C’è carcere e carcere

Quante volte ho parlato di carcere. Quanto ho lamentato la poca lungimiranza di Piacenza, che perde occasioni su occasioni mentre altrove le valorizzano.

In nome del padre” è un bel progetto. Un percorso di genitorialità che fonde le esperienze di persone recluse e liberi cittadini, pronti a raccontarsi nei ruoli di padri e di figli. Avevo già assistito al ritorno dei risultati al carcere di San Vittore. Oggi sono stato a Opera.

L’ambiente fa molto. A Milano il concetto di sorveglianza dinamica è molto chiaro, a differenza di quel che purtroppo accade da noi. Altrettanto evidenti sono gli sforzi per riempire di senso i momenti fuori dalle celle delle persone ristrette.

I percorsi autobiografici scavano a fondo nelle persone e se non è questo uno straordinario mezzo per riflettere sulla propria vita, sugli errori, sulla famiglia, sul bisogno di sentirsi parte di qualcosa, non so veramente cosa potrebbe esserlo.

Per questo tanti istituti hanno accolto con entusiasmo un progetto così speciale. Immagino sia proprio per avanguardie come questa che il Sottosegretario Migliore ha detto che bisogna impegnarsi perché sia data dignità e strutturalità a simili interventi, che non possono più dipendere dalla buona volontà di un’associazione o dalla luna – dritta o storta – di questo o quel direttore.

Bene. Le parole sono giuste: ora aspettiamo i fatti. E chissà che non si possa sperare di aver di nuovo profeti in patria anche a Piacenza, dove invece la redazione del giornale Sosta Forzata è stata chiusa…

Santo ha detto la sua sulla “verità”. Una, tra le tante testimonianze che fanno pensare ma dimostrano come siano a loro volta frutto di profonde analisi.

La mia verità? Non la so manco io, o meglio, di tante cose potrei parlare, è spmpre stato il mio desiderio personale di poter parlare di cose mie solo con i miei figli, visto che al mio arresto, loro erano piccini. Ho sempre detto a loro tante cose, parole, frasi a metà, ma loro stessi cercano in me, papà loro, tante cose.

Io agli occhi dei miei figli non posso dire mai e poi mai una bugia, se no mentirei a me stesso. Ma dipende sempre dalle loro domande che mi fanno durante i colloqui. Io cerco sempre di scappare da certe risposte e non sto di certo parlando di situazioni giuridiche, ma del resto, di tutto ciò che ci circondava fuori di qui.

Visto il mondo mio era solo la famiglia mia, ma non ho potuto mai raccontare ai piccini tante cose mie e di mio padre deceduto. Ma sono curiosi e vogliono sapere, ma non è il tempo il luogo giusto per dare risposta ai miei figli. Aspetterò il grande giorno di essere vicino a loro anche solo per un giorno e la verità mia, dei figli miei e il resto, penso sia giusto che siano sempre i propri figli a saperla per primi…

L’importante è non dire bugie ai propri figli. Mai. Chiedo scusa a Carla, Laura e ai papà esterni e ai compagni miei, ma la verità è solo per noi. Grazie.