale di una comunità, che da accogliente diventa ostile. Se chi é tenuto ad applicarla, invece di affiancarci e denunciare con noi il bisogno di cambiamento di un impianto normativo non più adatto, si ostina alla fredda interpretazione, ecco emergere il volto peggiore della burocrazia, lo scarica barile, il disimpegno.
Se la legge é percepita come sopruso dagli ultimi, gli indifesi, i senza potere, siano essi anonimi cittadini o piccoli, cocciuti, amministratori di provincia, indignarsi é un diritto e battersi perché si trovi una soluzione di garanzia collettiva, un dovere. Io mi oppongo e contesto un sistema oggi ingiusto e prendo le distanze da chi, potendo, non perde il sonno per migliorarlo.
Senza slancio morale, senza una nuova stagione resistente, per riprenderci i valori che ci connotano come esseri umani, coltiviamo solo odio e insicurezze, confondendo sempre più vittime e carnefici.
Respingo dunque la solidarietà di quelli che “stiano tutti a casa loro” o “prima gli italiani, i piacentini, quelli del mio quartiere, della mia via, del mio palazzo, del mio pianerottolo“. Biasimo la brutta politica che cerca sempre il colpevole in altri da sé e resta con le mani in mano. Mi sento rappresentante di una cultura accogliente ma giusta, che sta attenta a non discriminare, in nessuna direzione.
Voglio solo poter fare bene il lavoro a cui ho l’onore di dedicarmi ancora per un po’. Pretendo che mi siano forniti gli strumenti adatti per aiutare nel migliore dei modi tutti quelli che hanno bisogno, educare ai comportamenti consoni in una realtà per molti nuova, dimostrare che ha sbagliato indirizzo a chi sgarra, si crede troppo furbo o ha l’ambizione di fare il mantenuto. A prescindere da dove arriva o dal fatto che parli straniero, italiano o dialetto, che é davvero l’ultimo dei nostri problemi.
È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.- Italo Calvino
Mentre la “politicona – ona – ona” pare capirci qualcosa un giorno si e dieci no, molti enti locali (ma non tutti), avanguardisti per stato di necessità, denunciano, subiscono, soffrono, ma continuano con il loro carico di responsabilità, umanità, fantasia, riconoscendo persone in quelli che in troppi retrocedono a categorie sub-umane.
La nostra presa in carico rimanda ai principi di un’accoglienza ferma ma dignitosa, a condizioni alberghiere che consentono di organizzare supporto formativo, educativo, alfabetizzazione. Piccoli nuclei, distribuiti.
Come già detto, per pretendere il rispetto dei doveri, bisogna prima dimostrarsi in grado di offrire i diritti fondamentali.
L’iniziativa di affiancare i nostri ospiti ai volontari di “puliamo il mondo” è particolarmente bella, perché aiuta a sviluppare conoscenze, normalità, a togliere l’etichetta di profugo, almeno per qualche ora. La squadra è già rodata, perché in Asp, non stare con le mani in mano è ormai una consolidata abitudine.