bullshit, casta e dintorni, società
Memoria corta

il Sindaco nell'angolo

"La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere "cittadino". Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.”

0
Le idee dei cittadini raccolte per riqualificare del quartiere

| Patrizia Barbieri sotto stress

Un conto, per un primo cittadino davvero "di tutti" é denunciare la scarsa efficacia - se tale la si ritiene - di quanto fatto da altri; ben diverso é lanciare infondate accuse.

Duole constatare che il Sindaco di Piacenza non perde il vizio. Appena in difficoltà (più o meno sempre ultimamente, dato che sta tradendo parecchie promesse ai suoi elettori, barcamenandosi tra il nulla di fatto e l’opposto del suo programma), attacca chi c’era prima.

Dire che il quartiere Roma é una zona abbandonata da anni é una balla che dimostra inconsistenza politica e amministrativa. Non solo: é un’offesa alle tante realtà che da tempo stanno profondendo un impegno senza pari per togliere alla zona l’etichetta che altri, con molta superficialità, le appiccicano addosso.

Significa non riconoscere nemmeno il lavoro dei propri collaboratori, tra cui la stessa polizia municipale, cinicamente presi nel tritacarne del perenne scontro partitico con il presunto nemico che, anche quando tace e ti lascia fare, va tirato per la giacca per giustificare le proprie mancanze.

Ma come, anni a criticare e fare interrogazioni sul percorso partecipato di “Porta Galera 3.0” e oggi si stende un velo, come non fossero mai esistiti, sul Centro famiglie, Belleville, i mercatini, le feste, Matti da Galera, Artisti da giardino, la Fiera dell’editoria, l’ambulatorio di via Pozzo, l’Urban Hub, i progetti con la scuola, con Svep e il mondo del volontariato, i lavori di recupero della facciata dell’Alberoni, il rifacimento della sede stradale, il piano di abbattimento del traffico “parassita”?

Che dire del nucleo dedicato di polizia locale, dei locali chiusi, degli sgomberi negli appartamenti (addirittura un’intera palazzina), delle licenze sospese, dell’ironia per la mia costante presenza zaino in spalla nell’area…

Memoria corta o interessata dimenticanza?

Un conto, per un primo cittadino davvero “di tutti” é denunciare la scarsa efficacia – se tale la si ritiene – di quanto fatto da altri: mossa legittima, che di solito anticipa la volontà di un cambio di passo spedito; ben diverso é lanciare infondate accuse di disinteresse e abbandono, quando basterebbe studiare senza pregiudizi le precedenti esperienze per capire quanto materiale é già a disposizione.

Se ci fosse buona fede in simili affermazioni, mi aspetterei almeno un po’ di imbarazzo, figlio della presa di coscienza di aver detto una stupidaggine.

Per ora, nonostante leggi che danno più strumenti ai governi locali per agire e al netto di un cambio della guardia in Prefettura che per gli addetti ai lavori significa qualcosa, nell’ansia di una situazione che peggiora – incredibile a dirsi, dopo l’installazione dei divisori anti bivacco sulle panchine dei giardini Margherita (!) – il buon vecchio scaricabile é l’unica strategia concreta.

Il consiglio é sempre lo stesso: zero scuse, pancia a terra e meno slogan, che poi vi si ritorcono puntualmente contro!

open consiglio, partecipazione
La ruota del pavone

Un piano di recupero per i Giardini Margherita sarà presentato a stretto giro dal Comune di Piacenza. Nuovo annuncio dell’assessore alla sicurezza Luca Zandonella. Molto bene. Tutto l’impegno che si può mettere sul quartiere Roma per me è gradito.

Mi piacerebbe però che la bulimia da azzeramento di tutto ciò che è stato fatto da chi c’era prima non prevedesse di radere al suolo, cospargendo poi tutto di sale, il percorso di Porta Galera 3.0. Lo dico per i cittadini e per le tante persone che ci hanno investito in termini di tempo e passione.

