casta e dintorni
A picco senza uscire dal porto!

Fari spenti nella notte

"Il bello della democrazia è il principio di alternanza. Speriamo solo che chiunque venga dopo questi governanti trovi ancora qualcosa da cui ripartire”

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Mesi di governo della destra a Piacenza (e continuano a dar colpa agli altri)

| Ci fa o ci è, questo il dilemma...

Dire cose non vere per ignoranza del dato di realtà equivale a inettitudine amministrativa. Affermare falsità sapendo che la realtà è altra cosa, somma all'inettitudine la disonestà intellettuale. In entrambi i casi è male.

“Ancora una volta siamo costretti a confrontarci con malfunzionamenti e inefficienze imputabili alle scelte della Giunta Dosi, che si ripercuotono sul lavoro degli uffici e sulle attività dei cittadini”

Battisti (Lucio, non Cesare), cantava “a fari spenti nella notte“, immagine che sta sempre più identificando gli attuali governanti di Piacenza.

Smettere di prendersela con Paolo Dosi, dopo 19 mesi – DI/CIAN/NO/VE – al comando della macchina comunale, sarebbe il minimo per non dimostrare totale mancanza di stile verso chi proprio per stile e signorilità si è distinto.

Ciò detto, l’ennesimo scaricabarile non farebbe neppure notizia, non fosse che stavolta persino il calendario si ribella all’accusa mossa a chi c’era prima.

Contrariamente a quanto si vuol far credere ai piacentini, il “soggetto imbarazzante”, selezionato con “condizioni contrattuali vergognose” (così si è espressa su Facebook l’assessore) NON è stato individuato dalla giunta Dosi ma da una commissione a settembre 2017, in piena reggenza della giunta Barbieri.

Oltre i poco prudenti toni calunniosi, strano se si considera la professione di Erika Opizzi, per quel che risulta a noi l’assessore si è fatta la spia da sola.

Abbiamo depositato interrogazione in proposito: ci smentisca se non le torna la ricostruzione.

La squadra di Dosi ha si avviato le procedure di bando, dovendo vuotare l’archivio edilizia per il recupero del collegio San Vincenzo, grazie al finanziamento di 4.250.000€ stanziato dal MIUR, nell’ambito del programma triennale per le residenze universitarie, da NOI a suo tempo intercettato.

Per inciso, non risulta che al momento la nuova amministrazione possa vantare medesimi traguardi.

Ciò che preoccupa davvero è la sempre più evidente inadeguatezza a gestire la cosa pubblica, con un’infilata di gaffe senza soluzione di continuità, annunci e smentite in serie, progettualità concrete ridotte al lumicino e la costante idea di sviare l’attenzione criticando il lavoro altrui, di chi ha peraltro lasciato conti in ordine e progetti pronti per essere realizzati.

L’orchestrina suona ormai solo la musica stonata per cui i contrattempi e gli insuccessi non sono mai figli di incapacità proprie.

Emblematico pure il tentativo di giustificare il lungo elenco di fondi perduti nascondendosi dietro al presunto clientelismo della Regione, che darebbe soldi solo ai comuni “amici”, salvo essere sonoramente smentiti con l’elenco dei progetti finanziati ad amministrazioni di centro-destra, tra cui Piacenza, quando si è dimostrata in grado di presentare idee degne di essere sostenute.

Ultima in ordine di tempo, la querelle Auchan dove, pur prendendo le distanze da provocazioni fini a se stesse, concordiamo con Tommaso Foti, quando dichiara:

“la necessità che gli organi politici del Comune di Piacenza prendano contatti con Auchan per verificare se la stessa sia interessata a contribuire a una risagomazione di Piazzale Milano, oltre che a riattivare la navetta da tempo dismessa”

Una tirata di giacca bella e buona. Uno sprone nemmeno troppo velato a recuperare tempo perduto e immobilismo, che Foti indirizza al suo Sindaco – in buona compagnia con altre influenti voci non certo ascrivibili a “zecche rosse” o “pidioti”.

