Poche idee ma ben confuse

 

Sig. Presidente, non ho difficoltà a dire che ho letto tre volte queste linee programmatiche perché non capivo se fossero linee programmatiche o un elenco mal scopiazzato di qualche programma o rimasuglio di programma elettorale.

Sembrano dei sogni di fine estate, in fila per nove col resto di due. Avete sostituito a 44 gatti le linee programmatiche. Ma invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: sono solo canzonette. Mi aspettavo linee programmatiche e non un elenco confuso di qualche buona intenzione e nulla più.

Dalle linee programmatiche io mi aspettavo, Signor Sindaco, qualche comportamento concludente e qualche decisione di fondo, un volare un po’ più alto rispetto a temi nobili quali sono quelli che lei ha affrontato. Se questo non è solo un adempimento burocratico e di legge, non mi pare che siamo partiti col piede giusto. Mi pare che sia una ribollita ma di quelle indigeribili: poche idee, ma confuse.

E dato che io invece ritengo che il mandato elettorale vi sia stato dato chiaramente, perché Lei è il Sindaco che ha ottenuto il maggior consenso elettorale tra i sindaci eletti direttamente, si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente che cosa vuole fare in concreto.

Lo sguardo del Sindaco e dell’aula mentre pronunciavo il mio discorso era a dir poco imbarazzato. La bocciatura delle linee di mandato della maggioranza da parte di chi fa opposizione è da mettere in conto, ma parole così nette non si sentono tutti i giorni.

Provate a immaginare lo shock quando ho svelato che la citazione non era farina del mio sacco, ma il testo dell’intervento di Tommaso Foti nel 2012.

Ho scelto di spiazzare tutti per dimostrare che la politica è fatta di corsi e ricorsi, con l’unica differenza che le linee programmatiche della nuova amministrazione non solo non si possono mettere in fila per nove: non sono sufficienti nemmeno per il resto di 2! Neanche un fischio arrivano a essere, altro che canzonette.

Definirle minimali è un eufemismo: sono evanescenti!

Bene indicare le priorità, almeno sul piano tassonomico: sicurezza, degrado, strade, verde. Per Paolo Dosi era il mantenimento dei servizi sociali, tanto per rifrescare la memoria di chi ancora sostiene che non esistano differenze tra destra e sinistra.

La sicurezza, il cavallo di Troia che ha portato a Palazzo Mercanti questa destra, è usata in poche pagine come specchietto per distrarre l’opinione pubblica da tutto il resto, su cui nulla è detto in più rispetto all’elementare A, B, C.

Il primo dubbio che nasce spontaneo è quanto siano state condivise le linee tra giunta e maggioranza: perché se scrivono

non possiamo pensare alla città del futuro senza prestare la dovuta attenzione ai giovani

e poi i loro consiglieri li definiscono “polli da ingrasso” è chiaro che qualche perplessità viene.

Ci sono state presentate linee programmatiche impostate su un tempo verbale tutto nuovo: il futuro ipotetico indeterminato. “Valuteremo”, “penseremo”, “vedremo”, “proveremo”.

Non ci faremo sfuggire le occasioni

Quando si governa, le occasioni si vanno a cercare, non si aspettano. La passata Amministrazione ha lasciato sul tavolo, non nel cassetto, investimenti per quasi 45 milioni di euro: se i grandi progetti non sono nelle vostre corde, almeno capitalizzate l’eredità che avete ricevuto.

Ma veniamo ai due temi su cui ho qualcosa da dire in più…

SICUREZZA

A parte gli slogan, il piglio autoritario e i cancelli dei giardini chiusi, niente di nuovo sotto il sole.

Le telecamere sono una decisione già assunta e avviata da chi c’era prima, con risorse peraltro già allocate nel Piano OO.PP. Anche i gruppi di vicinato sono un lascito, così come il nucleo operativo di polizia locale sul Quartiere Roma, soppresso, rinominato e riproposto in pochi mesi, per potersene intestare la creazione.

Pure l’aumentata disponibilità di agenti di polizia locale è un’eredità della giunta Dosi, grazie al l’ultimo concorso.

In compenso, si sono fatti soffiare il Comandante da Monza. Un Comandante, per inciso, che dopo 4 mesi dal loro insediamento se ne va optando per un posto a tempo determinato (tenendo così bloccata una posizione a Piacenza), e che nella prima dichiarazione in presenza dei nuovi datori di lavoro sostiene, in modo molto sibillino, di credere “in una vigilanza attiva e non di passerella”.

Si dovrà pure ammetterete che il viatico non è dei più incoraggianti.

WELFARE

Perché arrovellarsi troppo a immaginare il mix-pubblico privato quando è la base della Legge 328/2000 e il fondamento di 15 anni di governo del centro sinistra?

Anche la rete del welfare esiste già: a dicembre 2016 abbiamo addirittura formalizzato dal notaio la creazione di un’associazione di II° livello tra COMUNE, SVEP, CARITAS, CROCE ROSSA, AUSER, che gestirà l’emporio solidale.

Non bastasse, si andassero a guardare il PROGETTO PIACENZA tra Comune, Caritas e Fondazione, con cui abbiamo abbattuto le liste d’attesa per gli ingressi in CRA.

Non serve “costituire”, come hanno scritto: basta salire in corsa su un treno che viaggia già spedito.

