"Mai il rumore di fondo dovrebbe svilire una parola pensata”
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I voti del consigliere Giardino alle elezioni 2017
| Falso e cortese
Vatti a fidare dell'aspetto. Cortesia affettata e maniere da Lord di Sua Maestà e poi, come il più insulso leone da tastiera, il consigliere Giardino randella come non ci fosse un domani. Senza peraltro sapere di che parla.
Il Consigliere che ha prodotto questa perla social mi attribuisce un’importanza che non ho e forse non merito. Duole aver assistito, in questi mesi, a una serie di strumentalizzazioni con l’unico obiettivo di colpire la mia immagine per depotenziare i miei messaggi politici sull’operato di alcuni amministratori.
Peccato per lui che questo post faccia acqua da tutte le parti, perché quando i fatti sono impossibili da contestare, non c’è proprio trippa per gatti…
Ammetto che sulle prime ho fatto fatica a tenere insieme l’essere la causa principale della sconfitta elettorale e il consigliere rieletto con più voti tra tutti e 32 i colleghi.
Per quanto riguarda i compensi ai vertici di Acer, ho già dimostrato in questa sede con i numeri la mia ragione obiettiva, con risposte degli interessati che definire arrampicate sugli specchi è fare un complimento.
Su Telefono Rosa, accesso agli atti eseguito, documentazione studiata (non che ne avessi bisogno) e conferma puntuale, al centesimo, di quanto ho sempre sostenuto. Altro nodo che possiamo far venire al pettine in ogni momento, ma non so, oltre a me, a chi possa in effetti convenire, dato che nella commissione in cui ero assente sono stato oggetto di esplicite calunnie. Forse è il caso di chiuderla qui…
Mi ero ripromesso di non rincorrere più, dopo l’ultima recente risposta, i polemisti di professione: in genere si parte sconfitti. Ma farsi diffamare senza saperne il motivo (o forse lo so fin troppo bene, ma preferisco continuare a non crederci) richiede un livello di pazienza che a me manca.
Incredibile seduta della Commissione 3 ieri pomeriggio a Piacenza. La presidente del Telefono Rosa (Centro antiviolenza femminile), avvocato Donatella Scardi, ha chiarito senza mezzi termini – anzi con parole chiarissime e inequivocabili – che il Centro stava per collassare a causa dell’ostilità dell’ex assessore al welfare Stefano Cugini. (…) Ha inoltre precisato che le recenti dichiarazioni dello stesso Cugini e della consigliera Piroli, secondo cui i contributi comunali a Telefono Rosa sarebbero stati decuplicati dalla precedente amministrazione, sono prive di fondamento. (…). Poi ci si chiede come mai il Pd abbia preso la batosta che ha preso alle ultime Comunali! Perché ha creduto di poter fare politica sulla pelle delle persone deboli e in difficoltà. (…) P.S. Ieri l’intrepido consigliere Cugini, membro della Commissione 3, ha scelto – forte delle sue decisioni passate e dei suoi profondi convincimenti – di non presentarsi e farsi sostituire dalla collega Piroli (…) Ci vuol coraggio…
Sto vedendo di che pasta è fatto Cugini giorno dopo giorno, qua dentro”.
Queste sono le perle di quel leoncino da tastiera che risponde al nome di Michele Giardino, consigliere di Forza Italia. Affermazioni pesanti e senza stile, sulla falsariga dei post su Facebook che vi invito ad andare a leggere sul profilo di questo politico di spessore (qui sotto la foto del mio commento).
Protervia mista a ignoranza (in senso letterale), che sposa senza domande la ricostruzione a dir poco fantasiosa della presidente di Telefono Rosa, convinta che ripetendo il mantra all’infinito, la bugia diventi realtà.
Da troppo tempo si sta montando ad arte la polemica sui rapporti tra la passata amministrazione e l’associazione e, da quel che mi è dato leggere nei virgolettati della scorsa audizione di presidente e vice in commissione 3, disinformazione e calunnie stanno passando il segno.
Per questo motivo, per l’ultima volta, intervengo a beneficio di quei piacentini interessati a conoscere la verità e convinti che un briciolo di buona politica, fatta da persone per bene, possa ancora esistere, desistendo – senza più speranze, né interesse – dal proposito di convincere gli abbonati alla polemica, molti dei quali siedono tra i banchi del consiglio comunale.
