partecipazione, welfare e sanità
I nervi del Direttore

Sotto attacco perché tutelo i soldi pubblici e la qualità dei progetti in carcere. Ebbene si, facendo il proprio lavoro senza guardare in faccia nessuno capita che il “sistema” reagisca.

L’impegno porta al cambiamento e ciò che cambia in qualche modo destabilizza e risulta indigesto a chi vive di status quo.

Nel caso della Dott.ssa Zurlo, questo fastidio ha raggiunto picchi così alti che nel 2016 mi ha segnalato alla Regione Emilia Romagna per “gravi violazioni delle norme” e “illiceità di determinazioni operate in violazione di protocolli e leggi regionali”A tanto è arrivata la Direttrice del carcere di Piacenza, nei miei confronti.

Tutto, dall’inizio ha una sua coerenza. I fatti sono noti agli addetti ai lavori e anche ai piacentini che hanno avuto la pazienza di seguire la cronaca dalla stampa.

La sintesi è presto fatta: essendo il Comune responsabile dell’uso dei fondi pubblici, in questo caso come in tutte le altre iniziative del c.d.”piano di zona“, non accetta approssimazioni, usi poco critici di risorse e risposte non convincenti.

Per rispetto dei cittadini contribuenti e della stessa popolazione reclusa, in questi anni si è chiesta e mai ottenuta, una verifica puntuale delle azioni messe in campo e delle decisioni unilaterali prese su iniziative svolte all’interno della Casa Circondariale.

Le motivazioni che mi hanno portato nel 2016 a decidere per lo spostamento della progettualità principalmente verso le attività di esecuzione penale esterna derivano da numerosi e lunghi colloqui con una controparte che non ha inteso cogliere il senso delle mie parole o forse non ha creduto che a queste sarebbero seguiti i fatti.

Per questo motivo ho detto che le decisioni prese – non unilateralmente ma di concerto con il Comitato – rimarranno tali fintanto che non cambieranno le relazioni istituzionali fra Casa circondariale e Comune di Piacenza, nel senso della più ampia trasparenza e nel vero rispetto dei ruoli.

A proposito della denuncia di un anno fa. Io stesso ho chiesto alla Regione una formale valutazione del caso, con relativa risposta. Le carte parlano da sé e rimettono in asse la realtà, confermando la piena conformità del mio comportamento, che ricordo è agito in nome, per conto e nell’interesse dell’intera comunità.

A questo punto mi sarei aspettato scuse istituzionali da chi ha lanciato accuse così pesanti. Invece è arrivato un nuovo attacco mezzo stampa, con una ricostruzione fantasiosa del contesto, che ha fatto sorridere chi ne conosce le dinamiche.

Nonostante tutto, continuo a pensare che il tempo sia galantuomo e l’importante per me è aver fatto capire che esistono amministratori pubblici che sull’utilizzo dei soldi di tutti sono molto, ma molto, ma molto vigili, con buona pace di quelli che se la prendono per lesa maestà.

Se non tutelo e non interpreto la voce dei cittadini, che ci sto a fare?

nuovi cittadini, rassegna stampa, società
MSNA: finalmente si batte un colpo!
Ci spaventano le cose che non conosciamo, ma a volte è meglio conoscere una cosa per provarne una sana e consapevole paura.- Stefano Cugini

RERGiornata passata in Regione per questioni davvero importanti, tra cui – manco a dirlo – quella dei profughi, in generale, e dei minori stranieri non accompagnati, in particolare. Prima in Cabina di Regia con la vicepresidente Elisabetta Gualmini e poi in Anci, si è finalmente condivisa una presa di posizione comune, concretizzata in una lettera a più firme da indirizzare al Viminale, ai prefetti dell’Emilia Romagna e al Tribunale dei minori.

Sul tema #msna, oltre ai nuovi arrivi dell’Albania, che dimostrano la strafottenza di uno Stato nei nostri confronti, qualcosa sembra muoversi sul piano della consapevolezza e – soprattutto – del coraggio istituzionale. Nonostante il mancato sostegno della Regione al mio “blitz” al consolato albanese di Milano, il dialogo fitto tra territori é proseguito senza sosta.

