CITTADINANZA. Lo sai che chi inizia un discorso con “io non sono razzista”…
Della serie: “quella strana idea di piacentinità”…
Dovrò rispondere in Consiglio comunale a un esponente di minoranza che mi pone alcuni quesiti su Acer e Erp.
La 1° domanda è: “quanti alloggi in città sono occupati da famiglie piacentine e quanti da famiglie di cittadini stranieri”.
Sono in difficoltà. Dando per scontato (anche se così non è, parlando di abitazioni) che con il termine “occupati” intenda dire “assegnati” e non “abitati senza titolo”, eccomi brancolare nel buio circa la definizione di “famiglie piacentine”.
Su quali parametri dovremmo fare questo censimento? Chi mi definisce, per favore, un piacentino?
Non so proprio dove recuperare gli indicatori scientifici del “piacentino del sasso”. Chiedo aiuto.
- nato a Piacenza o residente?
- se residente, da quanto tempo?
- se nato a Piacenza, si intende solo la città o anche la provincia?
- genitori: solo piacentini o valgono anche gli stranieri, i magotti, i terún?
- se genitori piacentini: ne basta uno o entrambi?
- nonni: tutti e 4 piacentini o ci accontentiamo di 3, 2, 1.
- albero genealogico: fino a quale grado risalire?
- dialetto: test di conoscenza o vale l’auto-dichiarazione?
Ammesso poi che si riesca a connotare questo arianesimo de noantri, andrebbe dunque esteso dal singolo alla famiglia. E allora, nuovo giro di giostra! Quando una famiglia può dirsi piacentina? Tutti i componenti o ne basta uno? Da quanto deve vivere in città il nucleo? ecc. ecc. ecc.
Mah. Ho provato a scherzarci su. Ma è un sorriso amaro il mio. Molto amaro.
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