5 anni fa ero un cittadino alla prima esperienza politica.
Oggi, dopo quasi 2 anni da consigliere comunale e poco più di 3 da assessore ai servizi sociali, vissuti con presenza, impegno e determinazione, mi sento degno di servire ancora la mia città.
Mi sono avvicinato all’amministrazione per portare il mio granello di cambiamento a un dibattito troppo litigioso e lontano dai veri problemi delle persone.
Posso dire con orgoglio che la politica non mi ha cambiato e che ho mantenuto i valori con cui mi sono approcciato a questa sfida.
Per questo ci riprovo, convinto che la candidatura non sia (solo) ambizione personale, ma spirito di servizio, per mettersi a disposizione di altre persone, rappresentarle e pensare insieme alla nostra Piacenza.
In politica vanno di moda quelli che sono “fedelissimi” di qualcun altro (che poi il “qualcun altro” cambi nel tempo è discorso a parte); io invece sono fedele ai valori che mi ha trasmesso la mia famiglia e alle idee che mi sono formato crescendo. E sono leale con chi è coerente nell’interpretare queste idee e questi valori.- Stefano Cugini
Non c’è trucco e non c’è inganno: basta mettere in pausa l’istinto e studiare un po’ l’argomento (o ascoltare chi lo spiega) per capire le conseguenze di quello che dice la leader di Fratelli d’Italia.
Non è questione di giudizi morali o di opinioni personali. Mi diverte solo il fatto che chi si abitua al qualunquismo casca nelle sue stesse contraddizioni, sperando che la gente ormai assuefatta a spellarsi le mani per gli slogan non se ne accorga.
Ma proviamo a sbobinare insieme la video intervista:
Primo ascolto tutto d’un fiato:
Reazione ingenua 1 (l’arrabbiato): “come si fa a non darle ragione?“
Reazione ingenua 2 (il buonista): “ma tu cosa hai fatto quando eri al governo?“
Reazione consapevole (l’amministratore): “ma vai a lavorare e smettila con le panzane!“
Secondo ascolto, punto per punto:
se sei nomade io ti attrezzo delle piazzole di sosta temporanee, dove tu arrivi, ti agganci, paghi la luce e il gas come fa qualunque italiano, dopo di che, quando hai finito di nomadare, transumi e vai.
Reazione consapevole (l’amministratore):
il campo è già un insieme di piazzole di sosta attrezzate, quindi per esempio, da questo punto di vista il Comune di Piacenza è in linea con i desiderata dell’onorevole.
già è previsto che gli ospiti paghino luce, gas e acqua. A Piacenza ogni piazzola ha il suo allaccio
che qualunque italiano paghi luce e gas è da dimostrare, come si evince dai dati delle morosità delle case popolari, che per l’87% dipendono da nuclei italiani
cosa succede in concreto se poi non transumano e non se ne vanno? E se non pagano le quote? Si sgomberano e si accompagnano ai confini della città? Chi li sgombera, Polizia municipale o altre forze dell’ordine? Sicura on. Meloni che la legge lo consenta? E quando ritornano? E se si fermano a sostare sotto i cavalcavia o in giro, sparsi per la città?
sei stanziale, cittadino italiano povero? Ti metti in fila come tutti i cittadini italiani poveri per accedere a una casa popolare e non pretendi, in virtù del fatto che tu sei rom o sinti, di avere qualcosa che ai cittadini italiani non rom e non sinti non viene riconosciuto.
Reazione consapevole (l’amministratore):
se decidono di finire di nomadare e devono transumare e andarsene, come fanno a mettersi in fila per le case popolari?
nel caso, intanto che si mettono in fila come tutti i cittadini italiani per una casa popolare, dove stanno?
lo sa, l’onorevole Meloni, che stante la situazione tipo dei nuclei rom e sinti (fragilità, assenza di lavoro e reddito), va a finire che schizzano in testa alle graduatorie di assegnazione erp, a discapito di tutti gli altri?
una volta assegnata la casa popolare, come richiesto dall’on. Meloni, data la probabile impossibilità a pagare, chi si accolla la morosità conseguente? Le casse pubbliche, ovvio.