Voglio pensare che questo appello, dal grande significato politico, sia figlio anche di quel gesto eclatante. Noi non ci fermiamo di sicuro…

Il succo della questione? Nè più né meno di quello che vado dicendo da tempo: non ce la facciamo più. La bomba a orologeria su msna è pronta ad esplodere, tanto più che a quelli che si rivolgono direttamente alle prefetture e ai servizi sociali, presto si aggiungeranno quelli ripartiti dai vari centri di accoglienza, ormai ingolfati.

E’ ora che la politica faccia davvero la sua parte, senza tentennamenti e altre valutazioni che non siano quelle di togliere gli enti locali da questa china pericolosissima per i bilanci e la tenuta sociale.

Da questo punto di vista è essenziale la collaborazione tra istituzioni, questure in primis, che devono intensificare – come bene ha fatto quella di Forlì – le attività investigative. Limitarsi a comunicare ai servizi sociali l’arrivo e la consegna dei ragazzi non è mai stata e ora non può più essere la corretta interpretazione dei propri doveri e del rispetto verso gli altri interlocutori del territorio.

Non dobbiamo rendere meno attrattivo il nostro #welfare, ma aggiornare la legge e perseguire chi prova ad aggirarla.

Adesso i riflettori della stampa regionale e nazionale sono accesi. Il mio obiettivo era questo. Facciamo tutti in modo che non si spengano fino a che non si sarà trovata la soluzione al problema.

Repubblica msna_29 settembre

Repubblica msna 30_9

 

 

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partecipazione, società
Nuovo ospedale di comunità

Un annuncio storico

"Le amministrazioni hanno il dovere di giocare in attacco, di prendere di petto le questioni, di guidare i cittadini. Chi amministra non deve considerare mai l'idea di arrendersi, deve essere geloso dei propri cittadini e ambire all'impossibile per trovare soluzioni e prefigurare un futuro migliore”

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Posti letto previsti nel nuovo ospedale

| Ospedale di comunità

Un'amministrazione deve proiettare lo sguardo al futuro. Se il ciclo vitale di un ospedale viaggia tra i 30 e i 40 anni, considerata l'eta del nostro e i tempi per il nuovo, diventa impossibile dire che non è strategico pensarci.

Finalmente è arrivato il giorno dell’annuncio: Piacenza avrà il suo Ospedale nuovo. Tra 8/10 anni, ma lo avrà.

Si è già parlato molto di questo tema – fondamentale per una comunità – e io mi sono già espresso in modo convinto.

La memoria torna a marzo 2015, quando in Regione, confrontandoci sulle caratteristiche del futuro Direttore Generale dell’Ausl di Piacenza (ancora da nominare), avevamo preso le distanze dal dibattito sulla necessità di avere un piacentino a tutti i costi, per chiedere invece garanzie di competenza e disponibilità a inserire nelle linee di mandato alcune questioni prioritarie. Una di queste è proprio relativa alla nuova struttura.

Ma serve davvero? Io penso di si. Penso anche che un’amministrazione debba avere lo sguardo lungo, proiettato al futuro. Ecco allora che se il ciclo vitale di un ospedale oggi viaggia tra i 30 e i 40 anni, considerata l’eta del nostro e i tempi per la realizzazione di quello nuovo, diventa impossibile dire che non è strategico pensarci.

Altra considerazione non banale. Adesso la Regione ha in programma un investimento di molte centinaia di milioni di euro per tre nuovi ospedali. Il treno passa ora ed è verosimile che saranno molti gli anni che dovremmo aspettare prima che si ripresenti un’occasione così.

Io personalmente non voglio vedere la firma di Parma, insieme a Bologna e Cesena (le altre due sedi scelte). Io voglio che sia la mia città a sottoscrivere protocolli e accordi per dotare i piacentini di servizi all’avanguardia per le prossime generazioni. Non c’entra il campanile, ma la consapevolezza che o si gioca d’anticipo adesso o si resta indietro.

nuovo ospedale 200 milioni e 550 posti letto

Poi c’è il grande tema della riorganizzazione della rete ospedaliera e di strutture da pensare con filosofie di presa in carico dei pazienti moderne, con spazi organizzati per intensità di cura e non più a padiglioni, e via discorrendo.

