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MSNA: finalmente si batte un colpo!
Per fare buona politica non c’è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie, la buona fede, la serietà e l’impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l’essere un buon affare.- Piero Calamandrei

RERGiornata passata in Regione per questioni davvero importanti, tra cui – manco a dirlo – quella dei profughi, in generale, e dei minori stranieri non accompagnati, in particolare. Prima in Cabina di Regia con la vicepresidente Elisabetta Gualmini e poi in Anci, si è finalmente condivisa una presa di posizione comune, concretizzata in una lettera a più firme da indirizzare al Viminale, ai prefetti dell’Emilia Romagna e al Tribunale dei minori.

Sul tema #msna, oltre ai nuovi arrivi dell’Albania, che dimostrano la strafottenza di uno Stato nei nostri confronti, qualcosa sembra muoversi sul piano della consapevolezza e – soprattutto – del coraggio istituzionale. Nonostante il mancato sostegno della Regione al mio “blitz” al consolato albanese di Milano, il dialogo fitto tra territori é proseguito senza sosta.

Voglio pensare che questo appello, dal grande significato politico, sia figlio anche di quel gesto eclatante. Noi non ci fermiamo di sicuro…

Il succo della questione? Nè più né meno di quello che vado dicendo da tempo: non ce la facciamo più. La bomba a orologeria su msna è pronta ad esplodere, tanto più che a quelli che si rivolgono direttamente alle prefetture e ai servizi sociali, presto si aggiungeranno quelli ripartiti dai vari centri di accoglienza, ormai ingolfati.

E’ ora che la politica faccia davvero la sua parte, senza tentennamenti e altre valutazioni che non siano quelle di togliere gli enti locali da questa china pericolosissima per i bilanci e la tenuta sociale.

Da questo punto di vista è essenziale la collaborazione tra istituzioni, questure in primis, che devono intensificare – come bene ha fatto quella di Forlì – le attività investigative. Limitarsi a comunicare ai servizi sociali l’arrivo e la consegna dei ragazzi non è mai stata e ora non può più essere la corretta interpretazione dei propri doveri e del rispetto verso gli altri interlocutori del territorio.

Non dobbiamo rendere meno attrattivo il nostro #welfare, ma aggiornare la legge e perseguire chi prova ad aggirarla.

Adesso i riflettori della stampa regionale e nazionale sono accesi. Il mio obiettivo era questo. Facciamo tutti in modo che non si spengano fino a che non si sarà trovata la soluzione al problema.

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MSNA. Il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è al collasso
Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.- Stefano Cugini

msna verdeNon è possibile continuare. Quando la legge è sbagliata, chi non vuol comunque violarla deve trovare strade alternative. Per quanto dirompenti. Si tratta di dovere civico, oltre che di principio etico.

A ottobre 2014 dicevo che l’accoglienza dei msna minori stranieri non accompagnati ci vede al collasso e impossibilitati a ulteriori prese in carico. I miei gridi di aiuto, gli appelli per una situazione che è una vera e propria “bomba a orologeria” si sono sprecati, ma non è servito.

Oggi il collasso è compiuto (vedi situazione e numeri in città). Ciò nonostante, ci è imposta l’accoglienza sotto la minaccia di denunce penali. Se i miei collaboratori, professionisti esemplari e con decenni di esperienza sono al panico da arrivo, significa che così non può continuare.

Una legge assurda prevede che la Questura consegni tassativamente al Comune ogni minore non accompagnato che le si presenta. Indipendentemente dalla nostra capacità ricettiva.

“Non hai più posti? Non è un mio problema”.

E il paradosso è che le Questure, così dicendo, stanno eseguendo solo quanto disposto dalla legge.

Basta! I Comuni non possono restare sempre, per tutto, con il cerino in mano. Subiamo un flusso anomalo di ragazzi, soprattutto albanesi ed egiziani, quasi sempre prossimi alla maggiore età, spesso problematici e violenti.

Ora è arrivato il momento di sollevare il sacrosanto clamore su una situazione che fa acqua da tutte le parti. Siamo in un contesto normativo ipocrita dietro il quale tutti i livelli istituzionali si fanno scudo fino all’ultimo anello, il Comune, che non ha altri a cui lasciare la palla avvelenata.

Che in ambito istituzionale mi si “suggerisca” di far sentire meno a proprio agio i ragazzi, così se ne vanno per conto loro e passano la voce, è offensivo per il lavoro dei miei operatori, oltre che del senso stesso di servizio allo Stato e alla comunità.

