in evidenza, partecipazione, politica, società, welfare e sanità
CITTADINANZA: chiedere fiducia è legittimo
È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.- Italo Calvino

«Da assessore chiedere fiducia nelle istituzioni è alquanto pretenzioso, visto come vanno le cose nel nostro Paese».

Così mi ha apostrofato una cittadina l’altro giorno, sorpresa dal mio invito, mentre le spiegavo l’ennesima bufala su presunti lavori in corso per ospitare profughi (stavolta dalle parti di via Corneliana). A farle da contraltare, il Sig. Demetrio, mi ha invece chiamato per senso civico, segnalandomi una situazione su cui siamo riusciti a intervenire proprio grazie a lui. Ho risposto alla signora ed è stato bello capirci, superando (almeno un po’) la crosta di diffidenza, così come ho ringraziato il cittadino di buona volontà. Entrambi mi sono però serviti da spunto per un ragionamento più ampio riguardo la cittadinanza.

Il rapporto tra cittadini e istituzioni, in un quadro generale (sociale, economico, politico), è profondamente mutato rispetto a pochi decenni fa. Determinazione, mancanza di risorse, richiesta di aiuto.

Oggi più che mai chi amministra deve parlare senza filtri alla sua gente, perché è ora di ridefinire per davvero la natura della linea rossa che lega gli attori di una comunità.

Sono alla prima esperienza in Consiglio comunale, che da quasi cinque anni mi offre un osservatorio privilegiato per dire che se non riusciremo a rinsaldare un vero patto sociale, ci sarà poco da stare allegri.

Oggi non basta più a chi governa dimostrarsi un esempio di rettitudine, gestire in modo trasparente e moralmente irreprensibile la res publica, perché tale e tanto è il grado di sfiducia dei cittadini che il retro-pensiero pare inestirpabile.

Sia chiaro, questo disamore non è piovuto dal cielo. Il fascino del potere e la spasmodica ricerca del consenso immediato hanno creato cinismo e incapacità di programmare a lungo termine, di offrire una visione di futuro.

Tutto questo ha portato al rigetto generalizzato di questi tempi. Ciò detto, fare di tutta l’erba un fascio non aiuta nessuno. Oggi i Comuni sono soffocati da vincoli e trasferimenti sempre più scarsi.

Semplicemente, non possono più soddisfare tutte le richieste. Non è bello da dire, ma bisogna prima di tutto badare al sodo, alle necessità basilari, quelle che è compito di una politica accorta individuare.

Volenti o nolenti, ne deriva come la dose di responsabilità indispensabile per tirar fuori la testa da questa crisi, non solo economica, sia enorme e soprattutto in capo a ciascuno di noi.

Ai politici, che invece di vedere nel cittadino la semplice espressione di un voto, dovrebbero lavorare per il superamento di strategie e tattiche che inchiodano la crescita e la coesione e che nulla c’entrano con la ricerca del benessere collettivo.

Agli amministratori, che proprio dal momento di profonda difficoltà devono trovare le forze per azioni coraggiose, per leggere la realtà con occhi nuovi, scegliendo di non star fermi, in attesa che passi la buriana. La necessità di fare efficienza, non tagli, e di ragionare fuori dagli schemi per inventarsi soluzioni nuove serve a sopravvivere, non a essere più fighi.

A noi cittadini, perché partecipare non è solo farsi occhio del Grande Fratello, ma anche e soprattutto coinvolgimento e spirito di iniziativa. Chiediamo rigore ma siamo sempre pronti a trovare una scorciatoia, non chiediamo lo scontrino ma pretendiamo servizi al top, esigiamo strade perfette, parchi giochi esemplari, centri sportivi all’avanguardia, eventi di grido, chilometri di piste ciclabili e verde curato ma poi parcheggiamo sui marciapiedi e sulle aree per disabili, ignoriamo i limiti di velocità, gettiamo a terra ogni cosa che ci passa per le mani, diamo per scontato che qualcun altro toglierà dalla strada i nostri mozziconi, le cartacce o quel che lasciano i nostri fidati amici a quattro zampe.