I tanti miliardi spesi nell’attuale ospedale non giustificano l’idea di continuare a investire su via Taverna? Per me no, perché oggi un nosocomio in centro storico è anacronistico. Il livello di investimenti, in personale, dispositivi e tecnologie, è anzi la prima garanzia che abbiamo chiesto per dare il via al percorso, perché in sanità bisogna ragionare con logiche particolari ed essere sicuri che niente sarà lasciato al caso fino a un minuto prima di spegnere le luci nel vecchio e inaugurare il nuovo.

Abbiamo lavorato mesi per ottenere questo e per difendere l’idea che non si consumerà un metro quadro di suolo. Il Comune non preferisce la “Lusignani” (che a me nemmeno pare la soluzione ideale, peraltro), ma la presenta alla Regione come una specie di clausola di salvaguardia per dimostrare che un’area accessibile, fuori dal centro storico, con determinati requisiti c’è.

Un modo concreto per dire a Bologna “niente alibi”, noi ci siamo.

Da qui a decidere la sede definitiva, e – argomento mai e poi mai disgiunto dal primo – la destinazione d’uso dell’attuale struttura, parola ai piacentini, perché su un tema così importante ci facciamo garanti per dar voce a tutta la città.

A me francamente, alla fine di tutto il percorso, non dispiacerebbe lo strumento del referendum

nuovi cittadini, partecipazione, società
MSNA. Sui minori albanesi sono disposto a metterci il coraggio anche per chi ne dimostra meno

In molti ieri mi hanno chiesto come mi sono sentito dopo l’uscita dei primi titoli sulla neanche troppo velata presa di distanza della Regione Emilia Romagna rispetto ai miei blitz al Consolato albanese.

msna_la regione boccia cugini

 

Che dire. Nella sostanza, non è che potessi aspettarmi qualcosa di diverso. Come avrebbe potuto la vice presidente prendere le parti di un amministratore disposto a superare il confine di ciò che è oggi (ingiustamente) sancito dalla legge? Si è scelta la linea istituzionale, tra l’altro per rispondere a un’interrogazione formale. Niente di più appropriato.

Poi c’è la forma, e qui la questione cambia. Pur tra dovute precisazioni, un supplemento di coraggio retorico non avrebbe guastato a mio parere, per vicinanza umana e solidarietà di parte.

La frase dell’avallo era davvero necessaria o poteva restare implicita? Quando il gioco si fa duro, quanto contenuto politico è bene dare a una risposta di questo genere, in cui senza dubbio restare sul piano squisitamente tecnico è molto più comodo? Mi sembra ovvio che qui la mia visione è lontana da quella di Viale Aldo Moro.

msna la regione non avalla_estratto

Come mi sento adesso?

Solo, se guardo alla politica, dove l’unica persona a prendere le mie difese senza se e senza ma, col giusto piglio – nella forma e nella sostanza – è stato il mio Sindaco. Per il resto, molto pudore, ai limiti della titubanza. Equilibrismi stucchevoli e tanto silenzio. Oltre ai soliti commenti della destra piacentina, quella più esperta, che conta ormai decenni di pratica e attività: aria fritta, rincorsa all’altrui impegno per esercizio di critica fine a se stesso.

Per fortuna sento vicina, molto vicina, la gente comune, i molti cittadini che in questi giorni mi fermano per strada, mi scrivono messaggi e mi telefonano. Nel bene e nel male, l’opinione pubblica sa essere più diretta e più coraggiosa di tanti rappresentanti dalla pancia piena o dalle ambizioni forti. La gente oggi apprezza chi sta scomodo e un motivo ci sarà pure.

Non sono un martire e non sono stupido. So molto bene che queste forme di “pensiero (e azione) laterale” creano mal di pancia e altrettanta diffidenza. Per varie ragioni.

Ma non rinnego niente di quanto fatto. Nemmeno la modalità che ho scelto. E non ho alcuna intenzione di fermarmi.

