altri tempi, edicola
Ospedale giusto. Area sbagliata.

Ieri il Consiglio comunale ha approvato la variante per costruire il NUOVO OSPEDALE alla FARNESIANA. Il Partito Democratico non ha partecipato al voto, in dissenso, ora come a luglio 2019, nel merito e nel metodo.

Noi ci siamo presi per primi, nel 2015, la responsabilità di aver voluto il nuovo ospedale. A questa giunta, l’assunzione dell’onere di farlo realizzare in una zona sbagliata.

La scelta del suolo agricolo della Farnesina arriva a valle del frettoloso accantonamento delle nostre opzioni pubbliche (stralciate subito dagli approfondimenti).

Un’insistenza in spregio alla questione ambientale, al rispetto – fino allo scherno – di chi produce lavoro e posti di lavoro (sfruttando già quell’area con progetti di agricoltura biologica) e con molte perplessità sui piani urbanistico, viabilistico e in merito alla pertinenza del percorso amministrativo (variante anziché accordo di programma, anche in considerazione della conclamata necessità di ripensare il progetto alla luce delle criticità emerse con la pandemia). 

Per non dire che saremmo tra i pochi – se non gli unici – a costruire un ospedale vicino a un carcere.

Con il voto di ieri, hanno creato le condizioni per colare quasi 200.000 mq di cemento su un’area verde fuori dalla tangenziale e, al tempo stesso, rendere appetibile (leggasi: altre colate di cemento) l’area già edificabile dirimpetto, entro la tangenziale (area 5 – lotto AL9 Cascine).

Ieri il capogruppo di Fratelli d’Italia ha ricordato il percorso partecipativo deliberato dalla Giunta Dosi a gennaio 2017, lamentando che da allora nulla si è mosso.

Si è però scordato di dire che a giugno 2017 ci sono state le elezioni che hanno consegnato Piacenza alla sua coalizione, trascurando di imputare la mancata partecipazione a chi è al governo da quasi tre anni!

A proposito di ritardi, finalmente è emerso, senza più possibilità di equivoci, dopo un tira-molla che dura da anni:

a) che le lungaggini sono figlie del percorso amministrativo messo in piedi da questa giunta, dal momento in cui ha inteso escludere l”utilizzo di aree pubbliche dismissibili e da noi individuate nel PSC come ambiti di trasformazione, quindi naturalmente vocate a servizi strategici come un ospedale (vedi ex PERTITE). La variante, con tutti i passaggi burocratici che l’hanno preceduta e che ne seguiranno, nasce dalla scelta di andare su aree private.

b) che AUSL non avrebbe potuto presentare un progetto definitivo (dal costo di svariati milioni di euro) senza l’individuazione di un’area precisa da parte del Comune;

Per quanto ci riguarda, a suo tempo abbiamo avviato un percorso partecipato per aiutare la città a comprendere le ragioni di questa straordinaria opportunità.

Abbiamo proposto, sostenuto e motivato la scelta di un area, l’ex Pertite, ideale da un punto di vista urbanistico (recupero di un bene pubblico in via di dismissione collocato in zona strategica) ambientale (un ospedale nel cuore di un grande parco, senza consumo di nuovo suolo) ed economico (bonifica e parco senza oneri x il Comune), difendendo la proposta addirittura con la richiesta di un nuovo referendum popolare (rigettata).

Chi chiede a gran voce il DIBATTITO PUBBLICO ORA, avrebbe potuto sostenere la partecipazione anche ALLORA;

Ci siamo opposti a chi, in campagna elettorale, ha assunto posizioni variabili tra scetticismo e contrarietà, a partire dal Sindaco Barbieri per arrivare a tutta la coalizione che l’ha sostenuta. Immaginate che sciagura sarebbe stata, alla luce di quanto accaduto, avessimo perso questo treno!

Abbiamo subito la “palla avvelenata” sul chi fa cosa tra Comune, Regione e Ausl. Un “è nato prima l’uovo o la gallina” tra area e progetto che ci è costato almeno due anni di ritardo – che noi imputiamo a questa amministrazione.

Ciò non di meno, guardiamo all’INTERESSE PREVALENTE. Il PD ha voluto e vuole per Piacenza un nuovo, moderno ed efficiente ospedale, in un sistema sanitario a governance pubblica, inserito in un circuito ospedaliero provinciale complementare nei suoi presidi con la rete della medicina territoriale. 