Chi ambisce a diventare un buon amministratore non può temere di riconoscere se chi lo ha preceduto ha lasciato materiale su cui costruire. Si risparmia tempo e si guadagna in esperienza. Soprattutto se dimostri, dalle prime parole, di non avere le idee ancora troppo chiare quando si tratta di andare oltre il titolo.

Le modalità sono ancora da definire, ma già da metà della prossima settimana una pattuglia fissa della Polizia municipale sarà presente all’interno e all’esterno dell’area verde” ha dichiarato il giovane assessore.

Curiosa dichiarazione: se fosse vero la presenza di una pattuglia fissa nei giardini Margherita, si tratterebbe di un arretramento rispetto al nucleo dedicato all’intero quartiere, già in servizio dagli ultimi mesi del 2016.

Il Quartiere non è all’anno zero, pensateci bene.

partecipazione, risultati, welfare e sanità
FATTO! Nuova viabilità a Porta Galera
Un politico può promettere. Un amministratore deve dimostrare.- Stefano Cugini

segnali-stradaliTra le 150 proposte dei cittadini, quelle su cui stiamo costruendo tutto il percorso di Porta Galera, ne abbiamo messe insieme alcune molto precise relative alla viabilità del quartiere.

In aprile ci eravamo stupiti della grande partecipazione alla serata dedicata alla rielaborazione dei queste proposte, oltre che del generale assenso all’idea di modifica da sperimentare.

Adesso partiamo, coerenti con le promesse e fedeli al progetto condiviso. Vediamo cosa ne esce.

Comunque sia, è una cosa pensata in comunità e questo per me dà un valore enorme ai lavori che stanno per iniziare.

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

welfare e sanità
I primi risultati del nucleo di Polizia Municipale dedicato a Porta Galera

Ascoltare le pance e cedere allo spot delle ronde sarebbe stato molto più facile, ma qui il problema si vuol risolvere davvero. E vogliamo farlo insieme.

Un mese di attività del nuovo nucleo di Polizia Municipale dedicato a Porta Galera ha lasciato molti stupiti per i dati del lavoro fatto. Non me, che ci ho messo mezzo minuto a capire la determinazione di questi agenti e la passione per il loro lavoro.

quartiere roma primo mese squadra pm

Questi risultati dicono alcune cose:

  1. la coerenza di seguire un programma con convinzione, nonostante imprevisti, diffidenza, difficoltà, sgambetti vari, per fortuna a volte paga; 
  2. sono le persone a fare la differenza. C’è chi si limita al compitino e chi dà anima e cuore al proprio lavoro perché ci crede e lo vede più come una missione che come il tempo che passa tra due strisciate di cartellino;
  3. senza la fiducia della gente che decide di collaborare attivamente, non si va da nessuna parte. Fiducia che ti devi conquistare poco alla volta, mettendoci la faccia e sporcandoti le mani.

partecipazione, rassegna stampa, società
SOCIETA’: tra istruzione, solidarietà e ordinanze anti bivacco
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini

Mi è stata chiesta una riflessione sul modo di vivere gli spazi, sulla la socialità di un luogo e su come si possa favorirla. Per la Treccani la socialità è il modo di raggrupparsi degli individui di una data specie e il suo grado dipende dalle condizioni locali, più o meno favorevoli.

Penso a Porta Galera e alla sua multiculturalità, eco di una genetica sociale in costante ridefinizione, ai bar e marciapiedi quali luoghi dello stare insieme. Prendiamo il Caffè طفل di via Capra, dove la bevuta in compagnia è uso, folklore che toglie tempo alla famiglia e lascia sole le donne in casa, a occuparsi di faccende e bambini. Giudicare è esercizio soggettivo.

Il dato di fatto, purtroppo, è che la birra con gli amici di rado resta una sola. Le idee si confondono al crescere dei bicchieri, le chiacchiere diventano punti di reputazione, urla e insulti strumenti per opporre verità inconciliabili. Non di rado dalle parole si passa ai fatti per motivi futili, sia una partita persa a domino, una bicicletta contesa, o l’onore di un gruppo, presupposto per dimostrare chi è migliore di chi.

