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Silenzio complice

Neri Ponzio Pilato...

"Meglio parlare e fare pubblicità - mentre si tiene alta la soglia dell’attenzione - che non fare i Ponzio Pilato e ammiccare a un silenzio complice”

Dopo Lorenzo Fiato di Generazione Identitaria (quelli di terra – etnia – tradizione),  ecco un nuovo tentativo di  disonorare la sede della casa delle associazioni, che ha una sua storia particolare legata alla ex Arbos e che si trova – non dimentichiamolo – sul terreno di un Comune Medaglia d’Oro per la lotta partigiana.

Questa volta si è alzato ulteriormente il tiro, chiamando a far passerella un pezzo da novanta della peggiore risma fascista quale Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale.

Ho da subito fatto notare che questa amministrazione, mentre non ha trovato il tempo per partecipare alla veglia in memoria dei martiri della strage islamofoba – suprematista di Christchurch, nicchia sulla concessione di spazi pubblici a chi tanto si intende di xenofobia o a chi di stragi ha abbondante memoria storica.


Come se la son presa sentendomi dire che la giunta avrà senz’altro i suoi motivi politico – ideologici per seguitare con queste strizzate d’occhio a casa pound, blocco studentesco e camerati vari, tanto da fregarsene dello spregio continuo alla storia resistente della nostra città!

Eppure ho solo riportato i fatti e tratto le ovvie conseguenze.

Per fortuna che la speranza che schifezze come la presentazione del libro di Delle Chiaie servissero a un risveglio delle coscienze, si è concretizzata e l’evento è saltato.

Peccato solo che il Sindaco, invece di mettere in riga il suo assessore compiacente e farla finita con queste provocazioni, abbia pensato bene di replicare con una nota pilatesca e inopportuna, nascondendosi dietro questioni regolamentari e controattaccando chi, a suo dire, “strumentalizza vergognosamente“.

Non ho mancato di rispondere in Consiglio comunale, dicendole che, a mio avviso, di “vergognosamente strumentale” c’è solo il fatto che le abbiano fatto dire che trova “vergognosamente strumentali” le critiche.

Vergognoso sarebbe stato far finta di niente, da parte di chiunque abbia a cuore la storia della nostra città. Evidentemente qualcuno non la pensa così.

“Meglio parlare e fare pubblicità – mentre si tiene alta la soglia dell’attenzione – che non fare i Ponzio Pilato e ammiccare a un silenzio complice”.

Tacendo, non vorremo rischiare di trovarci il prossimo anno la Mambro e Fioravanti piacentini benemeriti.

 

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Foglie cadenti

Patatrac

"La giunta Barbieri, eterodiretta dalla "Piacenza che conta", perde i pezzi. Ungaretti direbbe: si sta come d'autunno, sugli alberi le foglie”

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giorni per "far fuori" tre assessori

| Situazione tragica ma non seria

Una farsa che non ci fa onore. Quando mai un Sindaco chiama a fare l’assessore consiglieri eletti per poi farli dimettere? è una vergogna! [Tommaso Foti - Fratelli d'Italia - 2014]

Tanto tuonò che piovve. Patatrac ampiamente annunciato, per quanto tacciato come “chiacchiera da comari” fino a poche ore prima. La giunta Barbieri perde i pezzi e, per dirla alla Ungaretti:

si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie

Dato il goffo tentativo di far passare la cosa come l’illuminata decisione di una persona di polso, per chi avesse memoria corta, ecco alcune dichiarazioni del 2014, allorquando fu Paolo Dosi a cambiare gli assetti della squadra:

Una farsa che non ci fa onore. Quando mai un Sindaco chiama a fare l’assessore consiglieri eletti per poi farli dimettere? è una vergogna!

[Tommaso Foti]

Questa totale mancanza di responsabilità nei confronti della città mi urta come cittadino

[Paolo Garetti]

Se non sono in grado di governare, vadano a casa, almeno per dignità politica. Quella che stiamo vivendo è una delle pagine più buie della storia politica recente

[Conferenza stampa congiunta della minoranza]

E fu così che 3 tra i consiglieri più votati dalla gente, passati in giunta meno di un anno e mezzo fa, furono bellamente segati!

Da capogruppo , condivido con i miei la bocciatura senza appello di questi primi 16 mesi di governo del Sindaco: 465 giorni (1/4 di mandato) al passo del gambero, per essere generosi.

Questi signori han vinto predicando netta discontinuità dall’amministrazione Dosi. Peccato che, da subito scostanti e a ranghi sparsi, non si siano contate le volte in cui, messi all’angolo su qualche pratica o sbugiardati sulle tante incoerenze, abbiano provato a bofonchiare, spesso a sproposito, che anche chi c’era prima faceva così.

Il loro lavoro principale fin qui è stato quello di puntellare un’impalcatura che ha nel potere il collante di forze in cui prevalgono distanze politiche e incompatibilità personali, sottolineate in Consiglio da prove muscolari, come quelle che si vedono nei documentari, tra i leoni che rivendicano il territorio.

Non un tema sul quale si siano distinti in positivo! Nel mentre, loro litigano, ma a rimetterci sono il presente e il futuro di Piacenza e dei piacentini tutti.

465 giorni di bulimia di dichiarazioni, quasi sempre smentite dai fatti.

Col sorriso compiaciuto di bambini col giocattolo nuovo, hanno iniziato spargendo sale sui simboli (o presunti tali) di chi c’era prima, per lasciarsi poi il piccolissimo cabotaggio sulla quotidianità e tanta, tantissima confusione sulle questioni strategiche, che ha svelato un mortifero mix tra reale mancanza di visioni e capacità di impantanarsi litigando.

