Persi in un bicchier d’acqua

Ho presentato un’interrogazione politica, prima ancora che tecnica. Il primo documento firmato da tutta la minoranza, il che prova che se ci si concentra sui contenuti anche forze lontanissime possono remare nella stessa direzione. O forse basta che la maggioranza la combini troppo grossa per capire l’importanza di reagire uniti.

Alla fine, nonostante la deroga al regolamento, che prevederebbe un solo intervento dopo l’illustrazione del presentatore, nessuna risposta di dettaglio alle singole domande è arrivata. Nè dal Sindaco, tantomeno dall’assessore.

Imbarazzo, ammissione di una partita gestita molto male e considerazioni generiche. Tanto che sarò costretto a ripresentare la stessa istanza in forma scritta, sperando di aver maggiore fortuna.

Ma andiamo con ordine.

La questione degli spazi acqua della piscina Raffalda è stata gestita con un pressapochismo che non ci si aspetta da un Sindaco già vicepresidente della Provincia e primo cittadino per due mandati in altro Comune, men che meno da un assessore come Massimo Polledri, che vive di politica da decenni

La storia è nota, dato che i botta e risposta sulla stampa si sono sprecati.

Due società di pallanuoto dibattono sulla presunta disparità di assegnazione delle corsie e l’amministrazione con un atto ufficiale dispone un calendario, salvo esibirsi in un carpiato riparatore nel giro di pochi giorni.

Tutti a bocca aperta e democratico codazzo polemico di chi si sentiva penalizzato dalla decisione e di chi si è sentito beffato dal ripensamento. Bon.

Da minoranza attenta e pronta a capitalizzare le briciole che il ruolo ci concede, raccogliamo e diamo voce alle lamentele di chi rivendica un torto subito. Visto il regò che ne è saltato fuori, è chiaro il bisogno di capire, nel solo nome della chiarezza dell’azione amministrativa e non certo per simpatia di una o dell’altra tra le parti in causa.

Che il “pastrocchio” abbia contorni poco limpidi è un dato di fatto, pure con lo sforzo di voler dare il beneficio del dubbio all’assessore, che certo avrà pensato a garantire ognuno in giusta misura.

Se questa è la premessa, tocca allora dire che lo sviluppo del tema è stato quantomeno goffo, e pare aver trascurato il dovuto coinvolgimento degli interessati, tradito scarsa consapevolezza del contesto e ignorato le conseguenze. Mettiamoci poi il ripensamento veloce come la luce, e soprattutto le prese di posizione che ne sono seguite, ed ecco che, sia il quadro che la cornice diventano difficili da interpretare.

Non serve essere dei sensitivi per cogliere l’enorme difficoltà del povero dirigente, costretto alla revoca di un atto ufficiale, senza trovare motivazione migliore della necessità di un

esame puntuale e attento dell’intero settore, da affrontarsi contemporaneamente sotto diversi profili, tutti di rilevante interesse politico (?) al fine di garantire omogeneità e coordinamento tra le nuove disposizioni che verranno adottate“.

Burocratese spinto, tutto giocato in difesa, con cui ci sta dicendo (il dirigente), che ci sono profili di rilevante interesse politico da considerare e che le disposizioni fin qui adottate sono disomogenee e prive di coordinamento. Non male.

Questo è un passaggio chiave dell’affaire, tanto quanto le dichiarazioni dell’assessore, che chiosa con

“il Comune si adopererà per tutelare l’accessibilità e la fruizione degli spazi con criteri di equità”,

si appella a

“collaborazione reciproca, non rivalità fratricida

e ammette

“che una pur piccola parte di queste realtà manifesti un atteggiamento antisportivo nella relazione con le altre società”.

Delle due, l’una:

  • o l’assessore ci sta dicendo che la repentina revoca della concessione n.104926 del 26 settembre è servita a “tutelare l’accessibilità e la fruizione degli spazi con criteri di equità”, il che equivarrebbe all’autodenuncia del fatto che il provvedimento iniziale era stato emesso pur sapendo di agire in direzione contraria proprio alla tutela dei medesimi criteri;
  • oppure che era proprio il succitato provvedimento a introdurre l’equa accessibilità e fruizione degli spazi pubblici, il che peggiorerebbe l’autodenuncia, dato che il ritorno sui propri passi avrebbe il sapore della pressione subita da terzi per indirizzare e addirittura rivedere una propria delibera. Noi non vogliamo crederlo, ma le le questioni delle “rivalità fratricide” e “dell’atteggiamento antisportivo”, denunciate dallo stesso Polledri, fanno vacillare l’ottimismo anche al più ingenuo e distratto dei lettori.

La notizia vera, che dà conto di quanto la misura sia stata colmata nella sconsiderata gestione del caso, viene dal Sindaco, che rispondendomi non si è troppo preoccupata di smentirmi quando ho accennato alle voci di corridoio per cui sarebbe stata lei in prima persona, e non l’assessore, a imporre la retromarcia. Pareva infatti – e così è stato –  che Patrizia Barbieri avesse esautorato Polledri, prendendo in mano una situazione compromessa.

Prendiamo dunque atto del primo commissariamento di un membro della giunta, del venir meno nei fatti, dopo i tanti spifferi che fin dal primo giorno escono dal palazzo, di quella fiducia che è il tratto essenziale del ruolo di assessore.

Il tempo ci dirà se e quali saranno le conseguenze..

Problemi di tenuta a parte, adesso la cosa importante è che l’amministrazione dimostri, se ci riesce, quel comportamento trasparente e a garanzia di equità a cui è tenuto un ente pubblico.

Perché dubbi di questo genere minano la fiducia molto più degli errori in cui chiunque, espletando un mandato, può incorrere in buona fede.

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