Il problema è noto a tutti, le strade da percorrere, pure. Le soluzioni si conoscono. Serve volontà e rapidità. Chi oggi continua con la tattica, chi propone tavoli di confronto a oltranza, chi mi vorrebbe più allineato, pensi per un attimo – per favore – ai ragazzi abbandonati, prima dai loro genitori e poi dal loro Stato.

Pensi agli operatori dei servizi sociali, quelli senza voce e senza risorse, con carichi di competenza e volontà da far impallidire la gran parte dei politici a cui devono invece dire “obbedisco”. Si soffermi un attimo a cogliere nel profondo le loro difficoltà di tutti i giorni.

Li accompagni in piena notte a ritirare giovani quasi adulti lasciati come pacchi agli oggetti smarriti. Valuti l’abisso che c’è tra questa trincea, fatta di immediatezza e urgenza, e le sedi patinate, comode e scarsamente efficaci in cui ci ritroviamo a “cercare soluzioni”, dandoci – noi politici – tutto il tempo e la calma che ai tecnici sul campo non è concessa.

Pensino, lor signori, a tutte queste cose e forse proveranno quel briciolo di vergogna che ho provato io.

Resto dell’idea che la politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.

 

 

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ASILI NIDO. Piacenza è in linea con gli standard di Lisbona
Noi dobbiamo essere quelli che girano tra la gente, tendono le mani, lanciano messaggi, mostrano volti, propongono esempi. Partigiani dell’azione civile in un mondo con poca memoria, che prova ostinato a ripetere errori passati. ‪”Mai piú‬” o si costruisce giorno per giorno, o resta uno slogan che sa di muffa e ipocrisia.- Stefano Cugini

Com’è, come non è, quando si parla di nidi a Piacenza, c’è sempre qualcosa da puntualizzare. Succede così che, a margine della conferenza stampa regionale di presentazione dei dati 2014/2015 sui servizi educativi per la prima infanzia, la stampa locale, riprendendo la notizia, commetta un errore che cambia profondamente il valore del nostro impegno per una copertura importante dei posti bambino.

I titoli parlano più o meno tutti della città come ultima in Regione per i posti disponibili, trascurando però che il valore del tasso di copertura al 24,3%, non si riferisce a Piacenza città, ma alla totalità della provincia, suddivisa per distretti socio-sanitari.

asili nido_copertura

Il parametro, quando si parla di servizi per l’infanzia é l’obiettivo dato dall’indice di Lisbona, che fissa a un bambino su tre (33%) il traguardo.

Rispetto a questo riferimento, oggi il distretto di Levante (Fiorenzuola) si colloca al 17,2%, quello di Ponente (Castel San Giovanni) al 21,2%, Piacenza città al 33,7%. Il valore riportato deriva dalla media di questi tre dati [(17,2+21,2+33,7)/3].

asili nido_copertura verticaleLa differenza, come è facile intuire, non è da poco: la città infatti – nonostante la temporanea chiusura del Vaiarini e in attesa dell’apertura del nuovo asilo internazionale di via Sbolliè pienamente nei parametri di Lisbona.

Preciso tutto questo perché è giusto che i piacentini sappiano la verità – per quanto l’obiettivo debba sempre e comunque essere quello di migliorare in qualità e quantità  ma anche e soprattutto per rendere merito all’enorme lavoro che l’amministrazione sta compiendo in questo senso, supportata da una struttura tecnica e operativa di primo livello, fatta di dirigenti, funzionari ed educatori davvero encomiabili.

 

 

 

 

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open consiglio, opinioni, welfare e sanità
Guidare il cambiamento

Futuro in salute

"Abbiamo il dovere di guidare il cambiamento. Siamo chiamati a fare scelte che connoteranno i prossimi 20 anni, non a subirle”

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Il tempo stimato in anni per la costruzione del nuovo ospedale

| Numeri e buon senso

Senza i numeri, i chirurghi migliori se ne vanno. Senza i numeri, i chirurghi migliori non arrivano. Poi, ocus dai luoghi di cura ai percorsi di cura, perché oggi la principale barriera ai primi non è la distanza ma la complessità del percorso.