Errare è umano, perseverare diabolico. Pare clamoroso ai più che il Comune di Piacenza non abbia risposto agli inviti alle tre conferenze dei servizi arrivati da San Rocco (20 ottobre 2017, 13 gennaio 2018, 24 febbraio 2018).

Per questa ragione, quando l’onorevole Foti, sempre lui, sostiene che

“se la parte tecnica del Comune di Piacenza ha inteso di non partecipare alla conferenza dei servizi, la parte politica può chiedere ad Auchan di intervenire”

viene spontaneo domandare:

chi guida la parte tecnica?

chi dà la linea?

chi prende le decisioni finali?

Non bastasse, durante la seduta del Consiglio comunale del 19 marzo 2018, la consigliera Piroli sollevò il tema, casomai fosse sfuggito fino ad allora, il che non solo dimostra che proposte e suggerimenti dalla minoranza non mancano, ma toglie gli ultimi alibi a chi era talmente tanto in altro affaccendato da non accorgersi che i suoi tecnici disertavano importanti appuntamenti.

Il tutto, si badi bene, nel silenzio assordante e perdurante della Lega, a Piacenza subalterna a Fratelli d’Italia, che grida “prima i piacentini” ma subisce il “prima i lodigiani“.

Dove era dunque la parte politica? In udienza in tribunale? In studio? Su qualche cantiere?

Se la parte politica lavorasse a tempo pieno in Comune, non v’è dubbio che sarebbe più sintonizzata con i tecnici e più sul pezzo nel dare indicazioni, specie su quei temi che, se trascurati, fanno perdere posti di lavoro ai piacentini.

D’altronde non è dall’opposizione che è arrivata la sentenza del

“qua è il circo, ci sono dei fancazzisti e quindi va bene così”

Terre Padane, nuovo ospedale, bando periferie, piazza Cittadella, piscina: tutte eredità della giunta Dosi, grandi questioni che, con molta ordinaria quotidianità, condividono in questa amministrazione il filo rosso di un’agire pasticciato, con l’aggravante che invece di soluzioni si cercano colpevoli altrove.

Propaganda, arroganza e permalosità a parte, LA NAVE, come la stessa maggioranza ha definito la propria guida della città, nonostante il rimpasto non è ancora uscita dal porto: l’impressione è che il Titanic nostrano possa riuscire nell’impresa di affondare addirittura prima di mollare gli ormeggi.

Il Sindaco proprio oggi dice che a Piacenza servono idee, progettualità, risorse: per ora le prime sono poche e spesso causa di liti intestine; le seconde dimostrano di non essere abbastanza buone per avere finanziamenti. Le terze sono sempre più scarse.

Il bello della democrazia è il principio di alternanza. Avanti così, speriamo solo che chiunque venga dopo questi signori trovi ancora qualcosa da cui ripartire.

Altro che malfunzionamenti e inefficienze imputabili alle scelte della Giunta Dosi!

clicca qui sotto per leggere la nostra INTERROGAZIONE all'assessore Opizzi

dispacci resistenti, open consiglio
Poche idee ma ben confuse

 

Sig. Presidente, non ho difficoltà a dire che ho letto tre volte queste linee programmatiche perché non capivo se fossero linee programmatiche o un elenco mal scopiazzato di qualche programma o rimasuglio di programma elettorale.

Sembrano dei sogni di fine estate, in fila per nove col resto di due. Avete sostituito a 44 gatti le linee programmatiche. Ma invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: sono solo canzonette. Mi aspettavo linee programmatiche e non un elenco confuso di qualche buona intenzione e nulla più.

Dalle linee programmatiche io mi aspettavo, Signor Sindaco, qualche comportamento concludente e qualche decisione di fondo, un volare un po’ più alto rispetto a temi nobili quali sono quelli che lei ha affrontato. Se questo non è solo un adempimento burocratico e di legge, non mi pare che siamo partiti col piede giusto. Mi pare che sia una ribollita ma di quelle indigeribili: poche idee, ma confuse.