Pensiamo per la nostra provincia a un modello di organizzazione sanitaria all’avanguardia. Non solo un ospedale. un modello di organizzazione in cui struttura e territorio non sono alternativi, ma complementari.

È giunta dunque l’ora dei CRONO-PROGRAMMA seri e vincolanti: sosteniamo da tempi non sospetti che il termine degli 8-10 anni, alla luce di quello che abbiamo sofferto e stiamo soffrendo non è più attuale. 

Come ci muoviamo da adesso per il PROGETTO? Aspettiamo la fine dell’ITER DELLA VARIANTE (più o meno passa un altro anno)? Predisponiamo un BANDO? Individuiamo un COMMISSARIO, sulla scorta dell’esperienza di GENOVA?

NON CI ACCONTENTEREMO di sentirci ancora dire che i prossimi passi spettano a qualcun altro. SIA IL COMUNE DI PIACENZA a fare delle proposte e a DETTARE L’AGENDA in nome del pubblico interesse della città e della provincia.

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Fantasia al potere

Fantasia al potere

"Quando insisto sul "filo rosso" della fiducia tra cittadini e amministratori, parlo di una fiducia da guadagnarsi sul campo. Quella che fa pensare che chi ti guida cerca soluzioni per migliorare la tua vita, non per rovinarti l'esistenza. Quella che, "finché non lo sento dire dal mio Sindaco, tutto il resto sono chiacchiere". Ecco perché, quando la politica finirà di parlare solo alla pancia della gente sarà sempre troppo tardi!”

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INVESTIMENTO PREVISTO SUL NUOVO OSPEDALE

| Le bacchettate della maestra

Al momento la propaganda regge, con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

La destra sa parlare bene. E tanto. Meno attenersi ai dati di realtà, come dimostra la replica del Sindaco a Giangiacomo Schiavi, con la solita irritazione che fa capolino in assenza di lodi e osanna.

Devo dire che mi ritrovo su una cosa: la confusione, favorita da ricostruzioni dei fatti degne di Dumas.

Posto che non giova all’immagine della politica laboriosa chi, a due mesi dalla campagna elettorale, avrebbe congelato i lavori della Conferenza socio sanitaria per evitare un parere non gradito, ricordo che la maggioranza qualificata scaturì con i voti coraggiosi – stante il clima creato ad hoc – e liberi di amministratori di centrodestra, come rievocato dal Sindaco di Fiorenzuola.

A Villanova la soluzione del Centro Paralimpico era sul tavolo dal principio, con tanti tra noi intenti a convincere coloro, tra cui molti oggi si rallegrano beneficiando dell’altrui perseveranza, che prospettavano un futuro da cattedrale nel deserto.

Sull’ospedale di Piacenza invece si rasenta il grottesco: come si fa a ricostruire i fatti in tal maniera, avendo perso un anno, per sfiducia e rancore politico, per poi arrivare alle stesse conclusioni che già avevamo consegnato all’atto del cambio di amministrazione?

Che la sanità piacentina chiedesse un nuovo ospedale era assodato, che riqualificare l’attuale non sia plausibile, pure; idem per le garanzie di finanziamento e d’investimenti in personale, dispositivi e tecnologie fino al momento dell’inaugurazione.

Riorganizzazione ospedaliera e modello sanitario sono figli di un percorso pluriennale, anche se i loro principi base sfuggono ancora a molta politica, poco incline a studiare le carte.

Salvo che il Sindaco non si accontenti del ventaglio d’ipotesi preliminari suggerito dall’Ausl, la sorte dell’attuale sede è tutt’altro che tracciata, così come sono tutt’altro che nuove conquiste i punti da lei indicati, in realtà solo un diverso cappello messo su presupposti già acquisiti.

Vera è invece la scelta di escludere le aree pubbliche, con un ambientalismo di comodo, smentito dall’immediata bocciatura di un nostro ordine del giorno teso a dimostrare la reale volontà di fare della Pertite un parco.

Si è pure sorvolato sulle tonnellate di cemento che, invece di riqualificare ex siti militari in parte già edificati, asfissieranno altri spazi oggi verdi, verosimilmente privati, per la felicità dei proprietari.

Qualche colpo si è battuto, ma con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

Al momento la propaganda regge. Il Partito Democratico è a disposizione per centrare l’obiettivo del nuovo ospedale, che sarebbe delittuoso fallire, verso cui la Regione ha tolto ogni alibi.