Alla voce “attenta analisi della convenienza economica dei servizi sociali gestiti dall’ente” e al rimando alle “specifiche analisi a supporto delle scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”, annunciate con l’ausilio “di esperienze esterne”, leggasi:

progressiva dismissione della quota pubblica di gestione dei servizi sociali

A parte lo shock di sentire abbinare il termine “convenienza economica” a “servizi sociali”, dopo il misero fallimento della commissione speciale welfare a presidenza Massimo Polledri – ora annunciano che scaricheranno su altri il compito di suggerire “le scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”.

Allarme rosso invece per “opzioni finalizzate a limitare e ridurre l’impatto sul territorio delle problematiche connesse all’immigrazione (…).

Fa molto “Ponzio Pilato” e mi chiedo come possano tenere insieme il totale disinteresse agli appelli di Papa Francesco in questo senso con la dichiarata volontà di “intensificare i rapporti con le realtà della Diocesi, della Curia Vescovile e l’associazionismo cattolico”.

D’altronde, che l’incedere della giunta Barbieri in tema di diritti sia claudicante è un dato di fatto.

Prima l’uscita dalla rete READY, poi la passerella pubblica consentita a un attivista xenofobo. Mi sono limitato a suggerire, dove si dichiara di promuovere “campagne informative sui comportamenti collettivi e il rispetto delle persone nelle differenziazioni culturali sempre più presenti nella nostra società”, di aggiungere, “sesso”, “razza”, “lingua”, “religione”, “opinioni politiche”, “condizioni personali e sociali”, giusto per dare un senso a quanto previsto dalla Costituzione (art. 3).

Altro nodo spinoso di queste lineette di mandato, la sbandierata “adeguata attenzione al benessere organizzativo interno e puntuale valorizzazione delle risorse umane”.

Vorrei capire come si intende perseguire questo obiettivo, dopo aver già dimostrato scarsa inclinazione alla tutela del capitale umano, non alzando un dito per fermare la macchina del fango sull’ultima triste vicenda, facendo anzi di tutta l’erba un fascio e non preoccupandosi nemmeno di diffondere la falsa notizia dei dirigenti cessati per fine mandato e fatti invece passare come vittime di provvedimenti disciplinari.

Non una riga si è spesa per un cenno ai grandi temi delle CURE INTERMEDIE e della MEDICINA D’INIZIATIVA. Sapere da chi ci governa tempi e modalità di realizzazione della CASA DELLA SALUTE (che col nuovo piano di riordino sanitario ha un’importanza enorme) peculiarità della versione cittadina, contenuti e livello di integrazione tra sociale e sanitario non sarebbe stato inchiostro sprecato.

Nel 2012 il Sindaco Paolo Dosi disse, nella sua relazione:

L’idea di fondo a cui abbiamo cercato di ispirarci parte dalla considerazione di contingenza fortemente negativa che stiamo vivendo, dalla necessità, quindi, di utilizzare alcuni criteri ispirati al contenimento delle spese e alla attenta analisi dei singoli capitoli, a una sobrietà complessiva. Il tutto senza però abbandonare un’idea di futuro che dia una prospettiva di sviluppo; non possiamo rinunciare a crescere per il fatto che ci troviamo in una situazione negativa.

Le linee di questa destra mancano di quel minimo di “volo alto” che a gran voce è stato chiesto per 5 anni. Ora che tocca a loro, ci propinano ordinaria amministrazione (doverosa e indispensabile) ma zero prospettive, come chi ha già scelto di galleggiare.

Ho ricordato al Sindaco che restano quattro anni e mezzo per cambiare rotta, che hanno vinto con merito perché sono stati bravissimi a coalizzarsi e a toccare le corde giuste: ma hanno impostato tutto sulla sconfitta di un nemico, senza preoccuparsi, nonostante i tanti soggetti di lunga e lunghissima frequentazione della macchina comunale, di pianificare una visione alternativa degna di questo nome.

Il futuro è di chi se lo immagina

diceva un mandato fa, in questa stessa occasione, l’attuale assessore Garetti. Se questa è l’immaginazione, siamo a posto!

Dio non voglia che a turbare il tranquillo tram tram che si prefigurano arrivino tra capo e collo emergenze come è successo a noi con l’alluvione!

Puntare il dito e continuare a lamentare colpe passate è una scusa che nel lungo periodo non risparmierà dal giudizio dell’esigente elettorato piacentino.

Da minoranza non saremmo d’aiuto a Piacenza se insieme alle proposte non rimarcassimo con puntualità contraddizioni, inoperosità, errori di valutazione. Questo faremo nei prossimi cinque anni. Senza sconti ma senza quei bastoni tra le ruote che, se le premesse di questi primi mesi saranno rispettate, il primo cittadino riceverà in maggior misura dalla sua rabberciata maggioranza e da una squadra che è chiaro ogni giorno di più come lei abbia potuto scegliere solo in minima parte.

Ho chiuso suggerendo a Patrizia Barbieri lo stesso consiglio che Tommaso Foti diede al suo predecessore: si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente, Lei che ha vinto, che cosa vuole fare in concreto.

Perché alla fine, gli eventuali meriti li rivendicheranno tutti ma le probabili colpe saranno solo e soltanto sue.

Buon lavoro.