casta e dintorni
Silenzio complice

Neri Ponzio Pilato...

"Meglio parlare e fare pubblicità - mentre si tiene alta la soglia dell’attenzione - che non fare i Ponzio Pilato e ammiccare a un silenzio complice”

Dopo Lorenzo Fiato di Generazione Identitaria (quelli di terra – etnia – tradizione),  ecco un nuovo tentativo di  disonorare la sede della casa delle associazioni, che ha una sua storia particolare legata alla ex Arbos e che si trova – non dimentichiamolo – sul terreno di un Comune Medaglia d’Oro per la lotta partigiana.

Questa volta si è alzato ulteriormente il tiro, chiamando a far passerella un pezzo da novanta della peggiore risma fascista quale Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale.

Ho da subito fatto notare che questa amministrazione, mentre non ha trovato il tempo per partecipare alla veglia in memoria dei martiri della strage islamofoba – suprematista di Christchurch, nicchia sulla concessione di spazi pubblici a chi tanto si intende di xenofobia o a chi di stragi ha abbondante memoria storica.


Come se la son presa sentendomi dire che la giunta avrà senz’altro i suoi motivi politico – ideologici per seguitare con queste strizzate d’occhio a casa pound, blocco studentesco e camerati vari, tanto da fregarsene dello spregio continuo alla storia resistente della nostra città!

Eppure ho solo riportato i fatti e tratto le ovvie conseguenze.

Per fortuna che la speranza che schifezze come la presentazione del libro di Delle Chiaie servissero a un risveglio delle coscienze, si è concretizzata e l’evento è saltato.

Peccato solo che il Sindaco, invece di mettere in riga il suo assessore compiacente e farla finita con queste provocazioni, abbia pensato bene di replicare con una nota pilatesca e inopportuna, nascondendosi dietro questioni regolamentari e controattaccando chi, a suo dire, “strumentalizza vergognosamente“.

Non ho mancato di rispondere in Consiglio comunale, dicendole che, a mio avviso, di “vergognosamente strumentale” c’è solo il fatto che le abbiano fatto dire che trova “vergognosamente strumentali” le critiche.

Vergognoso sarebbe stato far finta di niente, da parte di chiunque abbia a cuore la storia della nostra città. Evidentemente qualcuno non la pensa così.

“Meglio parlare e fare pubblicità – mentre si tiene alta la soglia dell’attenzione – che non fare i Ponzio Pilato e ammiccare a un silenzio complice”.

Tacendo, non vorremo rischiare di trovarci il prossimo anno la Mambro e Fioravanti piacentini benemeriti.

 

dispacci resistenti, politica, società
Sede infame

Sede infame

"Quando tutto diventa slogan per intercettare gli istinti, i limiti si spostano verso il basso e ogni trovata sembra lecita, goliardica, efficace. E invece si palesa solo la disgustosa natura di chi cova nazionalismi antistorici e odio razzista. Non importa il simbolo o il nome: si chiama destra, e mi fa schifo.”

0
"MI PIACE" SULLA PAGINA CASA POUND PIACENZA

| Piacenza medaglia d'oro offesa

Non si difende la democrazia sdoganandone i controvalori e dando il benvenuto senza batter ciglio a chi li professa: così la si violenta, la si deprime, la si rinnega.

Non mi sento antidemocratico ad ammettere repulsione per l’annunciata apertura della sede piacentina di Casa Pound: sono solo antifascista.

Ê un modo di essere che mi pervade senza riserve, figlio dei valori e delle tradizioni tramandate, dei racconti, degli studi, degli esempi e delle testimonianze che mi sono state donate, in cui mi sono imbattuto, che sono andato a cercare.

Non mi si venga a dire oggi che se ne disprezzo le idee mi metto sullo stesso piano di chi nella mia città, medaglia d’oro al valor militare per il sacrificio offerto nella lotta di liberazione dalla barbarie nazi-fascista, sceglie di inaugurare una sezione chiamandola “la scure”.

Eh, no, è la storia che ci distingue, con le sue lezioni che tracciano un solco profondissimo tra chi se ne fa beffe e chi invece è ancora capace di indignarsi e comprendere che si sta passando il segno, nella sbornia della post ideologia.