Tirata la riga, oggi troviamo cittadini disorientati, uffici comunali allo sbando, amministratori in perenne conflitto, consiglieri di maggioranza sempre più a disagio.

La situazione è tragica ma non seria.

Quando da questi banchi abbiamo cominciato a parlare di DIS-GIUNTA da DOPO LAVORO, mesi or sono, ricevendo in cambio permalosa irritazione, non era per le nostre doti divinatorie. Siamo solo osservatori attenti.

Un RIMPASTO, per quanto legittima prerogativa, è l’ammissione del fallimento del Sindaco, prima ancora che l’atto con cui si sancisce l’inadeguatezza di uno o più assessori.

Non confondiamo le responsabilità, basta con la favoletta di un primo cittadino in odor di santità, circondato da inaffidabili passacarte.

Se un Sindaco sceglie una squadra e sbaglia componenti, il responsabile è lui e solo lui. Se un Sindaco si fa scegliere in testa la squadra dai partiti o dal suggeritore nella buca, il responsabile resta lui e solo lui.

Principio generale a cui Patrizia Barbieri non può sfuggire.

Il grande bluff dell’indipendenza dai partiti è svelato una volta per tutte.

L’idea che oggi trasuda, proprio dal “palazzo”, ormai incapace di tener riservati spifferi di malcontento che sono diventati folate è di un’amministrazione sempre più spostata a destra, sotto tutela politica, cui non sempre spetta l’ultima parola sulle scelte.

Nominare Massimo Polledri, figura assai nota, per natura abituato ad alternare persona e personaggio, per condividere il governo della città e poi silurarlo stupiti del suo eccessivo personalismo è come voler far sedere l’incredibile Hulk su uno sgabello da campeggio e poi lamentarsi perché lo ha sfondato.

La scusa del personalismo non serve, se non a dimostrare che il nome era stato imposto nei giochi di bilancino iniziali.

All’estremo opposto Paolo Garetti, certo non un personaggio, né un picconatore malato di protagonismo. Le malelingue dicono che sia finito nella buca e abbia pestato un callo di troppo al suggeritore.

Sono tali e tante le voci uscite dalla galleria del vento della sfilacciata maggioranza in questi mesi che, a domanda di un amico

  • Perché Garetti?
  • i suoi dicono che il Sindaco non lo vuole più da mesi e ha fatto continue pressioni su Patrizia Barbieri perché lo silurasse

ho risposto allargando le braccia:

E pensare che la battuta nasce in seno alla stessa maggioranza, prima sussurrata a fil di voce e via via detta con sempre meno pudore.

Per finire con la farsa delle dimissioni finte di Filiberto Putzu, che prima si impunta tanto da far uscire la velina di presunti “dossier”, che posta persino su Facebook col titolo “colori”, salvo poi, fulminato sulla via di Damasco, fare il suo bel passo indietro.

Prendiamo atto che i signori governanti non sentono nemmeno più il bisogno di salvaguardare il comportamento di maniera dell’aver respinto una mozione di sfiducia poche settimane fa solo per non dover ammettere che avevamo ragione noi.

Far fuori un assessore su cui hai appena respinto una mozione di sfiducia è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e un inno all’incoerenza.

Piacenza ha bisogno di amministratori che invece di impegni part-time a indennità piena, si dedichino giorno e notte alla città, condividendo una linea comune.

Con queste premesse tremiamo al pensiero che il Sindaco sarà presto anche Presidente della Provincia.

Va bene voler saltare sul carro del buon lavoro di Francesco Rolleri, ma l’impegno di tempo e risorse mentali di un doppio incarico di questa portata richiederebbe un presupposto totalmente assente, cioè un governo del Comune capoluogo in grado di procedere con una sorta di “pilota automatico”, grazie a una squadra ormai coesa e rodata, non in piena fibrillazione.

La sterile invettiva al nemico politico per sviare l’attenzione è un’equazione che non torna più: da mercoledì, tra decisioni prese, interviste rilasciate, comunicati emessi, anche i sassi hanno capito che in questi 465 giorni il nemico dell’amministrazione in carica è l’amministrazione stessa: giunta e consiglieri.

Si tirassero ora  su le maniche e togliessero dalla paralisi la vita della collettività che hanno l’onore di amministrare per interesse diffuso e non particolare.

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Si accomodi, prego!

Due indizi. Una prova.

"La coerenza è virtù importante, che alla lunga paga. Soprattutto, chi ti segue la percepisce. Inutile ostentare certezze che le tue parole smentiscono puntualmente. L'unico a cascarci, forse, sei tu.”

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GIORNI DA INSEDIAMENTO NUOVA GIUNTA

| C'è un limite al passo lento

Se maggiore è l'impegno, più grandi sono i risultati (tesi tutta da dimostrare), allora magari giunta e assessori potrebbero passare dal part-time a un impegno a tempo pieno al servizio della causa comune.

Al netto dei proclami, che questa Amministrazione non brilli per operosità è sotto gli occhi di tutti. Persino nei bar cominciano i mugugni.

Per carità, le difficoltà a gestire la macchina comunale di una città da 100.000 persone sono enormi. Se però ti presenti in campagna elettorale col piglio del risolutore, di chi inebria le folle di aria nuova, poi qualcosina devi pur dimostrare.

Ora però stiamo rasentando l’imbarazzo politico: ieri è andato in scena il primo consiglio comunale post-vacanze e l’opposizione che indegnamente rappresentiamo parte all’attacco con una sfiducia a un assessore figlia della sconsiderata gestione della pratica Boat.