Dai resoconti della stampa mi accorgo di essere stato processato in contumacia, con affermazioni che ledono la mia reputazione e infangano il ruolo di assessore che ho ricoperto con orgoglio e onore.
Mia la “colpa”, per motivi familiari, di non aver potuto presenziare ai lavori. A parecchi degli intervenuti invece, l’occasione di attaccare a testa bassa, svelando uno stile che ne qualifica lo spessore umano e politico.
detto dalla presidente Scardiè un’affermazione tanto grave quanto falsa.
A confutare una simile panzana basterebbe, al di là del “vergognoso balletto di cifre”, sul quale mi trova concorde, citare le sue stesse parole, laddove sostiene che dai 13.000€ l’anno fino al 2014 (attribuisco a un refuso del cronista l’aver scritto “al mese”, perché in caso contrario sarebbe una menzogna) starebbe ora ricevendone 5.000€ mese.
Posso capire che l’abitudine in troppi consolidata di amministrare o intendere il rapporto con il potere facendosi influenzare da amicizie, simpatie o antipatie personali renda impossibile capire o accettare l’azione di chi, al contrario, ha sempre ragionato con l’unico obiettivo del pubblico interesse e agito di conseguenza (a volte facendo bene, a volte sbagliando).
Ciò non di meno non posso permettere che i dati di fatto spariscano in una nebbia inestricabile di dichiarazioni di parte, giudizi sommari, strumentalizzazioni e imprecisioni di chi la racconta come vuole e di chi non studia a sufficienza per formarsi un giudizio autonomo e imparziale.
Rimettiamo in primo piano gli elementi essenziali, sin qui confusamente emersi: fino al 2014 il Centro Antiviolenza Telefono Rosa, comprensivo di una piccola casa rifugio di 5 posti (in locali di proprietà Asp) riceveva dal Comune di Piacenza – unico ente locale della provincia a destinare risorse – un contributo, appunto, di 13.000€ l’anno.
Nel 2015 lo Stato destina risorse per 109.000€, che per legge transitano alle Regioni e quindi ai Comuni, per lo sviluppo e il potenziamento dei centri antiviolenza. Volendo consolidare l’azione dei centri, l’Amministrazione Dosi punta a unire le forze, promuovendo e coordinando un protocollo provinciale con Piacenza, Fiorenzuola, Castel San Giovanni, ASP e Fondazione di Piacenza e Vigevano, veicolato nella sede più opportuna, vale a dire la conferenza territoriale sociale e sanitaria. Ne deriva la messa a disposizione di Telefono Rosa di una struttura arredata (nella disponibilità di Asp, in seguito a specifico e articolato accordo con la Fondazione) per la gestione di una nuova casa rifugio più grande, con possibilità di accoglienza che passa da 5 a 17 posti. All’associazione sono trasferiti 96.000€ del finanziamento, mentre la restante quota serve ad Asp per completare gli arredi e allestire la casa, che inizia la sua attività a settembre.
Nel 2016 lo Stato non sborsa neanche un euro, benché a Telefono Rosa il Comune di Piacenza scelga di garantirne, attraverso Asp, 86.000 (quando si sarebbe potuti tornare ai 13.000 pre-finanziamento). Nello stesso anno, Piacenza è capofila in un bando con Fiorenzuola e Castel San Giovanni per presentare il progetto “vita al centro”, elaborato da Telefono Rosa, poi finanziato con risorse aggiuntive per 115.000€. Si tratta di una copertura per il periodo marzo 2017 – marzo 2019, destinata a potenziare le attività ordinarie del centro e – regole di rendicontazione alla mano – alla copertura di spese imputabili alla sede.
Nel 2017 tornano i finanziamenti statali e regionali, ragion per cui a Telefono Rosa è confermata la copertura di 87.000€, che per fortuna non grava più in toto sulle casse comunali di Piacenza.
A chi discute poi animatamente il ruolo di Asp nella vicenda, devo ricordare la delibera dell’8 aprile 2015 sul riordino della gestione pubblica, in attuazione della L.R. 12/2013, (uno dei fattori chiave del potente percorso di risanamento compiuto poi nei mesi a venire) con cui il Consiglio comunale ha conferito proprio ad Asp, tra i vari servizi, le iniziative di contrasto alla violenza di genere: non il centro antiviolenza, come qualcuno, in deficit di studio, ha sostenuto a sproposito.
