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COOPERAZIONE: Piacenza non è una Cenerentola
Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.- Dante Alighieri, Inferno, canto III

CollaborationDopo le tappe di Bologna, Forlì e Reggio Emilia, arriva a Piacenza l’incontro di presentazione delle linee guida per l’affidamento dei servizi alle cooperative sociali.

Non è tema di poco conto, dato che il movimento in Emilia Romagna, conta circa 1000 realtà, con 43.000 addetti e più o meno 2 miliardi di euro di fatturato!

Alla luce della L.R. 12, della delibera 32/2016 dell’ANAC e della legge di riforma del Terzo settore, torna al centro l’obiettivo di riconoscere e sostenere il ruolo e la funzione pubblica esercitati dalle cooperative sociali, in quanto promotrici dell’autogestione e della partecipazione dei cittadini.

Il Presidente Regionale di Confcooperative, Francesco Milza, ha fatto sue le parole del Papa, quando ha sostenuto che con la cooperazione, 1+1 fa 3. Vero. Lo dicevano anche quelli della Gestalt un secolo fa che “l’insieme è più della somma delle singole parti“.

Non sempre però 1+1=3. Solo se le parti in causa stanno nel sistema con convinzione, per attitudine, condividendo ideali prima ancora che strategie. Il vero cooperatore “è”, “si sente”, non lo fa per comportamento, interesse personale o per disposizione dell’autorità anti corruzione. In questi disgraziati casi, 1+1=0 e quello zero circonda e risucchia prima di tutto gli anelli più deboli, ovvero i lavoratori e chi dovrebbe beneficiare dei servizi, ovvero gli utenti finali.

La cooperazione virtuosa ha bisogno di crescere, dare speranze, trasmettere visioni, formare, ripensarsi, contribuire non solo a creare lavoro ma capitale sociale.

Un’amministrazione lungimirante deve favorire queste possibilità e respingere la tentazione di non essere più che rigorosa nella scelta dei partner. Un’amministrazione seria dà battaglia a chi non interpreta appieno i valori della cooperazione, sta attenta a dove porre l’asticella del rapporto tra costi, risparmio, qualità del servizio erogato, tutela dei lavoratori. Un’amministrazione di polso non è pavida nelle scelte, manda messaggi chiari all’intero sistema e si compiace quando il TAR rigetta un ricorso a un’esclusione per eccesso di ribasso!

Oggi a Piacenza c’è un’amministrazione che ha dimostrato nei fatti di ritenere indissolubile il legame tra principio di economicità e dimensione sociale. Siamo un ente intimamente convinto dell’importanza di valorizzare il ruolo del terzo settore nel sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto dalla legge 328/2000.

Ci impegniamo a essere un interlocutore forte, puntuale nella programmazione del fabbisogno, nella definizione delle aree di intervento, degli obiettivi e dei criteri ma che al contempo mira a stimolare la produttività dei prestatori di servizi e accompagnare il privato sociale nella piena espressione della propria progettualità.

Piacenza si è data come obiettivo strategico la promozione e valorizzazione del ruolo centrale delle cooperative. Ci crediamo talmente che oggi, fatto 100 il volume dei servizi, in termine di posti e prestazioni erogate, il rapporto è a favore del privato sociale per i due terzi.

D’altronde, il programma con cui ci siamo candidati a guidare la città nel 2012 descriveva tutta l’attenzione al mondo cooperativo, sia quello di tipo “A”, che si concentra sui servizi socio sanitari ed educativi, sia quello di tipo “B”, cui afferisce l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

MANUTENZIONE VERDE

Siamo il primo comune in Regione ad affidare il servizio di manutenzione del verde pubblico con appalto riservato ai sensi dell’art. 52 dlgs 163/2006, riservando la partecipazione alla procedura aperta ai laboratori protetti, ovvero a soggetti che si pongono l’obiettivo dell’inserimento lavorativo di persone disabili o socialmente deboli.

NUMERI

Abbiamo assegnato un appalto di 5 anni a un ATI di Cooperative “B” per 6.300.000€ + IVA. Se non è questo un gran bel modo per curare gli interessi e lo sviluppo di una comunità! Qualità del servizio e tutela dei soggetti svantaggiati: circa 130, più della metà del totale di persone assunte nell’ambito dei servizi per la raccolta differenziata, spazzamento, gestione delle stazioni ecologiche. Di questi, circa 60 sono invalidi, civili o sul lavoro. I contratti sono prevalentemente a tempo pieno e indeterminato, con un’anzianità che arriva ai 15 anni.

AREA VASTA

Per noi non c’è nulla di nuovo e inesplorato nelle disposizioni di ANAC di “costruire un nuovo welfare partecipativo, valorizzando le potenzialità di crescita e occupazione insite nell’economia sociale e nel terzo settore”. Abbiamo adeguato le nostre procedure interne alle linee guida di Cantone, anche dove queste portano al superamento del principio di territorialità, a proposito del quale voglio dire che, pur comprendendone la ratio, sono in parte in disaccordo.

Quando parliamo di area vasta, riferendoci alla cooperazione, credo si debba intendere un territorio sufficientemente ampio per mettere in comune esperienze, ottimizzare servizi e risorse, moltiplicare possibilità. Altrettanto però, dovrà essere definito il giusto per non disperdere il contatto con il proprio territorio di riferimento, la realtà che esprime e la dimensione che vive.

Un socio cooperatore deve poter conoscere i nomi e guardare i propri dirigenti negli occhi. Un dirigente, deve avere ben chiaro il capitale umano su cui ha scelto di investire e la cui qualità di vita dipenda dalle sue scelte d’impresa.