l’altro giorno mi hanno fatto vedere un bel progetto di integrazione, dove ai sinti sono state costruite delle belle casette a schiera a 30€ al mese, e se tu sei italiano non sinti la casetta a schiera a 30€ al mese non te la danno
Reazione consapevole (l’amministratore):
il canone minimo di un alloggio erp a Piacenza è di 25€. Quindi, quella indicata dall’onorevole Meloni è una cifra mensile che anche un italiano non sinti si trova a pagare. Nessun favoritismo dunque
dopo di che aggiungo un altro elemento: c’è un tema di rispetto delle regole che noi abbiamo nascosto dietro questo buonismo ridicolo di certa cultura. In una famiglia italiana non rom, se tu mandi tuo figlio a mendicare, ti tolgono la patria potestà, se tuo figlio vive in mezzo ai topi ti tolgono la patria potestà e non ti consentono di crescerlo in una situazione indigente
Reazione consapevole (l’amministratore):
vale esattamente anche per la famiglia rom o sinti. Basta parlare con qualsiasi assistente sociale seria di un Comune serio per avere conferma di queste procedure.
proprio per lo stato di indigenza e per i rischi indicati dall’onorevole, qualora i nuclei fossero privi di aree attrezzate, la possibilità di adempiere all’obbligo di farsi carico dei minori in capo ai Comuni aumenterebbe in modo esponenziale, con costi incalcolabili per le casse pubbliche.
Da parte mia, sono chiaro da un paio d’anni: no a percorsi preferenzialiper l’ingresso nelle case popolari,no alle micro-aree per chi non si dimostra solvente con la propria piazzola al campo.
Se ai diritti non leghiamo i doveri, resta sempre qualcuno che paga al posto di altri. Alla gente per bene, così non va.
Ma io sono un buonista e il mio messaggio di responsabilità amministrativa fa molto più fatica ad arrivare di un mini comizio fatto diventare virale on line…
È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.- Italo Calvino
Riprendo pari pari la premessa di un mio precedente post per un altro consiglio non richiesto (ma dato di cuore) a te, che a giugno voterai per il nuovo Sindaco di Piacenza: occhio ai programmi farlocchi!
Amministrare una città, provincia, regione o stato che sia, é un onore. Meritarsi questo onore richiede alcuni presupposti, tra cui esprimere in modo netto una linea, specie su questioni nodali per la tenuta morale, economica, sociale di una comunità. La sintesi, purché al rialzo, é una dote, ma “botte piena e moglie ubriaca” é un’equazione impossibile. Chi prova a dimostrare il contrario, é ipocrita.
Diffida dei programmi che da ogni parte ti saranno sottoposti, non soffermarti tanto sulle proposte e non accontentarti di chi ti dice che sono fattibili.
Chiedi per ogni voce COME si intende realizzarla e DOVE si pensa di reperire le risorse.
Non berti la solfa del taglio degli sprechi, che a Piacenza non funziona. Gli spazi da questo punto di vista sono ridotti al lumicino.
Chi promette Polizia Municipale ovunque, trasporti gratis, telecamere in ogni angolo di città, strade perfette, giardini curati, sanità puntuale, … non fargli nemmeno finire i suoi proclami senza che ti abbia detto quali servizi intende tagliare.
O non ha idea di cosa parla, o ti sta prendendo in giro. In entrambi i casi non merita la tua fiducia.
Una città non si guida con le buone intenzioni, ma bilanciando visioni e possibilità. Lo dico sulla scorta dell’esperienza della commissione welfare presieduta da Massimo Polledri, nata per tagliareiservizisociali che l’amministrazione buonista dispenserebbe senza responsabilità e finita con un documentochericalcapariparileazioni che stiamo già facendo, certificandone la bontà.
Scegliere il Sindaco è una cosa seria: metti in crisi tutta la politica, di ogni colore, soprattutto quella che ti sta più simpatica. Chiedi risposte precise su quale strada ognuno pensa di intraprendere e guarda bene negli occhi il tuo interlocutore (se riesce a risponderti).
Ricorda: i vecchi direbbero che i can con la lùganga ia liga ‘tuoi. Se alla fine qualcuno ti avrà convinto, sceglilo senza riserve!
Votareconsapevolmente è il primo passo per costruire classipolitichemigliori, comunità più mature e città più belle e solidali.
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini
La sanità è il tema dominante della campagna elettorale. Non potrebbe essere altrimenti visto il peso di questa voce sul bilancio della Regione Emilia Romagna e considerata l’importanza che riveste per ognuno di noi.
Per questo, da cittadino, chiedo ai candidati consiglieri piacentini uno sforzo aggiuntivo, un impegno preciso.