Mettiamoci poi l’umanità barcollante che scambia angoli delle vie per orinatoi, incutendo il timore dell’ebbro in chi la incontra ubriaca e vociante per strada, o il richiamo della natura a poco prezzo, soddisfatto con chi, nei dintorni, “l’amore se lo sceglie per professione”. Quadro desolante, cui aggiungere le mogli, chiamate ad accogliere, a tarda sera o a notte fonda, la brutta copia etilica dei loro compagni. Pare dura immaginare una società che si sviluppa su questi presupposti, vero?

Eppure, basta tornare a quando la zona di via Capra era “al Canton di Stall”, cambiare “طفل” con “bambino”, il suo omonimo italiano, e al posto di un locale che nemmeno esiste con quel nome, immaginare l’Ostaria tanto cara ai nostri nonni, dove ci si accapigliava per un carico a briscola e sbronzava con qualche scudlein ad vèi rus (mica birre e domino!) – ed ecco il biasimo di adesso diventare nostalgia d’allora.

Confrontando tempi, abitudini, protagonisti, le analogie si sprecano: poca scolarizzazione, basso reddito, molta strada da fare sul rispetto della condizione femminile. Era un’epoca, pure quella, in cui regolare a cazzotti i conti tra i piasintein dal sass e i furaster era normale, anche se il ricordo lo rende meno volgare delle odierne risse tra magrebini, albanesi o sudamericani.

la fabbrica dei grilli_socialità

Rimessi al loro posto i particolari, il resto fa parte della nostra storia. Potere della memoria, che annacqua derive simili a ciò che ora condanna senza appello, persino compiaciuta di un campanilismo che, quando il mondo sembrava risolversi in un quartiere, muoveva la stessa prontezza di oggi nel vendicare torti e regolare conti in un bar o in mezzo a una strada.

Il punto di osservazione non è cosa da poco. Dalla prospettiva può dipendere il nostro modo di considerare vizi e virtù di un agire, la nostra disposizione al pregiudizio o a stare nelle contraddizioni per uscirne insieme.

Mal comune mezzo gaudio, quindi? Neanche per idea. Da un grande pensatore del Novecento l’invito a respingere la politica del “tanto peggio, tanto meglio, che è solo “un progressivo adattamento a un processo regressivo”.

La ricetta, per quella “forza attiva, concorrente a quella che passivamente si adatta alla fatalità”, rimanda, come allora, a ciò che splende nell’idea di socialità: sapere, agire solidale, confronto. Se si è davvero civili, i reati si perseguono, ma ignoranza e maleducazione si affrontano.

Facile parlare di ruspe con la bava alla bocca. Altra cosa è cercare, attraverso la cultura e il sostegno reciproco, di gettare il seme del riscatto sociale negli ultimi, coltivare conoscenze, consapevolezza, dignità.

Formare persone libere, partendo dai più piccoli, con gli strumenti per capire che esiste una scelta diversa dagli stili di vita nei quali sono soliti crescere. Viva dunque la colletta per i libri di testo ai bambini poveri! A lungo termine efficace come nessuna ordinanza anti bivacco potrà mai essere, nell’eterna distanza tra chi formula visioni di prospettiva e il fiato corto di chi cerca risposte guardandosi l’ombelico.

fotografia: archivio Gianni Croce – Piacenza

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

diritti, nuovi cittadini, partecipazione, società
CRONACA: evviva i buonisti che si sono presi cura di Marian!
Non é tempo per gli infallibili e per quelli che “la colpa é sempre di qualcun altro”. I miei supereroi sono gli onesti operai con le borse sotto agli occhi per la fatica quotidiana e il sorriso pronto di chi ha sogni da inseguire e condividere.- Stefano Cugini

homelessMarian è giovane, nemmeno quarantenne. Comunitario, ma lontano da casa, dove non vuol ritornare, per non sentirsi solo e abbandonato.

Marian conosce da troppo tempo la strada, la sporcizia, la malattia.

Arriva una mattina di primavera all’ambulatorio Arcangelo Dimaggio, in via Pozzo: è davvero mal ridotto. Da qui in poi è una storia di presa in carico, di accoglienza, di un incontro tra chi riconosce in te un essere umano e prova, sinceramente, ad aiutarti.