Due mesi di tam tam sulla stampa, negli uffici e in comunicazioni private, un’interrogazione a cui si è risposto in modo indecoroso per un Ente pubblico, per sentirci alla fine chiedere dal Sindaco altri 10 giorniperché la pratica è complessa, serve ricostruire bene la questione e completare le risposte mancanti“?


Politicamente non regge. Proprio non regge, specie se a dirlo è un Sindaco che, si presume, in questi due mesi, la testa sul pasticcio l’abbia messa, eccome.

D’altronde, nemmeno l’avvitata risposta sul nuovo ospedale mi aveva particolarmente tranquillizzato: “entro la fine del mese DOVREBBE arrivare un protocollo – si badi bene – per i criteri per la stesura del bando sulla nuova area“.

Il trionfo del condizionale ipotetico! Cioè a dire, NON il bando, ma – forse – il protocollo per i criteri del bando per l’area…

Mi ricorda quella canzone dove venne il cane, che morse il gatto, che al mercato mio padre comprò.

clicca qui sotto per leggere la MOZIONE DI SFIDUCIA

Aggiornamento 1/10

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Memoria corta

il Sindaco nell'angolo

"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”

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Le idee dei cittadini raccolte per riqualificare del quartiere

| Patrizia Barbieri sotto stress

Un conto, per un primo cittadino davvero "di tutti" é denunciare la scarsa efficacia - se tale la si ritiene - di quanto fatto da altri; ben diverso é lanciare infondate accuse.

Duole constatare che il Sindaco di Piacenza non perde il vizio. Appena in difficoltà (più o meno sempre ultimamente, dato che sta tradendo parecchie promesse ai suoi elettori, barcamenandosi tra il nulla di fatto e l’opposto del suo programma), attacca chi c’era prima.

Dire che il quartiere Roma é una zona abbandonata da anni é una balla che dimostra inconsistenza politica e amministrativa. Non solo: é un’offesa alle tante realtà che da tempo stanno profondendo un impegno senza pari per togliere alla zona l’etichetta che altri, con molta superficialità, le appiccicano addosso.

Significa non riconoscere nemmeno il lavoro dei propri collaboratori, tra cui la stessa polizia municipale, cinicamente presi nel tritacarne del perenne scontro partitico con il presunto nemico che, anche quando tace e ti lascia fare, va tirato per la giacca per giustificare le proprie mancanze.

Ma come, anni a criticare e fare interrogazioni sul percorso partecipato di “Porta Galera 3.0” e oggi si stende un velo, come non fossero mai esistiti, sul Centro famiglie, Belleville, i mercatini, le feste, Matti da Galera, Artisti da giardino, la Fiera dell’editoria, l’ambulatorio di via Pozzo, l’Urban Hub, i progetti con la scuola, con Svep e il mondo del volontariato, i lavori di recupero della facciata dell’Alberoni, il rifacimento della sede stradale, il piano di abbattimento del traffico “parassita”?

Che dire del nucleo dedicato di polizia locale, dei locali chiusi, degli sgomberi negli appartamenti (addirittura un’intera palazzina), delle licenze sospese, dell’ironia per la mia costante presenza zaino in spalla nell’area…

Memoria corta o interessata dimenticanza?

Un conto, per un primo cittadino davvero “di tutti” é denunciare la scarsa efficacia – se tale la si ritiene – di quanto fatto da altri: mossa legittima, che di solito anticipa la volontà di un cambio di passo spedito; ben diverso é lanciare infondate accuse di disinteresse e abbandono, quando basterebbe studiare senza pregiudizi le precedenti esperienze per capire quanto materiale é già a disposizione.

Se ci fosse buona fede in simili affermazioni, mi aspetterei almeno un po’ di imbarazzo, figlio della presa di coscienza di aver detto una stupidaggine.

Per ora, nonostante leggi che danno più strumenti ai governi locali per agire e al netto di un cambio della guardia in Prefettura che per gli addetti ai lavori significa qualcosa, nell’ansia di una situazione che peggiora – incredibile a dirsi, dopo l’installazione dei divisori anti bivacco sulle panchine dei giardini Margherita (!) – il buon vecchio scaricabile é l’unica strategia concreta.

Il consiglio é sempre lo stesso: zero scuse, pancia a terra e meno slogan, che poi vi si ritorcono puntualmente contro!

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Fantasia al potere

Fantasia al potere

"Quando insisto sul "filo rosso" della fiducia tra cittadini e amministratori, parlo di una fiducia da guadagnarsi sul campo. Quella che fa pensare che chi ti guida cerca soluzioni per migliorare la tua vita, non per rovinarti l'esistenza. Quella che, "finché non lo sento dire dal mio Sindaco, tutto il resto sono chiacchiere". Ecco perché, quando la politica finirà di parlare solo alla pancia della gente sarà sempre troppo tardi!”

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INVESTIMENTO PREVISTO SUL NUOVO OSPEDALE

| Le bacchettate della maestra

Al momento la propaganda regge, con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

La destra sa parlare bene. E tanto. Meno attenersi ai dati di realtà, come dimostra la replica del Sindaco a Giangiacomo Schiavi, con la solita irritazione che fa capolino in assenza di lodi e osanna.

Devo dire che mi ritrovo su una cosa: la confusione, favorita da ricostruzioni dei fatti degne di Dumas.

Posto che non giova all’immagine della politica laboriosa chi, a due mesi dalla campagna elettorale, avrebbe congelato i lavori della Conferenza socio sanitaria per evitare un parere non gradito, ricordo che la maggioranza qualificata scaturì con i voti coraggiosi – stante il clima creato ad hoc – e liberi di amministratori di centrodestra, come rievocato dal Sindaco di Fiorenzuola.

