PROFUGHI: se la toppa è peggio del buco.
Qualità non è privilegio, non è dare a qualcuno e togliere ad altri. Qualità é un modo di intendere, una filosofia che si traduce in azione. Ci può essere qualità e dignità anche in un’accoglienza o in una sistemazione modesta ed essenziale: ce lo hanno insegnato i nostri nonni in tempo di guerra e carestia.
Oggi, anno del Signore 2016, con soldi pubblici in gioco, in un contesto avanzato come quello emiliano romagnolo, la qualità é una scelta, l’intervallo di confidenza tra il margine di profitto che un imprenditore cerca e che lo rende diverso da chi si concentra invece sull’aiuto umanitario e la tenuta sociale collettiva.
Venderla diversamente, aggrappandosi all’idea di emergenza, é una scusa misera.
Dalla Prefettura il fastidio per le mie parole. Non mi sono mai sottratto alle domande dei cronisti, su nessun argomento, per rispetto del lavoro altrui e perché io non ho niente da nascondere o di cui vergognarmi.
Finché godrò della fiducia del Sindaco, svolgerò il mio ruolo a testa alta, facendo scelte indipendentemente dalla loro popolarità, assumendomi responsabilità e accettandone le conseguenze. Quando dico qualcosa, si basa su presupposti di verità dimostrabili.
Sua Eccellenza il Prefetto deve rispondere ad Angelino Alfano. Io invece alla mia coscienza e a ogni singolo cittadino di Piacenza, la mia città.
Perciò si, parlo alla mia gente anche attraverso la stampa, in omaggio a quella trasparenza, a quell’idea di amministrazione come “casa di vetro” che o si pratica, o son solo parole al vento.
Se qualcuno non condivide questa abitudine, ne spieghi i motivi alla comunità.
Il bello di tutta questa vicenda è che pure il gestore ha trovato il coraggio di parlare, dimostrandosi poco coordinato, sul piano della comunicazione, con chi dovrebbe coordinarlo. Ho letto attentamente le sue dichiarazioni, ricavandone tre semplici domande:
- lunedì 14/11 ho risposto a un’interrogazione del consigliere Putzu e, a precisa richiesta, leggendo una nota della Prefettura, ho escluso arrivi diretti dagli sbarchi. Come mai il Sig. Loranzi dichiara che «i profughi di Lampedusa arrivano direttamente alla Bossina senza altri filtri»?
- Se, come dichiarato dal Sig. Loranzi, «la Bossina é una struttura che offre da lavorare a 10 persone», dove si trovavano e quale supervisione esercitavano questi dipendenti nel mentre in cui gli ospiti si divertivano a dare la caccia, scuoiare e cucinare una nutria nel cortile?
- A fronte di «fatture su fatture, che attestano spese per migliaia di euro, inerenti cibo, farmaci, indumenti» come giustifica il Sig. Loranzi il verbale di Ausl, laddove cita «condizioni igieniche della struttura in generale, e in particolare di stanze e servizi igienici, fortemente carenti in conseguenza della mancanza di una regolare pulizia, dell’assenza di personale dedicato e della sostanziale assenza nella struttura di materiali e prodotti utili allo scopo»? O dove constata «condizioni personali degli ospiti molto carenti, abbigliamento indossato inadeguato alla stagione, o comunque evidentemente di recupero», con gli stessi ospiti a lamentare «la mancata fornitura di indumenti e scarpe adeguati, di coperte e di prodotti per l’igiene personale (sapone, shampoo)? O – ancora – un locale cucina con «attrezzature obsolete, supporti di sostegno invasi da ruggine, frigorifero e congelatore non adeguati, condizioni di pulizia scarse per arredi, attrezzature, utensili, boiler con portata d’acqua insufficiente», ecc ecc ecc?
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