E dato che io invece ritengo che il mandato elettorale vi sia stato dato chiaramente, perché Lei è il Sindaco che ha ottenuto il maggior consenso elettorale tra i sindaci eletti direttamente, si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente che cosa vuole fare in concreto.

Lo sguardo del Sindaco e dell’aula mentre pronunciavo il mio discorso era a dir poco imbarazzato. La bocciatura delle linee di mandato della maggioranza da parte di chi fa opposizione è da mettere in conto, ma parole così nette non si sentono tutti i giorni.

Provate a immaginare lo shock quando ho svelato che la citazione non era farina del mio sacco, ma il testo dell’intervento di Tommaso Foti nel 2012.

Ho scelto di spiazzare tutti per dimostrare che la politica è fatta di corsi e ricorsi, con l’unica differenza che le linee programmatiche della nuova amministrazione non solo non si possono mettere in fila per nove: non sono sufficienti nemmeno per il resto di 2! Neanche un fischio arrivano a essere, altro che canzonette.

Definirle minimali è un eufemismo: sono evanescenti!

Bene indicare le priorità, almeno sul piano tassonomico: sicurezza, degrado, strade, verde. Per Paolo Dosi era il mantenimento dei servizi sociali, tanto per rifrescare la memoria di chi ancora sostiene che non esistano differenze tra destra e sinistra.

La sicurezza, il cavallo di Troia che ha portato a Palazzo Mercanti questa destra, è usata in poche pagine come specchietto per distrarre l’opinione pubblica da tutto il resto, su cui nulla è detto in più rispetto all’elementare A, B, C.

Il primo dubbio che nasce spontaneo è quanto siano state condivise le linee tra giunta e maggioranza: perché se scrivono

non possiamo pensare alla città del futuro senza prestare la dovuta attenzione ai giovani

e poi i loro consiglieri li definiscono “polli da ingrasso” è chiaro che qualche perplessità viene.

Ci sono state presentate linee programmatiche impostate su un tempo verbale tutto nuovo: il futuro ipotetico indeterminato. “Valuteremo”, “penseremo”, “vedremo”, “proveremo”.

Non ci faremo sfuggire le occasioni

Quando si governa, le occasioni si vanno a cercare, non si aspettano. La passata Amministrazione ha lasciato sul tavolo, non nel cassetto, investimenti per quasi 45 milioni di euro: se i grandi progetti non sono nelle vostre corde, almeno capitalizzate l’eredità che avete ricevuto.

Ma veniamo ai due temi su cui ho qualcosa da dire in più…

SICUREZZA

A parte gli slogan, il piglio autoritario e i cancelli dei giardini chiusi, niente di nuovo sotto il sole.

Le telecamere sono una decisione già assunta e avviata da chi c’era prima, con risorse peraltro già allocate nel Piano OO.PP. Anche i gruppi di vicinato sono un lascito, così come il nucleo operativo di polizia locale sul Quartiere Roma, soppresso, rinominato e riproposto in pochi mesi, per potersene intestare la creazione.

Pure l’aumentata disponibilità di agenti di polizia locale è un’eredità della giunta Dosi, grazie al l’ultimo concorso.

In compenso, si sono fatti soffiare il Comandante da Monza. Un Comandante, per inciso, che dopo 4 mesi dal loro insediamento se ne va optando per un posto a tempo determinato (tenendo così bloccata una posizione a Piacenza), e che nella prima dichiarazione in presenza dei nuovi datori di lavoro sostiene, in modo molto sibillino, di credere “in una vigilanza attiva e non di passerella”.

Si dovrà pure ammetterete che il viatico non è dei più incoraggianti.

WELFARE

Perché arrovellarsi troppo a immaginare il mix-pubblico privato quando è la base della Legge 328/2000 e il fondamento di 15 anni di governo del centro sinistra?