A Villanova la soluzione del Centro Paralimpico era sul tavolo dal principio, con tanti tra noi intenti a convincere coloro, tra cui molti oggi si rallegrano beneficiando dell’altrui perseveranza, che prospettavano un futuro da cattedrale nel deserto.

Sull’ospedale di Piacenza invece si rasenta il grottesco: come si fa a ricostruire i fatti in tal maniera, avendo perso un anno, per sfiducia e rancore politico, per poi arrivare alle stesse conclusioni che già avevamo consegnato all’atto del cambio di amministrazione?

Che la sanità piacentina chiedesse un nuovo ospedale era assodato, che riqualificare l’attuale non sia plausibile, pure; idem per le garanzie di finanziamento e d’investimenti in personale, dispositivi e tecnologie fino al momento dell’inaugurazione.

Riorganizzazione ospedaliera e modello sanitario sono figli di un percorso pluriennale, anche se i loro principi base sfuggono ancora a molta politica, poco incline a studiare le carte.

Salvo che il Sindaco non si accontenti del ventaglio d’ipotesi preliminari suggerito dall’Ausl, la sorte dell’attuale sede è tutt’altro che tracciata, così come sono tutt’altro che nuove conquiste i punti da lei indicati, in realtà solo un diverso cappello messo su presupposti già acquisiti.

Vera è invece la scelta di escludere le aree pubbliche, con un ambientalismo di comodo, smentito dall’immediata bocciatura di un nostro ordine del giorno teso a dimostrare la reale volontà di fare della Pertite un parco.

Si è pure sorvolato sulle tonnellate di cemento che, invece di riqualificare ex siti militari in parte già edificati, asfissieranno altri spazi oggi verdi, verosimilmente privati, per la felicità dei proprietari.

Qualche colpo si è battuto, ma con il prevalere di una visione d’insieme ristretta e attenta al consenso del breve periodo sulla reale strategia che, se c’è, per ora ci sfugge.

Al momento la propaganda regge. Il Partito Democratico è a disposizione per centrare l’obiettivo del nuovo ospedale, che sarebbe delittuoso fallire, verso cui la Regione ha tolto ogni alibi.

Ringrazio Giangiacomo Schiavi per il prezioso stimolo.

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La banda dell’ortica mese 6

Il secondo semestre del 2017 è stato per il Partito Democratico di Piacenza il periodo in cui imparare e abituarsi a essere minoranza.

Siamo soddisfatti del primo bilancio: abbiamo dimostrato di essere un gruppo coeso e motivato, che non sta in consiglio col broncio a leccarsi le ferite della sconfitta elettorale o a scaldare la poltrona.

Ci siamo dati l’ordine di scuderia di fare in modo che tutti e quattro si possa prendere la parola, argomentare i temi che meglio si conoscono e studiare quelli nuovi. Mai ci siamo mossi in modo individuale o legati a logiche di appartenenza di corrente su scala nazionale, men che meno ci sono stati scatti in avanti o prese di distanza dalla linea comune. Il dibattito al nostro interno è sempre stato franco e senza filtri, a volte pure ruvido, ma siamo sempre usciti con una sintesi accettata e sostenuta da tutti.

Mica era scontato (specie in un momento di difficoltà del partito come quello presente) e per questo penso che possiamo rappresentare un messaggio positivo a ben altri livelli di gestione del potere e un indicatore importante da consegnare ai cittadini in cerca di nuova credibilità della politica.

Stiamo impostando un percorso sui contenuti, supportati dalla segreteria cittadina e provinciale, oltreché dai componenti dell’ex giunta, che con autentico spirito di servizio si sono da subito messi a nostra disposizione.

In Consiglio abbiamo quasi sempre cercato di condividere col resto delle minoranze gli atti che intendevamo sottoporre e, nei confronti degli amministratori al governo, abbiamo mantenuto la promessa fatta alla prima seduta di un’opposizione senza sconti ma senza bastoni tra le ruote.

Data la presenza di molti amministratori alla prima apparizione in Consiglio, abbiamo assistito a tali e tanti “svarioni”, tecnici e comunicativi, che se non ci fossimo imposti di far prevalere la responsabilità sul gossip e la caciara, avremmo riempito pagine di giornale e scatenato polemiche a non finire.

Vogliamo costruire nel tempo un’alternativa seria e credibile, insieme a quanti decideranno di seguirci e darci fiducia. Vogliamo andare in controtendenza e privilegiare la costruzione di un percorso alla ricerca di consenso immediata, evitando di reagire in modo scomposto a offese e macchine del fango.

A dimostrazione dei nostri intenti propositivi e di contenuto, gli atti ispettivi presentati sono numerosi, parecchi dei quali non ancora calendarizzati nonostante siano abbondantemente scaduti tutti i termi temporali possibili e immaginabili.

Purtroppo, eccezion fatta per la mozione sugli orari Acer, nessuno è stato approvato dalla maggioranza, che ha pensato bene – in spregio alle dichiarazioni di collaborazione del neo Sindaco – di rispedire al mittente persino gli emendamenti alle linee di mandato, tra cui quello sulla mappatura delle barriere architettoniche per una città più a misura di disabile e quella sul protocollo per la legalità al polo logistico.

