Vade retro Pillon

Urge la piazza

"Siamo di fronte a una proposta retriva, patriarcale e svilente per il ruolo della parte debole nelle separazioni, oltreché penalizzante per i figli, intesi come pacchi postali al centro della scena. L'unica casacca che conta, in certe cause, è quella della piazza. Serve mobilitarsi.”

| Il turbo conservatore

La mente del Family Day, già a Piacenza per il convegno "Cannabis, erba della morte", uno rispetto al quale Savonarola sembra un fricchettone stile Woodstock, propone di rivedere le norme sulle separazioni da par suo.

Simone Pillon, senatore, quello che «esiste una lobby gay che punta al reclutamento omosessuale» e «impediremo alle donne di abortire». Proprio lui.

Ecco, il decreto Pillon, nonostante le premesse di cui sopra che farebbero pensare a una personcina a modo e ponderata, é una pessima proposta, oscurantista, costosa e aberrante nei confronti della famiglia che vorrebbe invece tutelare.

Si tratta di un disincentivo al divorzio basato però sul rendere lo stesso diseconomico e tremendamente penalizzante per la parte debole.

I costi legali e di mediazione (che diventa obbligatoria, pure in presenza di separazione consensuale e accordo sulla gestione dei figli) esploderanno e, aspetto terribile, i figli diventeranno al tempo stesso oggetti di una trattativa imposta dall’alto e vittime di un sistema che non si preoccupa più di garantire loro la tutela di una stabilità di base in termini di condizioni di vita, rete di relazioni, affettività ma che fa anzi leva sul creare il genitore di serie A e quello di serie B.

Occorre mobilitarsi, perché qui non c’entrano le frizioni tra i partiti, ma la difesa di un impianto legislativo che si può e si deve migliorare ma sarebbe un delitto smontare.