Quello degli albanesi deve essere un capitolo a parte nel grande libro dei MSNA: parliamo di giovani provenienti da un Paese che non è in guerra e spesso da territori che non sono in condizioni di povertà.

Sono gli stessi familiari ad accompagnarli in Italia e poi a ripartire. Succede allora che, per la legge, se i servizi sociali non li prendono in carico, il Sindaco va incontro a una denuncia per abbandono di minore, mentre i genitori, quando i figli hanno superato il 14mo anno di età, pare non siano perseguibili per lo stesso reato.

Dalla politica tante, tantissime parole, ma finora scarsi risultati.

  • Voglio poter consegnare questi ragazzi alla loro ambasciata, perché, come “ruota degli esposti”, è meglio quella che la sede dei servizi sociali di un qualunque comune italiano.
  • Ambisco ad accordi internazionali, in cui uno Stato sovrano abbia l’obbligo di svolgere velocemente le indagini per fare un quadro della situazione di un ragazzo suo connazionale e predisporre il rimpatrio, nel preminente interesse del minore.
  • Chiedo procedure di rimpatrio assistito efficienti ed efficaci, soprattutto rapide. Oggi lo strumento ha la stessa utilità di un dagherrotipo nell’era della fotografia digitale! La mia legge deve mettermi in condizioni di organizzare il rientro dei ragazzi albanesi che si presentano alla porta del mio assessorato (tranne ovviamente i casi in cui il bisogno di cura è palese).
  • Mi aspetto dagli accordi di cui sopra che, in attesa del rimpatrio assistito, sia lo Stato di provenienza del minore a stipulare convenzioni con gli Enti locali e con le Prefetture per l’allestimento di strutture di accoglienza, contribuendo ai costi di sostegno e mantenimento dei servizi.
  • Invoco genitori rintracciabili e imputabili per aver abbandonato i loro figli.
  • Imploro più controlli alle frontiere aeree e marittime.
  • Reclamo una legge che permetta una distribuzione territoriale, poiché oggi sono troppo penalizzati i Comuni capoluogo come Piacenza, sede di Questura (dove si presentano) e snodo ferroviario (dove arrivano).
  • Supplico più collaborazione tra istituzioni per smascherare la rete che sta dietro a questi arrivi programmati.

Se un amministratore di provincia è lasciato solo dai livelli superiori di governo, sarà un’impresa per lui non far sentire i propri cittadini abbandonati dalla politica. Io non mi rassegno a questa idea e siccome voglio sentirmi orgoglioso del mio Stato, mi metto a urlare più forte.

Ho provato tutte le strade ma senza risultato. Ora scrivo io al Console e vediamo se e cosa risponde.

minori stranieri non accompagnati

Oggi intanto dobbiamo andare a ritirare in Questura l’ennesimo ragazzo.

Finché non arriverà qualche risposta, fino a quando qualcuno non sarà veramente disposto ad ascoltare l’appello di un amministratore di trincea ritengo indispensabile un’azione forte di protesta.

Lo ribadisco. Ho deciso di non fermarmi. Lo faccio per i ragazzi, quelli davvero fragili, che hanno bisogno di un sistema accogliente, dotato di risorse e strutture per tutelare la loro minore età. Lo faccio per il personale dei servizi sociali, che da me si aspetta decisioni e risposte, non solo disposizioni. Lo faccio per tutti i colleghi amministratori stanchi di troppe parole, soluzioni solo prospettate e strategie politiche con il passo “della mula vecchia.

Se non basta questa, ne studierò altre.

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MSNA: minori stranieri non accompagnati, è un grido d’aiuto!
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini

msnaLa situazione relativa alla gestione dei minori stranieri non accompagnati è ormai al collasso. Inutile girare attorno al problema.

Ma chi sono i MSNA? Sono minori che arrivano sul territorio nazionale senza genitori o parenti; giovani che hanno lasciato il loro paese per fuggire da miseria, guerre, persecuzioni, tratta, sfruttamento e abuso: tutti hanno una storia alle spalle, più o meno complessa, e si presentano in condizione di estrema vulnerabilità.

I servizi sociali sono il terminale di un meccanismo che a Roma si sforzano di non capire quanto sia prossimo a esplodere. Non ce la facciamo più a reggere da soli il peso di questi arrivi ormai senza logica, se non quella, il più delle volte, del racket organizzato. L’accoglienza profughi non c’entra: qui si parla d’altro, che nulla, o solo molto marginalmente, ha a che fare con mare nostrum.