Sappiamo per esperienza quanto sia complicato governare nelle condizioni date oggigiorno. Ciò non di meno, l’augurio per il 2018 è che chi attualmente guida la città la smetta con i piagnistei e col dare colpe all’eredità ricevuta, per cominciare a far intravedere la sua linea senza dipendere dal passato. Le premesse uscite dalla presentazione delle linee di mandato non ci confortano, ma noi siamo positivi per natura.

Per ora le uniche tracce di cambiamento sono preoccupanti ma quasi simboliche: dalle iniziative che segnano un arretramento sul tema dei diritti (uscita rete Ready), alle risoluzioni contro la legge Fiano o lo Ius Soli, allo spazio di parola dato ad attivisti xenofobi.

In concreto, spiccano la chiusura del “pollaio” di Spazio 4 e quella già lasciata intendere di Spazio Belleville, oltre all’annullamento dell’ordinanza che favoriva il traffico su due ruote e al ripristino del doppio senso di marcia sul primo tratto del Corso.

Non pervenute iniziative a contrasto del degrado e a favore di una presunta sicurezza, fiore all’occhiello delle promesse elettorali: basta fare un giro nelle tradizionali zone che da sempre destano più preoccupazione per accorgersi che nulla è cambiato. Basta andare nei giardini pubblici per capire che il senso civico dei piacentini non dipende dal colore politico di chi governa. Basta usufruire dei parcheggi, girare nelle vie del centro o sui mercati per vedere che i problemi agitati come clave prima delle elezioni e sempre indicati come di immediata soluzione non hanno cambiato di una virgola le loro proporzioni. In compenso, è scappato il comandante della Polizia municipale.

Per il resto, clamorosa continuità, mascherata dietro all’impossibilità concreta di apportare significativi cambiamenti, come se i vari temi nevralgici non fossero già stati perfettamente noti, nei particolari, ai vari esponenti di Lega e Forza Italia già presenti nello scorso mandato.

Tutti i provvedimenti della giunta Dosi usati come simbolo di inefficienza e scelte sbagliate durante le elezioni e bollati con la promessa di essere eliminati sono stati invece mantenuti: dalle aliquote irpef, alla tassa di soggiorno, alla gestione dei profughi in capo ad Asp, alle aree demaniali, per arrivare a Borgo Faxhall e al comparto di Terrepadane.

Persino i famigerati biscotti sullo stradone Farnese, invece di essere rimossi come più volte detto, sono stati abbassati con costi non indifferenti.

“Far quadrare ciò che non sarebbe quadrato, a proposito di bilancio”

non è nulla di eccezionale ma solo il compito principale di qualunque amministrazione, in ogni anno di mandato. Come si fanno quadrare i conti dipende dalle scelte politiche di cui è giusto assumersi le responsabilità, senza demandare alla scarsità di risorse la risposta a ogni obiezioni di fronte a iniziative impopolari. C’è chi investe sull’educazione e la formazione dei giovani, chi sulle unità cinofile per la Polizia municipale.

“Qui nessuno è un fenomeno”

ha detto oggi il Sindaco Barbieri. Molto bene. Con questa affermazione, che condividiamo in pieno, speriamo si possa davvero aprire la stagione di governo e chiudere, cosa non chiara a molti consiglieri di maggioranza, la campagna elettorale basata sul principio che – come da verbale delle dichiarazioni di qualcuno:

“si sa, in quel periodo si può dire un po’ di tutto”.

6 mesi di governo di una DIS-GIUNTA, una squadra dissociata tra le promesse e i (pochi) fatti concreti.

Per ora resta la sensazione, plasticamente rappresentata nella conferenza stampa di stamattina, di un Sindaco molto impegnato a ostentare una sicurezza di facciata, in continua tensione per far combaciare tessere di un puzzle assai complicato, laddove l’agire di gran parte dei suoi assessori, nei fatti e nelle comunicazioni pubbliche, a voler essere magnanimi può essere definito estemporaneo e contraddittorio.

Per non parlare dei consiglieri di maggioranza, che in sei mesi hanno curiosamente presentato più interrogazioni rivolte alla loro stessa giunta di quante se ne potessero supporre in cinque anni.

Sei mesi restano comunque un tempo troppo ridotto per un giudizio definitivo.

Noi staremo a vigilare e proporre. Proporre e vigilare.

 

http://www.ilpiacenza.it/politica/il-pd-assessori-deboli-che-smantellano-ma-non-realizzano-le-promesse-elettorali.html

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Poche idee ma ben confuse

 

Sig. Presidente, non ho difficoltà a dire che ho letto tre volte queste linee programmatiche perché non capivo se fossero linee programmatiche o un elenco mal scopiazzato di qualche programma o rimasuglio di programma elettorale.

Sembrano dei sogni di fine estate, in fila per nove col resto di due. Avete sostituito a 44 gatti le linee programmatiche. Ma invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: sono solo canzonette. Mi aspettavo linee programmatiche e non un elenco confuso di qualche buona intenzione e nulla più.

Dalle linee programmatiche io mi aspettavo, Signor Sindaco, qualche comportamento concludente e qualche decisione di fondo, un volare un po’ più alto rispetto a temi nobili quali sono quelli che lei ha affrontato. Se questo non è solo un adempimento burocratico e di legge, non mi pare che siamo partiti col piede giusto. Mi pare che sia una ribollita ma di quelle indigeribili: poche idee, ma confuse.

E dato che io invece ritengo che il mandato elettorale vi sia stato dato chiaramente, perché Lei è il Sindaco che ha ottenuto il maggior consenso elettorale tra i sindaci eletti direttamente, si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente che cosa vuole fare in concreto.