Futuro_SaluteAbbiamo il dovere di guidare il cambiamento. Siamo chiamati a fare scelte che connoteranno i prossimi 20 anni, non a subirle.

I tecnici sono indispensabili ma la politica non può permettersi deleghe in bianco. Siamo a un punto di svolta e dobbiamo meritarci il privilegio che ci é concesso di avere un ruolo in questa partita.

Non é tempo per chi cerca di cadere sempre in piedi: le sfide si affrontano a viso aperto. É un principio generale, valido in sanità ma non solo. Da applicare a chi amministra, ma pure ai sindacati, chiamati anche loro a ripensarsi e a riformarsi, specie in alcune espressioni ancora troppo legate a posizioni ormai vecchie.

Dobbiamo recuperare tutta la nobiltà insita nella fatica di affrontare situazioni complesse. Nell’era dei tweet e delle semplificazioni, ci siamo disabituati a cogliere il valore dell’approfondimento.

Al tempo dei colletti bianchi, abbiamo perso l’autentico spirito operaio, di chi sa cosa vuol dire ottenere i risultati sudando e sporcandosi le mani.

Io la mia idea sul nuovo ospedale l’ho già espressa da un po’, come dimostra questa intervista al Corriere Padano di un mese fa:

  • Assessore Cugini, che cos’è “Futuro in salute”, uno slogan?
    Futuro in salute, il percorso partecipato avviato dall’Ausl con i Sindaci e presentato in Consiglio comunale è serio, fatto di dati, chiavi di lettura, confronto. Il tema della sanità è centrale e l’errore più grande che si potrebbe fare oggi è quello di affrontarlo, ancora una volta, con il freno a mano tirato e pronti a battaglie di retroguardia. La domanda che ognuno dovrebbe porsi è semplice: ‘preferisco avere l’ospedale vicino a casa o essere curato bene?’ Perché poi, alla fine, di questo si parla quando si pensa a rivedere gli assetti generali della presa in carico di chi ha bisogno di essere curato. Chi non si impegna a dare questa risposta, guarda il dito e non la luna. Ciò detto, in un contesto complicatissimo, bisogna estrapolare alcune pietre angolari. La prima è la cosiddetta clinical competence, che impatta sulla sicurezza degli interventi, sulla specializzazione, sulla casistica minima necessaria perché un professionista possa sviluppare un’esperienza sufficiente a garantire la sua competenza. Il riordino della rete ospedaliera non può prescindere da queste valutazioni.
  • Ma in ciò che dice che cosa realmente rientra nel quotidiano discorso-sanità, quello che interessa i cittadini?
    Direi tutto: medici, ospedali, case della salute, strutture intermedie, domiciliarità, lungodegenze. Soprattutto ci sta una nuova lettura dell’integrazione tra sociale e sanitario. Sia da un punto di vista concettuale che organizzativo e di risorse economiche. Su questo il dibattito necessita di un’accelerazione.
  • Che cosa manca, a Piacenza, per avere una sanità di eccellenza, per ricorrere a una espressione (anche da noi) abusata?
    Senza i numeri, i chirurghi migliori se ne vanno. Senza i numeri, i chirurghi migliori non arrivano. Poi sarebbe buona cosa ampliare il focus dai luoghi di cura ai percorsi di cura, perché oggi la principale barriera ai primi non è la distanza ma la complessità del percorso. Aggiungiamo, inoltre, la necessità di passaggio dalla medicina di attesa alla medicina di iniziativa e il quadro comincia a prendere davvero forma. Dire di ‘iniziativa’ significa entrare nel campo della prevenzione: le persone vanno intercettate e inserite nei percorsi. Questione di salute dei singoli e di spese collettive, che nel caso di trattamento in fase acuta lievitano a livello esponenziale. Non possiamo poi non parlare di presìdi e territorio, che non possono essere alternative rispetto all’offerta, ma nodi di un percorso complesso che accompagna la persona dal controllo preventivo alla fase post acuta, fino alla cronicizzazione.
  • Assessore Cugini, dica: è realistica l’ipotesi di un nuovo ospedale a Piacenza? Non pochi ricordano l’iter laborioso, e laborioso è un eufemismo, che ha accompagnato il completamento del Polichirurgico.
    Sul tema è giusto, secondo me, cominciare a dibattere oggi, con una prospettiva che considera un orizzonte di 8/10 anni. Una struttura in centro storico, come quella attuale, è fuori dal tempo, con un nucleo antico che costa centinaia di migliaia di euro all’anno solo da un punto di vista energetico. Soldi che devono essere diversamente impegnati: in tecnologia, medicinali, dispositivi, ricerca. Possibile, con uno scenario del genere, che ci siano ancora i cultori del ‘NO’ buono per tutte le stagioni? Giustificare con i milioni/miliardi spesi nel vecchio ospedale la contrarietà a ragionare su un futuro nuovo impianto è semplicemente ridicolo. Certo, bisogna prima capire bene come si intenderà recuperare l’area attuale, una volta dismessa (ma vogliamo pensare che sfida avvincente sarebbe?). Di sicuro servono garanzie preventive sulla quota di fabbisogno finanziario che la Regione si impegnerà a coprire e sul fatto che il percorso di realizzazione della nuova struttura non influenzi negativamente gli investimenti sul presidio esistente (e qui ci giochiamo la nostra abilità di smascherare eventuali bluff). C’è tempo e ci sono le teste per farlo.
  • Da assessore non si è accorto, anche in tema di sanità, di rappresentare ‘l’ultima provincia’ di una regione opulenta e tuttavia distratta nei nostri confronti?
    Senta, accettiamo la scommessa o ci lamentiamo, ancora e sempre, di essere la povera Cenerentola, anche quando finalmente ci hanno invitato con tutti gli onori al ballo? Sta a noi dimostrare che la proposta non sarà una favola: la politica non deve mollare la presa su questi temi. Solo presidiandoli con visione, competenza e autorevolezza garantiremo ai nostri cittadini un futuro davvero in salute.