Ringrazio Giangiacomo Schiavi per il prezioso stimolo.

in evidenza, open consiglio, società
Appetiti privati

Affari in vista

"Al di là di norme, regolamenti, statuti, postille e rimandi da azzeccagarbugli, l'opportunità è un buon criterio che dovrebbe sempre accompagnare ciò che è legittimo. Se un'azione è opportuna si ammanta di quell'etica che non necessariamente appartiene a tutto ciò che qualche legislatore o consesso vario hanno stabilito come fattibile. Oggi, nelle scelte, i due principi devono procedere di pari passo. Di questo sono sempre più convinto.”

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COSTO IN € AREA OPERA PIA

| Nuovo ospedale a rischio?

La scelta di accantonare le aree pubbliche e dedicarsi a siti privati e la notorietà già in capo a un paio di soluzioni spero non siano il preludio per ricorsi e ritardi. Perdere il nuovo ospedale sarebbe imperdonabile .

Nuovo ospedale. Un anno di dibattito e alla fine le uniche due aree di di cui si sarebbe dovuto parlare sono state escluse dal tavolo.

A parti invertite avrei voluto vedere cosa avrebbero detto certa politica e certi leoncini da tastiera se un Comune a guida centro-sinistra avesse rinunciato a spazi pubblici di fatto gratis per puntare su aree private

Qui invece passa come normale che le proposte pubbliche inserite nel protocollo firmato da Comune, Ausl, Regione e Demanio siano state spazzate via e ora si pensi a come mettere soldi in tasca a qualche proprietario terriero o immobiliarista privato.

Quasi nessuno si è addirittura domandato se è normale che, in previsione di un bando pubblico (o manifestazione di interesse che sia), in cui va da sè che ogni partecipante debba partire con le stesse possibilità di essere scelto, due aree siano già state promosse

Di più: sono state addirittura valutate da un tavolo tecnico di esperti del Comune e di Ausl, su richiesta specifica del Sindaco di Piacenza.

Non paga, la proprietà dell’area della c.d. “Madonnina”, ovvero l’Opera Pia Alberoni, ha pensato bene di auto-promuoversi sul quotidiano locale, con tanto di specifiche su valori al metro quadro che renderebbero appetibile l’aggiudicazione.

A me pare quanto meno inopportuno, oltreché inusuale. Temo che la pubblicità derivata da questo scatto in avanti (del privato e del Comune), crei le condizioni per ricorsi pressoché certi, che nel caso bloccherebbero l’iter di individuazione del sito e metterebbero a rischio, forse definitivo, il finanziamento per la costruzione del nuovo ospedale.

Io però non sono un esperto e non governo la città: posso solo far notare qualche accordo stonato

Staremo a vedere…

 

open consiglio, politica
Vox populi

Idee chiare e confronto

"La partecipazione infornata, che non può essere la scusa di una politica pavida per abdicare dai suoi doveri, è oggi il miglior modo per diffondere consapevolezza sulle questioni più importanti, che condizioneranno la vita dei piacentini nei prossimi decenni.”

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Area dell'ex proiettificio Pertite in metri quadri

| Parola ai piacentini

Una consultazione che dia ai piacentini la possibilità di esprimersi sulla collocazione del nuovo ospedale è un gesto di grande trasparenza, con cui la politica dà la garanzia al cittadino che non c’è trucco e non c’è inganno.

Tagliamo corto: sono contrario a cementificare il Parco della Pertite, a favore del verde e dell’ambiente. Non ho posizioni di altri da difendere o interessi di parte da portare avanti. Trovo sbagliatissimo non tenere in considerazione le migliaia di persone che anni fa si sono espresse per la realizzazione del parco nell’area, verso le cui opinioni nutro il massimo rispetto. Bon.

Chiedo però altrettanto rispetto quando esprimo le mie idee, senza essere additato per quello che non sono. Se in ballo ci sono partite così importanti, le tifoserie vanno messe da parte e devono prevalere buon senso e consapevolezza. Si acquisiscono strumenti per formarsi un’opinione non ingenua e poi si decide in libertà. Così dovrebbe sempre funzionare.

Proporre un nuovo REFERENDUM per dare ai piacentini la possibilità di avere l’ultima parola su dove sarà collocato l’opera pubblica più importante per eccellenza – l’ospedale – mi sembra un gesto di grande trasparenza, con cui la politica dà la garanzia che non c’è trucco e non c’è inganno.