Lo sguardo del Sindaco e dell’aula mentre pronunciavo il mio discorso era a dir poco imbarazzato. La bocciatura delle linee di mandato della maggioranza da parte di chi fa opposizione è da mettere in conto, ma parole così nette non si sentono tutti i giorni.

Provate a immaginare lo shock quando ho svelato che la citazione non era farina del mio sacco, ma il testo dell’intervento di Tommaso Foti nel 2012.

Ho scelto di spiazzare tutti per dimostrare che la politica è fatta di corsi e ricorsi, con l’unica differenza che le linee programmatiche della nuova amministrazione non solo non si possono mettere in fila per nove: non sono sufficienti nemmeno per il resto di 2! Neanche un fischio arrivano a essere, altro che canzonette.

Definirle minimali è un eufemismo: sono evanescenti!

Bene indicare le priorità, almeno sul piano tassonomico: sicurezza, degrado, strade, verde. Per Paolo Dosi era il mantenimento dei servizi sociali, tanto per rifrescare la memoria di chi ancora sostiene che non esistano differenze tra destra e sinistra.

La sicurezza, il cavallo di Troia che ha portato a Palazzo Mercanti questa destra, è usata in poche pagine come specchietto per distrarre l’opinione pubblica da tutto il resto, su cui nulla è detto in più rispetto all’elementare A, B, C.

Il primo dubbio che nasce spontaneo è quanto siano state condivise le linee tra giunta e maggioranza: perché se scrivono

non possiamo pensare alla città del futuro senza prestare la dovuta attenzione ai giovani

e poi i loro consiglieri li definiscono “polli da ingrasso” è chiaro che qualche perplessità viene.

Ci sono state presentate linee programmatiche impostate su un tempo verbale tutto nuovo: il futuro ipotetico indeterminato. “Valuteremo”, “penseremo”, “vedremo”, “proveremo”.

Non ci faremo sfuggire le occasioni

Quando si governa, le occasioni si vanno a cercare, non si aspettano. La passata Amministrazione ha lasciato sul tavolo, non nel cassetto, investimenti per quasi 45 milioni di euro: se i grandi progetti non sono nelle vostre corde, almeno capitalizzate l’eredità che avete ricevuto.

Ma veniamo ai due temi su cui ho qualcosa da dire in più…

SICUREZZA

A parte gli slogan, il piglio autoritario e i cancelli dei giardini chiusi, niente di nuovo sotto il sole.

Le telecamere sono una decisione già assunta e avviata da chi c’era prima, con risorse peraltro già allocate nel Piano OO.PP. Anche i gruppi di vicinato sono un lascito, così come il nucleo operativo di polizia locale sul Quartiere Roma, soppresso, rinominato e riproposto in pochi mesi, per potersene intestare la creazione.

Pure l’aumentata disponibilità di agenti di polizia locale è un’eredità della giunta Dosi, grazie al l’ultimo concorso.

In compenso, si sono fatti soffiare il Comandante da Monza. Un Comandante, per inciso, che dopo 4 mesi dal loro insediamento se ne va optando per un posto a tempo determinato (tenendo così bloccata una posizione a Piacenza), e che nella prima dichiarazione in presenza dei nuovi datori di lavoro sostiene, in modo molto sibillino, di credere “in una vigilanza attiva e non di passerella”.

Si dovrà pure ammetterete che il viatico non è dei più incoraggianti.

WELFARE

Perché arrovellarsi troppo a immaginare il mix-pubblico privato quando è la base della Legge 328/2000 e il fondamento di 15 anni di governo del centro sinistra?

Anche la rete del welfare esiste già: a dicembre 2016 abbiamo addirittura formalizzato dal notaio la creazione di un’associazione di II° livello tra COMUNE, SVEP, CARITAS, CROCE ROSSA, AUSER, che gestirà l’emporio solidale.

Non bastasse, si andassero a guardare il PROGETTO PIACENZA tra Comune, Caritas e Fondazione, con cui abbiamo abbattuto le liste d’attesa per gli ingressi in CRA.

Non serve “costituire”, come hanno scritto: basta salire in corsa su un treno che viaggia già spedito.

Alla voce “attenta analisi della convenienza economica dei servizi sociali gestiti dall’ente” e al rimando alle “specifiche analisi a supporto delle scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”, annunciate con l’ausilio “di esperienze esterne”, leggasi:

progressiva dismissione della quota pubblica di gestione dei servizi sociali

A parte lo shock di sentire abbinare il termine “convenienza economica” a “servizi sociali”, dopo il misero fallimento della commissione speciale welfare a presidenza Massimo Polledri – ora annunciano che scaricheranno su altri il compito di suggerire “le scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”.

Allarme rosso invece per “opzioni finalizzate a limitare e ridurre l’impatto sul territorio delle problematiche connesse all’immigrazione (…).

Fa molto “Ponzio Pilato” e mi chiedo come possano tenere insieme il totale disinteresse agli appelli di Papa Francesco in questo senso con la dichiarata volontà di “intensificare i rapporti con le realtà della Diocesi, della Curia Vescovile e l’associazionismo cattolico”.

D’altronde, che l’incedere della giunta Barbieri in tema di diritti sia claudicante è un dato di fatto.

Prima l’uscita dalla rete READY, poi la passerella pubblica consentita a un attivista xenofobo. Mi sono limitato a suggerire, dove si dichiara di promuovere “campagne informative sui comportamenti collettivi e il rispetto delle persone nelle differenziazioni culturali sempre più presenti nella nostra società”, di aggiungere, “sesso”, “razza”, “lingua”, “religione”, “opinioni politiche”, “condizioni personali e sociali”, giusto per dare un senso a quanto previsto dalla Costituzione (art. 3).