nuovi cittadini, risultati
FATTO! Collaborazione con la RER per il progetto “il Quartiere Roma in movimento”
Essere onesto può non farti avere tanti amici, ma ti farà avere quelli giusti.- John Lennon

porta galeraArrivata nota del Presidente @sbonaccini che conferma la “Collaborazione Regione Emilia-Romagna – Comune di ‪#‎Piacenza‬ per la realizzazione del progetto “Il Quartiere Roma in movimento”.

Nuovi fondi da destinare al rilancio di ‪#‎portagalera‬. Grazie agli uffici che hanno preparato un programma “impossibile” da ignorare! ‪#‎quipiacenza‬

Il progetto si fonda su un insieme di misure di prevenzione sociali, di controllo e urbanistiche tra loro integrate ed è finalizzato a favorire la convivenza e l’integrazione tra residenti e cittadini utilizzatori, ad aumentare la sicurezza oggettiva e percepita e a migliorare la qualità della vita del quartiere Roma, limitrofo alla stazione ferroviaria di Piacenza.

In particolare, l’iniziativa si compone di più interventi, articolati sul territorio, volti a promuovere e alimentare alcuni servizi la cui attività è funzionale al raggiungimento degli obiettivi sopramenzionati, quali l’apertura e la gestione di un presidio nel quartiere a supporto delle famiglie residenti, in grado di garantire occasioni di socialità, mutualità e solidarietà e in cui costruire relazioni significative tra persone, nuclei familiari, generazioni e servizi; l’avvio dello Spazio Belleville, luogo a forte valenza interculturale ed intergenerazionale, finalizzato alla promozione del protagonismo sociale e della cittadinanza attiva dei giovani e della comunità e alla prevenzione dei fenomeni di marginalità e di devianza diffusa;

Fa parte del progetto anche il potenziamento delle attività dei centri di aggregazione Spazio4 e Spazio2 per finalità di prevenzione sociale.

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diritti
SINTI. SI all’emancipazione. NO ai canali preferenziali.
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini

Sul tema SINTI la strategia regionale introduce un principio di fondo: i sinti sono cittadini italiani e come tali vanno considerati, accettando il fatto che hanno una storia e una cultura particolare ma non usando questa storia e questa cultura come scuse per trattamenti di favore.

nomadi nuove proposte per superare i campi

La presa in carico del disagio dei #sinti va basata su esigenze comparabili a quelle di tutti gli altri cittadini. Basta con i canali preferenziali.

