casta e dintorni, edicola
Ode al cric!

Guai arrendersi.

"Non si tratta di andare per forza controcorrente, ma di non accettare un dannoso analfabetismo di ritorno sul piano civile, emozionale, cognitivo.”

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gradi di giudizio prima della sentenza definitiva

| sciacallaggio istituzionale

Continuo a pensare che questa rincorsa alla "vicinanza" interessata a tutto e tutti, purché la questione in ballo giovi al grado di consenso in gioco, sia un virus che la democrazia ha il dovere di debellare in fretta.

Un ministro della Repubblica porta la sua solidarietà  in carcere a Piacenza a un condannato in via definitiva per reati gravi contro la persona.

I social ancora una volta si dimostrano inadatti al confronto civile.

Hai voglia a predicare prudenza, a sostenere che in questi casi dovrebbe parlare solo chi conosce bene le carte, a far notare che qui non è in ballo la legittima difesa e che chi ha ruoli nelle istituzioni sarebbe tenuto a un surplus di moderazione.

Piovono insulti e improperi, dosi di bava alla bocca, accuse e linciaggi virtuali. Niente da fare, impossibile alzare il livello.

Provo per una volta ad adeguarmi e prendo spunto dalla nuova campagna del Comune contro chi occupa senza titolo i posti auto riservati ai disabili.

Quale inutile opera di sensibilizzazione!

Non essendo in dubbio quanto odioso e frustrante sia questo indicatore di inciviltà  così diffuso, posso dunque sperare anch’io nella raccolta di firme a mio sostegno, nell’abbraccio di Sindaci e politici e nella cortese visita del vice Premier, se la prossima volta infierisco con un cric sulla macchina e, perché no, sul conducente indisciplinato e menefreghista che scippa il posto a un portatore di handicap?

Perché, a sdoganare il diritto allo sfogo della propria esasperazione in barba alla legge, elevando a eroe chi commette il reato (l’unico tra l’altro, mi riferisco al Sig. Peveri, a usare parole di buon senso, dicendosi pentito), presta il fianco a occasioni sempre nuove di rivendicazione.

Trovo un che di eversivo in questa ode a banalizzare, sindacando senza remore persino i tre (!) gradi di giudizio: ho sincero timore del pericoloso incedere verso un baratro di cui si farà  sempre più fatica a vedere il fondo e della apparente facilità  con cui questi sentimenti deviati fanno presa sull’opinione pubblica.

dispacci resistenti, società
Lucciole per lanterne

cause ed effetti

"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”

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% CSX al 4 marzo 2018

| Sinistra disorientata

Quando avremmo dovuto, non siamo stati capaci di creare consapevolezza, di abbinare dignità, equità sociale, progetti e regole; di impedire, i proseliti agli sciacalli della paura.

Il caso Aquarius è solo l’ultimo. Per ora.

Non ce l’ho con Matteo Salvini, da cui tutto mi separa, vedi il cinismo e la spregiudicatezza, mascherati da buonsenso e amor patrio, con cui si è preso il Paese, parlando alle pance di un elettorato orfano di valori ed esempi credibili. Fossi anzi un elettore di Matteo Salvini (ipotesi probabile quanto quella che mi sia assegnato il Nobel per la fisica) oggi sarei ampiamente soddisfatto di uno che alle promesse, sul tema di specie, sta facendo seguire i fatti. Non entro nel merito di una linea che per me è aberrante, ma non fingo di non vedere il dato di realtà.

A sinistra, imperterriti, confondiamo causa ed effetto. Questo Matteo Salvini, è il secondo: è un effetto. La causa, se parliamo di politiche migratorie, è un’Europa egoista, che scarica responsabilità sui partner più deboli o dal cuore più grande, proprio su un tema che poteva/potrebbe essere il più bel banco di prova per dimostrarsi qualcosa di più di un’accozzaglia di tecnocrati tenuti insieme dall’alta finanza.

Anni di “palla avvelenata” facendosi scudo dietro una normativa demenziale, che aggiunge alla disgrazia di esseri umani disperati la condizione di prigionieri dello Stato di primo approdo. Bruxelles, che da tempo approfitta dello spirito di solidarietà degli italiani, quasi inarrivabile, sta dando prova di una condotta senza prospettiva, forte coi deboli e debole coi forti e i prepotenti, quelli che se ne fregano, si smarcano o s’inventano regole di comodo.

Dobbiamo avere il coraggio di dirlo, a quest’Europa, da difendere con le unghie e con i denti da nazionalisti e sovranisti vari, che si sta comportando da matrigna irresponsabile.