Anche la rete del welfare esiste già: a dicembre 2016 abbiamo addirittura formalizzato dal notaio la creazione di un’associazione di II° livello tra COMUNE, SVEP, CARITAS, CROCE ROSSA, AUSER, che gestirà l’emporio solidale.

Non bastasse, si andassero a guardare il PROGETTO PIACENZA tra Comune, Caritas e Fondazione, con cui abbiamo abbattuto le liste d’attesa per gli ingressi in CRA.

Non serve “costituire”, come hanno scritto: basta salire in corsa su un treno che viaggia già spedito.

Alla voce “attenta analisi della convenienza economica dei servizi sociali gestiti dall’ente” e al rimando alle “specifiche analisi a supporto delle scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”, annunciate con l’ausilio “di esperienze esterne”, leggasi:

progressiva dismissione della quota pubblica di gestione dei servizi sociali

A parte lo shock di sentire abbinare il termine “convenienza economica” a “servizi sociali”, dopo il misero fallimento della commissione speciale welfare a presidenza Massimo Polledri – ora annunciano che scaricheranno su altri il compito di suggerire “le scelte di efficientamento che si andranno ad adottare”.

Allarme rosso invece per “opzioni finalizzate a limitare e ridurre l’impatto sul territorio delle problematiche connesse all’immigrazione (…).

Fa molto “Ponzio Pilato” e mi chiedo come possano tenere insieme il totale disinteresse agli appelli di Papa Francesco in questo senso con la dichiarata volontà di “intensificare i rapporti con le realtà della Diocesi, della Curia Vescovile e l’associazionismo cattolico”.

D’altronde, che l’incedere della giunta Barbieri in tema di diritti sia claudicante è un dato di fatto.

Prima l’uscita dalla rete READY, poi la passerella pubblica consentita a un attivista xenofobo. Mi sono limitato a suggerire, dove si dichiara di promuovere “campagne informative sui comportamenti collettivi e il rispetto delle persone nelle differenziazioni culturali sempre più presenti nella nostra società”, di aggiungere, “sesso”, “razza”, “lingua”, “religione”, “opinioni politiche”, “condizioni personali e sociali”, giusto per dare un senso a quanto previsto dalla Costituzione (art. 3).

Altro nodo spinoso di queste lineette di mandato, la sbandierata “adeguata attenzione al benessere organizzativo interno e puntuale valorizzazione delle risorse umane”.

Vorrei capire come si intende perseguire questo obiettivo, dopo aver già dimostrato scarsa inclinazione alla tutela del capitale umano, non alzando un dito per fermare la macchina del fango sull’ultima triste vicenda, facendo anzi di tutta l’erba un fascio e non preoccupandosi nemmeno di diffondere la falsa notizia dei dirigenti cessati per fine mandato e fatti invece passare come vittime di provvedimenti disciplinari.

Non una riga si è spesa per un cenno ai grandi temi delle CURE INTERMEDIE e della MEDICINA D’INIZIATIVA. Sapere da chi ci governa tempi e modalità di realizzazione della CASA DELLA SALUTE (che col nuovo piano di riordino sanitario ha un’importanza enorme) peculiarità della versione cittadina, contenuti e livello di integrazione tra sociale e sanitario non sarebbe stato inchiostro sprecato.

Nel 2012 il Sindaco Paolo Dosi disse, nella sua relazione:

L’idea di fondo a cui abbiamo cercato di ispirarci parte dalla considerazione di contingenza fortemente negativa che stiamo vivendo, dalla necessità, quindi, di utilizzare alcuni criteri ispirati al contenimento delle spese e alla attenta analisi dei singoli capitoli, a una sobrietà complessiva. Il tutto senza però abbandonare un’idea di futuro che dia una prospettiva di sviluppo; non possiamo rinunciare a crescere per il fatto che ci troviamo in una situazione negativa.

Le linee di questa destra mancano di quel minimo di “volo alto” che a gran voce è stato chiesto per 5 anni. Ora che tocca a loro, ci propinano ordinaria amministrazione (doverosa e indispensabile) ma zero prospettive, come chi ha già scelto di galleggiare.