Succede così che curando il fisico, si comincia a curare anche tutto il resto, finché l’alcol smette di essere l’unico amico, il marciapiede smette di essere il ricovero abituale e sognare una vita normale, una casa e un lavoro torna a essere qualcosa meno di pura utopia. Da settembre Marian ha cominciato anche un corso di alfabetizzazione per stranieri.

Ordunque, cari buonisti che avete accolto Marian – perché dovete per forza essere tra quei buonisti che non pensano che tutti ‘sti stranieri finiranno per colonizzarci – vi è andata bene, questa volta, almeno pare.

Chissà, avrebbe potuto essere un terrorista che si fingeva accattone, o un vero accattone con ambizioni da terrorista, avrebbe potuto essere violento o psicopatico. Va là, alla fine era solo un uomo con tanto bisogno di incontrare tra i suoi simili qualcuno che gli tendesse una mano.

Strana gente, voi buonisti!

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

nuovi cittadini, partecipazione
PORTA GALERA: sei mesi di ambulatorio in via Pozzo
Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell’azione civile in un mondo con poca memoria, che prova ostinato a ripetere errori passati. ‪”Mai piú‬” o si costruisce giorno per giorno, o resta uno slogan che sa di muffa e ipocrisia.- Stefano Cugini

ambulatorioIl primo aprile 2016, in una calda mattinata, abbiamo inaugurato l’ambulatorio di prossimità intitolato al mai dimenticato Arcangelo Dimaggio.

Uno spazio famoso ancora prima di aprire, sorto dove prima c’era un locale che si distingueva per i problemi di ordine pubblico causati nel quartiere e per le peggiori frequentazioni.

Un servizio dedicato in particolare ai c.d. “ultimi”, che in molti avevano accolto con polemiche, scetticismo, se non vera e propria ostilità.

Come sempre, le cose bisogna conoscerle. Oggi i locali, utilizzati dall’associazione ADM con i suoi 75 volontari (7 medici, 15 infermieri, 21 cittadini attivi), oltre che dalla guardia medica dell’azienda USL, sono aperti al pubblico 4 giorni a settimana e stanno rapidamente diventando un punto riconosciuto e apprezzato dagli abitanti della zona.

La grande soddisfazione dei responsabili dell’Arcangelo Dimaggio è meritata: circa 180 interventi, tra prestazioni mediche, infermieristiche, prelievi e servizi di orientamento socio-sanitario.

Presto un altro corso di formazione per volontari e già in cantiere nuove iniziative per aumentare le ore di servizio. Ennesima conferma del fatto che quando un bisogno è letto correttamente e affrontato con passione e organizzazione, i risultati non si fanno attendere.

Olè!

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

partecipazione, società
PORTA GALERA: “Il libro giusto”, la prima fiera di editoria indipendente a Piacenza
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini

il libro giustoNel fine settimana Piacenza sarà teatro della sua prima fiera dell’editoria indipendente.

Grandi nomi, Gherardo Colombo, Gotti Tedeschi, Colagrande, Fontana e altri, per la nuova intuizione di quella fucina di idee “dal basso” che é la Fabbrica dei grilli di via Roma.

L’ennesima dichiarazione d’amore (che in tanti farebbero bene a far propria) alla città e a un quartiere in particolare.

Il libro giusto” é un bel titolo: rimanda al dolce tarlo, alla domanda senza risposta che il lettore sempre si fa. Perché il libro giusto non esiste, è solo un compagno di viaggio incontrato per caso, che all’atto di lasciarti, t’incoraggia a cercare ancora: altri viaggiatori, altri mentori, altri “giusti” tra i giusti.

È un apritisesamo per vivere la magia dei mille mondi che solo chi legge fa suoi, disponendone e perdendosi a un tutt’uno. A domanda, ho risposto che “Il Re, il Saggio e il Buffone”, di Shafique Keshavjee, è uno dei miei giusti, letto per la prima volta nell’età della frenetica ricerca dei tuoi zenit e nadir.