Altro nodo spinoso di queste lineette di mandato, la sbandierata “adeguata attenzione al benessere organizzativo interno e puntuale valorizzazione delle risorse umane”.

Vorrei capire come si intende perseguire questo obiettivo, dopo aver già dimostrato scarsa inclinazione alla tutela del capitale umano, non alzando un dito per fermare la macchina del fango sull’ultima triste vicenda, facendo anzi di tutta l’erba un fascio e non preoccupandosi nemmeno di diffondere la falsa notizia dei dirigenti cessati per fine mandato e fatti invece passare come vittime di provvedimenti disciplinari.

Non una riga si è spesa per un cenno ai grandi temi delle CURE INTERMEDIE e della MEDICINA D’INIZIATIVA. Sapere da chi ci governa tempi e modalità di realizzazione della CASA DELLA SALUTE (che col nuovo piano di riordino sanitario ha un’importanza enorme) peculiarità della versione cittadina, contenuti e livello di integrazione tra sociale e sanitario non sarebbe stato inchiostro sprecato.

Nel 2012 il Sindaco Paolo Dosi disse, nella sua relazione:

L’idea di fondo a cui abbiamo cercato di ispirarci parte dalla considerazione di contingenza fortemente negativa che stiamo vivendo, dalla necessità, quindi, di utilizzare alcuni criteri ispirati al contenimento delle spese e alla attenta analisi dei singoli capitoli, a una sobrietà complessiva. Il tutto senza però abbandonare un’idea di futuro che dia una prospettiva di sviluppo; non possiamo rinunciare a crescere per il fatto che ci troviamo in una situazione negativa.

Le linee di questa destra mancano di quel minimo di “volo alto” che a gran voce è stato chiesto per 5 anni. Ora che tocca a loro, ci propinano ordinaria amministrazione (doverosa e indispensabile) ma zero prospettive, come chi ha già scelto di galleggiare.

Ho ricordato al Sindaco che restano quattro anni e mezzo per cambiare rotta, che hanno vinto con merito perché sono stati bravissimi a coalizzarsi e a toccare le corde giuste: ma hanno impostato tutto sulla sconfitta di un nemico, senza preoccuparsi, nonostante i tanti soggetti di lunga e lunghissima frequentazione della macchina comunale, di pianificare una visione alternativa degna di questo nome.

Il futuro è di chi se lo immagina

diceva un mandato fa, in questa stessa occasione, l’attuale assessore Garetti. Se questa è l’immaginazione, siamo a posto!

Dio non voglia che a turbare il tranquillo tram tram che si prefigurano arrivino tra capo e collo emergenze come è successo a noi con l’alluvione!

Puntare il dito e continuare a lamentare colpe passate è una scusa che nel lungo periodo non risparmierà dal giudizio dell’esigente elettorato piacentino.

Da minoranza non saremmo d’aiuto a Piacenza se insieme alle proposte non rimarcassimo con puntualità contraddizioni, inoperosità, errori di valutazione. Questo faremo nei prossimi cinque anni. Senza sconti ma senza quei bastoni tra le ruote che, se le premesse di questi primi mesi saranno rispettate, il primo cittadino riceverà in maggior misura dalla sua rabberciata maggioranza e da una squadra che è chiaro ogni giorno di più come lei abbia potuto scegliere solo in minima parte.

Ho chiuso suggerendo a Patrizia Barbieri lo stesso consiglio che Tommaso Foti diede al suo predecessore: si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente, Lei che ha vinto, che cosa vuole fare in concreto.

Perché alla fine, gli eventuali meriti li rivendicheranno tutti ma le probabili colpe saranno solo e soltanto sue.

Buon lavoro.

dispacci resistenti, open consiglio, società
Nervi tesi

Ho letto il comunicato stampa dei capigruppo di maggioranza, in cui, in preda a una crisi di nervi per quattro consiglieri PD che a loro dire non accettano la sconfitta, lanciano strali con un linguaggio più affine alla retorica del ventennio che al dibattito consigliare odierno.

Io non penso che questa presa di posizione sia di grande aiuto al Sindaco Barbieri. Parlo seriamente.

Annunciano la fine della “stagione del dialogo”, quando è proprio su questi presupposti che il primo cittadino ha incentrato il suo discorso d’insediamento.

Per quanto la riguarda, ricordo bene che mi ha voluto accanto a lei a tagliare il nastro all’inaugurazione della nuova sede del servizio famiglie e minori, a dimostrazione di una continuità amministrativa da sottolineare. Questa per me è coerenza.

Smentire il proprio Sindaco nei fatti (dato che, ultimo consiglio a parte, è stata subito chiara la volontà di affermare il “voglio, posso, comando” di chi da troppo tempo mirava a gestire il potere) non è la migliore delle partenze. Farlo anche con le parole è ora segno di grande debolezza.

Queste premesse danno il sapore del più classico tentativo di auto suggestionarsi alle ormai immancabili dichiarazioni di fiducia assoluta a Patrizia Barbieri con cui dalla maggioranza si apre ogni intervento, sia in Consiglio che sulla stampa. L’impressione è di chi vuol ripetere all’infinito un concetto di cui non è convinto per vedere se a furia di dirlo finalmente si convincerà.

D’altronde, raramente si vede nei primi quattro mesi di governo una giunta chiamata a rispondere a interrogazioni della sua stessa maggioranza e bacchettata pubblicamente da consiglieri del proprio schieramento.

Sicuri che il problema siano i quattro consiglieri del PD?