Ho ricordato al Sindaco che restano quattro anni e mezzo per cambiare rotta, che hanno vinto con merito perché sono stati bravissimi a coalizzarsi e a toccare le corde giuste: ma hanno impostato tutto sulla sconfitta di un nemico, senza preoccuparsi, nonostante i tanti soggetti di lunga e lunghissima frequentazione della macchina comunale, di pianificare una visione alternativa degna di questo nome.

Il futuro è di chi se lo immagina

diceva un mandato fa, in questa stessa occasione, l’attuale assessore Garetti. Se questa è l’immaginazione, siamo a posto!

Dio non voglia che a turbare il tranquillo tram tram che si prefigurano arrivino tra capo e collo emergenze come è successo a noi con l’alluvione!

Puntare il dito e continuare a lamentare colpe passate è una scusa che nel lungo periodo non risparmierà dal giudizio dell’esigente elettorato piacentino.

Da minoranza non saremmo d’aiuto a Piacenza se insieme alle proposte non rimarcassimo con puntualità contraddizioni, inoperosità, errori di valutazione. Questo faremo nei prossimi cinque anni. Senza sconti ma senza quei bastoni tra le ruote che, se le premesse di questi primi mesi saranno rispettate, il primo cittadino riceverà in maggior misura dalla sua rabberciata maggioranza e da una squadra che è chiaro ogni giorno di più come lei abbia potuto scegliere solo in minima parte.

Ho chiuso suggerendo a Patrizia Barbieri lo stesso consiglio che Tommaso Foti diede al suo predecessore: si scrolli di dosso questa compagnia cantante di stonati che le sta vicino e cerchi di dire esattamente, Lei che ha vinto, che cosa vuole fare in concreto.

Perché alla fine, gli eventuali meriti li rivendicheranno tutti ma le probabili colpe saranno solo e soltanto sue.

Buon lavoro.

open consiglio, società
Fate Spazio!

Cambiano i suonatori e cambia la musica“, ci é stato detto ieri in Consiglio, con il godimento di chi finalmente può dettare legge. A Tommaso Foti non è parso vero di poter raccogliere l’assist di Antonio Levoni chiarendo senza possibilità di fraintendere il futuro buio che si addensa su Pulcheria e sugli spazi di aggregazione giovanile.

Tutto legittimo. Chi governa detta le linee. Ma più che musica questo é stridore di unghie sul gesso.

Definire “pollai” Spazio 2 e Spazio 4 dimostra però cattivo gusto, disprezzo anche solo dell’idea di provare a capire cosa questi luoghi rappresentino e quale valore aggiunto portino alla dimensione sociale e formativa di Piacenza.

A nulla serve la solita semi-smentita: per la seconda volta in una manciata di giorni la maggioranza annuncia una linea, mette il piede in fallo e a distanza di poche ore un assessore prova a fare marcia indietro. Terza , se alla ZTL ridotta e ai tagli ai centri giovanili si aggiunge la questione spazi acqua alla Raffalda.

fotografia presa da sportelloquotidiano.com

Suggerimento gratis: in futuro, prima di fare un annuncio, sarebbe il caso che i nuovi amministratori si prendessero una notte di sonno in più, che porta consiglio.

Se poi la smettessero di impostare la loro politica alla semplice di chi li ha preceduti e cominciassero a fare vere proposte, la cosa gioverebbe a tutti. Attendiamo fiduciosi le linee di mandato».

 

curiosità, in evidenza, politica, società
Che melma!

Il Re Mida, mal consigliato dal Sospetto e dall’Ignoranza, si accinge a giudicare il calunniato, trascinato per i capelli dalla Calunnia e accompagnato dalla Frode, l’Insidia e il Livore. A sinistra, la Penitenza guarda alla Verità, nuda e con lo sguardo levato al cielo.