Nella sua semplicità è un testo ribelle, che interroga, leggero come sarebbe piaciuto a Calvino. Oggi, che per mandato soffro ogni giorno le storture del pregiudizio e dell’egoismo, l’enorme difficoltà di dare senso a una nuova genetica del corpo sociale, il “gran torneo delle religioni” pensato vent’anni fa da questo teologo afro-elvetico mi torna alla mente assai spesso.

Mettere a nudo i paradossi è compito di chi fa le rivoluzioni. Le religioni orientano le nostre vite. Indicano rette vie, predicano comunione e fratellanza, ma pure prestano il fianco a chi ne abusa, per segnare distanze e ghetti mentali. Si fanno oltraggiare da chi le invoca per uccidere in nome di un Dio, o solo per tradire la fiducia dei più semplici.

Siamo in crisi di autentica pietās, stia essa in uno sguardo, nel gesto o nella parola semplice, che elevano le diverse idee di fede con atti di carità ed educazione. Il mistero dell’esistenza, invece che farci cercare nel prossimo un sostegno alla nostra pochezza individuale, genera mostruose tassonomie: froci, clandestini, accattoni, galeotti, puttane, zingari.

il libro giusto

Grezze etichette con cui scaviamo solchi e puntiamo dita. Tentati a vomitare odio e (pre)giudizi, bolliamo di buonismo la complessità e il piacere del confronto. Siamo ormai indulgenti su tutto fuorché sulle differenze e i bisogni, che infastidiscono le nostre poche certezze piccolo-borghesi.

La bestemmia sta proprio in questa ricerca di purezza salvifica, spesso nel nome di Dio e delle sue molte forme, su strade che nessun Dio predica, che ignorano e ne smentiscono i precetti. Dov’é la coerenza? Con i grandi temi delle migrazioni (di cui dovremmo essere esperti per averle sperimentate sulla nostra pelle d’italiani), delle minoranze etniche e dell’inevitabile impegno alla convivenza, delle fragilità che non ci fanno più separare di netto, a noi ceto medio, “la casa dei mercanti, alta su quel monte”, da quella “dei servi, in basso dopo il ponte” (cit. Augusto Daolio), ripensare all’importanza di un comunitario appello all’apertura verso ciò che percepiamo come diverso è un dovere.

Abdennour Bidar, nella sua lettera aperta al mondo musulmano, dopo gli attentati di Parigi, invita le società ormai secolarizzate a ricordare che “il futuro passerà non soltanto dalla soluzione della crisi finanziaria ed economica, ma di quella spirituale, che attraversa tutta la nostra umanità”.

È un ammonimento forte, colto con molto anticipo da Keshavjee, bravo a mostrare la dignità di ogni confessione e lo spazio di dialogo insito in tutti i principi ispiratori. Allora, visto che di Re non sappiamo che farcene e che i buffoni sono dappertutto, non ci resta che trovare il saggio in ognuno di noi, quello che conosce la tolleranza e l’autocritica, premessa – e non opzione – a ogni giudizio che siamo sempre così pronti a dare.

Buona fiera de “Il libro giusto”.

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

partecipazione, risultati, società
PORTA GALERA 3.0 . Premio nazionale per la sicurezza urbana e stato dell’arte
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società- Art. 4 Costituzione

La partecipazione al I Premio Nazionale FISU per la Sicurezza Urbana è l’occasione per un giusto riepilogo di cosa è Porta Galera 3.0 e di cosa è stato fatto fino a oggi.

categorie_porta galera

A fronte della situazione reale del Quartiere Roma e di quella percepita,  il Comune di Piacenza ha attivato un programma sperimentale di programmazione partecipata di interventi di riqualificazione ambientale e sociale del quartiere, volto a garantire maggiori livelli di sicurezza con azioni positive di ricostruzione del tessuto sociale della zona.

Il progetto ha preso avvio nella primavera del 2014 con la fase di progettazione e lancio pubblico dell’iniziativa. Il pieno sviluppo si è avuto nel 2015/2016.

Attraverso una call di proposte per migliorare la qualità della vita i cittadini hanno presentato 150 idee.