Nell’ambito di queste funzioni, Asp ha gestito il rapporto con Telefono Rosa, mettendo peraltro a disposizione le strutture gratis, fornendo supporto e anticipando risorse per cercare di ammortizzare l’andamento non prevedibile dei finanziamenti esterni.
Fatte queste precisazioni, è più che legittimo sostenere che tali cifre non siano ancora sufficienti. Sono certo che in questo senso la nuova amministrazione sarà molto più capace di noi di promuovere una responsabilizzazione complessiva con gli altri Comuni che porti a un impegno di risorse maggiore a prescindere dai finanziamenti nazionali e regionali.
Quando vedremo a bilancio i capitoli di spesa rimpinguati, saremo i primi a complimentarci.
Resta per ora la vergogna, termine abusato in questi giorni, di gettare fango a più riprese su un’amministrazione che ha operato per passare da un unico finanziamento di 13.000€ l’anno a una base di circa 87.000€ nel triennio 2015, 2016 e 2017, cui si aggiungono i 115.000€ di “vita al centro” e, non bastasse, la disponibilità di sedi arredate e senza oneri di locazione/manutenzione.
In molti adesso fanno gli splendidi, fingendo di non accorgersi che, nell’anno privo di finanziamenti esterni, è stato il Comune di Piacenza e solo il Comune di Piacenza a investire per dare continuità all’azione di Telefono Rosa, impegnando ben più dei canonici 13.000 € annui di cui oggi si rimpiange tanto la mancata erogazione, compresa nell’ammontare complessivo.
E’ stata cattiva gestione questa? Ciascuno può farsi un’opinione, sempre che riesca a diradare la nebbia sgradevole e ideologica che nasconde i fatti essenziali. Di sicuro sembra un ben strano modo di voler “far fuori” qualcuno!
Chiudo smentendo categoricamente quanto sostenuto dalla presidente Scardi in riferimento all’incontro del 7 luglio 2015 in Regione, secondo cui avrei detto “Se ci siete da 21 anni è ora di cambiare”.
Lascio alla presidente, che di professione è avvocato, il giudizio su come giuridicamente è definito il
“recare offesa all’altrui reputazione comunicando a due o più persone, a voce o per iscritto, e fuori della presenza della persona offesa, oppure diffondendo, per mezzo della stampa, notizie di fatti che possano comunque ledere o diminuire la stima morale o intellettuale o professionale che la persona gode nell’ambiente in cui vive”.
Posto che l’incontro in Regione l’ho chiesto io, mai mi sono sognato, in relazione ai rapporti tra Comune e Centro antiviolenza, di dire una cosa simile. Ho più di un testimone a mio supporto.
Altra cosa è invece un concetto di valenza generale, attinente le dinamiche stesse delle associazioni di volontariato, che ho sì espresso più volte (non ricordo se anche in quella sede) e che ribadisco senza problemi: quando i gruppi dirigenti restano immutati per troppi anni, qualcosa non va in termini di contendibilità delle cariche e democrazia interna.
Perpetuare le solite guide finisce per compromettere il carico di entusiasmo, nuovi modi di pensare, freschezza che solo un adeguato ricambio generazionale può garantire.
Il volontariato è il mio mondo di riferimento, lo conosco bene e mi sento libero di esprimere giudizi. Se per qualcuno questa libertà di pensiero è un reato di lesa maestà, me ne farò una ragione con poco, pochissimo sforzo.
Tanto quanto è triste che la presidente di Telefono rosa non perda occasione, pubblica e privata, per disconoscere tutto l’aiuto ricevuto dal Comune di Piacenza.
Ragioni di antipatia e sentimenti di lesa maestà la portano anzi a parlare apertamente di rischio di chiusura e mettere in dubbio la stessa volontà politica di un sostegno che non solo non è mai mancato, ma si è addirittura più che decuplicato negli ultimi due/tre anni.
Ora ci fanno morire.
A fronte di simili distorsioni della realtà, consegnate alla stampa, come si fa a non tornare con la memoria al più famoso precetto del potente manovratore della propaganda nazista:
ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.
Anzi, se in provincia i servizi di contrasto alla violenza di genere sono stati potenziati, è proprio grazie alla ferma volontà politica del Comune di Piacenza e del sottoscritto, quando da assessore mi sono occupato di welfare. Fatti, non opinioni.
