A Piacenza il 25% di genitori single
Che la società sia in una fase di mutamento importante è un fatto, al netto dei giudizi personali. Negli anni le famiglie sono cambiate:
- nella struttura, che da estesa è passata a nucleare, con composizioni variegate, ricostituita, allungata, arcobaleno
- nelle caratteristiche funzionali, dalla polifunzionalità per cui tutta l’educazione e la cura erano assolte all’interno, alla dimensione delegante, dove queste sono assunte da altre agenzie educative esterne alla famiglia stessa.
Le famiglie monoparentali (uno o piu figli, con la presenza di un solo genitore), fenomeno circoscritto sino agli anni 60, oggi sono in forte crescita, nell’ordine – su scala nazionale – di circa 5 milioni di nuclei. Sono tre le esperienze principali che le contraddistinguono:
- la morte di uno dei genitori,
- la separazione della coppia genitoriale
- la procreazione da parte di una donna sola (le “ragazze madri” di una volta, quando il fenomeno era fortemente stigmatizzato)
L’assenza e la precarietà sono i tratti distintivi della monogenitorialità. Di solito a monte ci sono eventi critici, sul piano sociale, culturale, ma anche e soprattutto su quello psicologico. Poi ci sta la scelta della donna sola di diventare mamma, che incide nell’85% dei casi di monoparentalità.
Le risorse economiche sono a livelli inferiori della media (monoreddito – stato di disoccupazione del capo famiglia – difficoltà all’ingresso nel mondo del lavoro delle donne casalinghe e prive di occupazione durante il matromonio). Spesso l’impoverimento materiale dei nuclei è conseguenza di separazioni e divorzi: il rischio di cadere in condizione di fragilità sociale, sia per i padri che per le madri, è alto.
I trattamenti pensionistici sono esigui, il reddito e l’assegno di mantenimento insufficiente e frequentemente non corrisposto diventano problemi enormi.
A Piacenza, nel 2016, su un totale di 2097 nuclei familiari in carico, 496 sono monoparentali, con una netta prevalenza di quelli risultanti da separazione e divorzio (circa 68%) e con una analoga incidenza di nuclei italiani e stranieri.
Noi forniamo interventi di sostegno al reddito, di consulenza educativa, relazionale e di mediazione familiare, specie nelle condizioni post separative, oltre agli interventi domiciliari per prevenire situazioni di rischio psico-sociale in danno dei bambini.
Il futuro prossimo non può però prescindere dalla diffusione di una nuova cultura, che porti a creare una rete integrata di servizi rivolti alla normalita della vita e non solo di aiuto al disagio: dobbiamo stare vicino a queste famiglie nella funzione educativa globalmente intesa, trasformarle con sempre maggiore convinzione in soggetto attivo delle politiche sociali.
In sostanza, la famiglia deve sempre più diventare destinataria di servizi e non di singoli interventi.