Ricevo telefonate per chiedere “al Comune” di togliere “i ciuffi d’erba che sbucano dal marciapiede davanti casa” o sms che mi fanno notare come “le tal panchine abbiano bisogno di una riverniciata”.

Il mondo dorato degli spot Mulino Bianco è molto bello, un po’ inquietante forse. Comunque sia, è fiction. Se non capiamo la realtà, saremo condannati a una rincorsa che non porterà mai al traguardo. Ogni intervento di manutenzione, ripristino, sostituzione, se va bene è nell’ordine di qualche migliaio di euro, che quasi sempre mancano! Se si recuperano per aggiustare una scala mobile o un’altalena distrutta da vandali in cerca di emozioni, saranno inevitabilmente tolti a qualche altra opera, a qualche altro servizio.

Bisogna avere il coraggio di riformulare il messaggio: quando parliamo di cittadinanza attiva non stiamo proponendo (solo) un simpatico passatempo a chi si gode la pensione: serve aiuto. Non è una vergogna ammetterlo.

Un grande contributo può arrivare dal recupero di una buona dose di educazione civica: è gratis, bastano impegno e volontà. Non è più tempo di dire “non tocca a me”.

Il pre-requisito della partecipazione è il rispetto del bene comune, la sensibilità verso cose e persone, da praticare e trasmettere ai propri figli. Poi vuol anche dire darsi da fare e agire quello spirito di gratuità che ti fa sentire l’orgoglio di migliorare l’ambiente in cui vivi.

Don Giacomo Panizza, anima di Progetto Sud, scrive:

«Questa è la bellezza di essere cittadini e cittadine, di rinnovarsi come persone che vivono a testa alta, di dare un nuovo senso e una nuova organizzazione alla vita».

Non sono stato molto diplomatico, ma sincero sì, perché spero che la prossima volta alla signora non venga in mente di darmi del “pretenzioso” solo perché chiedo fiducia nelle istituzioni.

risultati
FATTO! Tolto il vincolo al Santa Chiara: presto nuovi servizi e nuovi spazi per i piacentini
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini

partecipazioneDeliberato in giunta un passaggio formale che in un colpo porta due grandi benefici alla città: presto disponibile una maggiore offerta domiciliare rivolta alle donne in stato di difficoltà.

Contemporaneamente si liberano gli spazi della struttura Santa Chiara sullo Stradone Farnese (complesso molto bello con una vasta area verde) che, in prospettiva, possono essere restituiti ai piacentini.

Grande operazione congiunta Comune, Asp, Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Il complesso di Santa Chiara sullo Stradone Farnese, di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dagli anni 70 aveva un vincolo ben preciso: poteva ospitare alloggi sociali a favore di donne in difficoltà. Una situazione che per tanti anni ha bloccato suoi utilizzi alternativi, chiudendo di fatto il grande edificio alla città.

Presto non sarà più così: il vincolo è stato trasferito a un palazzo sempre di proprietà della Fondazione, con 10 appartamenti nuovi a disposizione delle donne in difficoltà. Un’operazione di Comune, Asp, Fondazione di Piacenza e Vigevano che libera Santa Chiara, che dunque potrà essere utilizzato per qualsiasi altro scopo.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

welfare e sanità
La mia prima intervista da Assessore ai servizi sociali
La politica è fatta dalle persone e nessuno ha primogeniture ed esclusive. Solo insieme si cresce. Se c’è onestà intellettuale e vero amore per la causa del bene comune, le diverse appartenenze sono contenitori che indicano vie possibili, non compartimenti stagni che creano realtà parallele.- Stefano Cugini

skyline piacenza

Dalle 7,30 del giorno dopo la nomina, Stefano Cugini si è presentato in assessorato per buttarsi nel nuovo lavoro

«con tutte le energia di cui sono capace»

libertà prima

Il suo è l’assessorato al welfare, che ricomprende servizi sociali e abitazioni, ma anche la delega all’infanzia.

«Mi sono calato in una dimensione totalizzante, ho subito preso contatto con i dirigenti e abbiamo cominciato a lavorare, non intendo dire che prima non si lavorasse, ma solo che non ho dieci mesi di tempo di rodaggio per imparare, me ne sono dato uno per conoscere la macchina, c’è da correre subito»

Come ha vissuto le giornate travagliate del rimpasto di giunta, le dure critiche degli assessori usciti di scena tra cui Giovanna Palladini che ha ricoperto il welfare sino a qui?