Questo capolavoro del 1495 si può ammirare agli Uffizi di Firenze, luogo del bello, dove ricaricare le pile e togliersi un po’ delle tante scorie che la cattiveria di certa politicuccia ti lascia addosso. Un mese abbondante di volontaria astensione dai commenti su Facebook ha fatto il resto, facendomi capire quanto ci imbarbarisce star dietro allo schifo che la frustrazione altrui vomita costantemente sulla rete.

In questa categoria come non metterci il post di Tommaso Foti del 9 agosto in cui annuncia tronfio lo scoop – nientemeno – di un avviso di garanzia notificato a due ex assessori della ex giunta Dosi.

Tutti bisbigliano, nessuno lo scrive, #Foti lo dice.

Una chiosa piena di sottointesi, che dà la stura alla solita sfilza di commenti di ogni genere e tipo.

Non contento, il nostro, si stupisce pure che non siano arrivate le smentite! Cioè: uno spara la prima palla che gli passa per la testa e siccome oggi se qualcosa è su Facebook, deve per forza essere vera, tocca agli interessati smentire. Alla faccia del garantismo! Per Foti e i suoi ultras, tutti colpevoli fino a prova contraria

Quindi se io adesso posto che un ex deputato di destra, ora consigliere comunale a Piacenza, è stato filmato a toccare le tette alla Batosa ai giardini Margherita, dobbiamo considerare vera la notizia, salvo smentite?

Dice di non cercare gogne mediatiche. Ha ragione: questa è FOGNA. Calunnia gettata ad arte e con gratuita cattiveria (cui prodest?) che qualifica solo chi agisce in questo modo.

Premesso che a chi amministra un avviso di garanzia può arrivare per mille motivi e non per questo il destinatario è un mostro, resta il fatto che oggi, nell’opinione pubblica in cerca di auto da fè quotidiane, la semplice informazione equivale alla condanna morale, a essere bollati per eterno discredito.

A questo ha mirato Tommaso Foti, a gettare fango a piene mani su un numero ristretto e ben individuabile di persone. Eviti poi di rimarcare che lui non ha fatto nomi.

Non nego che la cosa mi ha creato una certa apprensione, nonostante la coscienza più che limpida. Mi sono domandato se vale la pena impegnarsi tanto a rischio di rimetterci anche la tua credibilità personale, con quel che ne deriva pure a chi ti sta vicino.

La risposta tecnica è stata quella di rivolgermi direttamente alla Procura della Repubblica, con la conferma dell’inesistenza di procedimenti a mio carico.

La scelta umana è tutta nell’immutata voglia di portare un granello di mio contributo personale affinché questa politica becera vada in soffitta. Riuscirci o meno non dipende certo da una persona sola, ma l’esempio è importante e mollare il colpo sarebbe come dirsi sconfitti.

Nel dubbio, ho preso il treno e sono andato agli Uffizi, per ricordarmi che Botticelli è molto, ma molto, meglio di Foti.

nuovi cittadini, partecipazione, società
MSNA. Sui minori albanesi sono disposto a metterci il coraggio anche per chi ne dimostra meno

In molti ieri mi hanno chiesto come mi sono sentito dopo l’uscita dei primi titoli sulla neanche troppo velata presa di distanza della Regione Emilia Romagna rispetto ai miei blitz al Consolato albanese.

msna_la regione boccia cugini

 

Che dire. Nella sostanza, non è che potessi aspettarmi qualcosa di diverso. Come avrebbe potuto la vice presidente prendere le parti di un amministratore disposto a superare il confine di ciò che è oggi (ingiustamente) sancito dalla legge? Si è scelta la linea istituzionale, tra l’altro per rispondere a un’interrogazione formale. Niente di più appropriato.

Poi c’è la forma, e qui la questione cambia. Pur tra dovute precisazioni, un supplemento di coraggio retorico non avrebbe guastato a mio parere, per vicinanza umana e solidarietà di parte.