A nulla vale la chiusura di chi dice che “spetta ai tecnici decidere”: di Ponzio Pilato ne abbiamo fin troppi. Gli esperti devono dire se i parametri richiesti dalla sanità ci sono o no. Gli urbanisti ci informeranno sulle caratteristiche della viabilità nelle varie zone. Nient’altro. Sta al popolo scegliere, perché poi per quarant’anni usufruirà del servizio.

La politica responsabile ha il compito di facilitare questa scelta rendendo disponibili tutte le informazioni utili.

Secondo me neppure richiamare il precedente passaggio referendario sta molto in piedi. Oggetto di questo nuovo referendum non sarebbe il parco della Pertite, che tutti vogliamo, ma la scelta dell’ubicazione del nuovo ospedale tra varie opzioni possibili e già tecnicamente idonee, che è altra cosa. Se lo vorranno, gli stessi 30.000 di sette/otto anni fa potranno confermare le loro intenzioni e convincere altri a farlo.

Il percorso in atto è buono. Si è composto un primo tavolo tecnico, con tutte le rappresentanze delle forze elette in Consiglio e la direzione dell’Ausl. Poi é già previsto che il confronto si allarghi ad altri soggetti, associazioni, comitati, prima di entrare nella fase della partecipazione più diffusa e approdare infine in Consiglio comunale per la scelta ultima.

Il primo risultato raggiunto é la conferma (finalmente) di quanto già detto dalla precedente amministrazione: l’ospedale nuovo serve. Lo chiedono i clinici e gli addetti ai lavori e lo hanno ribadito firmando unanimi la dettagliata documentazione del progetto che il Direttore Generale e il Direttore Sanitario ci hanno illustrato nella seduta iniziale. Fine delle speculazioni e delle dietrologie.

Il secondo elemento certo é che il recupero funzionale dell’ex Polichirurgico ha già alcune ipotesi concrete, avanzate dalla stessa Ausl.

Altro elemento oggettivo, dal punto di vista sanitario, riguardo i criteri da soddisfare per l’area che ospiterà la nuova struttura, é che tutte le proposte per ora all’attenzione (Lusignani, Partite, Opera Pia e La Verza) sono funzionali, con una preferenza per le tre aree più grandi.

Ecco, il pensiero che sta maturando nel PD è che, trasmesse queste e ogni altra informazione disponibile, tocchi ai cittadini esprimersi e ai consiglieri ratificarne la volontà.

Non mi pare un’ipotesi tanto peregrina.

clicca qui sotto per leggere la LINEE PD SUL NUOVO OSPEDALE

clicca qui sotto per leggere il testo dell'ORDINE DEL GIORNO

partecipazione, società
Nuovo ospedale di comunità

Un annuncio storico

"Le amministrazioni hanno il dovere di giocare in attacco, di prendere di petto le questioni, di guidare i cittadini. Chi amministra non deve considerare mai l'idea di arrendersi, deve essere geloso dei propri cittadini e ambire all'impossibile per trovare soluzioni e prefigurare un futuro migliore”

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Posti letto previsti nel nuovo ospedale

| Ospedale di comunità

Un'amministrazione deve proiettare lo sguardo al futuro. Se il ciclo vitale di un ospedale viaggia tra i 30 e i 40 anni, considerata l'eta del nostro e i tempi per il nuovo, diventa impossibile dire che non è strategico pensarci.

Finalmente è arrivato il giorno dell’annuncio: Piacenza avrà il suo Ospedale nuovo. Tra 8/10 anni, ma lo avrà.

Si è già parlato molto di questo tema – fondamentale per una comunità – e io mi sono già espresso in modo convinto.

La memoria torna a marzo 2015, quando in Regione, confrontandoci sulle caratteristiche del futuro Direttore Generale dell’Ausl di Piacenza (ancora da nominare), avevamo preso le distanze dal dibattito sulla necessità di avere un piacentino a tutti i costi, per chiedere invece garanzie di competenza e disponibilità a inserire nelle linee di mandato alcune questioni prioritarie. Una di queste è proprio relativa alla nuova struttura.

Ma serve davvero? Io penso di si. Penso anche che un’amministrazione debba avere lo sguardo lungo, proiettato al futuro. Ecco allora che se il ciclo vitale di un ospedale oggi viaggia tra i 30 e i 40 anni, considerata l’eta del nostro e i tempi per la realizzazione di quello nuovo, diventa impossibile dire che non è strategico pensarci.