Che, per inciso – così chiariamo la questione una volta per tutte – mai si rassegneranno alla sconfitta. Proprio perchè ce ne assumiamo la responsabilità – in nome e per conto del nostro partito – faremo di tutto per dimostrare nei prossimi 5 anni di meritare la fiducia di chi ci ha votato e anche di chi è stato a casa, per contribuire a riportare il centro sinistra alla guida della città, in nome di una sana democrazia dell’alternanza.

Quando verrà meno questa enorme motivazione, ce ne andremo a casa un minuto dopo.

Se l’idea di chi siede a destra è quella di avere di fronte quattro pulcini abbacchiati, remissivi e in silenziosa contemplazione di chi comanda (hanno già dimenticato i toni che usavano loro), sappiano che hanno sbagliato i conti e non sarà il registro intimidatorio di questi dispacci a sortire l’effetto.

Convergere su proposte di buon senso, da chiunque formulate, non dovrebbe mai essere un problema quando queste sono utili alla collettività, purché non si sia viziati da pregiudizi di parte.

La “stagione del dialogo” dunque, ha senso di esistere sui contenuti e sulle azioni volte al bene pubblico. Misero chi la intende come merce di scambio per un’opposizione morbida e acritica.

Qui invece è un fiorire di accuse, mani messe avanti, scarichi di responsabilità, come se le forze che si sono candidate a guidare Piacenza – vincendo – arrivassero direttamente da Giove, senza aver invece passato anni all’interno della “macchina”, con il dovere di sapere per filo e per segno la situazione.

Stare mesi ad attaccare per un aumento IRPEF che non s’ha da fare, dire “vade retro” IRPEF in campagna elettorale, denunciare un aumento mai avvenuto (e dover ammettere che sotto elezioni si può dire un po’ tutto e il suo contrario), buttar lì che in caso di aumento la colpa sarebbe stata di altri e ora impazzire perché l’aumento è stato bloccato rientra nella schizofrenia politica.

Sorge il dubbio che avendo continuato a guardare al dito e non alla luna, ora tutto questo nervosismo sia figlio della presa di coscienza che la stagione degli slogan è finita e arriva il momento di lavorare sul serio, con l’enorme fatica di capire che pesci pigliare, quali scelte fare e quali, tra le tante promesse, disattendere.

Staremo a vedere. Buon lavoro Sindaco: con questa squadra ne ha davvero bisogno!

dispacci resistenti
Facile profeta

Su Acer sono stato fin troppo facile profeta. Aria nuova (?) alle case popolari!

Pochi giorni fa ho scritto di non condividere la scelta fatta per la carica di Presidente di Acer , parlandocon cognizione di causa di un amministratore umorale e non adatto a fare squadra con i suoi collaboratori.

D’altronde con il trattamento riservato all’ex Presidente Massimo Savi, fatto di un’ininterrotta sequela di attacchi pubblici e spesso scomposti, si è qualificato da solo come elemento divisivo e fazioso.

Ribadisco quindi il mio punto di vista, per cui ho trovato fuori luogo e inutile – solo il tempo dirà se anche dannoso – il fair play dei sindaci del centrosinistra che ne hanno avallato la nomina unanime.

Per quanto riguarda la vicepresidenza, da sempre attribuita alla minoranza come garanzia e contrappeso in un ente che ha nel bene pubblico la sua missione, anche qui sono stato facile profeta, cogliendo la bulimia di poltrone del centrodestra con largo anticipo.

Ogni regola non scritta é stata accantonata e così da due consiglieri di minoranza, su tre membri del CDA, che hanno caratterizzato quasi tutto il mandato precedente, passiamo oggi all’accoppiata Presidente e Vice saldamente in quota destra.

Chi vince piglia tutto, agli sconfitti toccano le briciole. Se nel contenuto c’é poco da obiettare, sullo stile é meglio stendere un velo pietoso.

Peccato, perché durante il Consiglio comunale d’esordio il Sindaco Barbieri ha predicato collaborazione in modo convinto, posizione da noi tutti molto apprezzata, salvo essere smentita alla prima occasione dai suoi che hanno razzolato davvero male. Pazienza, va così.

Fossi nella consigliera di minoranza Meneghelli, data la palese inutilità del ruolo, tirerei qualche conclusione, per non svilire l’impegno che ha già dimostrato di saper mettere.

Ma parlo a titolo personale, col carattere di uno poco propenso a fare l’altrui stampella quando mancano i presupposti minimi per un lavoro costruttivo.

politica
Sotto a chi tocca, Sindaco

Patrizia Barbieri è il nuovo Sindaco di Piacenza.

Ci ho messo molto impegno perché ciò non accadesse, ma i cittadini hanno deciso così e la loro scelta rappresenta la democrazia.

Spero solo di non sentire troppi analisti a elucubrare contro chi è stato lontano dalle urne. Tocca alla politica farsi domande, è lei l’origine della disaffezione.

Io sono un tesserato del Partito Democratico di Piacenza e ho ben chiaro a quale livello e di che profondità dovrà essere l’analisi di questa sconfitta senza appello.

Nel frattempo, congratulazioni al Sindaco, che è anche il mio Sindaco e alla quale auguro di cuore di saper interpretare il meglio per i piacentini.

L’opposizione seria, puntuale e senza sconti che farò in Consiglio comunale non è per nulla incompatibile con il tifo sincero che faccio in questo momento per la mia città e per il buon senso di chi ne terrà le redini nel futuro prossimo.

Adesso ho molte preoccupazioni, ma non è tempo di pregiudizi. Bisogna lavorare per un bene più alto, quello della res-publica.