C’è una banalità del male di ritorno, ammantata di conformismo e dabbenaggine, che macina e rigurgita slogan e abominevoli convinzioni, rispolvera colpevole menefreghismo verso dimostrazioni di violenza, arroganza, intolleranza che i troppi epigoni di vecchi squadrismi seminano con sempre meno timore, nella sottovalutazione, quando non è connivente strizzata d’occhio, di un sistema che per il consenso o l’interesse particolare sarebbe disposto a vendere l’anima.

Democrazia è fare i conti col passato senza pregiudizio, è approfondire i “ma anche”, provare a dipanare le dosi di torto e ragione o gli intrecci tra memoria e nostalgia che il trascorrere dei decenni, l’ignoranza diffusa e una morale collettiva ormai decadente rendono a volte inestricabili.

Ma non si difende la democrazia sdoganandone i controvalori e dando il benvenuto senza batter ciglio a chi li professa: così la si violenta, la si deprime, la si rinnega.

Si abbia per favore il coraggio di resistere, di dire no, di riappropriarsi, col dissenso manifesto e la forza degli argomenti, del senso autentico delle conquiste pagate con il sangue dei nostri padri e delle nostre madri.

Guardo basito il volantino con abbinato il nome della mia città a quello di Casa Pound, con la sua grafica ammiccante al regime e il nero dominante.

Al solo pensiero che è passata appena una settimana dal giorno della memoria provo un senso di disagio indicibile, che scelgo di condividere in forma pubblica, mettendoci la firma e la faccia.

È una presa di distanza netta, che interesserà forse pochi ma sento di dovere alla mia coscienza, nel nome della dignità di un gonfalone e di una medaglia che mi stanno grandemente a cuore, per solidarietà con tutti quelli che, come me, odiano gli indifferenti.

dispacci resistenti, open consiglio, società
Piacenza verde e nera

Prendendo a prestito l’immagine dal pugilato, in poche ore a Piacenza un “uno-dueda far tremare le ginocchia. Prima l’assessore Zandonella che non esclude le “riserve del culto“, lontane dalle zone residenziali per non disturbare i piacentini, poi la buffonata di Casa Pound, con i suoi striscioni in giro per la città a suon di “basta feccia” e “stop al business dell’immigrazione“.

Questo è il segno dei tempi e tocca a noi, scelti per essere minoranza all’opposizione, non far venire meno l’allarme rispetto a una china che si fa sempre più preoccupante e potenzialmente pericolosa.

Fedeli alla nostra missione, denunciamo e consigliamo, con un paio di sommessi suggerimenti:

  • al neo assessore di fresca nomina, per una pronta presa di coscienza del profilo istituzionale che il suo ruolo impone e una migliore scelta delle parole. Bene il richiamo al rispetto delle regole, ma i comportamenti per essere davvero fastidiosi e perseguibili, devono disturbare tutti, su un piano oggettivo, non solo una categoria (siano essi i piacentini, i biondi con gli occhi azzurri o i battezzati alla fonte del Po). Senza questa premessa, si rischia di passare per chi vuol creare ghetti. Questa volta l’assessore ci è andato pesante, paventandoli non solo culturali ma pure fisici. La caduta è fragorosa ma siamo certi saprà farne tesoro.
  • Ai neo fascisti di consolidata tradizione, domandiamo invece dove erano e cosa hanno fatto quando la precedente amministrazione era in prima linea con la Prefettura, mandava i controlli sanitari nelle strutture, portava gli esposti in Procura, girava per consolati stranieri. Da loro e dalla Lega solo parole di scherno. Qualora in un barlume di senso pratico voleste una volta tanto prendere esempio e utilizzare gli strumenti che la democrazia vi mette a disposizione per copiare queste iniziative, anzichè imbrattare muri nottetempo, potremmo persino darvi qualche dritta.

Noi ci siamo, osserviamo e non mancheremo di far sentire la nostra voce, perché sottovalutare i sintomi rischia poi di rendere inutili i tentativi di cura. Oggi ci sono ovunque fiamme disposte a farsi alimentare da questo vento discriminatorio ma confidiamo nella grande sensibilità dei piacentini, che sapranno riconoscere il giusto confine prima di superarlo disgraziatamente.