«Mi è spiaciuto molto vedere esternazioni di questo tenore da rappresentanti istituzionali che hanno avuto un ruolo e una esperienza politica importante. Poi c’è l’elemento umano che chiaramente è stato preponderante, ma istituzionalmente hanno fatto una gaffe clamorosa. Io comunque questa cosa l’ho subita, posso solo dire che a un certo punto mi è arrivata la telefonata del sindaco Dosi che mi ha chiesto la disponibilità all’incarico»

Lei è di quella maggioranza renziana del Pd che i bersaniani hanno accusato di avere ordito all’ombra del rimpasto una vera e propria epurazione.

«Sono opinioni che lascio agli altri. E’ da più di un anno che nel gruppo consiliare si era presa coscienza che occorreva un cambio di passo nell’azione di governo. Che non significava necessariamente cambio di persone. Poi il sindaco si è confrontato con chi ha ritenuto, ne è uscito un esito ben lontano dalle epurazioni»

E, parlando di welfare, quale “cambio di passo” dobbiamo concretamente attenderci rispetto alla gestione Palladini?

«Il sindaco mi ha chiamato per guardare dal 14 gennaio in poi, indietro non mi volto, in questo terreno di polemica non entro»

Ma si sente con le carte in regola per il colpo d’ala che Dosi e il Pd chiedono alla giunta?

«Altroché, io darò il massimo e alla fine tireremo le somme. Certo la situazione generale è complicatissima e non dipende solo dai singoli. Però qui l’entusiasmo c’è, sono ottimista per natura»

Che cosa c’è nella sua agenda?

«Il 31 gennaio inaugureremo gli appartamenti protetti alla Besurica – servizi per anziani autosufficienti -, poi c’è tutta una serie di linee di mandato su cui stiamo mettendo la testa: il ragionamento sulle Asp (Aziende dei servizi alla persona, ndr), il tema dell’accreditamento che da provvisorio diventa definitivo, stiamo facendo lo studio di fattibilità per la nuova casa di riposo, vanno date risposte ai bisogni crescenti dei disabili. E c’è da ragionare, in vista del bilancio di previsione 2014, sulle tariffe dei servizi»

Sono in arrivo aumenti?

«Ho chiesto agli uffici di confrontare tutte le voci per capire dove è possibile recuperare risorse, dove si può redistribuire diversamente. La logica che ci guida è dare una mano a chi ha meno ed è più in difficoltà, inevitabilmente chiedendo aiuto e sforzi a chi si può permettere di più»

Le politiche sull’integrazione finiscono spesso al centro delle polemiche. In primis la situazione di Quartiere Roma sulla quale il sindaco ha annunciato un nuovo modus operandi.

«La prossima settimana avremo il primo incontro del nuovo tavolo inter-assessorile su quartiere Roma che ho avuto l’incarico di coordinare. La questione vogliamo prenderla in mano in modo strutturale, e ho intenzione di allargare il confronto a un tavolo di lavoro a cui inviterò anche i consiglieri comunali di minoranza. Ne ho già parlato con alcuni di loro, come Marco Colosimo (Piacenza Viva, ndr), chiedendone la disponibilità. Tutti saranno benvenuti, tutti quelli che vogliono dire la loro, perché questo non può essere un tema solo di maggioranza, via Roma è di tutta la città. Certo che se si parte dallo slogan “tolleranza zero”, che non posso condividere, allora meglio stare a casa»

Parliamo di abitazioni.

«C’è il piano casa che stiamo portando avanti con l’idea di fare uno sportello unico insieme ad Acer: consentirebbe a noi di avere un’ottimizzazione delle risorse e ai cittadini di trovare tutto in un’unica sede»

Il sindaco nelle scorse settimane ha inserito tra i progetti prioritari del 2014 il “polo dell’infanzia” da realizzare con Acer in un’area dietro a viale Martiri della Resistenza. Una soluzione pronta per il 2015-16, dove anche ricollocare le sezioni di materna dell’asilo Vaiarini che chiude dal prossimo anno.