Altra considerazione non banale. Adesso la Regione ha in programma un investimento di molte centinaia di milioni di euro per tre nuovi ospedali. Il treno passa ora ed è verosimile che saranno molti gli anni che dovremmo aspettare prima che si ripresenti un’occasione così.

Io personalmente non voglio vedere la firma di Parma, insieme a Bologna e Cesena (le altre due sedi scelte). Io voglio che sia la mia città a sottoscrivere protocolli e accordi per dotare i piacentini di servizi all’avanguardia per le prossime generazioni. Non c’entra il campanile, ma la consapevolezza che o si gioca d’anticipo adesso o si resta indietro.

nuovo ospedale 200 milioni e 550 posti letto

Poi c’è il grande tema della riorganizzazione della rete ospedaliera e di strutture da pensare con filosofie di presa in carico dei pazienti moderne, con spazi organizzati per intensità di cura e non più a padiglioni, e via discorrendo.

I tanti miliardi spesi nell’attuale ospedale non giustificano l’idea di continuare a investire su via Taverna? Per me no, perché oggi un nosocomio in centro storico è anacronistico. Il livello di investimenti, in personale, dispositivi e tecnologie, è anzi la prima garanzia che abbiamo chiesto per dare il via al percorso, perché in sanità bisogna ragionare con logiche particolari ed essere sicuri che niente sarà lasciato al caso fino a un minuto prima di spegnere le luci nel vecchio e inaugurare il nuovo.

Abbiamo lavorato mesi per ottenere questo e per difendere l’idea che non si consumerà un metro quadro di suolo. Il Comune non preferisce la “Lusignani” (che a me nemmeno pare la soluzione ideale, peraltro), ma la presenta alla Regione come una specie di clausola di salvaguardia per dimostrare che un’area accessibile, fuori dal centro storico, con determinati requisiti c’è.

Un modo concreto per dire a Bologna “niente alibi”, noi ci siamo.

Da qui a decidere la sede definitiva, e – argomento mai e poi mai disgiunto dal primo – la destinazione d’uso dell’attuale struttura, parola ai piacentini, perché su un tema così importante ci facciamo garanti per dar voce a tutta la città.

A me francamente, alla fine di tutto il percorso, non dispiacerebbe lo strumento del referendum

open consiglio, opinioni, welfare e sanità
Guidare il cambiamento

Futuro in salute

"Abbiamo il dovere di guidare il cambiamento. Siamo chiamati a fare scelte che connoteranno i prossimi 20 anni, non a subirle”

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Il tempo stimato in anni per la costruzione del nuovo ospedale

| Numeri e buon senso

Senza i numeri, i chirurghi migliori se ne vanno. Senza i numeri, i chirurghi migliori non arrivano. Poi, ocus dai luoghi di cura ai percorsi di cura, perché oggi la principale barriera ai primi non è la distanza ma la complessità del percorso.

Futuro_SaluteAbbiamo il dovere di guidare il cambiamento. Siamo chiamati a fare scelte che connoteranno i prossimi 20 anni, non a subirle.

I tecnici sono indispensabili ma la politica non può permettersi deleghe in bianco. Siamo a un punto di svolta e dobbiamo meritarci il privilegio che ci é concesso di avere un ruolo in questa partita.

Non é tempo per chi cerca di cadere sempre in piedi: le sfide si affrontano a viso aperto. É un principio generale, valido in sanità ma non solo. Da applicare a chi amministra, ma pure ai sindacati, chiamati anche loro a ripensarsi e a riformarsi, specie in alcune espressioni ancora troppo legate a posizioni ormai vecchie.

Dobbiamo recuperare tutta la nobiltà insita nella fatica di affrontare situazioni complesse. Nell’era dei tweet e delle semplificazioni, ci siamo disabituati a cogliere il valore dell’approfondimento.

Al tempo dei colletti bianchi, abbiamo perso l’autentico spirito operaio, di chi sa cosa vuol dire ottenere i risultati sudando e sporcandosi le mani.