Sono stati quindi costituiti 4 gruppi di lavoro animati dai cittadini e condotti da facilitatori messi a disposizione dal Comune, in collaborazione con il Centro servizi per il volontariato:

  • Area sociale ed educativa
  • Area promozione culturale e animazione
  • Area riqualificazione urbana e commerciale
  • Area cura del quartiere e qualità ambientale

porta galera community lab

 

Pur assumendo un carattere fortemente sperimentale per metodologia e strumenti utilizzati, si inserisce in un’attenzione ai problemi del quartiere già presente. Il Comune tuttavia ne ha fatto un progetto stategico che impegna l’intera amministrazione e la comunità locale.

Come detto la zona interessata ha vissuto negli ultimi anni un processo di degrado e marginalizzazione. Anche se il tasso di reati non supera quello di altri quartieri la percezione di rischio e di abbandono dei residenti è molto alta. Nelle vie limitrofe alla stazione molte botteghe di quartiere hanno chiuso per lasciare spazio a vendite di liquori. Molti locali sono abbandonati e alcuni alloggi sovraffollati.

Il rischio di caratterizzare l’intera zona in negativo (nonostante le potenzialità presenti) rappresenta un pericolo mortale.

Oltre all’intensificazione dell’azione di controllo e repressione delle forze dell’ordine era necessario attivare uno sforzo straordinario per ridare vita a iniziative positive in ambito sociale, educativo, ambientale, culturale e di promozione economica. Riempire gli spazi (non solo fisici) grazie all’impegno diretto di chi abita o lavora nel quartiere: questa la filosofia vincente adottata.

  • Obiettivi:
    –    Ribaltare l’immagine negativa e i vissuti di insicurezza e disagio
    –    Convogliare verso iniziative di riqualificazione le energie presenti
    –    Riempire gli spazi vuoti per impedirne il degrado
    –    Gestire in modo creativo i conflitti
    –    Ricostruire il dialogo
    –    Rinsaldare il senso di appartenenza
    –    Prevenire e contrastare il disagio in particolare di bambini, giovani, anziani
  • Risultati attesi:
    –    Raccogliere un numero significativo di proposte (almeno cinquanta)
    –    Coinvolgere l’associazionismo (almeno 10 realtà)
    –    Coinvolgere i cittadini in azioni progettuali (almeno settanta)
    –    Costruire una rete Istituzionale di riferimento
    –    Attivare nuovi servizi innovativi sulla base della progettazione partecipata

Il progetto si iscrive nella strategia globale dell’Amministrazione comunale tesa a promuovere sicurezza attraverso azioni positive eterogenee che coinvolgono tutti i settori sensibili. Per questo è stato costituito un apposito gruppo di lavoro intersettoriale e una cabina di regia istituzionale. L’approccio partecipativo fortemente innovativo si basa sulla convinzione che solo un’azione bottom-up di protagonismo attivo dei cittadini possa garantire reali prospettive di cambiamento e di successo.

  • Progettazione dell’intervento e messa a punto di strumenti e metodi
  • Informazione capillare e primo confronto pubblico con la cittadinanza
  • Costituzione del gruppo di lavoro e della cabina di regia
  • Confronto con la Regione e inserimento del progetto tra le azioni pilota di Community Lab
  • Analisi dei bisogni e raccolta delle informazioni di contesto
  • Lancio della campagna di raccolta delle proposte progettuali
  • Elaborazione e diffusine delle idee raccolte
  • Costituzione dei quattro gruppi di lavoro dei cittadini
  • Fase di progettazione partecipata dei gruppi con costante confronto con i tecnici comunali
  • Elaborazione di un report dei progetti scaturiti dai gruppi
  • Confronto tra cittadini e istituzioni sulla fattibilità delle iniziative proposte
  • Fase di progettazione partecipata

In via di elaborazione un progetto sperimentale di comunicazione delle eccellenze e delle buone prassi attivate. All’interno della cabina di regia di progetto, che ha avuto una funzione propulsiva di varo del programma sono rappresentate tutte le realtà cittadine e di quartiere sensibili:

  • Mondo della scuola
  • Volontariato e associazionismo
  • Ordine degli architetti
  • Forze dell’ordine
  • Parrocchie
  • Associazioni di categoria

Principali risultati pienamente coerenti con gli obiettivi sopra richiamati e al di sopra delle aspettative:

  • Raccolta di 150 idee dai cittadini
  • Costituzione di quattro gruppi di progettazione partecipata con il coinvolgimento di oltre 100 persone
  • Coinvolgimento di oltre venti realtà del territorio
  • Gestione del sito e di un’intensa campagna di informazione e sensibilizzazione testimoniata da una vasta rassegna stampa in cui l’immagine del quartiere viene trasformata. Non fanno più notizia solo i fatti di cronaca nera ma anche le azioni positive

Relizzazioni principali in risposta alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini:

  • Attivazione di un Centro per le famiglie di quartiere con numerose iniziative sul territorio (sostegno genitoriale con particolare attenzione alle donne straniere; consulenza psico-educativa e legale; informazione e orientamento ai servizi e alle opportunità del territorio, attivazione di forme di auto-mutuo aiuto)
  • Attivazione di un ambulatorio-sociale di quartiere in collaborazione con Emergency
  • Apertura del Centro di aggregazione e di mediazione interculturale Belleville frequentato da circa 100 ragazzi e 20 associazioni
  • Avvio del progetto “College Alberoni” a favore della scuola primaria di quartiere con attività. E’ risultato uno degli elementi di successo del progetto. Sulla base delle proposte avanzate da cittadini, insegnanti, genitori si sono avviate attività pomeridiane aggiuntive di carattere formativo, di recupero scolastico e di animazione educativo-sportivo. In occasione dell’inaugurazione della nuova facciata restaurata della scuola la dirigente ha riconosciuto pubblicamente la grande attenzione riservata dal comune alla scuola. Stesso discorso vale per le attività di sostegno e mediazione linguistica svolta grazie al Comune in orario scolastico che ha caratterizzato l’esperienza della scuola Alberoni come buona prassi all’interno del lavoro di redazione del “Patto territoriale per la scuola” extrascolastiche e sportive di cui fruiscono un centinaio di allievi.
  • Recupero con iniziative artistiche e commerciali di una porzione abbandonata  del grattacielo dei Mille.
  • Realizzazione di numerose iniziative di animazione culturale e commerciale da parte del gruppo di cittadini “Matti da galera”
  • Predisposizione di un piano di riduzione del traffico del 30%
  • Predisposizione di un piano per il recupero dei negozi sfitti con dehors e arredi urbani.

Il successo dell’iniziativa è dovuto alla determinazione assoluta messa in campo dall’Amministrazione e alla metodologia partecipativa messa in campo. L’abbandono di scorciatoie paternalistiche a la pazienza e sapienza delle modalità operative adottate ha consentito ai cittadini di sentire proprio il processo attivato, riconoscendo pubblicamente l’enorme lavoro fatto e le realizzazioni che ne sono scaturite. Il progetto ha contribuito sicuramente a cambiare il volto del quartiere, come testimoniato anche dai riscontri dei media.

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]

rassegna stampa, società
PORTA GALERA. Alla Fabbrica dei grilli è tempo di scuola
La politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.- Stefano Cugini

Investire sui bambini è una polizza assicurativa a lunga scadenza. È un mandato vero e proprio, una strategia la cui produttività sarà misurabile nel grado di consapevolezza della società prossima ventura, su quanto questa sarà a proprio agio con i nuovi mutati contesti.

L’obiettivo è creare le condizioni affinché i bambini di oggi diventino gli adulti che affronteranno il domani con i giusti strumenti di decodifica: dinamici, resilienti, multiculturali e poliglotti.

Quinto capitolo della Fabbrica dei Grilli: clicca sull’immagine per leggere l’articolo.

la fabbrica dei grilli_scuola

 

 

 

Ti interessa saperne di più? Iscriviti alla NEWSLETTER settimanale.

[CONTACT_FORM_TO_EMAIL]