Bene ha fatto Patrizia Calza a mettere qualche “puntino sulle i”, peccando tra l’altro di signorilità nel tacere che “l’ulteriore sforzo dei Comuni, nelle more dei ritardi dei finanziamenti nazionali” è stato in realtà uno sforzo individuale proprio di Piacenza, nelle more dei finanziamenti nazionali e dei contributi previsti dai Comuni degli altri distretti.
A furia di ripetere una bugia, poi giovani consiglieri della Lega come Davide Garilli, più propensi a parlare che a studiare le carte, finiscono perdire castronerie.
Difficile definire diversamente il suo intervento di lunedì scorso, in cui ha blaterato che l’amministrazione Dosi avrebbe tagliato fondi a Telefono rosa per sostenere Pulcheria.
Ribadisco il concetto: noi i fondi a Telefono rosa li abbiamo più che decuplicati. Auguro all’attuale giunta di poter fare altrettanto.
L’aiuto alle fasce più fragili non è esclusiva di associazioni, che invece di continuare a rinfocolare polemiche inutili potrebbero concentrarsi su temi come la contendibilità delle cariche interne e il ricambio generazionale del gruppo dirigente.
Il sostegno al disagio più profondo deve necessariamente essere un lavoro di rete, umile e senza sosta, libero da protagonismi di maniera che sono tanto stucchevoli quanto dannosi.
Perché, se Goebbels aveva il suo aforisma, non da meno è stato Bertold Brecht, al quale mi lega certamente maggiore affinità intellettuale:
Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
Sono strane le critiche che ci rivolge Telefono Rosa, prontamente supportato da candidati Sindaco e aspiranti consiglieri in cerca di voti. L’impegno del Comune di Piacenza è al di là di ogni ragionevole dubbio.
Sia nel 2013 che nel 2014, sono stati stanziati ed erogati all’associazione 13,000€ per sostenere il funzionamento della casa di accoglienza per le donne che subiscono violenza.
Nel 2015 sono stati proposti, ideati, progettati e finanziati gli interventi di potenziamento e ampliamento dei servizi offerti, per una spesa pari a 109.164,37€, in parte concessi direttamente a Telefono Rosa e in parte affidati a Asp Città di Piacenza, braccio operativo del Comune e coordinatore provinciale del programma.
Il 4 settembre del 2015 abbiamo sottoscritto insieme ai Comuni di Castelsangiovanni e Fiorenzuola, l’Azienda Usl, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e la stessa Asp, il protocollo mirato a implementare e potenziare le attività di ascolto e accoglienza sul territorio provinciale. Ne è derivata l’assegnazione del finanziamento citato, garantito dalla Regione e dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. In questo modo le strutture cittadine già esistenti e sovvenzionate dal Comune di Piacenza sono state ampliate per rispondere alle esigenze dell’intera provincia, incrementando, fino a triplicare, i posti di accoglienza.
Alla scadenza del Protocollo, il 31 dicembre 2015, solo il Comune di Piacenza si è impegnato a proseguire con risorse proprie mettendo a disposizione altri 83.600€ erogati in quota parte a Telefono Rosa e Asp che, ripeto a scanso di equivoci, gestisce per conto e su mandato dell’Amministrazione comunale i servizi in questione.
Per quanto attiene il 2017, a fronte della regolare rendicontazione di Telefono Rosa sul primo trimestre, il Comune di Piacenza ha già versato 15.000€, che si conta di recuperare dallo stanziamento ministeriale promesso, ma non ancora arrivato. Vanno aggiunte altre risorse legate a un progetto regionale (circa 22.000€) e a un ulteriore programma della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di cui il Comune di Piacenza è stato capofila nella stesura e per il quale svolgerà un ruolo di coordinamento tecnico e rendicontazione amministrativa anch’essi piuttosto impegnativi.
Il sostegno al funzionamento della casa di accoglienza per donne vittime di violenza è garantito – come attestano le risorse collettive spese – in conformità con le indicazioni della legge regionale 2 del 2003, che inserisce tale struttura nei livelli essenziali delle prestazioni sociali.
È evidente che il Comune di Piacenza non può finanziare da solo un centro a valenza provinciale: per questo ci si aspetta un contributo anche dai territori di Levante e Ponente. È altrettanto palese che il Comune può al massimo anticipare parte del finanziamento nazionale, ma non può integralmente liquidarlo prima che questo sia corrisposto. Abbiamo ricevuto le ultime rassicurazioni della Regione circa i 45.000€ annui di riparto dei fondi antiviolenza 2017 e 2018, che tuttavia a oggi non sono ancora stati erogati.
