Da Thuram a Pillon.
Pregiudizio e pressapochismo

"Siamo una città che passa da Thuram a Pillon: è evidente che i riferimenti valoriali sono completamente diversi”

| Dice che ho fallito
L'assessore dice che "Cugini ha fallito la sfida dell'inclusione". Poche righe rancorose in risposta a una critica argomentata. Posto che per me è meglio fallire che non provare, consiglio a Federica di ripassare prima di scrivere.
Quella che segue è l’intervista rilasciata a Gustavo Roccella di Libertà, dopo l’annuncio della chiusura di quello che fu il meraviglioso progetto Belleville, sostituito da un distaccamento di Polizia municipale.
è tutto scientificamente voluto. C’è un servizio che risponde efficacemente a un problema, quello dell’inclusione di ragazzi di origine straniera in una zona complicata come Quartiere Roma, e va chiuso perché così prevedono le logiche della propaganda politica.
Se le parole d’ordine sono “prima gli italiani”, “prima i piacentini”, meglio che su temi sensibili quali l’immigrazione e le nuove cittadinanze di risposte risolutive non ne siano date, altrimenti viene meno ciò che alimenta il serbatoio del consenso elettorale.
Come ha reagito alla notizia?
Con scoramento completo, proprio frustrazione, un po’ perché ci avevo lavorato molto, ma poi perché ci rivedo la volontà di fare terra bruciata su tutto quanto c’era prima. Era prevedibile che accadesse, ma rimaneva sempre la speranza che ci si accorgesse che le cose funzionavano bene e che questo potesse far cambiare idea sul servizio. Ma così non è stato.
Che funzionassero l’hnno testimoniato tutti i 50 insegnanti dell’Anna Frank con una lettera – appello al Comune, a favore del centro giovanile.
Quella lettera è emblematica. L’Anna Frank è la scuola media frequentata dai ragazzi seguiti da Belleville. E’ un servizio che vale, ci sono video e testimonianze delle cose fatte, della gente che ci lavora, della ripulitura con i ragazzi di aree urbane, dei corsi di lingue e alfabetizzazione per giovani a cui si erano iscritte anche le mamme: questi sono segnali importanti, invece si fa esattamente il contrario di quello che serve.
In via Capra, l’assessore Sgorbati, che l’ha sostituita nella delega al welfare, ha annunciato che ci andrà un distaccamento della municipale.
Qui si vede in modo plastico la differenza di visione tra chi affronta il tema sicurezza immaginando una città nuova e chi invece pensa che tutto si risolva con un presidio di polizia municipale.
Lì c’era già una sede della municipale e siamo stati noi a chiuderla, proprio per aprirci Belleville, convinti che servisse di più.
Non si pensi però che ritenessimo che fosse solo quella la risposta da dare, tant’è che contemporaneamente a Belleville avevamo istituito il nucleo di polizia municipale dedicato a Quartiere Roma, che non faceva solo una postazione di due ore alla stazione, come avviene adesso, ma girava di continuo, teneva rapporti con commercianti e residenti, controllava gli affitti: un’attività che ha portato a risultati importanti.
L’assessore Sgorbati non è stata tenera con la cooperativa l’Arco che ha gestito Belleville: ha detto di esserci passata un paio di volte e di aver visto “un po’ pochi ragazzi”, a differenza di realtà private come “il Circolino”, che pure fa doposcuola in via Capra.
Da un assessore mi aspetterei parole che uniscano, che facciano dialogare realtà diverse. E in ogni caso, per fare un’affermazione del genere, dovrebbe portare dati concreti che giustifichino un’analisi seria, non citare una sensazione del tipo “passavo di lì e ho visto gente“. Mi sembra poco degno di un rappresentante di un’amministrazione.
L’assessore ha anche spiegato che la presenza della polizia municipale è un’esigenza molto sentita dagli abitanti, soprattutto di via Capra.
Strana richiesta. Quella di Belleville era stata una scelta ponderata, la gente del posto ci diceva che la presenza dei vigili, che già lì avevano una sede, non veniva percepita. Non c’è stata una lamentela per la partenza dei vigili, né per l’arrivo di Belleville. Ora, che cambiando l’amministrazione cambino anche le opinioni sembra strano.
La realtà è che avevano deciso già all’inizio di chiudere il centro, ma hanno pensato di farlo gradualmente, prima cambiandogli nome e tagliando il contributo e adesso completando l’opera.
E’ chiaro che questa giunta a trazione leghista non può permettersi di avere centri troppo “colorati”.
Qualcuno prenderà il testimone di Belleville?
Adesso l’unico vero presidio di doposcuola volontario che in quella zona rimane è la “Fabbrica dei Grilli” di Bernardo Carli. Anche il fatto di dire che ti affiderai a realtà private significa lavarsi un po’ la coscienza. Sono molto contento delle iniziativa private, ma ritengo che la cifra di un’amministrazione sia di fare da traino ad attività che impattano sul tema della sicurezza a loro tanto caro e dell’integrazione delle future generazioni.
Ma è evidente che a questa giunta nulla interessa, è scientifica la cosa: il consenso si fonda sul fatto che ci siano dei problemi, c’è la deliberata scelta di eliminare tutti i presidi che danno risposte e soluzioni a questi problemi.
Vuol dire la logica del tanto peggio, tanto meglio?
Esattamente. E non finirò di ringraziare gli insegnanti dell’Anna Frank che non si adeguano e hanno affermato come questo servizio si integrasse alla perfezione con la scuola e con risultati di solida inclusione e risposta al disagio sociale (…). D’ora in avanti già me li spetto interventi in consiglio comunale per lamentare la presenza di giovani che ciondolano in giro per la città, dormono sulle panchine in stazione o bivaccano nei giardini. Siamo di fronte agli stessi che hanno chiuso il centro di accoglienza di via Colombo dove erano ospitati lavoratori dell’Ikea, che di punto in bianco sono finiti in mezzo alla strada; gli stessi che hanno deciso di chiudere il campo nomani e all’interrogazione del Pd su che succederà dopo hanno risposto con molta arroganza che quando sarà il momento valuteranno se e come intervenire.
Li anima la logica di guardare solo al consenso dell’oggi, rimuovendo i problemi conseguenti che la povera gente vive sulla pelle.
Siamo in una città che passa da Thuram a Pillon, è evidente che i riferimenti valoriali sono completamente diversi.
Post Scriptum
Proprio oggi leggo che l’assessore Sgorbati replica rancorosa a questa intervista, mettendola sul personale e accusandomi di aver fallito la sfida dell’inclusione.
Evidentemente il parere dei 50 insegnanti dell’Anna Frank non le fa nè caldo, nè freddo.
Comunque sia, posto che per me è meglio fallire che non provare, in questo caso consiglio a Federica di ripassare, prima di scrivere, onde evitare figuracce.
Con la “mia” gestione, attorno a Spazio Belleville gravitavano un centinaio di ragazzi e circa 20 associazioni (dati ufficiali in risposta a un’interrogazione). Cosa siano invece riuciti a far loro in due anni è tristemente sotto gli occhi di tutti.
Mi piacerebbe guardasse questo video – se non tutto, almento dal minuto 8:20.
A meno che non creda a comparse arruolate apposta, si accorgerà di aver detto una sciocchezza.