Effetto. Salvini è un effetto, che parte da lontano, da leggi nazionali mal fatte (Bossi-FIni) ma trova forza nel “nostro” esserci limitati a raffazzonare risposte contingenti, accogliendo senza però chiedersi e pianificare il “durante” e il “dopo”, salvo poi – da brutta copia dell’originale – frenare gli ingressi, andando a trattare con bande d’oltre mare, tronfi di un risultato per cui abbiamo finto di non sapere che, purché questa gente non sbarcasse più sulle nostre coste, il saldo avrebbe previsto umanità affamata, brutalizzata, uccisa “a casa sua”, ancor prima di salirci, sulle carrette del Mediterraneo. Lamentarsi ora, o additare il popolo bue, è follia.

Quando avremmo dovuto, non siamo stati capaci di creare consapevolezza, di abbinare dignità, equità sociale, progetti e regole; di impedire, con politiche sensate, di fare proseliti agli sciacalli della paura, della guerra tra poveri.

Ci siamo bastati nella nostra idea di aver ragione. Arroganti, come la Francia, il cui coraggio di farci la morale mi ripugna. Come la signora Merkel, alla cui ammissione tardiva di averci lasciati soli, vorrei poter rispondere guardandola negli occhi. Basta con le prediche ipocrite, perché – davvero – la misura è colma.

Ogni manifestazione, qualunque simposio di persone che mira a rivendicare diritti, che guarda ai ponti e non ai muri, ha la mia solidarietà e il mio pieno appoggio. Ma stiamo attenti a che sventolare bandiere contro il Matteo Salvini di turno non finisca per essere uno dei tanti modi per lavarsi le coscienze a poco prezzo. Quando arriverà il momento di mirare in alto? Quando la protesta civile si sposterà a Strasburgo, a Bruxelles, alle Nazioni Unite?

Il pianeta è pieno di guerre, morti, fame e povertà, di trafficanti d’armi cui le industrie (pure le nostre) forniscono materie prime in abbondanza. Viviamo un mondo di disuguaglianze aberranti, di diritti violati, di egoismo diffuso.

Leviamoci le fette di salame dagli occhi. Se la smettessimo per un attimo di schiumare rabbia contro un Matteo Salvini qualsiasi, vedremmo che siamo perdenti perché ci manca una visione di società, di mondo, di umanità, una proposta strutturata e di prospettiva, che legga e risolva le cause di questi disvalori, senza accontentarsi di puntare il dito contro effetti sempre diversi eppure così uguali tra loro.

Meteore che alimentano e frustrano speranze o seminano odio per tornaconto personale, costruendo carriere politiche che durano una vita.

I motivi per ripartire sono più alti e più nobili. Ma bisogna capirlo, convincersene e aver voglia di rischiare.

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MINORI: le IENE a Piacenza.
Non amo i radicalismi, ma altrettanto fuggo dalle forme indefinite che inglobano tutto e il suo contrario.- Stefano Cugini

le-ieneQuella sui minori stranieri non accompagnati albanesi è prima di tutto una battaglia etica, di civiltà e giustizia sociale.

Non ci si può fermare, per correttezza nei confronti dei cittadini che pagano le tasse e dei minori che davvero hanno bisogno di aiuto dai servizi sociali, tra cui anche qualche albanese, che adesso rischia di finire nel mazzo.

Il video servizio de “Le Iene” dice molto. Le interviste in Albania e quella ai ragazzi, fatta qui a Piacenza, sono pugni nello stomaco a chi crede nei valori della fiducia, della giusta accoglienza e della solidarietà.

Adesso la legge che mi impone di farmi prendere in giro, pure dal Console (che figura che ci fa!), va cambiata. Così non può continuare. 

 

Dal blog “sportelloquotidiano.com” di Thomas Trenchi, scopro che a precisa domanda, Matteo Salvini comincia la solita tiritera da politicante di lungo corso:

il livello locale deve dire di no. Deve iniziare a dire dei no alle imposizioni che arrivano da Roma e dalle Prefetture, ma poi è un problema che si risolve a livello nazionale

Bene, e bravo il nostro Matteo! Tanto per sapere, oltre a parole al vento buone per tutte le stagioni, lui cosa ha concretamente fatto quando era al Governo e al Ministero dell’Interno c’era il suo amico Bobo Maroni? A quali strumenti ha pensato o ha proposto da quel di Bruxelles per permettere a noi amministratori locali di “dire di no” senza fare collezione di denunce? Il suo partito a Roma si è attivato in qualche modo, oltre a sbraitare “tutti a casa loro”, per proposte concrete, utili a risolvere a livello nazionale il problema che ricade sulle teste dei singoli comuni?

Se non avete soluzioni, finché non portate risposte, qualunque sia la vostra casacca, state zitti. Ci avete stufato! Maschere e parole, da ogni latitudine politica, a infrangersi contro la forza silenziosa degli operatori dei servizi sociali d’Italia, che lavorano giorno e notte con l’orgoglio della loro professionalità e la frustrazione per chi invece di venir loro in soccorso, si perde tra convegni e comparsate TV.

Mi ricorda un verso di Gabriele D’Annunzio:

Teco porti lo specchio di Narciso? Questo è piombato vetro, o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso, ma pensa che sei vetro contro acciaio.