Per legge i comuni sono obbligati a farsi carico dei minori non accompagnati trovati sul loro territorio. Questo vale in particolare per i comuni capoluogo. Piacenza sconta il fatto di essere sede di Questura (organismo deputato al rilascio dei permessi di soggiorno), oltre che terra di confinestrategico crocevia ferroviario e autostradale.

Si tratta di gestioni molto impegnative sotto il profilo organizzativo e socio-educativo. Operazioni economicamente devastanti per i bilanci, con capitoli di spesa impreventivabili a monte, che siamo continuamente costretti a rivedere al rialzo.

Da noi la crescita numerica è costante e l’impegno professionale e progettuale nella prima fase dell’accoglienza sono molto alti, giacché sono richieste tempestività e risorse per assicurare il collocamento.

Considerata poi l’età avanzata dei neo arrivati (16/17 anni), il turnover legato alla presa in carico è diventato sempre più pressante e il tempo di realizzazione degli interventi necessari per un effettivo processo di integrazione, sempre più breve.

minori stranieri soli è emergenza

Dai 129 minori trattati nell’anno 2013 con 50 nuovi arrivi, si è passati ai 185 di oggi, con 60 nuovi arrivi dall’inizio dell’anno 2014.

Le etnie sono differenti, anche a seconda delle condizioni socio politiche dei vari paesi. Negli anni l’accoglienza ha interessato minori provenienti da Maroccco, Tunisia, Egitto, Costa d’Avorio, Senegal, Eritrea, Somalia, Albania, Bangladesh, Pakistan, Ucraina. Oggi sono prevalentemente provenienti dall’Egitto e dall’Albania.

Accogliere, dopo aver tentato di rintracciare eventuali parenti già presenti sul territorio nazionale, significa assicurare il collocamento in una struttura dedicata o l’affidamento familiare.

Quest’ultimo è invero un percorso di difficile attuazione: le famiglie italiane danno scarsa disponibilità e le differenze linguistiche e culturali rendono improbabile l’abbinamento; l’opzione dell’affido omoculturale non è meno complicata, dato che le famiglie straniere presentano spesso tratti di instabilità economica e relazionale.

In aggiunta, specie per l’etnia araba, sussistono anche ragioni religiose, che vietano la coabitazione di giovani adolescenti all’interno di nuclei con presenza femminile.

Il flusso è ormai impossibile da programmare. Viviamo in continua emergenza, tentando di tamponare al meglio.

Il fatto che i predetti minori, solitamente si presentino in Questura o siano intercettati dalle Forze dell’Ordine, determina la necessità di garantire una reperibilità H24, per l’affido al servizio titolare delle competenze di tutela e per evitare che siano siano trattenuti inopportunamente in luoghi deputati alla pubblica sicurezza.

Ebbene, questa reperibilità viene oggi garantita dai servizi sociali, senza alcun riconoscimento economico per l’operatore che interviene. Tra l’altro, proprio la sensibilità e il senso del dovere dei nostri professionisti, finiscono paradossalmente per penalizzarci.

Lo scrivo con tutta l’amarezza di chi constata la tendenza a “fare i furbi” e l’irresponsabilità di altri territori, pronti a giocare sporco pur di eludere il problema.

Si prenda la civilissima Regione Lombardia, le cui Questure, al momento del rintraccio del minore, tendono a invitarlo a ripresentarsi dopo tre giorni nelle strutture di prima accoglienza.

Va da sé, e non mi si venga a raccontare che la cosa non è studiata, che in questo arco di tempo, in cui il minore rimane materialmente affidato a se stesso, si verifica il transito verso altri territori (Piacenza in cima alla lista), alla ricerca di una situazione di protezione di cui il giovane avrebbe legittimamente diritto nell’immediato in ogni parte del territorio nazionale.

Ormai è una guerra tra poveri, in cui i vari Comuni sembrano giocare a “palla avvelenata”. Il gioco volge però alla fine. L’autonomia ancora rimasta, in termini di risorse economiche, organizzative, umane, è poca: avanti di questo passo non saremo più in grado di garantire una risposta all’altezza: per i nostri operatori, per le strutture, per i ragazzi stessi.

Non vorrei ci costringessero a manifestazioni eclatanti per poter far sentire, finalmente, il nostro grido di aiuto.

*grazie a Mariangela Tiramani, dirigente responsabile del Servizio famiglie e tutela minori del Comune di Piacenza, per le preziose precisazioni.

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