COPROGETTAZIONE

Crediamo tanto nei protagonismi di pubblico e privato chiamati a incontrarsi, che siamo precursori rispetto al tema della coprogettazione. Per noi è una via alla strutturazione di un sistema territoriale, la cartina tornasole della reale intenzione e capacità dei vari attori di produrre bene comune, in termini di risorse, occupazione, economia, professionalità formate, credibilità diffusa.

Abbiamo fatto leva sul quadro normativo comunitario e nazionale che prevedono gli affidamenti a soggetti del terzo settore in deroga al codice degli appalti, avviando un percorso di coprogettazione per la gestione in convenzione dei servizi della programmazione sociale e socio sanitaria distrettuale, coniugando nei criteri di valutazione, tanto il profilo economico quanto requisiti di carattere tecnico, professionale, sociale, di esperienza, innovazione e coerenza.

Siamo – e stiamo volentieri – di fronte alla sfida di una relazione tra pari, senza alibi, sincera: ognuno con il proprio ruolo ma tutti chiamati a dimostrare nei fatti la volontà di far tornare la somma 1+1=3.

 

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partecipazione, società
VOLONTARIATO. Lettera aperta di un innamorato critico
Amministro come so fare il volontario. Non prometto agli altri meraviglie ma lavoro con gli altri per un mondo migliore. Tutti i giorni. Con l’ottimismo ignorante di chi lo crede possibile se fatto insieme. Avete mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica.- Stefano Cugini

freepik volontariatoIl 5 dicembre, da quasi 30 anni, si festeggia la giornata internazionale del volontariato.

Occasione giusta e doverosa per dare risalto al valore dell’impegno di migliaia di persone che si dedicano agli altri ma, altrettanto, momento opportuno per tirare qualche somma.

Viviamo tempi poco compatibili con le auto celebrazioni e d’altronde lo spirito autentico del volontario é quello di leggere bisogni e proporre soluzioni, non certo di compiacersi.

Ecco quindi che, dopo decenni di forte crescita, mi sembra onesto augurare l’apertura di una stagione di “nuovo rinascimento”, in cui pensare in modo lucido alle sfide del futuro e a come interpretarle al meglio.

Pochi giorni fa, in occasione di un importante incontro sull’associazionismo in carcere, ho definito il terzo settore il primo garante di quella sussidiarietà tanto citata ma non sempre applicata a dovere; il motore della società, lo sguardo prospettico, la forza che più di chiunque altro osa, sperimenta, mostra agli altri con entusiasmo la luce in fondo al tunnel.

É un compito gravoso, ma rappresenta il cuore dei valori fondanti di un intero movimento. Non mettere a rendita queste peculiarità sarebbe tradire una missione e gettare alle ortiche l’opportunità di porsi come il più virtuoso tra i modelli di portatori di interesse.

Purtroppo c’é in giro, nelle istituzioni, chi ancora teme un’interlocutore con una simile presa di coscienza e non si sforza sul serio per creare opportunità e condizioni affinché questa natura sveli tutte le sue potenzialità.

Un agire pavido, arroccato, di chi é restio a misurarsi e farsi misurare e, alla forza di una controparte che ti costringe a crescere a tua volta, preferisce la debolezza di realtà spesso frammentate e in competizione tra loro, che faticano a capire fino in fondo quanto sarà più grande il bene comune fatto insieme, rispetto alle pur meritorie attività delle singole associazioni.

Su scala locale stiamo molto meglio che altrove, ma non possiamo dirci al riparo dai rischi. Non ceda dunque il volontariato al “divide et impera”, eviti le lusinghe e si concentri sulla ricerca di coesione e unità d’intenti al proprio interno.

Sia traino ed esempio di azione politica alta e irreprensibile. Si faccia sempre più coinvolgente e attrattivo, curandosi di non replicare vizi e difetti di chi negli anni ha allontanato le persone dall’azione civile.

Coltivi il ricambio generazionale, perché perpetuandosi si diventa autoreferenziali.

Il mio è l’appello di un volontario per un po’ prestato a un altro tipo di impegno. Un gesto d’amore verso quello che continuo a ritenere il mio mondo di riferimento.

Paolo VI definì la politica come “la più alta forma di carità”. Anche la carità del vero volontariato – esperto, competente, professionale come deve e sa essere oggipuò rivelarsi la più alta forma di politica.

Questo é il mio augurio. Buona festa a tutti.

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società
WELFARE. Ciclo di incontri per parlare di volontariato
La politica non si salva con le frasi a effetto, ma con il cuore e la passione di chi sente il privilegio, nei diversi ruoli, di rappresentare una comunità intera. Con la disponibilità di chi coglie il dovere di creare condizioni e occasioni per gli adulti del futuro. Con serietà, piedi per terra e coscienza di cosa vuol dire essere “cittadino”. Chi ama la politica cerca le persone, non le categorie. Chi ama la politica, prova a unire.- Stefano Cugini

Print Martedì 14 maggio nella sede dell’Unione Provinciale di viale Martiri della Resistenza 4 si è tenuto il quarto incontro del ciclo sul Welfare organizzato dal PD.

Nell’occasione si è parlato di volontariato, tema sul quale sono intervenuti, oltre al sottoscritto (in qualità di vice presidente Svep), anche:

  • Raffaella Fontanesi direttore di SVEP
  • Marco Marchetta, direttore AUSER
  • Itala Orlando dirigente ASP AZALEA.

Gli incontri, in totale 5, sono stati promossi dal Gruppo di lavoro sul welfare del PD e sono sempre stati aperti a tutti gli interessati. Credo che sia davvero questo il metodo per avvicinare le persone alla vita di partito: occuparsi di temi precisi e sentiti, promuovere il dialogo e aprirlo il più possibile all’intervento di tutti.

 

Ecco le slides della mia relazione:

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