Si ai percorsi di emancipazione per uscire dalla condizione assistenziale.

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SANITÀ: lettera aperta ai candidati in Consiglio Regionale
Amministro come so fare il volontario. Non prometto agli altri meraviglie ma lavoro con gli altri per un mondo migliore. Tutti i giorni. Con l’ottimismo ignorante di chi lo crede possibile se fatto insieme. Avete mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica.- Stefano Cugini

ausl piacenzaLa sanità è il tema dominante della campagna elettorale. Non potrebbe essere altrimenti visto il peso di questa voce sul bilancio della Regione Emilia Romagna e considerata l’importanza che riveste per ognuno di noi.

Per questo, da cittadino, chiedo ai candidati consiglieri piacentini uno sforzo aggiuntivo, un impegno preciso.

La questione è assai delicata e da troppo tempo si trascura un dato di fatto, ovvero l’esistenza di una squadra che può (e vuole) dare una mano. Mi riferisco a tutti gli operatori, infermieri, medici, primari, dirigenti della nostra Ausl; al volontariato socio-sanitario: un vero patrimonio che vi consentirà, se opportunamente coinvolto, di fare la differenza nel vostro approccio con Bologna.

 

A partire da questa considerazione, ecco alcune parole chiave:

  • Competenza: è fondamentale acquisire la migliore conoscenza possibile sull’argomento. La cognizione giusta per decodificare i pareri che emergeranno dai confronti periodici che dovrete fare con questa squadra. Quella consapevolezza utile a distinguere le “dritte” autoreferenziali dai saggi consigli. Non trascurate gli operatori, quelli bravi e quelli meno bravi. Sono portatori di esperienze e professionalità, di virtù e vizi. Sanno e vivono tutto ciò che di eccellente, di migliorabile e di malaugurato è agito in questo settore. Da soli, cari futuri consiglieri e/o assessori, non sarete mai in grado di cogliere le sfumature di un mondo troppo complicato per essere compreso da neofiti. Coinvolgete, ascoltate, fatevi una vostra idea, confrontatela, stabilite una linea politica e praticatela senza indugio. Cominciate a studiare e non fermatevi. Mai.
  • Tempismo: sulle questioni bisogna arrivarci puntuali. Se c’è visione d’insieme, si riesce addirittura ad anticipare il corso degli eventi: in carenza di questa prospettiva, il minimo sindacale sta nella capacità – tutt’altro che facile – di non arrivare secondi. Solo così si potrà far sentire la voce di Piacenza e tutelare le nostre eccellenze. Lasciate stare il campanile. Ululare alla luna non serve. La piacentinità ha senso se è davvero utile al territorio e se si gioca una partita che ha reali chances di vittoria. Il “caso” 118 è emblematico. Per 11 anni nessuno ha mosso un dito per perorarne la causa. A giochi fatti, quando i buoi avevano lasciato il recinto, ecco tutti (quasi, per fortuna) a urlare i loro “no” fuori tempo massimo, giusto per farsi notare e poter poi addossare ad altri la colpa. C’è voluto coraggio e testardaggine per riprendere il filo del discorso e portare a casa la tutela di alcune peculiarità che parevano ormai compromesse. Per quanto importantissima, si è comunque trattato di una toppa; un lavoro diplomatico efficace, svolto (nelle condizioni date) al meglio delle possibilità, ma ciò nonostante meramente emergenziale.
  • Realismo: ho assistito a un incontro, organizzato da due candidati, in cui sono emerse voci molto interessanti. Un noto primario ha parlato di Ausl “a statuto speciale”. Una suggestione certo, ma per evidenziare come il nostro essere territorio di confine vada valorizzato per quel che è e non visto sempre e solo come un limite. Siamo la porta su altri territori, su un’altra Regione. Possiamo e dobbiamo diventare attraenti per l’enorme potenziale di mobilità attiva che potremmo intercettare. Abbiamo eccellenze da difendere, tecnologie sulle quali investire, ma esistono ottimizzazioni e razionalizzazioni inevitabili, per quanto indigeste. Per questo vi dico, occhio ai distinguo: l’area vasta è una cosa (che personalmente condivido), l’azienda unica di area vasta un’altra (che personalmente avverso). Imparate con rapidità queste e altre differenze, per sedervi ai tavoli con cognizione di causa. Non siate cinghia di trasmissione acritica e settaria ma collettori e sapienti elaboratori di strategie.
  • Onestà: non solo quella che vi permetterà di stare alla larga da vicende giudiziarie, ma quella intellettuale, che vi guiderà nel “fare cultura”, nel dire come stanno veramente i fatti, sia quando saranno a nostro favore che quando implicheranno sacrifici. I cittadini non ne possono più delle cose fatte a scapito dell’avversario, quando non per interesse personale, invece che a favore della collettività. Solo in questo modo la politica potrà sperare di recuperare quel rapporto di fiducia che rasenta oggi lo zero. È imprescindibile per il bene di tutti: della gente comune, che per cambiare in meglio questa società deve tornare a credere nel valore del voto; di quegli amministratori competenti e zelanti, che ogni giorno si impegnano per dare il giusto significato alla condizione di “servitori dello Stato”, nonostante il peso del discredito unanime e indistinto causato da colleghi farabutti.