La frase dell’avallo era davvero necessaria o poteva restare implicita? Quando il gioco si fa duro, quanto contenuto politico è bene dare a una risposta di questo genere, in cui senza dubbio restare sul piano squisitamente tecnico è molto più comodo? Mi sembra ovvio che qui la mia visione è lontana da quella di Viale Aldo Moro.

msna la regione non avalla_estratto

Come mi sento adesso?

Solo, se guardo alla politica, dove l’unica persona a prendere le mie difese senza se e senza ma, col giusto piglio – nella forma e nella sostanza – è stato il mio Sindaco. Per il resto, molto pudore, ai limiti della titubanza. Equilibrismi stucchevoli e tanto silenzio. Oltre ai soliti commenti della destra piacentina, quella più esperta, che conta ormai decenni di pratica e attività: aria fritta, rincorsa all’altrui impegno per esercizio di critica fine a se stesso.

Per fortuna sento vicina, molto vicina, la gente comune, i molti cittadini che in questi giorni mi fermano per strada, mi scrivono messaggi e mi telefonano. Nel bene e nel male, l’opinione pubblica sa essere più diretta e più coraggiosa di tanti rappresentanti dalla pancia piena o dalle ambizioni forti. La gente oggi apprezza chi sta scomodo e un motivo ci sarà pure.

Non sono un martire e non sono stupido. So molto bene che queste forme di “pensiero (e azione) laterale” creano mal di pancia e altrettanta diffidenza. Per varie ragioni.

Ma non rinnego niente di quanto fatto. Nemmeno la modalità che ho scelto. E non ho alcuna intenzione di fermarmi.

Il problema è noto a tutti, le strade da percorrere, pure. Le soluzioni si conoscono. Serve volontà e rapidità. Chi oggi continua con la tattica, chi propone tavoli di confronto a oltranza, chi mi vorrebbe più allineato, pensi per un attimo – per favore – ai ragazzi abbandonati, prima dai loro genitori e poi dal loro Stato.

Pensi agli operatori dei servizi sociali, quelli senza voce e senza risorse, con carichi di competenza e volontà da far impallidire la gran parte dei politici a cui devono invece dire “obbedisco”. Si soffermi un attimo a cogliere nel profondo le loro difficoltà di tutti i giorni.

Li accompagni in piena notte a ritirare giovani quasi adulti lasciati come pacchi agli oggetti smarriti. Valuti l’abisso che c’è tra questa trincea, fatta di immediatezza e urgenza, e le sedi patinate, comode e scarsamente efficaci in cui ci ritroviamo a “cercare soluzioni”, dandoci – noi politici – tutto il tempo e la calma che ai tecnici sul campo non è concessa.

Pensino, lor signori, a tutte queste cose e forse proveranno quel briciolo di vergogna che ho provato io.

Resto dell’idea che la politica deve essere operaia, fatta di esempio e sacrificio. Senza il primo non c’è credibilità. Senza il secondo manca la spinta al miglioramento.

 

 

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società
Quale verità sul 118 di Piacenza
Amministro come so fare il volontario. Non prometto agli altri meraviglie ma lavoro con gli altri per un mondo migliore. Tutti i giorni. Con l’ottimismo ignorante di chi lo crede possibile se fatto insieme. Avete mai visto un volontario fare promesse? Il volontario coglie un bisogno, si attiva per risolverlo, cerca chi lo può aiutare. Ai proclami preferisco la fatica.- Stefano Cugini

ambulanzaVenerdì sera, al termine del Consiglio comunale ero affranto. Dico davvero: sconsolato dalla strumentalizzazione del dibattito sul 118 cui avevo assistito.

Oggi, dopo aver letto Libertà, dopo qualche telefonata e un po’ di sms, mi è venuta voglia di “buttar dentro”.

Ma si, che si faccia da parte il PD, che da mesi lavora e condivide in modo serio una visione matura e responsabile.

Ma si, lasciamo campo libero alla Lega e alla destra, ancora una volta in compagnia del M5S: che continuino ad arringare le folle con i loro slogan populisti.