«In campo c’è quell’ipotesi, su cui probabilmente cadrà la scelta, ma mi sono permesso di indicarne altre due o tre altrove da tenere in considerazione e che stiamo valutando»

Tra le sue deleghe c’è anche la sanità.

«Il tema più d’attualità è il servizio 118 e la riorganizzazione che ha in animo la Regione. Ma se l’indirizzo dell’area vasta sarà portato avanti in generale su tutte le partite, dobbiamo iniziare a ragionare delle nostre eccellenze sanitarie per evitare di farci trovare spiazzati. Un nuovo protagonismo a Piacenza dobbiamo quindi provare a darlo»

Lei si è dimesso da Unicoop per ragioni di opportunità visto l’ambito di attività sociale della cooperativa che partecipa a vari bandi pubblici. Come giudica le critiche ai rapporti tra Unicoop e il Comune sollevate in consiglio da Fdi e M5s?

«Le trovo gravissime, attaccano una cooperativa che a Piacenza dà lavoro a 300 e rotte persone e che ha contratti seri e onesti. Per quanto mi riguarda non so che cosa avrei dovuto fare di più. Se è bastato bene, se non è bastato bene lo stesso, io sono a posto con la mia coscienza»

Gustavo Roccella
gustavo. roccella@liberta. it

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

partecipazione
PORTA GALERA. Al quartiere Roma bisogna fare di più
Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.- Stefano Cugini

skyline piacenza

Gli incidenti di via Pozzo aprono il nuovo anno nel peggiore dei modi, con l’ennesima ferita al cuore della Piacenza più popolare e ricca di tradizione.

Prodursi in letture superficiali è facile e i primi commenti strumentali non si sono fatti attendere.

Al di là dell’episodio specifico, in sè grave, mi ostino però a pensare che il male peggiore stia nel disagio percepito e subito, nella frustrazione di chi vive e respira via Roma e dintorni sentendosi abbandonato.

È dovere delle istituzioni e delle forze dell’ordine individuare e punire violenti, delinquenti e incivili di ogni risma ma non sbagliamoci e non cadiamo nell’errore di credere che militarizzare la zona sia la soluzione.

I cittadini, italiani e stranieri, meritano di abitare le vie in sicurezza: questo è un dato di fatto.

Chi si pone ai margini o fuori dalla legge e dalle regole di civile convivenza non deve essere tollerato. Repressione, dove serve. Ma non può e non deve essere questa la parola d’ordine.

Prevenire è d’obbligo, ma la chiave di volta sta nell’educazione (e ri-educazione).  C’è bisogno di gioco di squadra, voglia di mediare, includere e condividere. Per isolare davvero le “mele marce” – che tanto, in zona, tutti sanno chi sono e dove stanno – occorre creare un tessuto di persone disposte a collaborare: residenti, commercianti, amministrazione ed esperti.

Gli esempi da cui prendere spunto si possono trovare nelle esperienze di altre città ma anche e soprattutto nel vissuto e nell’impegno quotidiano di associazioni e cittadini del quartiere, che meglio di chiunque altro hanno il polso della situazione.

Si deve partire dal controllo delle locazioni, perché non è meno delinquente chi affitta in nero, permettendo che appartamenti di pochi metri quadrati, magari fatiscenti, siano sovraffollati senza ritegno.

Non possiamo prescindere dall’intensificarsi della lotta all’evasione fiscale, da un più marcato controllo delle condizioni igienico-sanitarie di case e negozi, da una verifica ancora più puntuale delle licenze, dal presidio del territorio, condizione essenziale al ripristino della normalità.

Chi di dovere ha l’imperativo di attivare una collaborazione fitta e trasversale perché via Roma sia finalmente resa a Piacenza. Ma il vero valore aggiunto sta nel recupero di un autentico spirito di appartenenza alla zona, al quartiere, alla via. Qui c’è un angolo di città da valorizzare nelle sue peculiarità consolidate.

Questo è il resto del lavoro che spetta principalmente a tutti gli altri attori coinvolti. Questo è il passo più serio, in cui la stragrande maggioranza delle persone per bene non deve essere lasciata sola.

Una sfida impegnativa ma che deve e può essere vinta. Vorrei poter fare di più.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]