Io la mia idea sul nuovo ospedale l’ho già espressa da un po’, come dimostra questa intervista al Corriere Padano di un mese fa:

  • Assessore Cugini, che cos’è “Futuro in salute”, uno slogan?
    Futuro in salute, il percorso partecipato avviato dall’Ausl con i Sindaci e presentato in Consiglio comunale è serio, fatto di dati, chiavi di lettura, confronto. Il tema della sanità è centrale e l’errore più grande che si potrebbe fare oggi è quello di affrontarlo, ancora una volta, con il freno a mano tirato e pronti a battaglie di retroguardia. La domanda che ognuno dovrebbe porsi è semplice: ‘preferisco avere l’ospedale vicino a casa o essere curato bene?’ Perché poi, alla fine, di questo si parla quando si pensa a rivedere gli assetti generali della presa in carico di chi ha bisogno di essere curato. Chi non si impegna a dare questa risposta, guarda il dito e non la luna. Ciò detto, in un contesto complicatissimo, bisogna estrapolare alcune pietre angolari. La prima è la cosiddetta clinical competence, che impatta sulla sicurezza degli interventi, sulla specializzazione, sulla casistica minima necessaria perché un professionista possa sviluppare un’esperienza sufficiente a garantire la sua competenza. Il riordino della rete ospedaliera non può prescindere da queste valutazioni.
  • Ma in ciò che dice che cosa realmente rientra nel quotidiano discorso-sanità, quello che interessa i cittadini?
    Direi tutto: medici, ospedali, case della salute, strutture intermedie, domiciliarità, lungodegenze. Soprattutto ci sta una nuova lettura dell’integrazione tra sociale e sanitario. Sia da un punto di vista concettuale che organizzativo e di risorse economiche. Su questo il dibattito necessita di un’accelerazione.
  • Che cosa manca, a Piacenza, per avere una sanità di eccellenza, per ricorrere a una espressione (anche da noi) abusata?
    Senza i numeri, i chirurghi migliori se ne vanno. Senza i numeri, i chirurghi migliori non arrivano. Poi sarebbe buona cosa ampliare il focus dai luoghi di cura ai percorsi di cura, perché oggi la principale barriera ai primi non è la distanza ma la complessità del percorso. Aggiungiamo, inoltre, la necessità di passaggio dalla medicina di attesa alla medicina di iniziativa e il quadro comincia a prendere davvero forma. Dire di ‘iniziativa’ significa entrare nel campo della prevenzione: le persone vanno intercettate e inserite nei percorsi. Questione di salute dei singoli e di spese collettive, che nel caso di trattamento in fase acuta lievitano a livello esponenziale. Non possiamo poi non parlare di presìdi e territorio, che non possono essere alternative rispetto all’offerta, ma nodi di un percorso complesso che accompagna la persona dal controllo preventivo alla fase post acuta, fino alla cronicizzazione.
  • Assessore Cugini, dica: è realistica l’ipotesi di un nuovo ospedale a Piacenza? Non pochi ricordano l’iter laborioso, e laborioso è un eufemismo, che ha accompagnato il completamento del Polichirurgico.
    Sul tema è giusto, secondo me, cominciare a dibattere oggi, con una prospettiva che considera un orizzonte di 8/10 anni. Una struttura in centro storico, come quella attuale, è fuori dal tempo, con un nucleo antico che costa centinaia di migliaia di euro all’anno solo da un punto di vista energetico. Soldi che devono essere diversamente impegnati: in tecnologia, medicinali, dispositivi, ricerca. Possibile, con uno scenario del genere, che ci siano ancora i cultori del ‘NO’ buono per tutte le stagioni? Giustificare con i milioni/miliardi spesi nel vecchio ospedale la contrarietà a ragionare su un futuro nuovo impianto è semplicemente ridicolo. Certo, bisogna prima capire bene come si intenderà recuperare l’area attuale, una volta dismessa (ma vogliamo pensare che sfida avvincente sarebbe?). Di sicuro servono garanzie preventive sulla quota di fabbisogno finanziario che la Regione si impegnerà a coprire e sul fatto che il percorso di realizzazione della nuova struttura non influenzi negativamente gli investimenti sul presidio esistente (e qui ci giochiamo la nostra abilità di smascherare eventuali bluff). C’è tempo e ci sono le teste per farlo.
  • Da assessore non si è accorto, anche in tema di sanità, di rappresentare ‘l’ultima provincia’ di una regione opulenta e tuttavia distratta nei nostri confronti?
    Senta, accettiamo la scommessa o ci lamentiamo, ancora e sempre, di essere la povera Cenerentola, anche quando finalmente ci hanno invitato con tutti gli onori al ballo? Sta a noi dimostrare che la proposta non sarà una favola: la politica non deve mollare la presa su questi temi. Solo presidiandoli con visione, competenza e autorevolezza garantiremo ai nostri cittadini un futuro davvero in salute.