Auspico che vorrete far vostri questi punti, per attitudine e non per comportamento elettorale.
Con ottimismo civico e tanta passione politica, vi auguro buon lavoro!

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rassegna stampa, società
ASP Città di Piacenza, #andreastaisereno
Un politico può promettere. Un amministratore deve dimostrare.- Stefano Cugini

asp città di piacenzaAndrea Pollastri (FI) si stupisce della risposta dell’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti a una sua interrogazione sulle difficili situazioni finanziarie in cui versano le Asp.

Scoprendo che la legge di riordino delle prestazioni socio-sanitarie consente agli enti margini di manovra nell’individuare forme alternative di gestione «comprovate da specifiche valutazioni economiche», dice che gli «piacerebbe sentire il parere degli enti locali su questa bella novità».

Dato che siamo chiamati in causa, vorrei rassicurarlo sul fatto che per noi questa non è una notizia nuova e non aggiunge nulla al nostro piano di lavoro.

Che l’Asp “Città di Piacenza” sia in difficoltà non è un mistero e che non ci sia tempo da perdere non lo dico da adesso.

Se è fallimentare un modello, una gestione o sono nefaste le condizioni date dalla crisi lo trovo in tutta franchezza, ora come ora, secondario.

Oggi la politica e gli amministratori che ne sono interpreti devono dimostrarsi all’altezza prendendo decisioni non scontate, ed è proprio la conoscenza della legge (nº12 del 26/07/2013) che in questi mesi ci ha consentito di aprire un serrato confronto con la Regione Emilia Romagna per voltare pagina.

È un preciso mandato che ho ricevuto: stiamo gestendo noi questo passaggio, per non subire in futuro soluzioni calate dall’alto.

Asp, come la concepiamo oggi, non può andare avanti, così come non basta una semplice operazione di imbellettamento.

Va trasformata in un soggetto più dinamico, efficiente, efficace, economico. Dobbiamo riconsiderare le risposte che dà ai bisogni del territorio, quelle che può dare, quelle che è giusto dare, in che forma e con quali strumenti.

Conosciamo le strade possibili e tutte implicano le scelte coraggiose che ho già anticipato in altre occasioni.

I nostri uffici da settimane verificano pro e contro delle opzioni e il confronto si sposterà presto nella commissione welfare, pensata apposta perché tutti i rappresentanti politici dei piacentini, non solo la maggioranza, possano scegliere la direzione da prendere per il bene della comunità.

Poi sarà il momento del confronto pubblico e del coinvolgimento delle parti sociali.

Scrivo questo per dar conto del fatto che se avessimo atteso la risposta a un’interrogazione per apprendere i dettagli di una norma e attivarci di conseguenza, saremmo stati a dir poco irresponsabili.

Confido di aver risposto esaurientemente alla domanda del consigliere Pollastri.

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