Vediamo dove ci porterà la loro intransigenza.

Non mi dilungo sull’incredibile stravolgimento di quanto io e Stefano Borotti abbiamo detto in Consiglio comunale: i verbali con la trascrizione degli interventi sono pubblici.

Chi pensa che il nostro “j’accuse” di populismo fosse rivolto ai cittadini e ai rappresentanti del comitato non solo sbaglia, ma è in malafede.

Chi crede che il PD stia lisciando il pelo alla Regione per “velleità politiche” è tanto fuori strada quanto in errore. Cosa grave, dal momento che dall’inizio abbiamo chiarito la nostra posizione con una serie di interlocutori, proprio perché convinti dell’importanza di confrontarci con chi ha competenza indiscussa.

Tra questi, appunto, anche chi oggi veste i panni del detrattore.

Bene. Far politica implica assumersi responsabilità: cambiare opinione è legittimo. Se qualcuno lo ha fatto, lo dica. Noi no.

Vorrei chiedere a chi avrà la bontà di leggere, che razza di critica è quella che Tommaso Foti ha rivolto al nostro ordine del giorno. Lo ha definito una resa, la prova di ignorare l’ABC della politica perché – udite udite – “per ottenere cinque bisogna chiedere dieci”, perché se si parte dalla mediazione si arriverà a mediare sulla mediazione.

Punti di vista. Noi non vogliamo prendere in giro i piacentini. Abbiamo individuato quello che per noi è un punto di caduta che considera tutti i valori in campo e da lì non intendiamo muoverci.

Lo abbiamo detto a luglio, lo abbiamo ribadito venerdì. Noi non spariamo alto per poi mediare. Preferiamo individuare la soluzione che crediamo essere la migliore e non trattare più. Non abbiamo garanzie di successo, ma per noi è serio fare così.

Se a qualcuno non sta bene, massimo rispetto. Anche se quel qualcuno parla continuamente di efficienza e poi è contro la logica di Area vasta, anche se quel qualcuno a Piacenza è contro l’accorpamento del 118 e in Regione è a favore della fusione addirittura delle intere Ausl.

Il documento che abbiamo presentato e che riporto di seguito è frutto di tanti confronti e delle informazioni reperite dalle risposte date a più di un’interrogazione presentata (da tutte le forze politiche) all’assessore Lusenti.

Quei documenti li abbiamo chiesti e ottenuti noi, li aveva in mano il consigliere Foti, li può avere qualunque altro collega. In quei documenti la visione della Regione è abbastanza chiara.

Nessuno, PD escluso, ne ha fatto cenno. Nessuno ha parlato della disponibilità dichiarata dalla Regione a lasciare in capo alle singole Ausl l’emergenza territoriale. Lo sloganNO allo spostamento del 118, senza se e senza ma” è di certo più immediato.

Il PD di Piacenza non vuole fare sconti a Lusenti. Chiediamo anzi prove inconfutabili e conferma delle garanzie che ci sono state anticipate: per esempio, se il documento che definisce l’implementazione tecnologica non passa, cade tutto il discorso accorpamento. Queso è chiaro e fuori discussione.

Se però otterremo quanto chiesto con l’odg (e con il documento di luglio), avremmo fatto un ottimo servizio alla comunità, come riconosciuto dallo stesso Foti, prima di ritenerlo impossibile.

O forse, davvero, sarebbe meglio far qualche sorriso in più, lisciare sul serio qualche pelo in più – magari proprio agli amici del comitato – fare un po’ di cinema senza esporsi troppo.

O addirittura, lo ripeto, farsi proprio da parte. E aspettare la prima difficoltà degli altri per attaccare e provare noi, per una volta, il facile esercizio di critica distruttiva che così bene riesce all’opposizione.

  1. ordine del giorno 118_22112013
  2. Valorizzare_e_salvaguardare_il_sistema_118_a_Piacenza_17072013

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