ANZIANI. Truffe e reti solidale da potenziare
Sono atti spregievoli, come tutti quelli rivolti contro i più indifesi, come i finti tecnici che bussano alla porta, gli amici dei nipoti che cercano soldi in prestito e tutti gli altri infami stratagemmi.
Poi però, oltre a chiedere pene certe ed esemplari (che non arriveranno) per questi delinquenti, dovremmo anche farci qualche domanda su quanto concorso abbiamo nella produzione in serie di solitudine e isolamento.
Quanto abbiamo perso l’abitudine di dare un’occhiata curiosa e magari un orecchio attento a chi incontriamo: siano i nostri anziani o un nonno che incrocia il nostro passo.
Viviamo ormai a capo chino sugli smartphone e consideriamo secondaria ogni questione che non è direttamente connessa ai nostri interessi.
Ricordo i pomeriggi in cortile, dove facevi il locco fin lì, perché c’era sempre qualche vicino curioso che poi faceva la spia alla nonna. Ricordo che se la Carmen andava dalla parrucchiera, mi parcheggiava dalla Sig.ra Stefania, che poi mi dava anche la merenda.
Giovanni e il Gino andavano a Gerbido in osteria ed erano sempre insieme. Se qualcuno si avvicinava a noi bambini, spuntava sempre un adulto a dire allo sconosciuto “Sa vöt?“.
“Stefano, oggi, non ho ancora visto la Maria. Fai un salto dalla zia a vedere se sta bene, dai“. “Sì, nonna“.
Altri tempi, un po’ di nostalgia. Ma forse, nell’epoca delle inferriate alle finestre e degli allarmi domotici, la soluzione più semplice sarebbe qualche porta aperta in più.
Fisica e mentale.
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