MEMORIA. Un pomeriggio speciale a Sant’Anna di Stazzema
Sant’Anna di Stazzema: ogni volta che sorpasso il cartello in direzione Viareggio, mi dico “ci voglio andare”. Oggi il tempo non promette niente di buono; l’alternativa è tra la spiaggia e una passeggiata per negozi.
Come tutti i posti di mare, anche Viareggio con la pioggia mi sembra troppo malinconica. Michela non ha bisogno di troppe parole per leggermi dentro: “oggi andiamo in un posto che vuoi vedere da anni“.
I primi chilometri di pianura traggono un po’ in inganno. Superato il bivio, la strada comincia a inerpicarsi su una serie di tornanti che mostrano ora boschi sempre più fitti, ora una vista panoramica della Versilia da lasciare senza fiato.
Meno di mezz’ora e siamo a 660 mt, la temperatura è scesa da 34 a 21°, niente di ciò che ci circonda rimanda al paesaggio marino da poco abbandonato.
S.Anna si svela all’improvviso: la strada finisce e un piazzalino introduce a un bar, due case, una piccola chiesetta anonima. Mi aspetto chissà quali indicazioni e invece è tutto così tremendamente normale. Sembra una discrezione affettata, fatta apposta per custodire il peso di un dramma così terribile.
I passi sul sagrato mi rievocano preghiere, disperazione, angoscia. Par di sentire ancora il rimbombo delle raffiche di mitra, di vedere il fumo degli incendi.
Suggestione. Di certo una strana sensazione di coinvolgimento che né le spiagge di Normandia, né il sacrario delle Fosse Ardeatine mi hanno trasmesso.
Sembra quasi che nessuna delle 560 anime spezzate abbia mai lasciato il piccolo borgo, quasi a voler stringere in un freddo abbraccio i visitatori, marchiandone per sempre il ricordo per farsi testimoni di una barbarie che non deve (o dovrebbe) ripetersi mai più…
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