La questione è assai delicata e da troppo tempo si trascura un dato di fatto, ovvero l’esistenza di una squadra che può (e vuole) dare una mano. Mi riferisco a tutti gli operatori, infermieri, medici, primari, dirigenti della nostra Ausl; al volontariato socio-sanitario: un vero patrimonio che vi consentirà, se opportunamente coinvolto, di fare la differenza nel vostro approccio con Bologna.
A partire da questa considerazione, ecco alcune parole chiave:
Competenza: è fondamentale acquisire la migliore conoscenza possibile sull’argomento. La cognizione giusta per decodificare i pareri che emergeranno dai confronti periodici che dovrete fare con questa squadra. Quella consapevolezza utile a distinguere le “dritte” autoreferenziali dai saggi consigli. Non trascurate gli operatori, quelli bravi e quelli meno bravi. Sono portatori di esperienze e professionalità, di virtù e vizi. Sanno e vivono tutto ciò che di eccellente, di migliorabile e di malaugurato è agito in questo settore. Da soli, cari futuri consiglieri e/o assessori, non sarete mai in grado di cogliere le sfumature di un mondo troppo complicato per essere compreso da neofiti. Coinvolgete, ascoltate, fatevi una vostra idea, confrontatela, stabilite una linea politica e praticatela senza indugio. Cominciate a studiare e non fermatevi. Mai.
Tempismo: sulle questioni bisogna arrivarci puntuali. Se c’è visione d’insieme, si riesce addirittura ad anticipare il corso degli eventi: in carenza di questa prospettiva, il minimo sindacale sta nella capacità – tutt’altro che facile – di non arrivare secondi. Solo così si potrà far sentire la voce di Piacenza e tutelare le nostre eccellenze. Lasciate stare il campanile. Ululare alla luna non serve. La piacentinità ha senso se è davvero utile al territorio e se si gioca una partita che ha reali chances di vittoria. Il “caso” 118 è emblematico. Per 11 anni nessuno ha mosso un dito per perorarne la causa. A giochi fatti, quando i buoi avevano lasciato il recinto, ecco tutti (quasi, per fortuna) a urlare i loro “no” fuori tempo massimo, giusto per farsi notare e poter poi addossare ad altri la colpa. C’è voluto coraggio e testardaggine per riprendere il filo del discorso e portare a casa la tutela di alcune peculiarità che parevano ormai compromesse. Per quanto importantissima, si è comunque trattato di una toppa; un lavoro diplomatico efficace, svolto (nelle condizioni date) al meglio delle possibilità, ma ciò nonostante meramente emergenziale.
Realismo: ho assistito a un incontro, organizzato da due candidati, in cui sono emerse voci molto interessanti. Un noto primario ha parlato di Ausl “a statuto speciale”. Una suggestione certo, ma per evidenziare come il nostro essere territorio di confine vada valorizzato per quel che è e non visto sempre e solo come un limite. Siamo la porta su altri territori, su un’altra Regione. Possiamo e dobbiamo diventare attraenti per l’enorme potenziale di mobilità attiva che potremmo intercettare. Abbiamo eccellenze da difendere, tecnologie sulle quali investire, ma esistono ottimizzazioni e razionalizzazioni inevitabili, per quanto indigeste. Per questo vi dico, occhio ai distinguo: l’area vasta è una cosa (che personalmente condivido), l’azienda unica di area vasta un’altra (che personalmente avverso). Imparate con rapidità queste e altre differenze, per sedervi ai tavoli con cognizione di causa. Non siate cinghia di trasmissione acritica e settaria ma collettori e sapienti elaboratori di strategie.
Onestà: non solo quella che vi permetterà di stare alla larga da vicende giudiziarie, ma quella intellettuale, che vi guiderà nel “fare cultura”, nel dire come stanno veramente i fatti, sia quando saranno a nostro favore che quando implicheranno sacrifici. I cittadini non ne possono più delle cose fatte a scapito dell’avversario, quando non per interesse personale, invece che a favore della collettività. Solo in questo modo la politica potrà sperare di recuperare quel rapporto di fiducia che rasenta oggi lo zero. È imprescindibile per il bene di tutti: della gente comune, che per cambiare in meglio questa società deve tornare a credere nel valore del voto; di quegli amministratori competenti e zelanti, che ogni giorno si impegnano per dare il giusto significato alla condizione di “servitori dello Stato”, nonostante il peso del discredito unanime e indistinto causato da colleghi farabutti.
Auspico che vorrete far vostri questi punti, per attitudine e non per comportamento elettorale.
Con ottimismo civico e tanta passione politica, vi auguro buon lavoro!