Colgo la curiosità del fatto che quando si parla di soldi e rendicontazione puntuali, chi è da sempre abituato a una gestione “autonoma” reagisce stizzito.
Ciò non di meno, abbiamo fatto il pieno di pazienza e ce l’abbiamo davvero messa tutta. Faccio fatica a capire, a fronte di dati oggettivi, come si possano avanzare dubbi sulla nostra volontà politica e non puntare invece il dito su chi è davvero in difetto.
Noi stiamo adempiendo il nostro dovere civico e istituzionale per il quale non sono certo richiesti ringraziamenti, ma quantomeno l’onestà intellettuale di tener conto della realtà dei fatti.
La volontà politica di supportare il centro antiviolenza, così come la casa rifugio per le vittime di abusi e maltrattamenti, è indiscussa e si è concretizzata, in questi anni, con l’impiego di soldi della collettività, anche supplendo a ritardi o inadempienze a livello provinciale, regionale e nazionale.
Sgarbato e ignorante, in senso proprio, poiché è evidente che parla per sentito dire di una vicenda che non conosce. La invito a scegliersi meglio i gobbi che dettano il copione, perché le parole usate a margine della visita a Telefono Rosa dimostrano che se è questo il grado di attendibilità che i piacentini possono aspettarsi, c’è poco da stare allegri e sarà meglio per il centro sinistra impegnarsi molto per non lasciare la città ad amministratori così superficiali.
Cara avvocato, non ho niente di cui vergognarmi, vado sereno a testa alta per l’impegno che ho messo in ogni giorno del mio mandato. Spiace constatare che invece di proporre la sua visione, si limiti ad attaccare a testa bassa, tradendo un’idea di politica litigiosa e lontana dai contenuti e, peggio ancora, dalla verità.
In questa fiera della disinformazione sarà il caso di dire ai piacentini, tra cui le responsabili di Telefono Rosa (casomai nutrissero dei dubbi), che è tanta la nostra volontà politica di sostenere il contrasto alla violenza di genere che è proprio grazie a noi che si sono triplicati i posti in casa rifugio e si è qualificato il centro su scala provinciale, attivando pure il servizio di reperibilità notturna.
Dirò di più, così vediamo se oltre che lesta a sentenziare, è anche onesta intellettualmente: le offro la possibilità di scurarsi, confidandole che dal 2016 a oggi il progetto è rimasto attivo solo perché il Comune di Piacenza, attraverso Asp, ha supplito ai mancati pagamenti degli altri distretti, i cui comuni capofila, Fiorenzuola e Castel San Giovanni, stanno dalla sua parte politica.
Parliamo di risorse per donne e bambini, vittime provenienti dalla provincia e ospitate in città a nostre spese. Noi abbiamo rispettato il protocollo anche una volta scaduto, a differenza di altri, da cui stiamo ancora aspettando i pagamenti. Avremmo forse dovuto mettere soggetti fragili in mezzo a una strada?
È tanto vero quel che dico, che abbiamo chiesto una convocazione ad hoc dell’ufficio di presidenza della conferenza socio sanitaria proprio per affrontare la questione, diventata insostenibile per le casse di Piacenza, oltre a non essere più tollerabile per banali ragioni di correttezza istituzionale. Per quanto riguarda poi i fondi statali, è difficile liquidare somme che non sono ancora arrivate nemmeno a noi!
Pensi un po’ signora candidata: nella foga dello scontro fazioso, ci ha definito insensibili e menefreghisti, insulti che, al limite, potrebbe indirizzare – cosa che noi con più eleganza non abbiamo fatto – al “suo” centro destra che comanda a Levante e Ponente.
Prenda atto di una cantonata che più grossa di così non avrebbe potuto essere. Quando cinque anni fa mi sono avvicinato per la prima volta alla politica è stato proprio per dare il mio contributo a superare questa distorsione del confronto pubblico, che crea solo rabbia e disaffezione nei cittadini.
Ho studiato molto e cercato di essere sul pezzo prima di aprire bocca. Nonostante la sua lunga esperienza, glielo consiglio per il futuro. Buona campagna elettorale.
Amministro come so fare il volontario. Non prometto agli altri meraviglie ma lavoro con gli altri per un mondo migliore. Tutti i giorni. Con l’ottimismo ignorante di chi lo crede possibile se fatto insieme. Avete mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica.- Stefano Cugini